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Autore: Arkadio    31/01/2005    1 recensioni
Una semplice decisione può cambiare i sentimenti di una persona? Forse no, ma può impedire di esprimerli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Day Before:

The Day Before:

La goccia che fa traboccare il vaso

 

Si era svegliata prima del solito quella mattina Kagome. Aveva deciso di concludere al più presto la ricerca dei frammenti per gli esami di fine quadrimestre alle superiori. Già. Finalmente era diventata una studentessa liceale. Tutte le sessioni di studio passate la notte nell’era Sengoku erano servite.

Ma c’era un problema.

Se avesse concluso velocemente la ricerca…

 

Inuyasha….

 

Non lo avrebbe più rivisto…

Diventava sempre più importante…

Troppo, tenendo conto che lei sapeva benissimo che non sarebbe mai diventato suo.

Si asciugò gli occhi da una lacrima che gli stava percorrendo il viso dolcemente e si infilò la divisa scolastica. Poi scese e preparò al volo i cestini del pranzo. La madre scese per il trambusto.

Kagome… cosa fai già in piedi…?”

“Vado nel pozzo… starò via qualche giorno, non fare inventare al nonno stupide storie ok?”

La madre si strofinò gli occhi e risalì le scale in direzione della sua stanza.

Kagome finì velocemente i cestini del pranzo e li infilò nello zaino, poi chiuse tutto e uscì.

Poche nuvole rigavano un cielo limpido, ma il sole doveva ancora sorgere. Saranno state al più le cinque. In giro, dalla sommità del tempio non vedeva nessuno. Tutti ancora a casa. Lei pronta ad attraversare ancora una volta il pozzo. Ma il suo umore non era proprio alle stelle.

 

“troppo importante… cosa farò quando dovrò dirgli addio?”

era da un po’ che ci pensava. Se avesse finito la ricerca troppo presto sarebbe tornata alla vita di tutti i giorni, e questo voleva dire addio a Inuyasha.

 

Mentre apriva la porta della stanza del pozzo ripensava a quando vi era entrata la prima volta. Ne aveva passate tante e aveva affrontato molte volte la morte. certo, era diventato più facile dopo la sconfitta di Naraku, ma ogni volta c’era un’altra rissa con un altro demone. Non vi era via di fuga.

 

Si lanciò nel pozzo e si sentì pervadere, come al solito, da una forte presenza magica. Poi si ritrovò sul fondo sentendo gli uccellini che cinguettavano sopra la testa.

Si avvicinò alla scala che aveva portato l’ultima volta. Era stufa di dover fare free climbing per uscire da quella scomodissima porta dimensionale. Mise le mani sul bordo e si tirò su. Rimase qualche istante a fissare il cielo sopra di lei.

 

L’azzurro terso era cosparso di piccole chiazze bianche che prendevano le forme più strane, una assomigliava a Tessaiga addirittura. Kagome sorrise, salì sulla bici e partì alla volta del villaggio. Costeggiò il fiume che conduceva alle risaie dove lavoravano gli abitanti delle cittadine circostanti e arrivò al villaggio in pochi minuti. La vecchia Kaede la aspettava e le corse incontro spaventata e impaurita.

 

La ragazza affrettò il passo e la raggiunse.

 

“Cosa è successo nonna Kaede?”

 

lei era spaventata a morte.

 

Inuyasha, Inuyasha…”

 

Kagome aveva paura. Come se non ne avesse mai avuta. Dal tono dell’anziana sacerdotessa poteva essere successo il peggio.

 

“Cosa diavolo è successo a Inuyasha? È arrivato Sesshomaru per Tessaiga? È tornato Naraku?”

 

“No, è un altro demone, velocissimo e usa solo i calci…”

 

Kagome scosse la testa e si calmò qualche istante.

 

“Oh, deve essere Koga. Ora vado a fermarli.”

Kaede sembrava lo stesso spaventata

 

“Velocemente! È da ieri che combattono!”

 

“Cosa? Ma stanno bene?”

 

Inuyasha sembra avere rotto un braccio, e Koga…”

“e Koga?”

 

“Ha uno squarcio all’altezza dell’addome!”

 

Potevano morire. Entrambi… no, non voleva… ma perché pensava a Koga?

 

“Corro!”

 

Kagome aveva le ali ai piedi. Attraversò il bosco senza fermarsi e da lontano vide delle luci che si scontravano e il fragore di una battaglia.

 

“LEI NON TI APPARTIENE! È MIA!!”

 

“COSA VUOI CHE MI IMPORTI!! DAMMI I FRAMMENTI!!!”

 

La ragazza arrivò al campo di battaglia. Sangue. Ovunque. Una lotta che durava da quasi ventiquattro ore. Sango e Miroku erano feriti e spaventati dietro una roccia col piccolo Shippo, anch’egli ferito.

 

Era spaventata, non sapeva cosa fare. Doveva venirgli in mente qualcosa, ma le parole le morivano in gola. I suoi muscoli erano tesi allo spasmo, le sue mani erano strette a tal punto da farle sanguinare.

 

“FINITELA!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

I due si fermarono per qualche secondo, poi videro Kagome. Si guardarono e stramazzarono al suolo privi di sensi.

 

 

A casa della vecchia Kaede tutti erano in apprensione, ma più tranquilli per la sorte dei due. Non sembrava ci fossero altre complicazioni. Così i nemici erano sdraiati su un pagliericcio ancora svenuti.

 

Kagome aveva le lacrime agli occhi.

 

“Ma cosa  gli è preso?”

 

Era stanca e nervosa, il suo corpo pareva non voler nemmeno rispondere agli stimoli. Miroku non se la sentì di sparare balle.

 

Koga, era venuto a cercarti – disse il monaco rassegnato – e quando Inuyasha disse che non eri qui, lui si arrabbiò moltissimo e cominciò a dire che non eri sua. Inuyasha d’altro conto continuava a dire che…”

 

Kagome sapeva già quello che il monaco stava per dire e gli allietò il dolore

 

“Che non gli interessava di me e che voleva i frammenti.”

 

L’aria si era fatta irrespirabile, la tensione era palpabile da tutti i presenti nella stanza, cioè dalla compagnia della sfera e da Kaede.

 

“S…. Sì…” disse Miroku dispiaciuto.

 

“Non ti preoccupare, ormai ci sono abituata… ah ah…”

 

Una risatina amara. Allora era vero. Nella testa di Inuyasha c’era ancora Kikyo, ha lasciato un segno troppo forte nel cuore dell’hanyou.

 

Inuyasha si svegliò. Si rizzò in piedi ma si strinse subito il braccio. La frattura non si era ancora sanata nonostante i suoi poteri.

 

“Ah… dove è??”

 

Kagome si avvicinò a lui

 

“Chi Inuyasha?” in fondo sperava cercasse lei. Per chiedergli scusa, per chiedergli come stava, per parlargli.

 

Speranza vana.

 

“Il genio della lampada Kagome. Come chi? Quel bastardo di Koga!!! Voglio i suoi frammenti!”

 

“Sei così stupido, è li di fianco a te…” ironizzò la vecchia Kaede.

 

“Perché?” Inuyasha fissava Kagome

 

“Perché ci hai fermato! Stavo per prendergli i frammenti!!!”

 

Lei era quasi spaventata dalla sua voce e rispose balbettando

 

“E… ero preoccupata per voi!!! Eravate degli zombi, più morti che vivi!”

 

“potevi anche evitare!! O ti stava tanto a cuore la salute del tuo lupacchiotto??”

 

Kagome era impietrita…

 

“Ma cosa dici?”

 

“L’hai sempre protetto, sempre! Non mi hai mai permesso di prendere i suoi frammenti e di ucciderlo! Perché!! Lo ami forse??!?”

 

possibile… possibile che non avesse ancora compreso i suoi sentimenti?

 

“Non capisci…”

 

“Cosa? Non ho sentito” Inuyasha si era appena avvicinato quando gli arrivò uno schiaffo in faccia secco e violento

 

“Sei uno stupido!!!”

 

Scappò. Via a gambe levate. Voleva andare in un posto dove lui non potesse raggiungerlo.

 

Il mezzo demone rimase impietrito a fissare il vuoto. La pelle gli bruciava, i suoi occhi erano sul punto di piangere.

 

Fu lì che Sango parlò

 

“Avete visto dove è andato Koga?”

 

 

 

Kagome si era fermata. Non sapeva dove fosse, così si guardò in giro.

L’albero sacro.

Era arrivata lì, senza accorgersene. Si avvicinò all’albero, lo accarezzò con la mano, poi chiuse gli occhi e cominciò a tirare pugni contro la corteccia dura

 

“MALEDETTO! PERCHE’ NON CAPISCI? NON CAPISCI CHE TI AMO??? SEI UNO STUPIDO, UN IDIOTA! TI ODIO!!!”

 

le sue nocche sanguinavano copiosamente, ma non sentiva dolore, le lacrime sgorgavano dai suoi occhi e andavano a macchiare la divisa già sporca di sangue.

 

Ma qualcuno gli fermò la mano sanguinante.

 

“Smettila!! Ti farai male sul serio!!”

 

Koga. Era lì con lei. Ora le stava medicando la mano con un pezzo della fascia che aveva ancora all’addome.

 

Lei si calmò un secondo.

 

“Ti fa molto male?”

 

il demone distolse lo sguardo dopo aver concluso la fasciatura.

 

“No, non più… io sono forte sai… eh eh…”

 

un'altra risata amara. Come la sua. Lui prese parola.

 

“senti, credo che non ci vedremo più…”

 

“Perché?” Kagome era seriamente dispiaciuta. Le stava simpatico il demone lupo.

 

“Ormai ho capito che non c’è posto per me nel tuo cuore. Ti ho sentito prima mentre colpivi l’albero.”

 

“Ah…” lei era imbarazzata. Lui aveva uno sguardo diverso, quasi rassegnato.

 

“Quindi è meglio che me ne vada. Ti auguro di essere felice.” Lo disse con una voce fievole e triste.

 

La amava così tanto?

 

Così tanto da sacrificare la sua felicità per lei?

 

Allora… le avrebbe voluto bene…?

 

, io vado… se vi servono questi frammenti ci riincontreremo, un giorno…”

 

“Stava per andarsene quando Kagome gli prese la mano.

 

“Aspetta…”

 

Cosa stava facendo? Era veramente lei?

 

“s… sì?”

 

Qualcosa dentro di lei diceva fermati, fermati… ma quelle parole le uscirono con una facilità disarmante.

 

“Non lasciarmi più.”

 

La pioggia cominciava a cadere. Pioggia che si mischiò alle lacrime di Inuyasha, che aveva assistito impotente alla scena. Non gli rimaneva che scappare. Via, più lontano possibile dal suo cuore, a distanza di sicurezza,  la distanza della sofferenza.

 

 

  
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