Crossover
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Autore: ToraStrife    06/12/2014    2 recensioni
[Ninja Turtles / Le avventure di Jackie Chan / Double Dragon Neon / Mortal Kombat] + (marginali cameo di Killer Instinct)
Una squadra di mutanti ninja e i loro amici umani. Un archeologo acrobatico ed esperto di arti marziali. Due fratelli in cerca della loro amica rapita. Una setta di ninja malvagi e crudeli che trama nell'ombra.
E ancora, oscuri artefatti, minacce da altri piani di realtà, e lo scenario di fondo, lei, la Grande Mela.
Tutto ciò può significare solo una cosa: azione e botte!
A metà tra il cinema di Hong Kong e "Grosso Guaio a Chinatown", ci si prepara a una lotta senza esclusione di colpi in... "Operazione Doppio Drago".
Genere: Azione, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dragoni e Tartarughe
 
Thunder in Paradise


Un lampo, poi un tuono.

Un lampo.

I due avversari, un maestro ninja con l'addestramento e la saggezza di un uomo, ma l'istinto e l'agilità di un topo, e un dio, l'esperienza millenaria di mille battaglie, il peso del destino di un'intera realtà, e in più la velocità e la prorompente potenza del fulmine.
Invitati da un gong invisibile, da un hajime mai sussurrato, i contendenti sparirono letteralmente dalle loro rispettive posizioni, rendendosi invisibili con la velocità del vento.

Un tuono.

I due bastoni cozzarono l'uno contro l'altro, il rumore a fare esplodere l'aria attorno.
Due saette si erano scontrate, i corpi così veloci da essere indistinguibili ad occhio nudo.
Scintille bluastre nacquero dalla piccola apocalisse che contrapponeva furia umana e divina.

Era in luogo la battaglia feroce tra i creatori della natura e il loro risultato, mutato dalla scienza delle creature loro figlie.
Era uno scontro di saggezze, maturate entrambe dalla pratica e dall'esperienza, ma differenti nella visione di mortale e immortale.

Splinter parava con maestria le stoccate dell'avversario. Si permise un attimo per guardarlo negli occhi.
In essi vi trovò la scintilla primordiale della vita, un qualcosa di puro e immacolato, l'illuminazione che nella sua vita mortale aveva sempre cercato, lui e tutti i maestri sopra di lui.
Sì sentì sparire dentro quelle orbite luminose prive di iride, sì sentì terribilmente piccolo e insignificante.
Si chiese perché un essere tanto potente stesse in quel momento combattendo con lui.
Ad armi pari.
Sarebbe bastato uno schiocco di dita, forse solo l'illuminarsi di quei già scintillanti occhi, per investirlo con un lampo da migliaia di volt e ridurlo a un mucchio di cenere, e come lui, ogni avversario, ogni minaccia.
Hamato abbassò la testa e mulinò il bastone, per deviare l'ennesimo attacco del dio.
Sì discosto dagli occhi, e trovò un sorriso sulla faccia dell'avversario.
Stava giocando con lui? Era un segno di derisione? Si stava trattenendo?
Splinter colse un momento propizio: il dio aveva lasciato la guardia scoperta.
Un veloce colpo e l'arma del dio volò via, roteando come un proiettile.
Un rumore secco indicò il legno battere su una superficie invisibile.
Era stato facile. Troppo.
Il ninja si accorse che il sorriso del dio si era allargato.
Lo stava davvero prendendo in giro, o cos'altro?
Il maestro ricorse alle sue capacità per annullare il suo ki, e la sua presenza si mescolò alle tenebre.
La cosa parve funzionare, perché Raiden si stava guardando attorno, disorientato. Si girò a destra, poi a sinistra, apparentemente senza rilevare indizi.
D'improvviso, il dio del tuono abbassò le braccia, e chiuse gli occhi. Il buio tornò a coprire indecifrabile il volto all'ombra del copricapo conico.
Passarono vari minuti di completa inattività. Il silenzio era così intenso da poter essere palpabile.
Quando decise che era il momento giusto, Splinter uscì dalle tenebre per partire all'attacco, alle spalle del dio.
Grande fu la sua sorpresa quando si rese conto di passare attraverso la figura di Raiden, diventata nel contempo completamente bianca.
La figura sparì, lasciando il ninja completamente basito.
Poi una risata rilevò la presenza del dio, che lo attendeva poco più in là, a braccia conserte.
Splinter si avventò su di lui tempestandolo con il bastone, mentre Raiden parava e contrattaccava a mani nude, in tutta tranquillità.
Noto di nuovò gli occhi, più scintillanti di prima, ed il sorriso, sempre più esteso.
Il maestro ebbe la netta impressione che, nonostante tutto, quell'espressione fosse sincera.
Non l'altezzosità di un dio. Non il compatimento di un immortale.
Si stava semplicemente divertendo. Ma non il divertimento di un essere supremo annoiato dai secoli.
Era l'eccitazione di un combattente. Così diversa, eppure così simile alla sua.
Questa volta fu Splinter a veder volare via il bastone.
Subito evitò un calcio rotante effettuando una capriola all'indietro.
Rimasero così, l'uno di fronte all'altro, ansimanti.
Splinter si stupì.
Anche un dio poteva avere il fiatone?

- Impressionante. - Si complimentò Raiden. - Ma riesci a sostenere questo?

Le mani tese di Raiden si caricarono di elettricità, accumulata tramite le braccia come una centralina, e poi si scatenarono in una saetta contro il corpo del maestro.
Preso di sorpresa, il mutante volò per alcuni metri, prima di cadere rumorosamente al suolo.
Si alzò, un fastidioso odore di pelo bruciacchiato, i brividi di dolore che ancora gli davano le convulsioni.
Alla fine il divario era venuto fuori. Il dio contro il mutante.
Le mani di Raiden si caricarono di una seconda saetta.
La bocca del dio si aprì, soffiando un genuino, spassionato avvertimento.

- Se non sei preparato, soccomberai.

Una colossale scarica partì dalle mani dello spirito protettore.
Gli occhi di Splinter si spalancarono.
Un qualcosa di simile alla paura pietrificò il suo animo, mentre il fulmine attraversava il suo corpo.
Sentì le viscere illuminarsi come gli elettrodi di una lampadina.
Provò terrore. Provò un senso di stordimento e di abbandono.
Si sentì soffocare, sotto il peso del divario tra lui ed il dio.
Si chiese ancora, mentre precipitava nell'abisso che li divideva, perché mai quell'essere supremo lo avesse messo alla prova.

***

La barra del tornello girò, mentre due figure, un uomo dai capelli scuri e una tartaruga, attraversarono le barriere di metallo per trasportare di peso un uomo svenuto.
Sentirono in lontananza il Maestro Splinter proferire parole note.
Stava raccontando ancora quella storia, come aveva già fatto fin troppe volte ultimi giorni.

Michelangelo si era allontanato di soppiatto, attirato dallo scatto dell'asta di metallo, e si era ritrovato davanti Donnie e Casey, con un altro ospite a peso morto.

- Un uman... - Disse in tono sostenuto, interrompendosi da solo con due mani sulla bocca. - Un umano? - Ripeté sottovoce.

- Sì, è una lunga storia. - Spiegò la tartaruga in viola.

Davanti all'espressione dubbiosa dell'arancione, sia Donatello che Casey Jones  sorrisero  entrambi a trentadue denti.
Anzi, a molto meno, a giudizio di Micky.
L'arancione stava notando di quanto fossero simili entrambi, l'uno con vari denti mancanti all'appello, risultato delle numerose risse nelle quali  si trovava regolarmente in mezzo, e suo fratello, quel buco all'altezza degli incisivi superiori, che lo faceva sembrare più adolescente di quanto non fosse già.
Con aria assorta, l'arancione si chiese infine se April, il principale polo magnetico nonché vertice di un pericoloso triangolo affettivo, non avesse un qualche feticismo per gli sdentati.

Ma l'attenzione tornò sul nuovo arrivato.

- Ha un bel bernoccolo sulla testa.

Donatello si limitò a lanciare una eloquente occhiataccia in direzione di Casey. Dopodiché si rivolse al fratello.

- Aiuta Jones ad adagiarlo su uno dei letti. Io arrivo coi medicamenti e dei sali.

- Va bene qualunque letto? - Domandò il giovane.

Il viola si fermò davanti all'ingenua domanda. - Certo che sì.

- Allora userò quello di Raf! - Esclamò Mick, tutto contento.

- Ti ucciderà. - Bofonchiò Don, scuotendo la testa. L'arancione non l'aveva sentito, e stava aiutando l'amico vigilante.

Il viola si arrestò, fece per chiedere a Micky dove fosse April, ma si trattenne. Primo, perché c'era il bellimbusto moro tra le scatole, secondo, perché la intravide di suo, spettatrice forzata della narrazione del maestro. E insieme a lei, un'altra ragazza, più bassa della rossa.

- Alla faccia del rifugio segreto. - Commentò amaramente.

Erano già in quattro umani ad aver varcato quel luogo dimenticato da Dio.


***

La scintilla della vita attraversò l'intero corpo del ninja, portando paradossalmente un carico di morte.
Ogni fibra del suo essere venne sconvolta da una tempesta di elettroni che gli deformò le molecole.
Il sistema nervoso fu un dilagare di energia impazzita che portava distruzione in ogni singola cellula, friggendo carni interne e pelliccia esterna.
Splinter tremò violentemente, un elettroshock che faceva schizzare i suoi arti fuori controllo, come una ragdoll mossa fa invisibili fili.
Avvertì un acuto dolore e lancinanti ustioni strazianti tutto il corpo, dalla testa ai piedi, fino a raggiungere la coda.
Sentì la pelliccia prendere fuoco e divampare, divorando la pelle, poi lo strato di grasso sotto di essa.
Tutto fu benzina per quel martirio. Sentì le vibrisse sfrigolare e consumarsi.
Osservò con orrore le mani annerirsi e trasformarsi in scheletrici moncherini. Sentì varie parti del suo corpo cominciare a cadere ed incenerirsi.
Sentì il battito del cuore cessare, poi riprendere, poi cessare di nuovo.
Guardò più volte la morte in faccia, una mietitrice che lo scrutava con quello scheletrico ghigno da sotto il cappuccio, lo stesso ghigno che il dio gli stava riservando con sadismo e spietatezza, nascosto dal kasa.
Fino a che il sorriso della mietitrice mutò in una mostruosa bocca aperta, che lo ingoiò completamente.

Finalmente sentì l'oblio, il buio.
Tuttavia, un sottile filo di inquietudine non lo abbandonava.
C'era qualcosa che non andava. Qualcosa che gli era sfuggito.

Se non sei preparato.

Preparato a cosa, ad affrontare la morte? A dare la via la sua vita misera di mortale per li volere di un dio?
Aveva teso anni di esperienza solo per perire per mano di un dio?
Ma anche se, per un caso assurdo, avesse vinto quella sfida, quale gravoso compito avrebbe dovuto assolvere?

Soccomberai.

Lui era solo un misero ibrido, non completamente uomo, non completamente topo.
L'altro, Lord Raiden, il dio del tuono, lo spirito protettore del regno della terra, rappresentava la luce, era invincibile, impossibile da battere.
Eppure lo aveva messo alla prova.  Non riusciva a capire.
Perché un essere tanto perfetto aveva bisogno di qualcuno che combattesse per lui?
Per delle regole? Perché anche lui aveva delle regole a cui doveva prostrarsi e ubbidire?

Non ho bisogno di adoratori.

Certo che non ne aveva bisogno. Lui era un dio. Immortale.
Era stato trattato come un giocattolo, un trastullo buttato poi via perché venuto a noia.
Ed alla fine lui era deceduto, tornato nel buio.

La tua anima...

L'anima è immortale, dicono. E' un concentrato di energia dotato di senzienza. Il concetto dell'energia è che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Dunque anche Raiden era un concentrato di potenza, una immensa potenza, la potenza del tuono, racchiuso in un mortale corpo umano?

... alleati e fieri combattenti.

Certo, magari Raiden non era virtualmente invincibile. Ma dall'alto della sua gerarchia, era naturale per lui radunare soldati affinché combattessero per lui.

Non è gioia. Forse è solo abitudine.

Sembrava sincero quando gielo aveva sentito dire.
Ma altrettanto sincero appariva quel sorriso di quando avevano combattuto.
Splinter si sentì confuso. Era tutto così contraddittorio.

Il maestro si chiese per la prima volta cosa significasse essere un dio.

Forza, potere, ambizione...

Tutte cose ambite da esseri abietti che non esitavano a calpestare la vita umana per i loro sporchi scopi.
I Kraang, che con quella diabolica sostanza mutagena giocavano a fare gli dei mescolando a caso DNA di esseri viventi, trasformando innocenti e condannandoli a vite da mostri.
Shredder, l'uomo spietato che tanto male aveva fatto nella sua vita, conquistando il potere e calpestando chiunque si mettesse in mezzo.

Ma essere Dio era anche l'illuminazione, la condizione che ogni seguace del Bushido anelava tramite la meditazione e una rigida disciplina che guidava ogni momento della vita.

Immortalità. Era questo il vero limite che separava umano e divino.
Ma alla fine, questa condizione era davvero così invidiabile?

Splinter cercò di riflettere sulla vita di un essere che guardava gli altri esseri viventi nascere e poi diventare granelli di polvere, come la sabbia di una clessidra che scorre per poi capovolgersi a nuovo ciclo.
Esistenze che si accendono e poi si spengono in un battito di ciglia.
Un'immensità di stelle, che nascevano e scomparivano in continuazione.
E sotto quel cielo stellato c'era lui, Raiden, che poteva solo stare a guardare, per l'eternità, lui, il guardiano di quel firmamento.
Comprese forse, che la vita eterna significava anche eterna solitudine.
E in più, la grande responsabilità di vegliare su un mondo che solo per senso del dovere chiamava casa.

... Hai risposto al mio richiamo. Questo ti rende meritevole.

Ma quelle in fondo erano solo inutili congetture.
Lui era un ninja., non poteva pretendere di mettersi nei panni di un dio.
Se Raiden era il custode delle stelle, lui aveva ricevuto l'addestramento per fondersi con il buio della notte. E chi vive nelle tenebre, nelle tenebre muore.

Alzati.

Lui si era alzato, ma aveva sempre mantenuto la testa chinata, prima di guardarlo negli occhi e perdersi nella sua luce.
Ma prima, cosa stava facendo, al buio? Cominciò a capire.
Doveva tornare allo stadio embrionale. Come un feto nella pancia nella madre.
Le tenebre non sono la morte. Sono le coperte che avvolgono il ninja.
La luce illumina le persone, ma ne crea anche l'ombra.
Con naturalezza, il maestro Splinter incrociò le gambe, appoggiò le mani sulle ginocchia e unì i pollici ai medi.
Poi chiuse gli occhi.
Con essi, ci fu il buio.
Il buio era diventato lui.
Lui era diventato il buio.
Non aprire gli occhi.
Osserva il buio.
E finalmente, nel buio, la vide.
La luce, una tenue, fioca luce, ma ben visibile.
Senza distogliere la concentrazione, senza aprire gli occhi, si alzò, e cominciò a correre.
La luce si avvicinava sempre di più.
Poteva sentirne il calore.
Quindi saltò, e si avventò con un salto contro la luce.
E gli apparve finalmente Raiden.
Cominciò un furioso scambio di colpi, e qualcosa volò.
Il kasa del dio cadde a terra, leggero.
L'indice e il medio del ninja uniti e immobili, vicino alla fronte del dio.
Raiden fece un'espressione basita, poi sorrise.
Abbassò le braccia, soddisfatto. Poi unì le mani, e si inchinò.
Splinter lo imitò.

- Ti sei dimostrato degno. Anche se per un attimo ho dubitato.

- Avevo solo perso di vista un particolare importante. E cioè che stavamo combattendo all'interno del mio animo. In pratica, stavo combattendo con me stesso.

- E non esiste nemico più temibile da battere di sé stessi. - Aggiunse il Dio. - E spero che questo ti abbia persuaso delle mie intenzioni.

- Cristalline. E adesso, sono pronto finalmente ad ascoltare.


***

Un forte odore di ammoniaca attraversò le narici di Jackie.
L'olfatto fu solletticato dalla pungente essenza, costringendolo ad aprire gli occhi.
Scosse la testa, la vista ancora annebbiata. Alcune luci erano sparse per il campo visivo.
Si passò il dorso della mano sugli occhi, attendendo che la visione si mettesse a fuoco.
Si alzò debolmente, appoggiandosi su un gomito, con la testa che girava.
Scosse ancora il capo, guardandosi attorno.
Certamente non stava guardando i muri degradati e graffitati del vicolo.
L'unico rumore che poteva avvertire era un continuo gocciolare, mentre una lieve sensazione di umidità gli faceva rabbridivire la pelle.

- Si è svegliato.

Era la familiare voce di Kick-Ass.
Che poi aveva scoperto non essere Kick-Ass, ma una cosa completamente fuori controllo.
Quella che aveva sempre creduto stoffa verde, altri non erano che squame.
Squame.
Shendu. Suo figlio Drago.
I demoni dragoni, entità che spesso avevano cercato di entrare nel nostro mondo, e con cui Jackie aveva incrociato spesso le strade. E i pugni.
Un senso di pericolo risuonò nel suo essere.
L'adrenalina tornò prepotente nel sangue dell'archeologo, che diede forza e slancio alle gambe per darsi una spinta  decisa ad alzarsi in piedi.
Come conseguenza della mossa, un coro di piccole voci sorprese si manifestò attorno a lui.
Il fatto di essersi appena svegliato, però, gli fece mancare la stabilità, e finì maldestramente a terra.

- Fratello, che diavolo gli succede? - Esclamò una voce più giovane, con tono concitato.

- Si è mosso come una bambola con le convulsioni. - Commentò un'altra voce, altrettanto giovane.
Forse il riferimento andava al pessimo tentativo di mettersi in piedi.

Quattro forti braccia lo brancarono, e lo misero seduto sul giaciglio morbido dal quale si era svegliato.
Il suo peso fece scricchiolare le molle del letto.
Il suo corpo avverti che due delle mani che lo tenevano erano perfettamente umane. Muscolose, forse un po' gracili.
Ma le altre erano viscide, poteva rabbridire al tatto. E poi sentì addosso grandi mani, formate solo da spesse dita. Tre per mano, ne contò.


- Potrebbe essere stato un principio di crisi isterica. - Asserì 'Kick-Ass', con tono clinico.

Jackie scosse ancora la testa, pentendosene per la sensazione di giramento che ne scaturì.

- Forse avremmo fatto meglio a lasciarlo nel vicolo, e tanti saluti. Si sarebbe svegliato con un forte mal di testa e tanti saluti.

- Insieme a una donna urlante e cinque malviventi stesi. Magari all'arrivo della polizia. No, Casey. E poi c'è quell'altro motivo.

- Che motivo, Donatello?

Donatello. Questo era dunque il  vero nome di 'Kick-Ass'.
Strano, decisamente strano. Un nome italiano. Di un italiano di secoli fa. Comunque fosse, non era un nome cinese. Questo escludeva Shendu e gli altri sette suoi pari.
Ma non necessariamente Drago. Anche Drago era una parola italiana, volendo.

- La piccola ospite che abbiamo di là.

Piccola ospite.

La voce dello Zio Chan tornò a urlargli nelle orecchie. "Jade è scomparsa".

Possibile che le due cose fossero collegate?
Scosse di nuovo la testa, deciso, ignorando il senso di nausea.
Aprì all'improvviso gli occhi, e si guardò attorno.
Volle non averlo mai fatto.
A sinistra vi era uno strano giovanotto, i capelli neri e lisci a cascargli lungo i fianchi, sistemati da una fascia dello stesso colore, adornata da pittoreschi ghirigori.
A destra, l'orrore.
Un rettile, alto quasi quanto lui, che lo fissava intensamente, nascosto da una benda arancione.
E davanti a lui, il famoso Kick-Ass.
Lo aveva già visto in movimento, e aveva anche visto quello che a prima vista pareva uno zaino, o magari un corpetto ben imbottito.
Invece no, era un carapace. Gli arti che partivano da esso erano zampe a tre dita, coperte solo di protezioni per articolazioni e fasciature per le estremita.
Il piastrone era avvolto da una fascia porta oggetti.
E anche lui, alla fine, aveva una fascia viola che gli copriva gli occhi, i quali ricambiavano il suo sguardo stupito.

Un inaspettato senso di paura e inquietudine si impossessò di lui. Il dubbio su Jade, inoltre, era stata benzina sul fuoco.
La prima cosa che fece fu urlare.
In questo, gli fece coro Michelangelo, spaventato dalla reazione dell'ospite.
Immediatamente Jackie si lasciò cadere all'indietro, incrociando le braccia.
Questo fece unire le teste di Micky e Casey in un doloroso teté a teté, mentre l'archeologo scivolava sotto di loro, sfilandosi dalle loro prese.
Passando dal letto al pavimento, Jackie si rialzò con uno strattone del bacino, estendendo i piedi contro il piastrone di Don, a spingerlo via.
L'archeologo intercettò la mazza da hockey che gli stava arrivando alle spalle, tirò a sé e poi spinse con forza, facendo in modo che Casey si colpisse da solo nello stomaco con la punta del manico.
 Il vigilante si piegò, svuotato di fiato.
Tirando di nuovo la mazza da hockey, Jackie deviò l'attacco del bo del redivivo viola.
Abbandonò lo strumento sportivo ed afferrò il bastone ninja, strappandoglielo con un nuovo, violento strattone.
La forza fece roteare su sé stesso la tartaruga.
Con l'avversario che gli dava le spalle, Jackie si preparò a colpire la nuca del ninja con la sua stessa arma.
Si bloccò, però, quando vide l'orrendo squarcio sul carapace.
La sega circolare del misterioso ladro giallo. Jackie rabbrividì.
La scena si fermò, come in una moviola.
Erano solo loro due, immobili.
Il vigilante che aveva tenuto a bada il bestione con la motosega, che aveva parato il coltello.
L'eroe per caso a bordo di un carrello della spesa, che era intervenuto all'ultimo momento contro il cyborg prima che la tartaruga finisse a pezzi.
Calò uno strano silenzio, una patina di rispetto e diffidenza attraversò come una linea invisibile la distanza da entrambi.
Le mani sudate di Chan si mossero di riflesso.
Poi un click, per caso.
La lama della naginata scattò fuori dal bo, sfiorando la guancia del viola.
Un piccolo rivolo di sangue cominciò a scorrere.
Fu un urlo contemporaneo, emesso all'unisono tra Donnie e Jackie.
Un urlo più di spavento che altro.
Jackie allontanò immediatamente la lancia dalla faccia dell'altro. balbettando a ripetizione "Scusa!"
La naginata, così in aria, fu intercettata da una catena.
Era Michelangelo, le mani a tendere la kusarigama.
Invece di tirare, Chan si avvicinò si scatto verso la giovane turtle.
Gli consegnò, quasi contento, praticamente la lancia in mano.
In cambio, si impossessò dell'altro nunchaku, rimasto nella gibberna dell'arancione, e poi indietreggiò.
Tra gli sguardi sbigottiti di tutti, Jackie cominciò a improvvisare alcuni veloci kata con l'arma.
Il suo obiettivo era semplicemente di tenerli lontani. Il cuore batteva a mille, l'animo tra l'agitazione, il senso di colpa per aver ferito, sia pur per sbaglio, quello strano essere, e la paura.
Il kon roteava impazzito, con il solo scopo di tenere lontane le minacce.
Nel mentre, Jackie studiava come uscire da quella situazione.

- Che cosa succede qui?

Il tono autoritario della voce sopraggiunta gelò all'istante Casey e le due tartarughe.
Solo Jackie continuava nella sua folle esibizione.
I suoi occhi, tuttavia, si focalizzarono sul topo antropomorfo che osservana la situazione con ciglio severo e seccato. E poi...

- Zio Jackie!

Più in basso, a fianco a lui, la riconobbe.

- Jade?!

La visione della cuginetta rapì tutta la sua attenzione. Non sembrava ferita. Non sembrava in pericolo. A dire il vero, non sembrava neppure vera.
Ma in quel momento, la distrazione gli fu fatale.
Nel momento in cui aveva visto la ragazzina, tutto il suo corpo si era fermato.
Ma la forza cinetica del nunchaku era ancora attiva.
Con le braccia piegate in una maniera scoordinata, Jackie sentì arrivare un colpo in testa da parte della sua stessa arma.
Un dolore lancinante al cranio lo investì, e si sentì mancare.
Ma il supplizio non era finito.
Le braccia che si afflosciavano, il nunchaku si abbassò, il kon alla deriva dopo il rimbalzo sulla testa. E la sua prossima destinazione.
Gli occhi dell'archeologo schizzarono fuori dalle orbite.

-Uh! - Esclamò inorridito Micky, portando di riflesso le mani a protezione dell'inguine, imitato da Donatello e Casey. - Quello deve far ben male.

Jackie si afflosciò a terra, in un doppio knock out.



Angolo della posta.

f


Cerco sempre di accorpare per fare meno capitoli e più nutriti (quindi anche meno aggiornati), infatti capita sempre che o ti ritrovi tempo libero per arrivare al clou, poi le scene più impegnative si addensano impegni, imprevisti e tante tante cose.
Confido che nelle vacanze ci sarà più tempo.
Natale si avvicina, dudes. Siamo tutti più buoni. Buoni a nulla.
E a proposito di buoni a nulla, Jones ha diviso le platee (e ci credo, cinquanta a cinquanta...),  chi lo trova quasi simpatico, chi lo ... uff.
Sarà qui a rompere le scatole alle Apritello?
Che poi (benvenuti all'angolo Demenza!), questi nomi dei rapporti sono davvero strambi.

Provate Casey e Donatello: Casetello. Stantio come un gorgonzola.

O il triangolo April - Casey - Leonardo:  Apricale. Fateci una gita.

O April e Michelangelo: Aprimi. Sembra un invito pervertito.

Vi lascio a trastullarvi con tutte le altre, idiote possibilità.

Lara, il vecchio Joe è simpatico a tutti, vedo.
Good, good.
Credo che passeremo molte ore, a chiacchierare amabilmente, dallo stesso parrucchiere... di ego.

Oggi infatti ho voluto regalare una degna interpretazione tra i due maestri più saggi della storia. (O forse no?), e l'osservazione di Cartoon è giusta: Don e Jackie hanno un rapporto decisamente... tagliente!
Un po' di pazienza, presto Raf tornerà sotto i riflettori.

Alla prossima.

  
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