Il sole si stagliava sull’ orizzonte; era arrivata
l’ora di tramontare e di abbandonare quelle terre desolate da
morte e distruzione. Un’ altra notte, un’ altra
ancora prima di ricominciare quella guerra senza fine che durava ormai
da anni.
Len era l’unico di tutto il campo che non dormiva.
Stava sdraiato sulla schiena e guardava il sole che si allontanava
sempre di più.
Sentiva il suo respiro, lento e regolare come
il battito del suo cuore.
Era preoccupato, il giorno dopo avrebbe dovuto affrontare l’
ennesima battaglia.
Len era poco più che un ragazzo, aveva
23 anni allora.
Sulla testa aveva un cespuglio di capelli rossi come il
fuoco.
La cosa che più colpiva nel giovane uomo erano gli
occhi; grandi, espressivi, ma soprattutto di un azzurro intenso.
Len
non sopportava di indossare l’armatura, gli stringeva sulle
spalle e sui polpacci, ma , purtroppo, il suo destino era quello di
combattere.
Il suo più grande sogno era quello di fare
l’insegnante; voleva trasmettere tutto il sapere alle giovani
menti ed istruirle affinché potessero cambiare il destino di
quel mondo ingiusto.
Purtroppo tutti i bambini dagli otto anni in poi
erano utilizzati in guerra.
Appena erano in grado di camminare venivano
presi e trasportati in caserme, dove imparavano l’arte, se
così si può definire, della guerra.
Ad ogni bambino veniva insegnato il corretto utilizzo delle armi, il
corretto modo di montare a cavallo e gli veniva impressa in mente
l’ idea che uccidere, raziare, depredare e distruggere i
villaggi fosse la cosa giusta da fare.
Ovviamente, il bambino, che non è ancora in grado di
compiere da solo le scelte giuste, assimilava ed apprendeva tutto
ciò che gli veniva detto.
Così si creavano delle
vere e proprie “macchine da guerra”.
Da quando era nato, Len si era sempre opposto a questo genere di cose,
anche se aveva ricevuto lo stesso trattamento. Per mano sua erano morti
più di 10.000 uomini.
Aveva le mani e lo spirito macchiati di sangue, e ogni notte, sentiva i
lamenti dei bambini che aveva massacrato, le grida delle donne che
aveva violentato e il sangue denso e caldo che gli scorreva sulle mani
e gli impregnava i vestiti.
Era tormentato tutte le notti da questi
incubi.
Aveva cercato di dimenticare, di sotterrare il suo passato, ma
non ci era riuscito.
Il dolore e la morte erano sentimenti troppo forti
da dimenticare.
Si addormentò verso le tre di notte e alle sei si
destò. Bardò la sua cavalcatura, montò
in sella e partì al galoppo verso l’orizzonte.
Aveva deciso di opporsi finalmente alla guerra, aveva capito che
l’unico modo per espiare le sue colpe era cercare di impedire
ad altri di commettere il suo stesso errore.
Si appostò
vicino alla foresta ed attese di udire il suono del corno, che
annunciava l’inizio di una nuova battaglia…
Non dovette aspettare molto, verso le sette sentì
l’inconfondibile marciare dell’ esercito ed il
galoppo dei cavalli nella radura. Era giunta l’ora di fermare
la guerra, era giunta l’ora di dimostrare al mondo che, una
sola persona può fare la differenza.
Dalla radura si vide la lunga linea in movimento formata
dall’ esercito nemico, Len era in prima fila.
Gli era stato
affidato il compito di uccidere il generale nemico in un corpo a
corpo;appena ricevette il segnale, spronò la sua cavalcatura
verso la linea nemica.
Subito dopo si vide un magnifico arabo grigio
galoppare verso Len, in sella c’era il generale nemico.
Appena lo vide, Len lasciò cadere la sua lancia in segno di
resa; il generale ne rimase stupito e gli chiese:
“ Tu, che hai tanta sete di guerra e vendetta, proprio tu che
hai ucciso più di diecimila persone indifese lasci cadere la
tua lancia davanti a me? Raccogli la tua arma e combatti da
uomo!”
Len rispose con calma, alzando la voce in modo che tutti potessero
sentirlo: “No, ne ho abbastanza.
Questa è una guerra inutile, molti di coloro che la
combattono non sanno nemmeno la motivazione! Io mi rifiuto di lottare
ancora, e per cosa dovrei combattere? Per un ideale che non condivido?
Per una terra straziata dalla morte? NO!”
Appena finì il suo discorso Len smontò da
cavallo.
Si girò e rimase in attesa.
Il generale
spronò il suo purosangue arabo al galoppo e conficcò la
lancia in pieno petto a Len.
Egli cadde in ginocchio mentre la guerra
ricominciava, ed egli morì sentendo lo stridere delle armi.
Ma non morì invano, lasciò un ricordo a tutti i
soldati che avevano assistito alla scena!