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Autore: _gossipgirl    06/12/2014    2 recensioni
Lightstar e Blackhead: è una guerra continua, luce che prevale sul buio e viceversa, una lotta estenuante che si conclude con la perdita da parte di entrambi e il mondo che resta sospeso, a metà tra luce e buio, mentre entrambe le congreghe cercano di riprendersi dalle perdite subite. La protagonista, Scarlet, è una normale ragazza che fa parte dei Blackhead. Un giorno incontra Johnatan, un misterioso ragazzo molto vicino al Capo Supremo. I due s’innamorano perdutamente, ma c'è qualcosa che non va. La ragazza si sente fuori posto finché non scopre che ciò che aveva sempre pensato fosse vero non è altro che un'enorme menzogna. Quando le due fazioni scenderanno nuovamente in campo si ritroverà a dover scegliere chi realmente ama e chi vuole realmente essere. Luce o buio? Blackhead o Lightstar? Chi l'avrà vinta?
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

 

«Scappa!»

Come un gesto del tutto involontario, dettato dal mio istinto e senza ripensamenti, cominciai a correre. Sentivo ogni singola fibra dei miei quadricipiti muoversi e dare forza a quel movimento, l’energia istintiva mi scorreva bruciante come la lava lungo tutto il corpo e riuscivo a sentirne il calore nelle ginocchia, poi nel polpaccio e sempre più giù nella caviglia fino ai piedi. La dolce e devastante sensazione di adrenalina nel sangue mi dava una carica e una sensazione di invincibilità mai provata prima. Ma sapevo non sarebbe durata a lungo, dovevo approfittarne ora finché potevo. Pioveva senza fine quella notte, le gocce che scendevano dal cielo appena toccavano il suolo si trasformavano in melma e in fango, nemici giurati della fuga rapida e indolore. Fradicia dalla punta dei capelli fin dentro alle ossa, continuavo a correre, cercando di evitare gli arbusti, i solchi e i massi per quanto possibile. Avevo sempre amato il bosco, ma in quel preciso istante avrei voluto trovarmi su una liscissima strada cementata.

La stanchezza ormai si stava facendo sentire, dovevo fermarmi, volevo fermarmi ma non potevo. Riuscivo a sentirmi il cuore in gola e il mio respiro era cosi affannoso da far paura. All’improvviso qualcuno mi prese la mano, una scarica elettrica lungo tutto il braccio che sarebbe durata per minuti mi percorse corpo e anima e la fatica svanì così com’era apparsa. Sapevo chi era, l’avrei riconosciuto in qualunque momento e in qualunque luogo. Mi lasciai trascinare da lui, non m’importava dove stessimo andando o chi ci stava inseguendo o cosa avremmo dovuto fare; io vicino a lui ero al sicuro e basta. Ero frastornata da tutto, sentivo delle urla impercettibili, delle parole quasi sussurrate e dei guaiti bisbigliati; non so se era più la guerra che stavamo combattendo a distruggermi o quella pioggia incessante.

Avrei voluto arrendermi, ma sarei stata giudicata come debole e nessuno avrebbe più voluto avere a che fare con qualcuno che molla tutto nel bel mezzo di una battaglia come questa. Caddi qualche volta a terra tra la poltiglia bruna e putrida e ogni volta prontamente Liam mi rialzava prendendomi dalle ascelle come una bambina di due anni. Finalmente il mio desiderio fu esaudito ed entrammo in una vecchia cascina abbandonata in chissà quale parte sperduta del bosco di Darkhood. Non appena varcai la soglia le mie gambe cedettero e mi buttai a terra senza forze.

«Piccola che succede? Stai bene?»

«Devo solo…» risposi con affanno «..riprendermi» almeno adesso non c’era più quella martellante pioggia.

«Siediti un attimo qui e rilassati.»

Mi fece sedere su una specie di vecchia e arrugginita poltrona scassata, anche se il quel momento mi sembrava uno dei posti più comodi al mondo; il pavimento però mi sarebbe andato ugualmente bene.

«Li abbiamo seminati ma non possiamo restare qui, non è sicuro. Appena staremo meglio, o per la precisione, quanto tu riprenderai le forze, ritorneremo al rifugio. Passare il campo di battaglia sarà complicato ma se siamo veloci potremmo farcela. Dio, questa guerra sta portando l’inferno sulla terra.» continuava a parlare e fare supposizioni su tutto, non riuscivo ad ascoltarlo, era davvero troppo per me.

«Annabel, amore, che hai?»

«Ho paura Liam…» e mentre lo dicevo delle lacrime amare cominciarono a solcarmi il volto e non riuscii più a trattenerle.

«Lo so, ma non preoccuparti, non lascerò che ti succeda qualcosa, va bene? Prima di toccarti dovranno passare sul mio cadavere.»

Gli credevo, davvero. Ma non avevo paura per me, avevo paura per lui. Non volevo che si sacrificasse per me, doveva solo restare e tutto sarebbe andato bene. Lo amavo. E ogni volta che guardavo quegli occhi color oro, mi giuravo che avrei guardato solo lui in quel modo e che avrei amato solo lui così profondamente e immensamente. E anche se tutto sporco e bagnato, restava quel dio greco perfetto, non solo esteriormente ma anche nell’animo.

All’improvviso Liam s’irrigidì, il suo sguardo era diventato serio e cupo, il suo corpo teso e impassibile. Andò verso la finestra e scrutò attentamente fuori.

«Sono qui» disse. Non avevo mai provato così tanta paura per due semplici parole, così banali quanto assolutamente vere. Avrei davvero voluto rimanere lì, non era il posto più accogliente del mondo ma almeno era asciutto, isolato ed eravamo insieme. Perché questa stupida guerra? Non potevamo restarcene ognuno nel proprio territorio? Oppure trovare un accordo? Ma certo che no, dovevamo complicarci la vita, come se vivere fosse semplice. Avevo provato a esprimere la mia opinione nel Consiglio Supremo ma nessuno ha prestato attenzione alle “insulse idee di una ragazzina viziata” come aveva affermato uno dei consiglieri. Avevo persino preparato un discorso ed ero sembrata abbastanza convincente nell’esporlo anche se non bastò perché l’unica risposta che ricevetti fu: «Stiamo perdendo tempo ad ascoltare inutili idee come le tue. Abbiamo già deciso. Perché non torni a giocare con le bambole?» Bambole? Ho sempre odiato le bambole e non sono una bambina, ho 17 anni! E poi non dovremmo essere noi, la magnifica casata dei Lightstar, quelli ragionevoli e superiori agli altri? Sempre dalla parte di ciò che è più giusto quando invece ci comportiamo esattamente come i Blackhead con la differenza però che non lo ammettiamo? Ero giunta alla conclusione che sarebbero stati loro ad avere la coscienza sporca e io avevo provato a seguire la retta via. In ogni caso, adesso eravamo noi quelli in una situazione critica e ne pagavamo le conseguenze.

Mi alzai senza pensarci due volte cercando di mantenere l’equilibrio, Liam mi prese per mano e uscimmo da una porta sul retro.  Appena misi un piede fuori dalla soglia in mezzo al fango, scivolai come se la sola forza di gravità fosse già troppo da sostenere per il mio corpo. Mi rialzai con fatica e cominciammo a correre in direzione della valle Talahara, dove si teneva la battaglia. Avevo la sensazione che ci stessero seguendo, mi sentivo come una preda quando sa che sta per essere cacciata e la sua unica possibilità di vincita sta nell’avanzare più veloce del predatore. Corremmo per almeno dieci minuti finché Liam si fermò in una piccola radura in mezzo al bosco, si girò per guardare indietro e disse: «Non li vedo né li sento più, forse li abbiamo seminati.»

 Era troppo buio fuori, un’oscurità soffocante e opprimente ci circondava; aveva smesso di piovere e la luce della luna illuminava le gocce sulle foglie degli alberi facendole sembrare delle piccole lucciole contornate da un’aura argentata. Continuava a fare freddo e l’umidità entrava nelle le ossa, facendomi tremare. Tutto d’un tratto una voce uscì dalle tenebre: «Non credo proprio. Basta scappare da codardi, affrontate ciò che è inevitabile: la vostra morte.» Abituandomi al buio riuscì a scorgere una figura indistinta, molto simile all’uomo nero delle storielle che raccontavo a mio fratello quando era piccolo per spaventarlo. Ma non era solo, perché ai suoi lati comparvero altri due uomini altrettanto spaventosi come il primo. «Le uniche persone che moriranno sarete voi, lasciateci passare e avrete salva la vita.» Rispose Liam usando il suo tono minaccioso, tanto raro quanto sexy. Avrei voluto dire anch’io qualcosa ma ero paralizzata e per di più il mio aspetto gracile e i miei occhi da cerbiatto impaurito non avrebbe creato alcun timore nel cuore di quei prepotenti, ammesso che ne avessero uno.

«Stupido ragazzino, mi fai solo ridere» Esclamò la figura più a destra. «Scommetto che non sarai più così sfrontato dopo che ti avrò ridotto in un sacco di carne morta»

«Allora perché non ci battiamo solo tu ed io e vediamo chi ha ragione eh?» «Sarà un piacere spaccarti tutti i denti e non farti più parlare, arrogante moccioso»

«Basta Frederik!» Urlò quello in mezzo, il presunto capo. «Finiamola con queste chiacchere. Io e te prenderemo il ragazzo, tu, invece, Logan, avrai la ragazza tutta per te. E mi raccomando: viva e vegeta.» Dei brividi mi percorsero tutta la spina dorsale al sentire quelle parole pronunciate con tanta autorità e disprezzo.

Liam mi bisbigliò all’orecchio di stargli vicino e forse anche qualcos’altro che in quel momento non capii poiché l’unico suono che arrivava al mio apparato uditivo era il battito troppo accelerato del mio cuore, che mi pregava di dargli tregua. Ci circondarono in modo che Liam non potesse affrontarli e proteggermi contemporaneamente. Non potevo sopportare l’idea che si ferisse o distraesse a causa mia: dovevo fare qualcosa. Cosi, d’impulso, decisi di attaccare per prima, scaturendo la sorpresa di tutti. «Empuros»  Quando

pronunciai ad alta voce l’incantesimo Logan venne colpito da una molteplicità di piccole scosse, come dei fulmini, su tutto il corpo. Si accasciò a terra tra il fango con gli occhi girati verso l’alto e le palpebre tremolanti; non sarebbe stato letale ma lo avrebbe fermato per qualche minuto. «Non preoccuparti per me amore, me la cavo! Occupati degli altri due.» gridai. Mi afferrò il polso per guardami negli occhi e cercare il coraggio necessario a lasciarmi andare. Magari non sarei stata capace di difendermi usando la violenza fisica, ma in quanto a magia ero la migliore e che gli piacesse o no, dovevo andarmene e affrontare il mio destino. Annuì e senza esitare si scagliò ferocemente sulle due figure e la lotta ebbe inizio. Nel frattempo Logan era ancora steso a terra ma l’effetto delle scariche stava perdendo potenza e io dovevo trovare un piano di riserva. Ripensai a tutte le lezioni di “strategia militare” o di “arti occulte”, dovevo essere perspicace, mettere insieme ciò che avevo appreso così da poter guadagnare più tempo possibile per fuggire oppure sconfiggerlo. Non dovevo farlo avvicinare troppo a me, questo era sicuro, ero debole nel corpo a corpo quindi una debita distanza mi avrebbe permesso più possibilità di vittoria; non potevo affidarmi a troppa magia o la mia forza vitale si sarebbe prosciugata, bisognava che usassi pochi incantesimi potenti ma mirati. Trovare la giusta combinazione non sarebbe stato semplice, dovevo tener conto del luogo, delle condizioni atmosferiche e della mia stanchezza. L’uomo a terra si stava rialzando, e non avevo più tempo per pensare. Con voce affannata Logan mi disse: «Te ne pentirai amaramente.»

Ormai era in piedi a cinque metri da me. «E poi non devi essere per forza tutta intera per essere viva sai?» Purtroppo, ero a conoscenza di ciò ma non sarebbe mai riuscito a prendermi, sapevo cosa fare.

«Epitréfei» Pronunciai. Dal terreno cominciarono a crescere dei rami sottili ma resistenti che gli circondarono le caviglie salendo fino su alle ginocchia e alle anche. Lo avevo immobilizzato per ora, questo mi dava sicuramente un vantaggio però dovevo continuare velocemente con il mio piano. In situazioni di questo tipo, l’esitazione può costarti la vita ed io non ero assolutamente pronta a lasciare questo mondo per sempre.

«Akanthai»

Delle spine crebbero lungo i rami. Logan fu infilzato sulle gambe da piccoli aculei e cominciò a gridare dal dolore. Non ero abituata ad usare incantesimi così violenti, tuttavia stanotte non potevo permettermi di essere compassionevole. Riuscii a dare un’occhiata veloce a Liam e notai che se la stava cavando piuttosto bene: il capo era inerme a terra, mentre Frederik cercava di alzarsi nonostante avesse un braccio rotto. Liam aveva il labbro spaccato e sanguinante ma per il resto stava fortunatamente bene. Assestò un gancio destro a Frederik che barcollò all’indietro e subito dopo un calcio al diaframma gli tolse il respiro. Speravo che si sarebbe arreso ma invece prese la rincorsa, si gettò con tutto il peso su Liam e finirono entrambi nel fango. Prontamente però lui riuscì a respingerlo e la situazione si ribaltò. Liam si mise a cavalcioni su di Frederik e cominciò a colpirlo con una raffica di pugni. Ora che avevo accertato che la mia dolce metà stesse bene, dovevo pensare a me stessa. Con i due incantesimi che avevo compiuto stavo davvero pensando di poter vincere questa piccola lotta finché Logan non riuscì, non so come, ad estrarre un pugnale dalla giacca e liberarsi dai rami tagliandoli. Mi preparai per la prossima mossa, l’avrei paralizzato momentaneamente, bloccando gli impulsi nervosi nelle sinapsi neuro-muscolari, tuttavia Liam mi precedette e lo colpì in testa con un bastone, sorprendendomi. Gli stavo correndo incontro per abbracciarlo quando una freccia lo trapassò la spalla, facendolo cadere a terra con un gemito doloroso. Soffocai un urlo. Tentai di soccorrerlo ma fui bloccata e legata con una catena da un uomo, feci un incantesimo ma non funzionò. Scalciai, gridai e cercai di liberarmi con tutte le mie forze. Queste ultime, però, mi stavano abbandonando; riuscii a malapena a vedere un’ombra prendere a calci Liam senza pietà e a trovare la forza per pregarli di smettere. «Basta, vi prego, lasciateci stare, basta!» Piansi, guardando impotente quell’orribile scena. Finalmente la figura si allontanò dal mio ragazzo, dirigendosi verso di me e il mio aggressore.  «Andiamo forza, il capo ci attende con la ragazza» disse l’ombra senza volto.

«Liam!» Gridai il suo nome milioni di volte, tanto da sentire le corde vocali bruciare e chiedermi pietà. «No, non potete! Lasciatela andare, Annabel! Amore, Annabel!» Si disperò, cercò di alzarsi, di strisciare a terra, rotolarsi tra il fango, qualunque cosa per raggiungermi. C’erano più lacrime nostre che pioggia, e ora avrei preferite mille volte le gocce che scendevano dal cielo piuttosto di quelle che scendevano dai nostri occhi, dai nostri cuori.

«Liam, sarò per sempre tua, ricordatelo!»  Furono le ultime parole che gli dissi mentre mi trascinavano via, lontano da lui; sapevo che quasi sicuramente non l’avrei più rivisto e sentì il mio cuore frantumarsi come vetro che si schianta sul cemento. Era come essere in un incubo, solo che questo era reale, era la realtà, non mi sarei svegliata e trovato Liam abbracciato a me, non avrei più rivisto casa mia o la mia famiglia o i miei amici. Non avrei più inspirato il profumo di fiori in camera mia, mia mamma non si sarebbe più stesa accanto a me prima di dormire, papà non sarebbe più venuto in bicicletta con me. Avrei dovuto essere protetta, ero la figlia della Regina, avrei dovuto non partecipare a questa guerra senza senso. Mentre quei due uomini mi trascinavano chissà dove, i suoni della battaglia raggiungevano le mie orecchie, uccidendomi poco a poco. Immaginavo mio fratello nascosto e al sicuro, i miei genitori con lui, lontani dal dolore e dalla distruzione che riempiva questo mondo. Pregavo quel Dio, che gli umani tanto idolatrano, di salvarli, di proteggerli tutti: Lily, Adam, Liam, i nonni e tutti i miei compagni. Pregavo anche un po’ per me stessa, nonostante fossi consapevole che non avrei forse neanche visto l’alba, che sarei morta o che la mia vita sarebbe stata sconvolta totalmente. Sentivo l’impulso di dormire, il mio corpo che cedeva a tutti gli attacchi subiti durante questa notte interminabile, e decisi di abbandonarmi alle richieste del mio organismo. Magari morire da addormentati avrebbe fatto meno male, magari mi avrebbe fatto rivedere prima Liam, magari non avrei percepito niente. Per cui chiusi gli occhi e, mentre l’uomo che mi trasportava rise, io caddi in un sonno profondo, sperando con ogni cellula presente in me di svegliarmi ed essere fuori da questo incubo terribile.

 

 

Spazio autrici;

heeeey, come state? so di essere scomparsa da efp per un po', ho lasciato in sospeso diverse storie ma sono tornata direi. ahaha :) 

che dire, questa è una storia a quattro mani scritta con la mia migliore amica, Eleonora e diversamente dal mio solito non è una ff. Probabilmente non avrete capito un cazzo da questo prologo, ma era il nostro scopo ahahah Il trucco è continuare a leggere! spero che riusciremo ad aggiornare con regolarità, anche perché ci stiamo divertendo un mondo a scriverla e penso che stia anche venendo bene! Speriamo di ricevere dei pareri (positivi o negativi che siano) e nieeente, per qualunque cosa ask - twitter 

buona lettura!

un bacio,

gossipgirl.

 

 


  
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