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Autore: tini fray    06/12/2014    5 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Sentì le ginocchia cedere sotto il peso di un corpo che non sentiva più suo.
Guardò Jonathan, caduto in ginocchio al centro del stanza, in preda all'agonia.
Cercò di muovere un passo nella sua direzione ma sentì i piedi appesantirsi e diventare come cemento, mentre le gambe, che sentiva come fatte di gelatina, cedevano.
Il dolore incessante alle tempie lo stava sfinendo mentre, con quel poco di lucidità rimastagli, arrancava fino al centro della stanza, cadendo in ginocchio come un peso morto proprio di lato a Jonathan.
Il ragazzo dai capelli biondi adesso non si teneva più la testa con le mani.
Quelle adesso stavano stringendo quelle di Alec, cercando aiuto.
Aveva il volto più pallido e smunto del solito e gli occhi sembrava volessero uscire fuori dalle orbite.
Alec non riuscì a sentire più nulla.
Come se un infezione particolarmente grave alle orecchie gli avesse tolto la capacità di udire.
Ma poteva ancora vedere.
Vedeva Jonathan guardarlo perso mentre le sue labbra si muovevano in una lenta supplica.
"Alec" diceva il ragazzo in preda al panico.
Il moro era cosi sconvolto che le dita delle mani, strette a quelle del ragazzo, stavano iniziando ad intorpidirsi, la vista aveva iniziato ad appannarsi, diede un'occhiata a Jonathan e scommise che lui se la stesse passando peggio.
Cercava di capire il perché di quel dolore così forte.
Alec sentì la spalla bruciare, un dolore insistente.
Istintivamente guardò dietro di lui, ma non vide nulla che potesse causare il dolore alla spalla.
Le gambe del biondo cedettero improvvisamente e si ritrovò sdraiato di schiena sul freddo pavimento della stanza, le labbra socchiuse e un'ombra su di sé.
Alec urlava.
Urlava i nomi dei suoi amici.
Urlava il nome della madre.
Urlava il nome di Jia, e in quel momento si rese davvero conto di quanto avrebbe voluto che non se ne fosse andata.
Urlò il suo nome, sperando che fosse rimasta dietro la porta, sperando che stesse aspettando solamente un segnale per entrare.
Urlò, ma la porta non si aprì.
Nessuno entrò in quella stanza.
Era solo, ed era spaventato.
Non sapeva come agire.
Anche se Jia si era dimostrata così sicura di lui, adesso Alec si pentiva di non averle chiesto di più.
Abbassò lo sguardo su Jonathan e vide le sue palpebre chiudersi, il petto però continuava ad alzarsi ed abbassarsi, ad un ritmo troppo lento, secondo Alec.
Era svenuto, era solamente svenuto.
Alec non seppe se prendere questo come conforto o come motivo per entrare in ansia.
Poi ragionò, cercò di recuperare la lucidità che nella sua mente scemava.
Come se una lampadina si fosse accesa nel suo cervello, la confusione cessò.
La consapevolezza di sapere finalmente cosa fare lo stava rendendo più lucido.
Il tremolìo alle mani gradualmente diminuiva, la vista tornava limpida, mentre prendeva lo stilo dalla tasca.
Se lo rigirò nelle dita, riflettendo sul da farsi.
Nessuno sarebbe venuto ad aiutarlo, era l'unica possibilità che aveva.
Si dimenticò del dolore atroce che stava provando, prese delicatamente il polso di Jonathan, freddo come ghiaccio, e alzò lo manica scovando una parte del braccio libera da rune.
Sentì il tremolìo alla mano tornare forte ma, quando accostò la punta dello stilo alla pelle del ragazzo, la runa che tracciò apparve perfetta, le linee limpide tracciate con fermezza.
La runa che aveva sognato.
La runa che aveva visto sul libro.
La runa che avrebbe salvato Jonathan.

La runa che l'aveva già salvato due volte.






























Il pesante mantello strofinava il pavimento in marmo finemente lavorato, mentre il ragazzo saliva rapidamente gli scalini del sontuoso ingresso del palazzo.
La velocità con cui i tacchi delle scarpe toccavano il pavimento lasciava intendere una certa fretta.
Mentre passava oltre l'enorme salone delle feste, una voce rallentò la sua camminata.
Si girò e vide una donna minuta uscire dall'ampia sala.
Un vestitino semplice, ma sporco di polvere soprattutto nella gonna che, lacera, era rattoppata in più punti e arrivava fino alle caviglie.
Un sorriso gentile e cordiale le splendeva sul viso, gli occhi castano chiaro erano illuminati di luce viva.
Non sembrava avere più di 20 anni, ma il vestito e lo chignon improvvisato sulla nuca, parevano invecchiarla.
"Com'é andata la vostra cavalcata, principe? È stata... illuminante?" Chiese la donna sistemando le pieghe della gonna alla meglio.
"Come sempre, direi" disse sorridendo cordiale il giovane.
La donna gli sorrise di rimando ma il giovane notò le mani tremare leggermente.
"C'é qualcos'altro che avete urgenza di dirmi?" Chiese il giovane misurando la tenuta di ogni parola.
La donna apparse visibilmente tesa e imbarazzata.
"Vostro...fratello si è svegliato poco fa, ha chiesto di voi, ho dovuto informarlo della vostra uscita. Ha detto di rendervi noto che richiede la vostra presenza quanto prima possibile" disse la ragazza, cercando di apparire formale e distaccata, mentre il giovane ascoltava attentamente.
Il ragazzo le sorrise cordialmente e si congedò dalla donna, cambiando rotta e affrettandosi verso il lato ovest del palazzo.
Arrivò al piano del dormitorio e si diresse alla fine del corridoio.
Bussò con insistenza e un sussurrò lo invitò ad entrare.
Appena aperta la porta, la prima cosa che vide fu lo specchio posizionato al centro della stanza.
Si rimirò smuovendo con una mano i capelli neri pece e rimirando i suoi occhi, del medesimo colore.
Successivamente posò lo sguardo sul letto dove stava buttata una sagoma deforme, che poteva essere scambiata per un agglomerato di cuscini.
Se non avesse percepito il respiro pesante proveniente dalle lenzuola, il ragazzo ci si sarebbe sdraiato sopra.
Si avvicinò al letto ponendosi di lato al corpo sdraiato.
Una massa di capelli biondi sbucava da sotto le coperte.
La mano del ragazzo stava per alzare le coperte quando una luce accecò la sua vista.















Ansante e terrorizzato spalancò gli occhi incurante della pesantezza delle palpebre che volevano riabbassarsi.
Una mano stretta alla sua gli trasmetteva un calore ed una calma mai provati prima.
Sospirò sentendo il petto alzarsi a fatica.



"Siamo di nuovo insieme, fratellino"










Angolo delle crazy:
SCIAOOO a tuttiii, come va? Ci dispiace di non aver potuto aggiornare, ma adesso ci stanno praticamente subissando di compiti in classe e non abbiamo neanche tempo per respirare.
Perdonateci.
Questo capitolo è solamente di passaggio, ma ci sono molti punti salienti.
Non riusciremo a rispondere alle recensioni subito, ma cercheremo di trovare il tempo.
Grazie mille a tutti voi che leggete la nostra storia e ci permettete di andare avanti nonostante tutto :D
Grazie mille ❤️
~Tini e Kiakkiera

 
  
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