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Autore: WriterSG    06/12/2014    0 recensioni
Katherine Johnson. Ormai cresciuta,adulta. Ed uno scatolone. I ricordi,i suoi ricordi,il racconto di un'adolescenza vissuta nel buio,una lunga attraversata che l'ha portata alla più chiara e limpida luce,ritornando indietro col tempo,quando i cuori battevano all'unesco,quando l'odio riempiva le giornate e i guai non finivano mai,quando le lacrime scendono facilmente,quando devi avere la forza di rialzarti,quando la gente che amavi ti abbandonava al tuo destino,quando ti fanno crescere in fretta,quando sei costretta a farlo perchè sai che nessuno potrà aiutarti se non ti aiuti da sola,quando la gente ti abbandona anche se non vuole,e quando la gente entra anche se non lo vuoi tu. Un viaggio lungo e tormentato,un viaggio che porta fin nei meandri più oscuri della sua memoria.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISASTER

Il calore proveniente dal camino mi riscalda,fuori nevica,Briciola si accoccola su di me in cerca del mio stesso calore,ed i libri su quello scaffale mi incuriosiscono la mente,mi soffermo su ognuno di quei titoli che hanno fatto parte della mia adolescenza,e che continuano a fare da buoni maestri alla mia vita da adulta,un po sognavo di essere come le protagoniste di quei romanzi che mi sono sempre piaciuti e che mi hanno affascinato sin dalla prima pagina,poi passo al ripiano inferiore ancora vuoto,così come tutti gli altri,gli scatoloni lì vicino,alti e grossi,aspettano solo di essere aperti,e il loro contenuto sistemato nel posto giusto,in particolare uno mi colpisce,il più piccolo,e allo stesso tempo il più pieno,ricordo di averlo preso dalla soffitta 10 minuti prima che il camion dei traslochi partisse e portasse tutta questa roba nella mia nuova casa,un gesto istintivo forse,è difficile separarsi dai ricordi,soprattutto quelli contenuti in quella scatola che non apro da anni,e che non ho mai voluto aprire.
Ho sempre odiato il mio passato,e tutto ciò che me lo ricordasse,in quella scatola l’ho nascosto tutto,e l’ho lasciata lì a marcire in soffitta. Ma dovrò pur affrontare le mie paure e la curiosità mi sta divorando la sanità mentale. Con un rapido gesto mi alzo scosto Briciola e appoggio la coperta sulla poltroncina color crema quasi affiancata al camino,prendo l’estremità del nastro,chiudo gli occhi,e tutto in una volta lo strappo dai lembi dello scatolone,accartoccio il nastro e lo lascio al mio fianco,l’odore di vecchio è inconfondibile,e il contenuto mi si presenta davanti agli occhi,tra tutte quelle foto,tutti quegli oggetti,uno in particolare brilla,letteralmente,fra tutti:la mia coppa. Prendo quella che fu la prima delle tante e dei tanti riconoscimenti,la spolvero un po con le mani e mi ci specchio quasi dentro,la ricordo in ogni suo dettaglio,e ricordo il giorno in cui me la diedero in mano annunciando la vincitrice,e tutto mi ritornava alla mente come fosse successo solo ieri.


Era il gennaio del 2007,il freddo penetrante non avrebbe mai fermato la testardaggine di ragazza che ero,si sarebbe tenuta una di quelle sere una gara di freestyle,a cui poteva partecipare chiunque a patto che fosse un uomo,che ci andavo a fare io lì? Semplice andavo a fargli capire che avevano torto marcio. Il posto non era uno dei migliori,ma infondo parliamo della 177,il quartiere più tetro e malcurato che ci potesse essere in città,lo spazio non mancava questo è certo,riusciva a contenere le tante persone presenti e lasciava spazio ad un piccolo palco improvvisato dove con certezza si sarebbero esibiti gli altri partecipanti,così come era certo che coloro vicini ad esso fossero proprio loro,erano un quindicina,forse più,forse meno,nessuno sembrava avere chissà quali grandi esperienze,e questo mi tranquillizzò molto dato che neanch’io avevo chissà quali esperienze alle spalle,notai appena entrata quanto un ragazza non fosse attesa lì in mezzo,alcuni ragazzi mi guardavano con indifferenza,altri con superiorità,altri cercavano di avvisarmi che non ero nel posto giusto,ma continuai il mio cammino e a testa alta mi diressi verso il palco. I ragazzi mi guardarono allibiti e con un sorriso sornione aggiunsi un “scusate il ritardo”,il borbottare di alcuni era evidente,non riuscivo a capire esattamente cosa dicessero tanto era il borbottio che proveniva da quel “pubblico” ammassato,il presentatore improvvisato mi si avvicinò con fare molto minaccioso,ma dall’aspetto non faceva venire per niente i brividi anzi,era molto buffo con quel viso rotondo e rosso di rabbia,col respiro affannato per la corsa che un fisico come il suo non sarebbe mai riuscito a sopportare,cercai di non notare il fatto che mi avesse chiamata sciocca ragazzina,cercai invece di pensare a cose più importanti,del tipo farmi ammettere. Forse l’omone non sapeva di avere la tendenza a sputare qualche volta,in 5 minuti mi fece una doccia completa con risciacquo,io continuai a spiegargli che solo perché io fossi una ragazza non significasse che non avessi talento e lo invitai alcune volte malamente a farmi tentare,che cosa gli costava se era così convinto del fatto che avrei perso sicuramente? Dopo un quarto d’ora buono a cercare di convincerlo,cedette,più per stanchezza che per convinzione,mi girai verso i miei avversari e li guardai vittoriosa,sapevo ciò che pensavano,ma non me ne curavo,come da ragazza normale quale ero,mi dovetti trovare costretta ad ammettere che oltre ad essere bravi fossero anche molto carini. Dopo tutte le esibizioni,venne il mio turno,l’ansia si faceva sentire,respirai a pieni polmoni,anche se l’aria lì intorno non fosse delle migliori,afferrai il microfono e salì sul palco,a vedere tutti quegli sguardi maschili addosso mi sentii tremare le gambe,ma partita la musica,mi scordai chi ero,dov’ero,e chi mi stava guardando,chiusi gli occhi e tirai fuori quello che avevo dentro adattandolo al ritmo,non so cosa dissi ,pensai solo a seguire il tempo,fatto sta che dopo non fiatava nessuno. A stroncare quel silenzio fu lo sbattere violento del portone provocato da qualcuno che non riuscivo proprio a vedere dal quel palchetto,non che  la mia altezza aiutasse,scostò i ragazzi che gli ostacolavano la corsa e con fiato corto si scusò del terribile ritardo,bevve un sorso d’acqua dalla bottiglietta che gli era stata gentilmente offerta da uno dei partecipanti,si sistemò e salì sul palco,alzò lo sguardo verso di me ed io ebbi l’occasione per studiarlo meglio,alto,magrolino ma con delle belle spalle,occhi grandi e castani da cui si poteva ben vedere qualche paiuzza verde al centro,capelli folti,ricci e disordinati,un bel tipo direbbero tutte,ma c’era qualcosa nel suo sguardo che proprio detestavo,mi guardava con un sopracciglio alzato,in modo strafottente e sorpreso,non si aspettava mica una ragazza lì in mezzo,mi tolse il microfono di mano e aggiunse “bambolina,quando hai finito di fare la bella statuina potresti anche scendere”,quel suo tono arrogante mi fece perdere la testa,ma decisi comunque di scendere e di rilassarmi,alla fine dei conti l’avrei avuta io l’ultima risata,che non si fece attendere allungo per altro,dal tronde era lui l’ultimo partecipante,e 5 minuti dopo il buffo omone ci ripresentò uno ad uno,indugiando ulteriormente su di me,e,quando il giudice annunciò solo e solamente all’omone chi fosse il vincitore,l’ansia era diventata quasi palpabile. Riprese il microfono,e disse: < E per la prima volta,in questa 26° edizione di Freestyle,un cantante emergente ha meritato ciò che sta per ricevere,ha lottato e i giudici lo hanno apprezzato,signori un caloroso applauso per l’unica e sola vincitrice Katherine Jhonson!> Non fu una di quelle scene da film,con le lacrime agli occhi,il resto dei partecipanti che ti abbracciava e si congratulava,per nulla,ebbi la mia agoniata coppa in mano e tutti scesero le scale con fare sconfitto,solo uno rimase lì,ed era il mio turno; così mi avvicinai e mi scusai per la sconfitta subita,nel modo più stronzo del mondo e,per girare il coltello nella piaga aggiunsi “il dono ce l’hai o non ce l’hai” e trionfante mi allontanai dal lui e da quel posto.
  
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