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Autore: Dragon_Flame    06/12/2014    1 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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27.

 


 

Heydar e Céline si erano incontrati di fronte al rinomato Caffé Gilli vicino al centro storico di Firenze. Tuttavia i piani dei due ragazzi erano stati scombinati dalla presenza alquanto poco casuale di Jasmine, la sorella maggiore dell'iraniano, che frequentava spesso il famoso locale fiorentino con il proprio fidanzato e che quella serata aveva deciso di impicciarsi degli affari di cuore del fratello minore, costringendo il ragazzo a rivedere i suoi piani per l'uscita.

Céline, a cui lui aveva spiegato la scocciante improvvisata di Jasmine, aveva compreso appieno e aveva proposto un locale più tranquillo poco lontano di lì, dove avevano trovato rifugio dalla curiosità mordace della maggiore dei fratelli Lotfollahi.

Quindi i due avevano trascorso una serata piacevole, parlando tantissimo e ridendo spesso insieme. Si trovavano in perfetta sintonia: Heydar, serio e pacato, si era lasciato andare all'ironia pungente di Céline, la quale, grintosa e schietta, si era cimentata nell'ardua sfida di darsi un contegno un po' più compassato. Alla fine, però, si erano abbandonati alla conversazione, che era sconfinata anche in dettagli più intimi e personali, passando insieme due ore deliziose e divertenti.

Intorno alle undici e mezza, a causa della scuola che iniziava presto, erano dovuti rientrare ognuno a casa propria. Heydar, per gentilezza, aveva riaccompagnato Céline a casa sua a bordo della Fiat Panda grigia metallizzata che la madre Mara gli aveva gentilmente prestato, parcheggiando di fronte al condominio in cui l'amica di Lidia abitava con la famiglia.

Come un vero cavaliere, era sceso per primo dalla macchina per aprire la portiera dell'auto alla ragazza, che aveva apprezzato molto quel gesto pieno di cortesia e distinzione. Accompagnandola fino al cancello, Heydar l'aveva salutata con un sorriso e un bacio sulla guancia.

"Buonanotte, Céline" aveva mormorato al suo orecchio, osservandola poi a lungo con i chiari occhi castani immersi nell'oscurità notturna.

"Grazie, Dar. Buonanotte anche a te..."

Poi Heydar si era voltato e stava per dirigersi verso la vettura quando le dita affusolate di una mano sottile gli avevano stretto l'avambraccio destro in una morsa decisa, costringendolo a girarsi nuovamente.

Céline, travolta da un'improvvisa fiamma di coraggio, aveva impulsivamente trattenuto l'iraniano per il braccio, sentendo l'ansia montare dentro di lei. Cavolo, quanto le piaceva. Desiderava confessarglielo e poi baciare le labbra carnose e seducenti del giovane moro, ma temeva di fare una mossa azzardata. Era in preda all'incertezza, dato che non aveva altra esperienza: l'unico fidanzato avuto era stato Diego, con cui si era impegnata in una relazione di quasi quattro anni. Aveva perso tante occasioni durante l'adolescenza ed era priva di possibilità di paragone con altre dichiarazioni. Perciò, prima di entrare nel pallone e bloccarsi defitivamente, la minuta ragazza aveva impulsivamente pronunciato la terribile frase, alzando lo sguardo scuro e deciso verso il volto del bruno.

"Mi piaci tantissimo, Heydar."

Il diretto interessato era rimasto come folgorato da quelle parole, quasi senza respiro. Per qualche secondo l'aveva fissata ammutolito, poi un largo sorriso felice si era delineato sul volto dalla bella carnagione color caffelatte.

Senza neanche capire come Céline si era ritrovata sollevata tra le braccia dell'alto liceale, il quale la strinse a sé in uno slancio di gioia estrema.

"Cielo, anche tu mi piaci un sacco! E' da aprile che sono innamorato di te..." le aveva confessato il corvino, con lo sguardo dorato fisso nelle sue iridi scure come l'onice.

Céline gli passò le braccia intorno al collo, coinvolgendo Heydar in un bacio euforico e prima d'ora impensato, ridendo entusiasta contro le sue labbra. Morbida era quella bocca allettante. Aveva mordicchiato un po' il suo labbro inferiore, affondando le dita tra i folti capelli neri di lui come per evitare che gli venisse strappato dalle braccia il meraviglioso ragazzo dei suoi sogni, quasi spaventata dall'idea di perderlo.

Dopo un po' si erano staccati per riprendere fiato e Heydar l'aveva posata a terra, abbracciandola poi con trasporto.

"Céline..." l'aveva chiamata poco dopo.

La ragazza aveva alzato il volto verso l'alto, contemplandone i fini tratti somatici vagamente orientaleggianti e le iridi auree scintillanti di emozione.

"Vuoi essere la mia ragazza?" le aveva domandato, ricevendo subito l'entusiastica risposta affermativa della bruna.

"Certo che voglio esserlo!" aveva quasi gridato per la felicità, ridendo in preda all'eccitazione.

Quindi i due si erano baciati un'ultima, tenerissima volta, prima di darsi la buonanotte con la promessa di incontrarsi la mattina dopo alle otto davanti al "Calamandrei".


 

***


 

"Oh, Céline, siete dolcissimi insieme! Congratulazioni, sono contentissima per voi due!" gioì Lidia quando la sua migliore amica ebbe terminato il resoconto della serata del mercoledì.

Le due ragazze avevano deciso di incontrarsi alle sette e mezzo al solito bar a due passi dall'Istituto Paritario "Calamandrei". Avevano ordinato due caffé e due cornetti al cioccolato, poi si erano sedute insieme ad un tavolino, chiacchierando allegramente. Céline le aveva raccontato con voce rapida ed euforica della serata trascorsa insieme al suo nuovo ragazzo e a Lidia era quasi andato di traverso un pezzettino di brioche per lo sbalordimento quando l'amica le aveva confidato come lei avesse confessato a Heydar i propri sentimenti.

La castana abbracciò rudemente la neo fidanzata quando il racconto fu terminato, facendosi trasportare dalla sua felicità senza limiti.

"E tu che dubitavi perfino che lui potesse essere interessato a te!" esclamò ironicamente Lidia quando lasciò finalmente andare la liceale, scompigliandole affettuosamente i ricci ribelli con una mano e sbuffando divertita di fronte all'espressione imbronciata dell'interlocutrice.

"Stronza!" l'apostrofò l'amica, ravviandosi frettolosamente la chioma bruna. "Sai che ho dei capelli impossibili: perché allora me li incasini tutti? Mi sono preparata apposta per Dar stamattina! Ci ho messo un'ora a sistemare i capelli" sbuffò inviperita.

"Io credo che ti troverà adorabile così, invece. Prima il tuo aspetto era troppo serioso e preciso; ora invece hai un'aria più sbarazzina. E anche più simpatica, devo dire. Vestiti normalmente come tutti i giorni, no? Hai già fatto colpo su di lui senza metterti in ghingheri: lo vuoi per caso ammazzare con tutta questa bellezza?" la prese in giro Lidia, scatenando la replica scandalizzata di Céline.

"Oh, ma che hai? Ivan ti ha contagiato col suo scadente sarcasmo?" ribatté la mora, permalosa.

Lidia rise di cuore, guardando l'amica con affetto.

"Ma no, Céli... io ti dico sempre la verità, questo lo sai. E se ti ho detto queste cose è proprio perché le penso sinceramente. Tu sei una ragazza meravigliosa sia esteriormente che interiormente e non hai bisogno di agghindarti per farti notare da Heydar. Il suo cuore già ti appartiene, perciò non devi temere nulla. Ti ha detto di essere innamorato di te da aprile e ciò significa che i suoi sentimenti sono forti. Non ti ci vuole un trucco esplosivo o un vestito particolare per farti notare da lui. Dar ti appartiene già."

Céline rifletté un momento su ciò che le aveva detto la sua migliore amica, poi annuì con il capo, convinta e rasserenata.

"Grazie, Lilli. Hai placato una mia grande ansia. Sai che me la porto dietro da quando Diego mi ha lasciata per un'altra... temo che possa accadere di nuovo. Ma grazie a te ora sono più tranquilla" la ringraziò, osservandola dritto nelle iridi azzurre e scintillanti come le onde marine del profondo Tirreno.

Lidia non replicò alla frase, ma il sorriso di sincera amicizia che rivolse alla giovane seduta all'altro capo del tavolino in quel bar affollato già alle sette e quaranta del mattino valse più di mille significative parole.


 

***


 

Le lezioni si interruppero, come sempre, al suono della ricreazione, concedendo agli studenti un attimo di respiro. I ragazzi della quinta linguistico si riversarono fuori dall'aula, felici di poter sfuggire alle due soporifere ore di italiano cui erano stati condannati da chi aveva provveduto a preparare l'orario scolastico annuale.

Lidia sbadigliò non appena uscì dall'aula, stiracchiandosi e sbattendo le palpebre più volte per assicurarsi di essere abbastanza sveglia da non farsi travolgere dai soliti ragazzini scalmanati delle classi prime dell'Istituto Tecnologico che si rincorrevano nei corridoi dell'edificio scolastico piantando un casino inimmaginabile, borbottando una brutta parolaccia tra i denti indirizzata a quegli incoscienti.

Raggiungendo il gruppo di amici che si era già riunito un minuto prima nel solito angolo, fu felice di vedere Céline e Heydar tenersi per mano come una coppietta innamorata, mentre parlavano con gli altri e rivelavano a tutti della loro nuova relazione.

"Tu lo sapevi che si frequentavano, vero?" le domandò all'orecchio Aurelia con malcelato disappunto, soffiando via una ciocca di capelli rossi che le era finita sul naso arrossato dal raffreddore.

"Per la verità sì, ma avevo promesso alla mia amica di non rivelare nulla a nessuno" confessò Lidia con un sorrisetto ironico.

"Ora capisco i motivi della tua evasività quando ti parlavo di te e Heydar. Temevi che io potessi creare qualche casino tra loro."

"Esatto" sospirò la giovane, lanciando poi un'occhiata alla rossa.

Aurelia le sorrise di rimando, chiedendole di fare due passi insieme.

"E' strano che tu abbia capito tutto da sola, Aury... senza offesa, ma non spicchi certo per il tuo intuito" osservò la castana mentre si allontanavano insieme dal capannello di amici per dirigersi in classe, dove le due andarono a recuperare il portafoglio per acquistare qualcosa ai distributori.

"Io per la verità ero così impicciona per un altro motivo..." mormorò Aurelia, lanciando un'occhiata colpevole a Lidia.

La ragazza s'irrigidì subito. Che diavolo poteva aver combinato la sua amica per guardarla in quel modo? Doveva essere successo proprio qualcosa di grave.

"Mi devi dire qualcosa?" Le lanciò uno sguardo significativo con gli occhi azzurri, continuando a camminare imperterrita.

"Sì." La rossa sbuffò, poi guardò altrove, evadendo l'espressione tesa di Lidia. "Lilli, io spero che non ti dispiaccia... ma tu sai che Alessandra è la mia migliore amica. Così come tu hai protetto il segreto di Céline, io mi sentivo in dovere di non dire a nessuno quello di Ale. Ma adesso la situazione è a un punto morto... di nuovo."

"Aurelia, che cazzo sta succedendo?" la interruppe bruscamente la compagna di classe, sulla difensiva. Quel discorso l'aveva innervosita.

Nelle iridi verdognole della sua interlocutrice scintillò il senso di colpa.

"Lidia, non so se ti incazzerai o meno, perché sei sempre così chiusa e riservata... io non capisco mai veramente i tuoi sentimenti. Ebbene, ti devo dire che Alessandra, qualche settimana fa, ha incontrato Roberto in discoteca. Erano tutti e due mezzi ubriachi... e, almeno stando a quanto lei mi ha detto, non in possesso delle sue piene facoltà mentali. Praticamente si sono ritrovati insieme nudi dopo due ore nella sua macchina. Ci ha fatto sesso! Però lei voleva dirtelo, davvero... solo che l'ha sempre trovato un gran figo e le piaceva, sebbene non ci abbia mai provato con lui fintanto che era il tuo ragazzo. Adesso però vorrebbe frequentarlo seriamente, ma non sa cosa ne pensi tu. Tu non parli mai di lui, Lilli, né sappiamo se ti piace ancora oppure se lo hai dimenticato, perché non ti vedi con nessun ragazzo. Lei teme di farti un torto o di farti soffrire. E' per questo che ficcavo il naso in affari che non mi riguardavano: dovevo sapere se tu provavi qualcosa per Heydar e se avevi lasciato perdere Roberto. Ma ora si scopre che in realtà è Céline ad essere innamorata, ricambiata, di Dar e io non so più che fare o pensare. Mi serve una risposta, Lilli... devo sapere se sei ancora innamorata del tuo ex. E mi dispiace per non averti detto nulla. Davvero."

Lidia aggrottò le sopracciglia e mantenne un'espressione neutra per tutta la durata della shockante rivelazione, incerta se ridere o disperarsi per quella strampalata situazione. Alessandra innamorata del Mollusco... lui che ci provava con la ex, ma che si portava a letto una sua amica, quindi che offendeva nuovamente la precedente fidanzata facendole una scenata di gelosia - o qualcosa di simile - e poi che nuovamente rivolgeva le sue attenzioni ad un'altra... Non ci capiva più niente.

Alla fine optò per la serietà, anche se provava rabbia. Non perché l'amica era finita a letto con Roberto, ma per un altro motivo.

"Insomma, Aury, tutto questo mistero per cosa? Perché Alessandra è finita a letto ubriaca con Roberto e adesso vorrebbe frequentarlo ma non ha le palle di chiedere a me di persona se potrei starci male, delegando quindi a te il compito e scaricandolo sulle tue spalle?" esclamò, leggermente confusa da quelle constatazioni, così come pure un po' incollerita.

Aurelia sembrò sorprendersi.

"Quindi... non sei arrabbiata?"

"Sì che lo sono, Aurelia." La sua interlocutrice si morse il labbro e chinò lo sguardo, incerta. "Ma non perché Roberto si è portato a letto una mia amica dopo averlo lasciato... no, di lui non mi importa più da un bel pezzo. Però è il comportamento di Alessandra che non mi piace: se temeva che io potessi incazzarmi, perché non me lo aveva detto subito, senza prender tempo? Sarei stata comprensiva: mi conosce da cinque anni, sa come sono di carattere. Soprattutto: c'era bisogno di coinvolgere te, la mia ex-compagna di banco, per sapere se ancora mi piaceva quell'idiota? Cioé, doveva ricorrere a questi trucchetti da quarta elementare perché non aveva le palle di parlare faccia a faccia con me?" Lidia era inviperita. "Doveva proprio comportarsi così, Aurelia? E tu, escludendo la vostra amicizia, perché l'hai appoggiata per circuirmi? Sai che sono sempre sincera con tutti. Le avrei detto la verità e, anche se ipoteticamente mi fosse ancora piaciuto il mio ex, che cosa potevo vantare su di lui, dato che l'ho lasciato? Nulla! Quindi Alessandra poteva sentirsi libera di parlarmi a tu per tu senza ricorrere a questi raggiri ed estorcere informazioni a qualcuno senza esporsi direttamente."

La replica di Lidia fu dura e piena di risentimento.

"Mi dispiace, Lidia... io non volevo tradire la mia amicizia con Alessandra. Ma non volevo fare nemmeno torto a te. Perciò non ti ho mai chiesto nulla di Roberto. Temevo di ferirti parlandotene e, soprattutto, di ingannarti. Perdonami."

La castana appurò che il pentimento di Aurelia era davvero sincero. La rossa non diceva mai 'mi dispiace' o parole simili. Era un'irriducibile orgogliosa, ma quella volta aveva riconosciuto il proprio errore e sembrava veramente dispaciuta.

Il torto che mi ha fatto non è così grande, pensò Lidia, indecisa. Sì, mi ha raggirata e si è fatta comandare a bacchetta da quell'arpia di Alessandra, ma l'ha fatto perché spinta dall'amicizia che la lega a lei. E poi non mi ha fatto danno di alcun tipo. Forse poteva perdonarla, ma non così facilmente. Meglio, mi ha mentito, ma io non sono talmente stupida da rompere un'amicizia per così poco. Per Roberto, poi... che orrore. Sì, forse la perdonerò, ma la mia amicizia dovrà riconquistarsela con fatica.

Guardò l'amica con un muto rimprovero negli occhi azzurri, incrociando le braccia sul petto. Infine prese la sua decisione.

"No, Aurelia. Posso accettare il tuo dispiacere e sono certa che tu ti sia realmente pentita di quello che hai fatto. Ma non ti perdonerò facilmente: dovrai riconquistartela, la mia fiducia. Sai che genere di persona sono. Se qualcuno mi fa un torto, anche piccolo, sono capace di rompere un'amicizia. Intendo graziarti perché non mi hai fatto alcun danno se non l'avermi mentito, ma ciò non significa che la nostra amicizia sarà come prima. Sta a te riconsolidarla."

"Lidia... grazie" mormorò Aurelia accennando un timido sorriso. "Non sai quanto mi stessi sentendo in colpa... Ho voluto dirtelo, oggi. Non volevo mentirti ancora. Alessandra si incazzerà tantissimo per aver svelato il suo segreto, ma almeno si metterà il cuore in pace perché ora conosco la risposta che voleva sapere."

"Aury, perché ti fai condizionare così? Hai un orgoglio molto forte e non ti fai comandare da nessuno, ma sei alla mercé di Alessandra che ti usa anche per degli stupidi lavoretti sporchi perché non ha il coraggio di esporsi. Che razza di amicizia è la vostra? Pensaci. A me sembra che ti stia solo sfruttando, comportandosi così con te. Sei una brava persona, Aurelia, ma a volte sei così ingenuamente sciocca... Non farti influenzare da lei. Ha dimostrato pure di essere una stronza, specialmente nei tuoi confronti." Lidia la fulminò con un'occhiataccia di fuoco, poi si voltò.

Aurelia seguì la sua figura con lo sguardo verdastro finché essa non sparì dietro l'angolo, quindi sospirò, dirigendosi verso il distributore di snack. Mentre sceglieva quale comprare, sentì dei passi avvicinarsi a lei, quindi Lidia le comparì al fianco.

"Ah, Aurelia... di' ad Alessandra queste parole - dopo un comportamento del genere io non ci parlo di certo con lei - : per me può anche uscire con il diavolo; basta che non frequenti il gruppo insieme a quel deficiente di Roberto. Il fatto che non mi piaccia più non significa che io sia indifferente a lui o che abbia dimenticato ciò che ha condiviso con me in due anni di relazione. E' stato un idiota e un gran bastardo con me e lo odio, quindi ad Alessandra conviene non mostrarsi con lui insieme alla nostra compagnia di amici, perché altrimenti per me la già precaria amicizia tra noi può benissimo andarsene a quel paese. E questo vale anche per la nostra amicizia, Aurelia" ringhiò la castana, ammonendo la rossa. "Roberto è uno stronzo e metterà zizzania tra di noi, perciò deve stare lontano dal gruppo, se non vogliamo rischiare di rompere le nostre amicizie." Non voleva rivelarle il vero motivo che poteva spingere Roberto a comportarsi così. In fondo, forse il Mollusco poteva voler frequentare Alessandra al solo scopo di tenere sotto controllo la sua ex e magari renderle pure la vita impossibile nei rapporti personali con amici, parenti e il fantomatico fidanzato che, secondo lui, era Gianluca. Decise di essere cattiva con Alessandra e di non rivelare nulla della reale ragione che lo spingeva a frequentare una "amica" della sua ex-ragazza. E' stata proprio maligna con me e si merita di stare male per quel disgraziato, pensò con una certa cattiva soddisfazione Lidia. Non dirò nulla a nessuno. "Altrimenti dovremo allontanare quella scema della tua amichetta e il suo bamboccione, e forse pure te. E io insisterò affinché accada. Non voglio false persone tra i miei amici. Pensaci bene, quindi, Aurelia. E dillo a quell'oca di Alessandra."

Quindi Lidia levò le tende definitivamente, cupa e inquieta come una nube temporalesca pronta a esplodere in un acquazzone tremendo, e tornò nella sua classe, completamente deserta e priva pure della presenza della De Luca, che avrebbe spiegato letteratura italiana anche l'ora successiva.

La ragazza si sedette al proprio banco, tirando un sospiro di sollievo al pensiero di non essere più di banco con l'ingenua Aurelia e di avere invece come compagno il suo migliore amico Enrico. Si mise a rimuginare sulla faccenda per tutta la durata della pausa, e così la ricreazione passò.


 

***


 


 

"Io lo dicevo che Aurelia mi sembrava tonta e sprovveduta" sbottò Céline dopo che l'amica le ebbe raccontato ogni cosa. Ovviamente, strappandole la promessa di mantenere il segreto.

Enrico, Lidia e Céline si erano visti insieme quel pomeriggio per studiare, in teoria, per la simulazione dell'esame di maturità che di lì a qualche giorno avrebbero svolto per esercitazione. In pratica, la riunione di studio si era trasformata in un pomeriggio di cazzeggio totale.

I tre erano usciti neanche dieci minuti dopo essersi sistemati nella camera del biondo con i libri aperti su scrivania, divanetto e letto a una piazza e mezzo. Avevano fatto un giretto per Lungarno Corsini ed avevano oltrepassato Ponte Vecchio, dirigendosi verso l'altra sponda dell'Arno per raggiungere un delizioso circolo giovanile frequentato da vari loro conoscenti. Poco dopo erano usciti dal centro ricreativo per andare a prendersi una pizza insieme.

In quel momento erano seduti intorno ad un tavolino, stretti nei loro cappotti invernali, nelle cuffie di lana e nelle sciarpe pesanti, discutendo del fatto che Lidia aveva raccontato loro.

"E pure falsa, in un certo modo" continuò imperterrita la mora, scagliando una nuova critica alla ragazza ramata.

"E di Alessandra che mi dici?" intervenne la castana in tono aspro e duro, continuando a masticare nervosamente la cannuccia del suo Estathé alla pesca, come faceva ormai da mezz'ora e anche più.

"Una zoccola, ecco che è. Cavolo, almeno avesse avuto il coraggio di dirtelo..."

"E' una codarda" convenne Lidia, malignando su quella che ormai non era più sua amica. "Mi dispiace essere così velenosa ed odiosa, specialmente con una persona che fino a poche ore consideravo mia amica... ma proprio non ce la faccio a non pensarci. Ha tradito la nostra amicizia e ha pure coinvolto Aurelia in questa storia... una ragazza con cui andavo abbastanza d'accordo e di cui mi fidavo. Perché doveva essere così stronzo Roberto?!"

"Tu lo hai respinto e umiliato davanti ai suoi amici e ad un sacco di gente, e sicuramente vorrà ottenere la sua vendetta. Ha il coltello dalla parte del manico e sa di poter farti soffrire, perciò non ha esitato a sfruttare Alessandra per mettere zizzania tra di noi... quel maledetto!" commentò Enrico balzando in piedi dalla sedia su cui si era momentaneamente accoccolato. "Bisogna dire ad Alessandra che non deve stare con lui, che il Mollusco la vuole soltanto usare e che la farà soffrire e la illuderà... non possiamo permettergli di spezzare questo gruppo!"

"Sta' giù, Enrico" lo rimbeccò l'amica, trascinandolo a sedere afferrandogli un braccio e tirandolo giù con una certa insistenza. "Io non ho intenzione di rialzarmi tanto presto. Dobbiamo parlare, prima. Dobbiamo decidere come comportarci con Alessandra."

"Lilì, tu vuoi che sia esclusa dal gruppo, vero?" indagò il biondo, fissando gli occhi neri come l'onice nello sguardo azzurro e schietto dell'amica.

"Sì. E' solo un danno per tutti, lei, senza considerare quello stronzo di Roberto... Temo che possano combinare qualche cazzata che spacchi il gruppo e che rompa la nostra amicizia."

Lidia era tesa come una corda di violino al pensiero che, a causa di Alessandra, potesse perdere anche l'amicizia con Aurelia oltre a quella con la traditrice. La giovane voleva bene alla svampita ragazza dai capelli rossi che per un anno e mezzo era stata la sua compagna di banco, perciò, nonostante i dubbi e l'orgoglio ferito che gridava alla menzogna suggerendole di rompere il loro legame amichevole, aveva intenzione di perdonarla e di concederle nuova fiducia nella speranza di un comportamento più onesto e corretto nei suoi confronti, ma non era sicura che ciò potesse accadere se Alessandra avesse condizionato ancora il loro rapporto. Perciò aveva intenzione di scacciare la sgradita ex-amica dal gruppo, convinta di fare il bene di tutti.

Ma Enrico e Céline non la pensavano in questo modo.

"Lidia, rifletti un pochino: sei offuscata dalla collera e le tue decisioni sono ingiustamente parziali." La ragazza partì alla carica per prima, sperando di far ragionare l'amica. "Alessandra ha fatto torto a te e noi ti appoggeremo, anche perché non ce lo vogliamo quel deficiente di Roberto nel gruppo. Faceva tanto l'arrogante quando preferiva i suoi amici idioti di venticinque anni a una serata con te e noi, i tuoi amici... Non me ne frega un cazzo, quell'affare schifoso deve starsene fuori dal gruppo."

"Ma?" l'anticipò la castana, scoccandole un'occhiata carica di curiosità e tensione.

"Ma ci sono persone nel gruppo, come Antonio, Aurelia e Mauro che non hanno subito nulla da lei e che quindi non posso rimproverarle alcunché al punto da escluderla dal loro giro di amicizie. Chiederesti mai a me di lasciare Heydar se tu non ci andassi d'accordo? Pretenderesti mai da Ivan che lui si dedichi più a te che a sua figlia Emma? Pensaci, Lidia: lo faresti mai?"

Lidia ammutolì, riflettendo su ciò che l'amica le aveva detto. Céline aveva ragione. Odiava ammetterlo, ma non era la bruna ad avere torto marcio, bensì lei stessa. Lei, che di solito era così razionale e logica. Lei, che gestiva le situazioni con distacco e freddezza. Lei... lei, che da quando aveva lasciato Roberto e aveva imparato ad amare Ivan come mai nessuno prima e sua figlia Emma come una dolcissima sorella minore, era cambiata profondamente. Non riusciva più a contenere l'emotività, sfiancata da anni di repressioni e controllo rigido di se stessa. Non riusciva sempre ad essere obiettiva come prima, quando gestiva ogni situazione con la giusta dose di indifferenza e autocontrollo. Non si tratteneva più come prima: infrangeva, seppur in segreto, una muta regola non scritta impostale dai genitori, Mai stringere relazioni con adulti, che siano amici o colleghi dei tuoi genitori e che abbiano il doppio della tua età, così come padri e madri si augurano che non facciano le loro figlie, con il rischio di rimanere deluse e amareggiate o, peggio, di rompere antiche amicizie tra famiglie se la storia non funziona. Aveva imparato a seguire i sentimenti e non solo la sua mente obbediente e riflessiva plasmata da un padre inflessibile e dispotico che l'adorava ma che pretendeva da lei responsabilità, buonsenso e remissività totali. Lidia aveva tirato fuori con grinta la vera se stessa assopita in fondo allo specchio della sua anima. Ed era determinata a non percorrere il faticoso sentiero all'indietro. Non si lasciava più imporre nulla da nessuno, a meno che non fosse necessario o dovuto.

"No, non lo farei mai" ammise Lidia con forzata calma, alzando lo sguardo azzurro e penetrante negli occhi scuri e scintillanti dell'amica.

"Quindi chiederesti ai tuoi amici che non sono in contrasto con una tua amica di escluderla di netto dalle loro vite?"

"No. Non lo farò. Hai ragione, Céline... sono una stupida. Non posso chiedere questo a voi. Lei non vi ha fatto un torto, ma solamente a me; però io, così fortemente trasportata dalla collera, volevo addirittura rompere la vostra amicizia con lei solo per vendicarmi... che sciocca che sono stata! Sono l'amica peggiore di questo pianeta."

"Lilli, sei cambiata parecchio dal 2012... non ti riconosco più. Non sei mai stata emotiva" commentò Enrico con negli occhi un'espressione a metà fra la perplessità e l'entusiasmo.

"Eh sì, in effetti sono cambiata molto" appurò la ragazza scuotendo la testa per ravviare i riccioli bronzei che il vento aveva scompigliato e spostato sulla sua faccia.

"Però è meglio così. Prima eri repressa e infelice, ma adesso... adesso segui il tuo cuore e fai ciò che pensi sia giusto per te e gli altri, e non ciò che ti viene imposto. Hai tirato fuori il tuo vero carattere ed sei, salvo piccoli incidenti di percorso," - ovvio riferimento al confronto con Roberto di qualche giorno prima, che gli amici di Céline, ascoltandola, capirono all'istante -, "contenta e felice. Devo dire che la relazione con Ivan ti ha giovato parecchio."

"Lui mi rende felice" confermò Lidia, sorridendo immediatamente al pensiero del fidanzato. Arrossì al ricordo di ciò che avevano fatto il pomeriggio precedente e una reminescenza di quella passione stimolò le terminazioni nervose del piacere in lei, rendendole impellente il bisogno, il desiderio di cedere tra le sue braccia e di fare l'amore con l'uomo che amava, donandoglisi completamente.

"Meglio così. Perché se si comporta da mascalzone come Roberto, gliela farò pagare" aggiunse Enrico, incontrando la contrarietà di Lidia e la sarcastica approvazione di Céline.

"Cosa farai, allora, con Alessandra?" le chiesero poi, curiosi di scoprire la sua prossima mossa.

"Semplice: la ignorerò, farò finta che per me non sia mai esistita. La nostra non è una forte amicizia... non siamo andate mai troppo d'accordo. E finché rispetterà questo tacito patto di indifferenza io rimarrò pacifica. Ma se prova anche solo a portare Roberto con sé ad un'uscita di gruppo, voi tenete pronta un'ambulanza perché potrei far male a qualcuno. Molto male" spiegò Lidia con un tono che suggeriva calma apparente, mentre tuttavia stringeva i pungi con forza al di sotto del tavolino e teneva rigida la mascella, contraendo il volto in una smorfia disgustata.

"Dubito che il Mollusco possa sentir dolore. E' decerebrato, perciò come farebbe ad avere i ricettori nervosi del dolore?" sdrammatizzò Enrico con una battuta estemporanea che sciolse la tensione e scatenò l'ilarità delle due amiche presenti.

Intorno alle sei del pomeriggio il trio di migliori amici si avviò verso la casa di Enrico, sperando di essere in tempo per non farsi scoprire dai genitori o dal fratello di lui, i quali, assenti fino a sera, erano convinti che i tre giovani stessero studiando.

Il gruppetto rientrò appena in tempo. Tiziana, la madre del biondo, rincasò cinque minuti dopo il figlio e le sue amiche. La donna era una manager in carriera, bella e affascinante, con lunghe gambe slanciate come il figlio maggiore e la magrezza del minore. Portava un corto caschetto biondo e gli occhiali neri ed era vestita in modo formale - da manager, appunto. Chiese gentilmente alle ragazze se avevano studiato bene e senza interruzioni e poi se ne andò in camera a cambiarsi, felice di essere nuovamente a casa e esausta completamente a causa della sfiancante giornata di riunioni lavorative e di incontri con clienti esigenti appena terminata.

Quindi Maria, intorno alle sette, passò con la sua Chevrolet nera davanti a casa Alessi per riportare Lidia e la figlia Céline ognuna a casa propria.

Il trio si salutò nell'atrio della grande casa dei genitori di Enrico, dandosi appuntamento la mattina dopo davanti alla scuola alle sette e mezza.

"Così ci prendiamo un cornetto e un cappuccino al solito bar, ok?" chiese Enrico per ottenere una conferma sicura.

"Certo. E magari, già che ci siamo, ti compriamo pure la ragazza, Enrichetto caro: è ora anche per te di accasarsi!" aggiunse ironicamente Lidia, scoppiando a ridere all'unisono con Céline quando vide il disappunto e un incupimento inesplicabile dipingersi sul volto del loro migliore amico.

"Forse potresti anche suggerirci un nome, se ti interessa qualcuna, poi vediamo se è in vendita" rincarò la mora dandogli una scherzosa gomitata d'intesa.

Ma Enrico sembrava inspiegabilmente angosciato e rattristato.

"Valentina Conti" mormorò soltanto, prima di salutare entrambe le amiche con un veloce bacio a stampo sulle guance e fiondarsi dritto in camera, chiudendosi dentro a chiave.

Lidia e Celia si guardarono negli occhi a bocca aperta.

Enrico era innamorato? Da quanto?

Loro non se ne erano accorte mai, né lui l'aveva mai lasciato trapelare. Di Valentina Conti, della classe di Céline.

Cazzo, pensò Lidia. Proprio lei.

Una situazione difficile nell'immediato presente, un animo spezzato, una famiglia che non la comprendeva, una timidezza innata e un grande dolore intimo mai condiviso con nessuno. Ecco chi era Valentina Conti, l'impacciata, graziosissima ragazza che aveva conquistato il cuore di Enrico. Tutti questi particolari potevano sembrare dettagli scoraggianti, ma la vera difficoltà stava proprio nella causa di molti dei gravi problemi che affliggevano la giovane: il suo fidanzato.

"Povero Enrico... in che situazione si è messo" mormorò Céline sospirando.

Lidia irrigidì la mascella, socchiudendo gli occhi per la tensione. Le pupille diventarono due spilli e la rabbia montò in lei, pronta a esplodere. La situazione la faceva adirare a morte: perché il suo migliore amico doveva sempre innamorarsi della persona sbagliata? O, meglio, per lui la Conti sarebbe stata perfetta, con la sua spontaneità ed intelligenza, se non ci fosse stato in mezzo anche Vittorio, il suo fidanzato.

Che non era solo il suo ragazzo da cinque anni, ma anche il suo oppressore, il suo persecutore, il suo aguzzino. Un venticinquenne che approfittava della sua bassa autostima e della sua fragilità per ferirla sentimentalmente e soggiogarla al suo volere. Un killer sentimentale che prima si dichiarava innamorato di lei e che poi le faceva scenate di gelosia umilianti e ingiuste. Un essere spregevole a cui bastava poco per lasciarsi scappare la pazienza e levare le mani su una ragazza minuta, magra e tremendamente insicura di sé. Un carnefice con una vittima, in poche parole.

Anche il giorno prima Lidia aveva notato che Valentina aveva, al di sotto dello spesso strato di fondotinta e correttore, un livido violetto sullo zigomo. E indossava sempre felpe larghe, pantaloni da skater, come per tentare di sparire dentro quegli abiti e annullare la propria dolorosa esistenza. E si faceva ogni giorno più magra, considerò la ragazza con amarezza, impallidendo. Si spegneva ogni giorno di più. C'era chi diceva che si tagliava sulle braccia e le gambe. C'era chi era prepotente e lei, docile e remissiva, lasciava correre, reprimendo dentro di sé tutte le emozioni negative. Come aveva fatto a non implodere?

Lidia non credeva alle maligne voci su di lei, però era preoccupata per il suo migliore amico. L'ironia del destino beffardo, pensò sbuffando appena. Io, che qualche giorno fa avevo coinvolto Enrico in un impiccio tirando in ballo questa scusa, ci avevo pure azzeccato. E non mi ero mai accorta di ciò che provava! Non sono l'unica ad essere cambiata nel tempo.

"Non possiamo abbandonare Enrico. Dobbiamo aiutarlo" replicò Lidia con decisione, fissando uno sguardo minaccioso e risoluto nelle iridi della sua migliore amica.

"Sì, dobbiamo convincerlo a dimenticarla..." cominciò Céline, ma la castana fu più lesta ad interromperla, senza che potesse terminare la frase.

"No. Dobbiamo aiutare Enrico a tirarla fuori dal limbo, a riprendersi la vita e a lasciare quell'aguzzino del suo fidanzato stronzo e bastardo. Dobbiamo sostenerlo in questa lotta. Sai come è Enrico: una volta che ha preso la sua scelta si intestardisce e non cambia idea. Lo supporteremo. Anche perché la tua compagna di classe si sta lasciando affondare nell'abisso della morte, e se qualcuno non l'aiuta e non cerca di salvarla, morirà davvero. Io temo per lei. E ho paura per Enrico. Ho letto il dolore nel suo sguardo. Forse ne è innamorato troppo profondamente per lasciarla andare senza tentare di risollevare il suo destino. Temo che anche lui verrà trascinato nella depressione se non aiutiamo Valentina ad uscire dal tunnel. Non possiamo abbandonarlo, Celia" la fece riflettere Lidia, tacendo poi per parecchi secondi, in attesa di una risposta da parte dell'amica.

Céline meditò sulle sue parole per quasi un minuto. Poi la telefonata che sua madre le fece interruppe il flusso dei suoi pensieri, riportandola sulla realtà. Rispose alla chiamata dicendo che sarebbero arrivate subito entrambe in auto e poi uscì, salutando Tiziana ed Enrico con una frase quasi gridata.

Una volta uscite dall'abitazione, le due amiche percorsero il vialetto fino al cancello dell'entrata in completo silenzio.

Solo quando ebbero oltrepassato il cancelletto Céline rispose all'amica. Le afferrò bruscamente il braccio e la fece voltare verso di lei. Nei suoi occhi neri come pece Lidia lesse una risolutezza senza pari.

"Va bene, Lilli. La aiuteremo. E aiuteremo Enrico."

Quindi, dopo un sorriso d'intesa che mal s'intonava con la complicata situazione, le due si diressero verso la Chevrolet di Maria che sostava accanto al marciapiede, liete di non dover tornare a casa a piedi.



 

***




N.d.A.
Eccomi qui!
Scusatemi per il disagio, ma tra la connessione a internet che va e viene come la marea e i preparativi per la mia gita settimanale a Vienna ( *.* ), sono molto poco presa dalla storia e spesso distratta. Perciò mi sono proprio dimenticata di aggiornare. Chiedo perdono! Anche se forse a nessuno interessa il capitolo nuovo.
Comunque, per chi è arrivato fin qui, vorrei dire che la settimana prossima non aggiornerò a causa del soggiorno all'estero che terminerà sabato mattina. In più, forse nemmeno la settimana dopo ancora riuscirò ad aggiornare per problemi personali, perciò probabilmente aggiornerò direttamente per Santo Stefano.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la storia non stia diventando noiosa. E un grazie speciale va a Lachiaretta e a controcorrente che recensiscono ogni capitolo da tanto tempo! Grazie mille inoltre a chi legge e segue la storia! *-*
Buon sabato pomeriggio, e scusatemi ancora il ritardo!


Flame
  
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