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Autore: Yaya_Moony    06/12/2014    1 recensioni
Una raccolta di brevi aneddoti legati alla storia di Dragon Age Inquisition, principalmente dal punto di vista dell'Inquisitore e di Dorian - che è la mia coppia preferita.
ATTENZIONE: possibili spoilers sula trama!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve a tutti! Ho finito da pochissimo di giocare a Dragon Age Inquisition e, tralasciando commenti vari sul resto, ho immediatamente amato il personaggio di Dorian e con lui la sua Romance. E quindi eccomi qui, a tentare nuovamente di portare a termine una BDT su una coppia, questa volta addirittura Canon e che spero di completare!
Sono per la maggior parte flashfic, ma ce ne sono alcune anche più corte o più lunghe e che quindi non rientrerebbero nella categoria - abbiate pazienza. Ah - non sono in ordine di numero.
Buona lettura!
Yaya
BIG DAMN TABLE


#1 Inizio

 
A dire la verità, aveva pensato che fosse pazzo la prima volta che lo aveva visto. Insomma come si poteva pensare realmente di essere l’Araldo di Andraste? Aveva pensato che fosse solo un altro fanatico religioso del Sud, di quelli che altro non vedono che la loro fede nel Creatore e che per quanto di quei tempi ci fossero molte più cose per non crederci, continuavano, imperterriti, a cantare le loro preghiere. A sperare che prima o poi qualcuno, lassù, li avrebbe ascoltati. Probabilmente odia anche la sua Magia, aveva pensato. Probabilmente odierà anche me.
Tuttavia aveva deciso di chiedere il suo aiuto, di sperare che avrebbe ascoltato ciò che aveva da dire su Alexius, per quanto potesse essere qualcosa di difficile da concepire.
Avere fede in qualcuno che non si ha mai visto non è semplice, se ne rendeva conto; ma non è al stessa cosa con la Religione, dopotutto?
Così, quando alla fine erano tornati nel presente era già abbastanza stupito per il credito che “l’Araldo” gli aveva dato.
Che sia diverso da come pensavo?, si chiese; che sia davvero quello che serve a questo mondo?
Forse - si era concesso.
E allora, forse, valeva anche la pena restare e vedere che cosa sarebbe successo.
Poi l’Araldo gli aveva sorriso - e quel “forse” era diventato superfluo.
 
#2 Intermezzo
 
Cullen aveva vissuto nell’Ordine per gran parte della sua vita, e certamente non aveva mai avuto molte occasioni di rimanere solo con una donna –  o in generale di parlare di questioni più intime delle battaglie.
Dunque, arrivare davanti alla porta degli alloggi dell’Inquisitore e sentire il rumore di qualcosa che si spaccava a terra avrebbe potuto allarmarlo abbastanza da spingerlo ad entrare con la forza – piuttosto a calarsi dal tetto per intervenire.
Ma fu il seguito a fermarlo.
Anche perché parole come “Oh, si Dorian, non smettere” sono difficilmente fraintendibili, dopotutto.

#3 Fine
 
Dorian aveva sognato la fine di tutta quella storia più volte di quante avrebbe voluto. Ogni volta si svegliava sudato e turbato, con la sgradevole sensazione di essere morto addosso e l’odore del Sangue nelle narici.
Quando accadeva apriva gli occhi nel buio e il sonno svaniva nel momento in cui si accorgeva di essere sveglio. Sognava una morte orrenda, una morte degna, forse, del figlio degenere che era stato per suo padre.
Ma la sera in cui si addormentò nella stanza dell’Inquisitore non ci furono sogni a tormentarlo e a farlo svegliare di soprassalto.
Il calore di quel corpo accanto al proprio bastava a ridurre la paura per ogni cosa.
Poteva finire tutto il giorno dopo, eppure a lui bastava semplicemente che la fine non arrivasse in quel momento.

#55 Spirito
 
Devi pensare al tuo spirito, diceva sua madre.
Devi pregare il Creatore e seguire la sua parola – altrimenti quando morirai vagherai nell’Oblio senza meta e i demoni ti divoreranno.
Così diceva.
E lui ci credeva, perché non conosceva altro se non quello e per i bambini, si sa, il mondo inizia e finisce con la porta di casa.
Mentre cresceva pensava “un giorno vedrò altro”, progettava di conoscere altri luoghi, ma la Magia ha deciso per lui – il Creatore che tanto sua madre decantava, ha deciso per lui.
E allora è diventato la vergogna, il figlio di cui non si parla. Il figlio che sarebbe stato meglio morto.
Ha odiato la sua Magia. Quando stava da solo tra le mura del dormitorio al Circolo e l’unico spicchio di Cielo che riusciva a scorgere era quello dalla finestra in alto. Era come sentirsi in prigione senza aver commesso alcun crimine.
E’ nato così, che cosa poteva farci?
Prega il Creatore, bambino mio. Prega perché la Magia non tocchi mai la nostra famiglia. Prega, affinchè il Creatore tenga lontani i Maghi da queste mura, diceva sua madre.
Gli raccontava di storie in cui i demoni lo avrebbero divorato, di Maghi che lo avrebbero torturato.
E lui lo sapeva – sapeva che il giorno in cui lei avesse scoperto che cosa era in grado i fare, tutto sarebbe andato in frantumi. E così è stato.
Ora, per lei, il suo spirito è già perso.
Ora, per lei, lo stesso bambino a cui dava il bacio della buona notte, non è altro che un futuro Abominio. Non è altro che un errore.
Niente di più e niente di meno di quello che i Magyster del Tevinter rappresentano: perdizione.
Per questo quando ha incontrato Dorian, ha capito che il suo posto era al suo fianco.
Per questo, quando lui si preoccupa di quello che la gente dice, Zak semplicemente lo guarda e gli sorride.
“Non c’è condanna che non espierei volentieri con te”, gli dice.
Perché in fondo lui ha reso il suo mondo di nuovo intero.
Sul suo spirito condannato, ha posato una benedizione, come un bacio soffiato sulla pelle.
 
 
#69 Tuono
 
“Dorian, non avrai mica paura del tuoni…vero?”
“Stupidaggini.” Risponde la voce del Mago, ovattata dalle coperte che si è tirato fin sopra la testa.

#43 Diamante
 
“E questo cosa sarebbe?” Domandò Dorian guardando con aria stranita la pietra luccicante che l’inquisitore aveva appena poggiato sulle pagine del libro davanti a lui.
“Un diamante” rispose Zak, con aria fintamente perplessa e sapendo perfettamente che non era a quello che il Negromante si stava riferendo.
Infatti Dorian inarcò un sopracciglio e sbuffò. “Vi ringrazio, Inquisitore, per avermi delucidato al riguardo. La mia semplicissima mente di popolano non ci sarebbe mai arrivata.” commentò con una nota sarcastica ben percepibile nel tono. Non se l’era certamente presa, ma era ovvio che quella risposta vaga lo infastidisse almeno un po’. Tutte e subito – ecco come gli piacevano le cose.
“Intendevo: perché me lo hai portato?” Smise definitivamente di dedicarsi al libro sulla storia del Tevinter e prese la gemma tra le dita.
Zak scrollò le spalle e si poggiò con il bacino contro il tavolo, di fianco al compagno, le mani poggiate sul bordo di legno. “Magari perché non sapevo a chi darlo”
“E basta?” chiese Dorian osservando il Diamante alla luce del sole. “E io che credevo fosse qualche tipo di dichiarazione di voi barbari del Sud” le labbra gli si arricciarono in un sorriso beffardo, come se non riuscisse a non ridere alla propria stessa ironia. Poi voltò gli occhi verso l’Inquisitore, mentre rigirava la pietra tra le dita, in attesa di resplica.
Zak storse un poco le labbra, sebbene divertito. “Spiritoso”
“Si, lo so” annuì Dorian “me lo dicono spesso”
“In realtà mi sembrava che ti dicessero più spesso che sei uno spocchioso viziato e snob”
E Mago del Tevinter” precisò l’altro “che sembra rappresentare un insulto di per sé”
Questa volta Zak non riuscì a trattenere del tutto una risata, anche se sapeva che la cosa un poco lo infastidiva. Dorian era ben consapevole della reputazione del Tevinter nel Thedas, ma questo non significava che fosse disposto ad accettarlo. “No, nessun tipo di … dichiarazione tradizionale”
Dorian inclinò leggermente la testa, osservandolo. “Dunque?” domandò. C’era una luce curiosa nel suo sguardo, forse addirittura maliziosa.
Zakras si allontanò dal tavolo e si piegò sulle gambe, arrivando a poggiarsi sulle sue con le mani. La malizia nello sguardo di Dorian aumentò, ma non disse niente. “Quando avevo 15 anni ed ero ancora nel Circolo” iniziò a raccontare “ho letto un libro in cui si parlava delle proprietà magiche delle gemme…insomma del modo in cui si possono utilizzare come catalizzatori per alcune cose.”
Dorian annuì, lentamente, gli occhi leggermente assottigliati, come concentrato.
“Pare che il diamante sia particolarmente indicato per rendere qualcosa più…duraturo”
“Pensavo che fosse stato tutto abbastanza duraturo l’ultima volta” commentò l’altro, interrompendo il suo racconto. Zak gli scoccò un’occhiataccia e arrossì appena. Dorian lo ignorò. “…o forse vuoi che sia ancora più duraturo?”
Zak continuò a guardarlo storto e alla fine il Negromante sospirò, e gli fece cenno di continuare.
“Grazie” mormorò l’Inquisitore, sarcastico. “Vorrei farti fare un amuleto… così renderà la tua magia più forte”
“Ah, solo per questo?” domandò l’altro corrugando leggermente la fronte con aria perplessa. “Quindi è solo una questione di …difesa la tua?”
Zak scosse la testa. “Ho pensato che …avrebbe difeso questo qualcosa che c’è tra di noi e…che ti avrebbe aiutato a ritornare sempre da me.”
A quelle parole l’espressione di Dorian si sciolse, diventando quasi commossa.
L’Inquisitore abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate. Si chinò per baciarle. “Anche dovessi sopravvivere a tutto questo… non penso che riuscirei a gioirne se tu non fossi al mio fianco” mormorò, soffiando ogni parola sulla pelle. “Quindi… posso darti quell’amuleto?”
Dorian si piegò verso di lui, le labbra arricciate in un mezzo sorriso, e lo baciò. Un bacio leggero, appassionato, ma non di quella passione che trascina via tutto il resto, che è urgente e violenta; di una passione che è profonda, che è necessità. “Come desideri, Amatus” soffiò, interrompendo quel bacio quel tanto che serviva per parlare.
Quello che Zak non gli disse, fu che aveva scelto il diamante perché era la pietra che solitamente veniva incastonata nell’anello che i Trevelyan regalavano alla persona amata. 
   
 
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