Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: RadioPotter    06/12/2014    1 recensioni
In un mondo dei maghi nuovamente sconvolto dalla Guerra, pochi ragazzi sono riusciti a salvarsi. Una ragazza in particolare ci racconta quello che prova.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ognuno merita un lieto fine - LunaLovegoodHP

Mi siedo sul letto con gli occhi ancora socchiusi, ma non ho più sonno. Non ho più paura. Sono salva. Finalmente. Sono di nuovo sul mio letto comodo che per cinque anni è diventato quasi il mio migliore amico. Un compagno di incubi che mi pervadono ogni notte e non smetteranno mai. Sono in una gabbia: senza una via d’uscita, senza speranza. Certo, la sofferenza degli innocenti è finita, ma quante vite di persone innocenti, incoscienti di ciò che facevano, di che torture e inganni subivano, è costata questa guerra? Sicuramente non abbastanza da non lasciare al vento il fatto che migliaia di persone morivano. E morivano perché io, perché noi, non siamo stati in grado di proteggerle. La verità è che, seduta qui su questo letto così comodo, mi sento in colpa.
“Lascia stare, sono morti” mi sussurra la mia mente, ma io non mollo, non posso.
Siamo morti in troppi. Non solo noi, potenti maghi; sono morti anche così tanti Babbani...
Mi alzo, non voglio pensare a queste cose. Non era questo che intendevo dicendo di essere salva. La salvezza purtroppo si vede solo dal fatto che sono di nuovo qui; io, Sidney Müller, nata americana, ma dall’età tre anni abitante di Londra e dagli undici anni abitante di Hogwarts, nel mio letto verde-argento nel dormitorio femminile del Sotterraneo Serpeverde. Nelle classi, nei dormitori, nell’aria nulla sembra essere cambiato. Ma come la spieghiamo allora la mancanza di così tanti alunni, come spieghiamo le classi, i dormitori vuoti? Com’è possibile, com’è soltanto possibile che abbiano dimenticato Albus Severus Potter o magari sua sorella, Lily Luna, una volta mia grande amica? Vorrei tanto che la loro morte non fosse vana, che non fossero dimenticati. Non lo perdonerei a nessuno, ma soprattutto non perdonerei me stessa per averlo permesso.
Mi vesto con la solita divisa e per un paio di minuti bisticcio con la cravatta, finché non lascio perdere e la lancio contro il muro, infuriata. Sento per un po’ ancora l’eco delle mie urla – Noooo! –. La stanza è vuota, tanti letti vuoti che attendono che qualcuno li occupi di nuovo, ma in questa stanza è impossibile. Ne sono l’unica abitante. Mi sento così sola, ma non voglio più pensarci. Così osservo se, oltre alla cravatta, non ho dimenticato altro e spostando una ciocca di capelli bruciati dall’Incendio di mesi fa chiudo gli occhi, lasciando che una lacrima pesante mi bagni il viso; dopo averla pulita rapidamente esco dalla stanza, entrando in quella delle ragazze del quinto che, in due gruppi da quattro, ridono tra di loro. Sul serio, sembra che il mondo si sia dimenticato di ciò che è successo. Lascio perdere e vado avanti tenendo la testa alta; riconosco solo una di quelle ragazze: il suo nome è Elizabeth Katrin Whale, una ragazza con occhi freddi come il ghiaccio, taglienti come una spada e blu come l’oceano. Mi saluta e mi sorride, ma io non ricambio, il che la fa un po’ arrabbiare. Anche da lontano sento che dice: – Si sente chissà chi, solo perché è del sesto – e riesco quasi a immaginarmi come con quegli occhi guarda attraverso la porta che io in fretta chiudo. Con l’immaginazione vedo come si arrotola qualche ciocca dei suoi capelli ricci e scuri attorno al dito e dice altre cose spiacevoli su di me. 
Entro nella stanza vuota del quarto. Nessuna ragazza è sopravvissuta all’esplosione causata da quei luridi maghi che non capisco e non voglio capire da dove venissero. Cerco di non piangere, ma è più forte di me. Provo angoscia. Quanto vorrei che James Sirius fosse accanto a me ora. Purtroppo lui ha deciso di andare in Bulgaria, lontano da tutti, ma io so che lui scappa dal passato. Senza di lui Hogwarts è così vuota. Neanche Mrs. Purr, da sempre la mia gatta preferita e fedele a me dalla morte di Gazza, riesce a rallegrarmi più. Quella guerra non ha portato via soltanto i miei amici, ma anche la mia felicità. Non riesco ad abituarmi all’idea che James abbia preferito la solitudine alla sua migliore amica, dal giorno della mia cerimonia di Smistamento in cui con tristezza lui guardava me che, invece di andare da lui, mi dirigevo verso l’altro tavolo, quello Serpeverde. Nonostante la lotta tra le Case, siamo diventati grandi amici e ora la guerra mi ha portato via anche lui. Non voglio rimanere in questa stanza, fa venire in mente troppi ricordi.
Allungo il passo e con decisione abbasso la maniglia e spingo la porta che porta alla stanza delle ragazze del terzo. Vorrei tanto ci fosse un altro modo di arrivare in Sala Comune, ma purtroppo il destino non è a mio favore e quindi mi tocca passare per un’altra stanza piena di ragazzine che non capiscono la sofferenza, che non hanno incubi come me.
-Serve aiuto, ragazza degli incubi? – domanda una ragazzina carina, con degli occhi enormi e dei capelli rossi come il fuoco, che mi ricordano molto Rose Weasley, ma non è lei, visto che Rose è una Tassorosso. “Allora è così che mi chiamano ora? ‘Ragazza degli incubi?’ ”, penso e, non aspettando una risposta, chiudo gli occhi per non piangere; voglio scappare, lontano da tutto e a tutti, ma per ora appena riapro gli occhi, ho una tredicenne di fronte che aspetta una risposta.
- No – borbotto e avanzo, ma lei mi prende la mano e mi ferma e, senza capire perché, invece di staccarmi e scappare, mi giro e la guardo.
Lei china il capo e senza dire nessuna parola apre un pacchetto che prima non avevo notato, e io subito capisco cosa c’è dentro: è una collanina d’argento con un ciondolo a forma di una “R”. Nascondo la bocca con una mano e comincio a piangere fregandomene di tutte le ragazze che mi guardano stupite.
- Sapevo che sarebbe stata felice se lo avessi avuto tu. Sei l’unica che veramente può tenerlo. Rose l’avrebbe voluto – detto questo, nasconde il viso tra le mani e, lentamente, quasi inudibilmente, piange. Vorrei consolarla, ma invece rimango impietrita a guardare come piange al ricordo di mia sorella. Non erano dello stesso anno, mia sorella apparteneva a quel quarto piano vuoto, dove l’eco regna, ma come me e Lily erano molto amiche. Piango anche io. Non la consola, ma cosa mi importa, ora, della sua sofferenza, se soffro anche io? Con gli occhi gonfi e lucidi prendo la collana e la osservo. È piena di minuscoli fiorellini, che sembrano delle bellissime rose bianche. Le lacrime mi coprono la visuale e, avvicinando la collana al petto, ringrazio la ragazza, senza saperne neanche il nome. Non me lo ricordo.
Corro per lasciare dietro i dolori, in quella stanza, ma quelli mi perseguitano nelle ultime due stanze piene di alunni che non capiscono cosa mi succede. Apro l’ultima porta e finalmente mi sento libera. E lo sono. Finalmente respiro.
Vedo ragazzi del mio anno, che condividono il dolore con me, ma comunque non capiscono e non posso prendermela con loro, a tutti quelli della mia età, tranne a me, hanno cancellato la memoria lasciando che sentano un vuoto ovunque, ma che non lo comprendano. Che soffrano, ma non capiscano. Che ridano, ma si sentano in colpa. È una condanna peggiore della mia? Possibile. “Dove siamo arrivati, se per cancellare il dolore dobbiamo anche cancellare la memoria?” penso, ma non ricevo nessuna risposta.
Esco dai sotterranei e corro velocemente a lezione, sapendo che anche se ora mi impegno al massimo, non arriverò in tempo. Eppure arrivo, in ritardo, ma arrivo, cosa che rallegra molto la professoressa Cooman, la quale, oltre a me, ha solo altri cinque studenti Corvonero che frequentano le sue lezioni.
- Signorina Müller, sa dirmi che vede nella sua tazza? – mi domanda e io penso che potrebbe anche pensare di insegnarci altro, non sempre la stessa roba noiosa, ma decido di non dirlo a voce. Non voglio ferirla, ho già ferito troppe persone essendo “la ragazza-sfortuna”.
- Vedo... una croce – mi si spezza la voce. Chi altro dovrà morire, chi altro dovrà soffrire, perché porto sfortuna ovunque passo?
- Morte... sofferenza! Temi le tue azioni... porteranno... sfortuna! – “Grazie. Non solo tutti mi credono quella che porta sfortuna, tu lo devi pure affermare ad alta voce?”, penso irritata, ma come al solito tutta l’ira me la tengo dentro.
La lezione finisce e io tiro calci alle sedie prima di uscire. Sento una mano fredda coprirmi la bocca non permettendomi di gridare, ma cerco di liberarmi tirando calci, non colpendo, purtroppo, nessuno. Qualcun altro mi copre gli occhi e poi quello che succede non sono affari miei, o forse dovrebbero. Cerco di liberarmi e mi stupisce che, essendo a Hogwarts, nessuno abbia notato cosa mi sta accadendo. Mordo le dita di chi mi tiene chiusa la bocca, ma in cambio ricevo una gomitata in testa che mi fa perdere i sensi e cadere a terra.
Quando apro gli occhi mi accorgo di trovarmi nello stesso posto. Mi siedo, ma non posso appoggiare la testa, perché non trovo niente dietro di me su cui appoggiarmi. Sento delle risate e presto noto che sono di alunni di svariate età e classi. Il numero è incomprensibile, ma so benissimo che ci sono tanti alunni a Hogwarts. 
Solo dopo un po’, mi accorgo che molti di loro li conosco, anche molto bene.
- No no no no no no! – urlo disperatamente. Questo è un incubo, non la realtà. Cerco di mordermi, ma i miei denti non riescono a toccare la mia mano. È una trappola. I muri che un secondo fa vedevo, ora spariscono. Tento di urlare di nuovo, ma la mia voce sembra essere volata via con le prime parole.
Tento di correre, ma scopro di essere legata e qualcosa che sembra essere un palo, ma in realtà mi accorgo che è una spada, quella con cui ho ucciso Yaxley, il capo dei ribelli che ci hanno attaccato, conficcata dentro qualcosa che all’inizio mi pare un manichino, ma quando vedo che gira la testa verso di me, capisco essere un corpo vero. E non è corpo qualsiasi. Quello è il corpo di Yaxley che, legato al pavimento, tiene in un certo senso ferma me. 
Gli altri, invece, come degli zombie, che veramente sono, si avvicinano a me e mi accorgo che le loro mani sono ricoperte di sangue. Di un colore rosso molto scuro. Voglio piangere, ma neanche quello posso fare. E loro continuano ad avvicinarsi, tanto che a un certo punto mi sembra che mi uccideranno in un modo o nell’altro: schiacciandomi o soffocandomi con l’odore terribile di sangue. Odio quell’odore. Mi ricorda troppo quella terribile guerra. Mi ricorda gli incubi... “Anche questo è un incubo!”, mi autoconvinco, ma non aiuta. Ricordo così bene quando durante la guerra se avevo incubi c’era sempre James a consolarmi. Un semplice urlo e lui veniva a consolarmi. “Lui ti ha abbandonata per rimanere solo”, mi autoconvinco di nuovo, ma questo mi fa solo sentire peggio.
Lo zombie che somiglia terribilmente a Albus Severus si avvicina a me e mi tocca con delle mani freddissime, ma soprattutto più sporche di sangue degli altri. I suoi capelli sono scompigliati e gli occhi sono così terribili, spaventosi, che vorrei tanto poter scappare. Ciò che mi preoccupa di più è il perché io non posso toccare me, ma lui si! Cerco di urlare, ma appena apro la bocca sento un pugno pieno di sangue in bocca e dal disgusto mi agito ancora di più, ma non posso scappare. Mi viene in mente un piano stupido, rapido, magari anche impossibile, ma comunque decido di attuarlo: mi abbasso e sbatto con la testa contro il pavimento, così perdo i sensi e gli occhi si oscurano. Finalmente non sento niente.
Apro gli occhi rapidamente e solo in quel momento capisco di star urlando. Sono sudata e tremo, ma non sono talmente fuori controllo da non capire di essere in mezzo a tutti gli alunni di Hogwarts che ridono di me. È una sensazione terribile. Piango e tremo, ma stavolta almeno so che quelli non sono zombie.
- Hai gli incubi! “No no no no!” “aaaaaaah!” “aiuuuuto!” – ridono tutti. Cerco di nascondermi, ma è impossibile. È una trappola. L’hanno fatto apposta. Non è cambiato niente, è vero. Ma in un altro senso. Sembra che la guerra continui. Sempre quel disprezzo. E io sono l’oggetto di disprezzo che viene deriso.
Mi giro e, nascondendo il viso tra le mani, scappo, ma qualcosa mi ferma. Abbasso le mani per vedere chi è e lancio un urlo di stupore misto a felicità che provo nel vedere quella persona.
- James Sirius! – urlo contenta e lo abbraccio. Lui mi stringe e io piango, stavolta di gioia.
- Sidney – sussurra dolcemente e mi accarezza i capelli – E voi ragazzi, che avete da guardare, eh? A differenza vostra, io e lei ricordiamo tutto, non siamo come voi persone a cui hanno modificato la memoria, a cui hanno cancellato i ricordi di quella dannata guerra! Non permettetevi più di deriderla o dovrete vedervela con me! – urla e io per ringraziarlo gli do un bacio sulla guancia. Almeno quello è il mio intento. Quando mi avvicino con le labbra, lui gira il viso verso di me e così gli bacio le labbra. Subito spalanco gli occhi e imbarazzata mi stacco dall’abbraccio, ma lui mi sorride e dice: – A tutti capita di sbagliare il posto che si cerca – e io capisco il significato di quelle parole. Ricordo molto bene quando suo fratello aveva per sbaglio baciato Rose, mia sorella, perché quando le stava dando un bacio sulla guancia, proprio come aveva fatto James, lei aveva girato la testa. Poi si avvicina e, prendendomi dalla sprovvista, mi bacia le labbra e mi sembra quasi di volare. Provo un emozione che non mi era mai capitato di provare, perciò non voglio staccarmi, ma poi mi vengono dei dubbi e mi allontano lasciandolo un po’ rattristito.
- Perché sei tornato?  – domando e lui alza le spalle, sollevando un sopracciglio – Non volevi stare... solo? – aggiungo e lui scuote la testa ridendo.
- Volevo stare lontano dai miei dolori, non ho mai voluto stare solo – mi risponde e io, stupita, scuoto la testa. Ciò che sta dicendo non è vero! Ricordo bene quando...
- Tu non sei James Sirius! – grido e mi allontano terrorizzata e lui mi sorride scuotendo la testa.
- Mi hai scoperto. Ma dimmi, non trovi in me... qualcosa di simile a lui? – mi chiede con tono ironico. Io lo guardo meglio. Ha gli stessi occhi e mi sembra di vedere anche qualche somiglianza nei loro visi. Credo di capire chi è, ma mi sembra comunque una cosa impossibile.
- Tu... allora chi sei? – domando con voce tremante e lui cerca di toccarmi la guancia, ma io lo allontano, bado a ciò che fa, perché ho paura possa farmi del male.
- Mi stupisce il fatto che tu non abbia capito... ma... sono Albus Severus – mi dice ridendo. Spalanco gli occhi e tutto che ricordo è di essere svenuta.

- Dove mi trovo? – domando e Albus Severus ridendo mi tiene stretta la mano. Non reagisco, lascio che me la tenga, in fondo eravamo molto amici, prima.
- Ci troviamo in una casetta molto carina in un bosco, non credo ti servano altre spiegazioni. – dice con tono divertito e io avrei voglia di tirargli uno schiaffo, ma quando tento di alzarmi un terribile dolore mi attraversa la testa – Quando sei svenuta ti sei fatta male – mi rassicura, vedendo la mia reazione.
- Ora che facciamo? – domando.
- Viviamo qui – dice, come se fosse una cosa ovvia.
- Ma io non ti ho dato mica il permesso di fare tutto questo! – urlò e subito me ne pento, quando sento che la testa mi sta per esplodere.
- Oh sì, me lo hai dato quando hai accettato il mio bacio – ride.
-E questo che significa, scusa? – chiedo disorientata.
- Niente... o magari sì... se tu provi qualcosa per me – detto questo, si abbassa e mi bacia. Sempre la stessa sensazione. Sì, provo qualcosa per lui. E credo proprio sia amore – come immaginavo –. Mi sorride e mi accarezza la mano. Chiudo gli occhi e credo, per la prima volta, di essere felice.
- Ma James Sirius è vivo? – domando poi con tono calmo, quasi sereno, anche se non molto adatto alla domanda.
- Oh sì. Ma vive in solitudine.
- Sa che sei vivo? – domando ancora.
- Sì, lo sa molto bene. Ma soffre per la morte di Lily Luna, è stato uno shock terribile.
Annuisco e, appoggiando la testa sul cuscino, mi addormento. Ecco dove vivo ora: in una casetta in bosco. E non voglio cambiare casa mai più. Qui mi piace, anche molto.

Note: 
Trovate tutte le Fanfiction di "Radiopotter" anche qui: http://www.radiopotter.com/forum/viewtopic.php?f=25&t=725

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: RadioPotter