Il pupazzo di neve - Helena
Quell’anno
ad Hogwarts aveva
nevicato più del solito, e l’intera zona sembrava
tempestata di innumerevoli
diamanti di ghiaccio. Il vecchio Hagrid stava portando
l’ultimo gigantesco
abete in Sala Grande, e il professor Vitious stava già
addobbando la scuola con
ghirlande, cristalli di ghiaccio e rametti di vischio dribblati dai
ragazzi con
sorprendente agilità.
Lily
si soffiò sulle mani
rilasciando una grossa nube di fumo bianco mentre andava di corsa dalla
serra
al castello: aveva appena il tempo di cambiarsi il vestito e le calze
zuppi di
neve sciolta prima di pranzo.
“Ciao
Lily!” Hugo la raggiunse,
di ritorno dalla lezione di Cura delle Creature magiche, col mantello
spolverato di neve: evidentemente si erano avventurati ai margini della
Foresta.
“Oh,
Hugo… scusa, ma sono di
frettissima!” disse lei, continuando spedita verso il
castello. “Ho una fame da
lupi e Trasfigurazione comincia subito dopo, per cui proprio non ho
tempo per…”
Proprio
in quel momento una
gigantesca palla di neve la colpì sulla nuca, infilandosi
giù lungo la schiena
ed obbligandola a fermarsi e a voltarsi furente.
“Questo
è veramente troppo… James, io ti ammazzo!”
disse, mentre
vedeva il fratello scivolare fuori dal Mantello
dell’Invisibilità
piegato in due dal ridere. Dimenticato il
cambio d’abito e il pranzo, si diresse verso il fratello
maggiore, prese il
Mantello argenteo infilandolo nella cartella e gli disse: “Lo
trovi
divertente?”
“S-sì…
tu… nonna… identiche…”
disse James, senza smettere di sbellicarsi.
“Ah,
sì? Io e nonna saremmo
identiche? Be’, si dà il caso che tutto il corpo
docenti, e non solo, è
d’accordo nel paragonarti al più grande
combinaguai della scuola dal tempo
degli zii Fred e George! E poi, come facevi a sapere che ero
qui?” Naturalmente
sapeva come aveva fatto: nell’ultimo periodo era sempre
così su di giri
all’idea di farla infuriare che quella volta si era
dimenticato di chiudere
“Comunque,
da quant’è che sei
qui? Guarda che, se mamma scopre che salti ancora le lezioni, tanti
saluti al tuo
viaggio in Germania per la trasferta dei Puddlemere United!”
lo stuzzicò lei.
Lui divenne tutto rosso all’idea che sua sorella facesse la
spia. Continuava a
fare freddo, ma in quella zona il clima si faceva bollente.
Hugo,
silenzioso come sempre, nel
frattempo aveva cominciato a formare un piccolo mucchietto di neve tra
i due
fratelli.
“Hugo,
che stai facendo?” gli
chiese James.
“Quando
mamma e papà bisticciano d’inverno
vanno fuori in giardino e lavorano insieme ad un pupazzo di neve.
Spesso lo
facevano fare anche a me e Rose quando non la piantavamo di fare
casino” spiegò
lui.
“Vorresti
farmi fare un pupazzo
di neve? Via, Hugo, è una cosa da bambini!”
Fece
per allontanarsi, ma quel
pazzo del cuginetto gli aveva lanciato un Incantesimo delle Pastoie,
per cui
era inchiodato lì, e la bacchetta era rimasta in dormitorio.
Fantastico.
“Mi
pare di comprendere che
farete entrambi il pupazzo, meraviglioso!” disse Hugo con un
enorme sorriso
stampato in faccia. “Be’, io adesso vado a
mangiare… vi tengo da parte qualcosa
di caldo!”
Lily
e James rimasero lì,
scioccati, mentre Hugo se ne andava completamente solo verso il
castello
canticchiando sommessamente carole natalizie.
“Se
non fosse per il fatto che è
mio cugino, lo ammazzerei” brontolò James.
“Un pupazzo di neve… ma dico io, di
che ha piena la testa?”
“Mmm…
Gorgosprizzi?” azzardò Lily
mentre si infilava i guanti e cominciava ad ammucchiare neve su neve.
Suo
malgrado, James scoppiò a ridere, seguito a ruota da lei.
“Ma
perché mi hai tirato dietro
quella palla di neve? Lo sai che il mercoledì sono sempre
coi minuti contati…”
sbottò Lily. Lo disse a bassa voce, quasi tra sé
e sé, ma ovviamente il
fratellone la sentì.
“Lils,
ti sei accorta che ha
nevicato?”
“Sarei
stata cieca se non me ne
fossi accorta; e con ciò?”
“E
con ciò… Sorellina, guardati
attorno:
“Meno
cosa, James?” disse Lily,
gli occhi ridotti a due fessure. “Cosa
vorresti insinuare, mister Cambiounaragazzaalgiorno Sonotroppofigo
Potter? Che
sto diventando una vecchia zitella acida?”
“No,
no… ce-certo che no…” disse
James, leggermente spiazzato. Sua sorella arrabbiata gli incuteva
timore,
diventava più che mai una copia giovane di nonna Molly.
“Sai
qual è la cosa che più mi fa
imbestialire del comportamento strafottente tuo e dei tuoi amici? Che
pensate
che gli altri siano poco più che dei giocattoli da prendere
a buttar via quando
più vi piace. E così Amelia piange tutte le notti
da quando tu l’hai lasciata,
e poi tutti quei decerebrati dei tuoi amici pecoroni pensano che
comportarsi
così sia cosa buona e giusta, e lo fanno a loro volta, e
giocano coi sentimenti
altrui, e tu non li riprendi, e pendono dalle tue labbra,
e…”
“E
con ciò? Quella che si
comporta come una vecchia pazza isterica sei tu, non io!”
Era
davvero troppo. “Ah sì? E
allora sai che ti dico? Questo stramaledetto pupazzo di neve fattelo da
solo!”
Diede un calcio all’abbozzo di pupazzo disintegrandolo, e
senza degnare il
fratello di una sguardo girò sui tacchi e tornò
verso il castello, paonazza e
in cuore solo tanta, tanta rabbia. E tutto per colpa di uno stupido
pupazzo.
* * *
Finita
la lezione di
Trasfigurazione, Lily si rimise sciarpa e mantello ed uscì
nel corridoio. Faceva
un freddo così pungente che tutti, studenti e insegnanti,
giravano per la
scuola come se dovessero affrontare una trasferta artica. Era
così immersa nei
suoi pensieri e così sprofondata nella sciarpa di lana che
ci impiegò un po’
per capire la causa di tutto quel trambusto.
“Mel,
perché i Serpeverde non
strisciano oltre?”
Amelia
le indicò qualcosa di
bianco a pochi passi da loro. Lily, un po’ miope, non
riusciva a capire bene
cosa fosse, almeno finché quella rospa di Dolores Zabini non
l’apostrofò: “Ehi,
Reginetta del Ghiaccio, a chi hai fatto una scenata oggi? A Frosty the
Snowman?” accompagnando il tutto con una risata molto simile
ad un gracidio e
una spallata che la sbatté contro il muro mentre se ne
andava.
Non
appena il passaggio si
sgomberò capì il senso di quella battuta,
peraltro oscena: alto all’incirca un
metro e ottanta, davanti a lei troneggiava un enorme pupazzo di neve,
con
appeso al collo un cartello con scritto: “Lily,
scusa”.
“Lily,
per caso dovresti… ehm…
dirmi qualcosa?”
“Che
idiota…”
“Bell’amica
che sei, grazie!”
“Ma
non tu, Mel! Prima di pranzo
ho litigato con… qualcuno… e ho preso il suo
pupazzo di neve a calci, tutto
qui”
“Guarda
che puoi nominare James
davanti a me” le sussurrò l’amica, con
un lampo di tristezza negli occhi color
del ghiaccio. “Forse non l’ho ancora superata, ma
non sono più nella fase acuta
del crepacuore. Ma ora andiamocene, o non arriveremo mai in tempo per
Pozioni”
Superarono
di corsa il pupazzo
gigante e si diressero verso i sotterranei, e forse fu per il loro
essere
trafelate che si accorsero della cosa solo a pochi passi dalla porta
ancora
spalancata.
“Per
la barba di Merlino! Lily,
il tuo pupazzo… ci ha seguite!”
Ed
era proprio così: il pupazzo
era circa un metro dietro a loro, e dalle pozze d’acqua, le
aveva seguite
saltellando sin dall’aula di Trasfigurazione.
“E
se lo sciogliessimo?” propose
Lily. “Non posso certo portarmelo dietro tutto il giorno, e
in ogni caso si
squaglierebbe vicino al fuoco del calderone… a meno
che…” Lily si zittì un
attimo, assorta nei suoi pensieri, poi guardò il pupazzo e
gli chiese:
“Pupazzo, puoi portare un messaggio a James da parte
mia?”
Il
pupazzo mosse
impercettibilmente la testa in segno d’assenso.
“Perfetto.
Allora, per favore…
di’ a James che mi dispiace per il comportamento che ho avuto
oggi a pranzo, ma
è un periodo difficile. Da quando sono arrivata a Hogwarts
sono sempre stata
solo «la sorella di James» o «la figlia
di Potter»… questa cosa mi ha caricato
di molte aspettative ultimamente, e ho paura di non essere
all’altezza. Digli
che gli voglio bene, e che se gli va, ho qui qualcosa per bere una
Burrobirra
di riconciliazione ai Tre Manici…”
“Meglio
un Whisky Incendiario”
disse il pupazzo. Proprio in quel momento il pupazzo si sciolse, per
lasciare
spazio al primogenito dei Potter.
“James!
Ma tu… lui… il pupazzo…”
Lily era così sconvolta che non riusciva a comporre una sola
frase di senso
compiuto.
“Trasfigurazione
umana! Sono
diventato bravino, vero?” disse lui, sfoderando un sorriso
strafottente. Lily,
ripresasi dalla sorpresa, cominciò a prenderlo a pugni sul
braccio (più in alto
non ci arrivava), scandendo furibonda: “Tu…
dannato… cretino… potevi…
scioglierti… e… morire… e
poi… dici… di… volermi…
bene?”
“Ehi,
Lily! Calmati… calmati”
James le prese i polsi con fermezza, bloccandola, poi le disse:
“Davvero pensavi
quello che dicevi?”
“Be’…”
La ragazza avvampò,
diventando più rossa dei capelli.
“Lily,
sei una delle ragazze più
dolci e intuitive della scuola, e queste doti non sono mie o di
papà: sono solo
tue. Hai carattere e arguzia, e questo t’ha permesso di
diventare una persona
amata e rispettata da tutti, semplicemente unica così come
sei”.
I
due fratelli s’abbracciarono,
mentre nel sotterraneo entrava il professore.
“Lils,
muoviti, è arrivato il
prof!” Amelia cominciò a strattonare la manica del
mantello dell’amica, ma la
giovane Potter liberò la presa.
“Mel, scusa, ma non vengo. Al prof di’ che sono in infermeria per un forte mal di testa. Ora devo fare un pupazzo di neve con mio fratello” Estrasse il Mantello argenteo dalla tracolla, lo buttò su di sé e il fratellone, e ridendo sì diressero verso il parco imbiancato.
Note:
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