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Autore: Isidar Mithrim    04/11/2008    2 recensioni
Un elogio alla potenza della natura, che è forse quanto c'è di più sovrannaturale in questo mondo. Un brevissimo schizzo, durante il quale Brooke ci porterà - tramite i suoi occhi - ad ammirare la devastante energia dell'acqua.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Waterfall

Con un gesto rapido ed abituale strinse i lacci delle sue semplici Converse rosse, ormai rovinate dalle intemperie. Aggiustò la linguetta e ci sistemò sopra l’orlo di un anonimo paio di jeans, serrati alla vita da una cintura borchiata di pelle nera.
Prima di uscire, Brooke ravvivò la sua chioma bruna e, insoddisfatta, raccolse i capelli in un’elegante coda di cavallo. Elastico giallo, per rallegrare quella giornata sconfortante già di prima mattina… E tanto perchè non c’entrava nulla con tutto ciò che aveva addosso.
Chiusa la porta dietrò di sè, scese rapida le scale e si precipitò con lo zaino sulle spalle alla fermata dell’autobus.
Cinque, dieci, quindici minuti… E l’unico mezzo che si vedeva in arrivo era il 7.
Decisamente inutile.
Fu proprio per questo che di lì a poco si ritrovò seduta accanto ad una giovane madre – un bimbetto paffuto e sorridente tra le braccia - e con un biglietto timbrato nel palmo.

La città le scorreva veloce davanti agli occhi, con i suoi automobilisti inferociti e imbottigliati, gli studenti ritardatari all’inseguimento di un autobus pronto a ripartire, le donne d’affari con i loro tailleur ordinati, le calze graziate dagli strappi e i tacchi che scandivano rumorosamente i passi.
La giovane madre scendendo dal bus 7 lasciò lo spazio ad un trentenne con la ventiquattrore, che con un’acida smorfia stampata sulle labbra sembrava voler maledire qualcuno per una macchina mai posseduta.
Le fermate passarono senza che Brooke vi prestasse eccessiva attenzione, fino a quando i suoi occhi non colsero l’ingresso del grande e curato parco cittadino.
Natura, finalmente.
Un simpatico "bip" segnalò la prenotazione della chiamata e poco dopo i veloci piedi della ragazza abbandonarono la vettura, ripercorrendo un tratto di strada.
Entrò nel parco e si guardò attorno estasiata. Il canto di colorati uccelli faceva da cortese cornice alle aiuole concentriche, colme di fiori variopinti e circondate da graziosi pratcelli verdi; gli alberi si ergevano alti e degni con le loro chiome sempreverdi, le radici avvinghiate al terreno e intrecciate tra di loro.
Un leggero sciabordio svelava l’esistenza di un ruscelletto pietroso, immissario di un piccolo lago, probabilmente artificiale.
Brooke si sedette sull’erba là davanti, fissando assorta i giochi dell’acqua tra le rocce appuntite e lo scorrere imperterrito del flusso.
Le mancava, le mancava da morire.

È quando appare così devastante che la natura smette di essere sottovalutata.
È quando si rivela in tutta la sua distruttiva potenza che si riscopre.
Distruttiva, sì, ma quanto mai ammaliante.
Brooke era sconvolta. Le sue emozioni lo erano.
Sconvolta per ciò che stava guardando, per ciò a cui stava indirettamente partecipando.
Mai avrebbe potuto immaginare, in tutta la sua vita, di avere la possibilità di assistere ad un simile spettacolo.

Il vento le sferzava dolcemente il viso, le smuoveva i capelli corti, la rinfrescava, baciava le sue labbra, aperte in un sorriso smagliante.
Gli occhi le brillavano sopra le guance rosee, estasiati da tanta bellezza, mentre a braccia aperte accoglieva migliaia di gocce cristalline che la schizzavano, arrivando fin sulla passerella.
Abbassò gli occhi.
Perchè ciò accadeva sotto di lei era ancora più meraviglioso di ciò che la circondava.
Le cascate si infrangevano potenti nella Garganta do Diablo, formando spettacolari manti di bianca spuma, talmente fitti da nascondere il punto di congiunzione tra loro e il fiume.
Lo scorrere continuo dell’acqua le catturava gli occhi in un gioco infinito e staccare lo sguardo si trasformava non solo in un’impresa impossibile, ma anche indesiderata.
Di fronte ad una tale manifestazione della natura, il corpo diventa un elemento ingestibile, smette di collaborare, si sente come attraversato da una scossa, assiste impotente, perchè le emozioni provate sono troppo avvolgenti per riuscire a reagire.
Il potere dell’acqua è destabilizzante, elettrizzante, incontrollabile.
E tra la potenza dei flutti, solo una cosa riesce a sopravvivere, un’unica entità è in grado di resistere.
Si alza maestoso al di sopra delle acque, con un gioco cromatico che affascina l’uomo dall’eternità. L’arcobaleno resta là, impassibile, sontuoso, sovrastante, solenne. Non è in grado di spegnerlo l’acqua, la pioggia, il vento.
Magico e irresistibile, non si inchina mai al volere altrui.
Rimane lì, unica certezza, unica stabilità, in mezzo a quel mare di acqua dolce, per Brooke così ammaliante ed avvincente, come un diamante per una gazza ladra.
Guardando tutto ciò si vorrebbe essere parte di quello che ci avvolge, ma non si può che essere spettatori anonimi del più affascinante film sulla faccia della terra.

Brooke lanciò un sasso nel laghetto, studiando le onde concentriche che si allargarono sempre di più dall’epicentro, fino ad evanescere.
La percorreva. Riusciva a sentirla nelle vene, come quella volta. Poteva cogliere il movimento di quelle piccole onde, come se fossero parte di lei, e la ascoltava in silenzio, complice.
Quando l’acqua si manifestava, sentiva un’energia incontenibile scorrerle fin sulla punta delle dita; reprimerla non le veniva semplice.
Fu lei che l’avvertì.
Lei che fece percepire alle orecchie di Brooke i passi rapidi alle sue spalle.
Lei che le mormorò "Stai attenta!"
Fu un attimo.
I due uomini corsero via a gambe levate, gridando come fanciulle.
Brooke era in piedi, torreggiante, maestosa, severa, il palmo puntato verso di loro.
Sospeso sopra di lei si muoveva il fiume, ora al suo comando, intento a travolgere i due uomini, che furono però lasciati fuggire. Non fu un fallimento: semplicemente, una simile lezione poteva bastare per molto, molto tempo.
Sotto suo ordine, il corso del torrente tornò a normalizzarsi, rientrando docile nel suo letto, con incredibile delicatezza.
"Acqua, amica potente…"


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