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Autore: katyjolinar    06/12/2014    2 recensioni
Astrid avrà un incidente che la porterà a non essere più completamente autosufficiente, e Hiccup sarà costretto ad occuparsi di lei.
Attenzione: apparentemente è una versione alternativa della mia stessa fanfic "Furia Cieca", ma solo lo spunto è lo stesso
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una settimana passò, e non fu semplice da affrontare.
I ragazzi avevano raggiunto una sorta di equilibrio precario, che vacillava spesso a causa delle urla della ragazza, che se la prendeva spesso con il giovane, colpevolizzandolo della sua condizione, cosa per cui, tra l'altro, era convinto anche lo stesso Hiccup, il quale non reagiva mai quando il suo volto veniva raggiunto da qualche ceffone di Astrid, per qualunque motivo.
Incassava in silenzio, facendo il suo lavoro, e per farlo bene aveva anche temporaneamente cancellato tutti i suoi impegni con l'Accademia.
Una mattina, Hiccup si svegliò presto. Fuori era ancora buio, e il freddo cominciava a farsi sentire.
Si girò nel suo angolo di letto, conquistato con fatica, e guardò Astrid dormire; era stesa su un fianco, nella sua direzione, col volto poggiato sulla mano, unica posizione che le permetteva di dormire senza sentire troppo il dolore pulsante alla testa, che stava lentamente passando, ma che ancora le dava problemi.
Senza dire nulla, Hiccup si alzò e la coprì meglio, prima di controllarle la benda, poi uscì dalla camera, andando in cucina a preparare la colazione.
Il ragazzo era pensieroso. Quello non era un giorno qualunque, ma il giorno del diciottesimo compleanno dell'amica, e, per colpa sua, lo stava per passare all'interno di un incubo, come tutti i giorni di quell'ultima settimana.
Quello avrebbe dovuto essere un giorno spensierato, all'insegna del divertimento, come era stato il suo diciottesimo compleanno, un mese prima.
Si erano divertiti, avevano volato insieme e, alla fine, Astrid gli aveva anche regalato un bacio, come ogni tanto faceva, come premio o come dono puro e semplice.
Ma questa volta non si poteva fare nulla: Astrid non era ancora in grado di volare, inoltre lo odiava a morte, e lo sopportava a malapena solo perché suo padre, il capotribù, aveva deciso che doveva occuparsi di lei.
In silenzio, riempì un boccale con il latte di yak, e, dopo averle cotte, mise due uova su un piatto, insieme a del pane, infine posizionò tutto su un vassoio e lo portò in camera. Astrid dormiva ancora, ma dei quasi impercettibili movimenti delle dita, che Hiccup aveva imparato a riconoscere, indicavano che si stava svegliando.
Posò il vassoio sul tavolo e si sedette sul letto, sfiorando la spalla della bionda, che aprì lentamente gli occhi e scostò bruscamente la mano del ragazzo, come era ormai routine ogni mattina.
"Astrid, ti ho portato la colazione." le disse, calmo "Devi mangiare qualcosa, ti aiuterà a guarire più in fretta."
La ragazza si sedette sul letto, toccandosi la benda e sfiorandosi i capelli, che ora risultavano essere addirittura più corti di quelli di Hiccup. Sacri Dei! Come lo odiava! Le aveva tagliato i capelli, per cosa, poi? Perché la caduta le aveva provocato un taglio poco sopra la fronte, neanche troppo grosso, e con la scusa dell'evitare che questo si infettasse lui le aveva tagliato TUTTI i capelli!
Allora era vero che i ragazzi non ragionano... e pensare che stava cominciando a credere che Hiccup fosse diverso, che stava cominciando a pensare di provare qualcosa di più dell'amicizia. E invece... e invece non solo le ha provocato l'incidente che l'aveva resa cieca, ma gli era pure passato per la testa di tagliarle le trecce, che aveva messo anni per far raggiungere quella lunghezza.
La sua mano tremò, mentre ricacciava indietro un singhiozzo, e sentì che Hiccup le stava mettendo il vassoio con la colazione davanti. Tastò il contenuto: un boccale di latte e un piatto con pane e uova. Prese la forchetta e si dedicò a queste ultime, mangiando lentamente.
Certo, odiava quel giovane per quanto le aveva fatto, ma doveva ammettere che, da quando lei era stata affidata a lui, stava mangiando decisamente meglio del solito. Persino quelle due semplici uova erano deliziose, con un retrogusto speziato e un profumo invitante.
Hiccup la fissò in silenzio, lasciandola mangiare in pace, poi si sedette sul letto, sfiorandole il piede con la mano, attraverso le coperte.
"Okay, lo so che non è il migliore che hai avuto, ed è tutta colpa mia." disse, finalmente "Però... buon compleanno, Astrid."
Astrid non rispose e finì di fare colazione, poi allontanò il vassoio e spostò il piede che il giovane le stava toccando. Il ragazzo sospirò e si alzò in piedi, a disagio, infine parlò di nuovo.
"Senti, ho visto che ora riesci a reggerti abbastanza in piedi, così ho pensato... se vuoi possiamo farci una mezz'oretta di volo su Tempestosa, visto che ti manca..." propose.
"Vorrei volarci da sola..." si lamentò lei.
"Mi dispiace... finché non sarai completamente ristabilita non puoi ancora provare il volo in solitaria. Dovrò stare in sella con te." si scusò Hiccup, abbassando la testa.
Astrid sospirò, esasperata e prese i vestiti che le porgeva il ragazzo, quindi si vestì in fretta e si fece accompagnare fuori, dove il suo drago aspettava.
Tempestosa era allegra, pronta a un volo che attendeva da un sacco di tempo, e si lasciò sellare da Hiccup senza fare storie, mentre la giovane le carezzava il muso. Quando fu pronta, il ragazzo aiutò Astrid a salire e si sistemò dietro di lei, afferrando le briglie della draghessa.
Finalmente spiccarono il volo. Astrid sentì subito il vento che le sfiorava il volto, una sensazione che le era mancata durante quella settimana, una sensazione stupenda! Le era davvero mancata, come le era mancato il suo drago.
Ma c'era qualcosa che continuava a mancare: la sensazione adrenalinica del vedere la terra a parecchie decine di metri sotto i suoi piedi, l'avvicinarsi ad essa in picchiata per poi volare di nuovo in alto, la sensazione che sentiva nel vedere le cose dal punto di vista dei draghi.
Di nuovo sentì la rabbia salire, e con essa un forte dolore alla testa. Si aggrappò saldamente alla sella con una mano, mentre con l'altra si toccò la ferita.
"Hiccup, fammi scendere!" urlò.
Il ragazzo eseguì senza obiettare, atterrando di fronte a casa, e scese a terra prima della bionda, che dovette prendere al volo quando si accorse che quasi stava perdendo i sensi.
Appena Astrid si riprese tirò a Hiccup l'ennesimo ceffone della settimana, cosa che ormai era quasi diventata normale, poiché, per un motivo o per un altro, finiva sempre per dare la colpa a lui per la sua condizione.
"Non è come prima!" esclamò "Ed è tutta colpa tua!"
Hiccup non obiettò, restando a testa bassa, mentre Stoick si avvicinava a loro, con aria seria.
"Papà..." lo salutò il moro, prendendo al volo la ragazza, che era inciampata su una pietra.
"Entriamo in casa, devo parlarvi." tagliò corto il capo, che sembrava avere una comunicazione grave e molto importante da dar loro.
Hiccup annuì e portò Astrid in casa, facendola sistemare al tavolo e sedendosi accanto a lei, mentre il grosso vichingo prendeva posto dall'altro lato.
"Okay, veniamo al dunque." esordì l'ormone "Lo so che sono stato io a costringervi a convivere, ma ci sono delle tradizioni da rispettare e non posso chiudere un occhio con nessuno su queste regole, tantomeno con mio figlio."
"Di quali regole parli?" lo incitò il ragazzo, che si aspettava una brutta notizia da un momento all'altro, conoscendo il padre.
"Le regole secondo cui un uomo e una donna non possono vivere sotto lo stesso tetto se non sono parenti stretti o marito e moglie." riferì Stoick "Per questo voglio che domani vi presentiate alla Sala del Consiglio. Dovete sposarvi."
   
 
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