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Autore: Evee    07/12/2014    5 recensioni
Seto Kaiba aveva finalmente capito due cose.
La prima era la ragione per cui fosse sempre stato tanto ossessionato da quella carta.
La seconda era il perché sentiva che non si sarebbe mai potuto innamorare di nessun'altra che non fosse lei.
Ma quello che non sapeva ancora era che presto l'avrebbe incontrata di nuovo... Anche lei infatti lo stava cercando, anche lei lo voleva vedere.
Ma lo voleva vedere morto.
[ Blueshipping ]
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisara, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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IX - Outside looking in

 

{Outside looking in
But I feel my world coming back to life
My eyes are finally open again
Now I see it all
In a different light
Standing on the outside
I'm finally on the outside
Looking in
}

 

-Signorina, mi scusi...- disse qualcuno, sfiorandola timidamente.

Aprì gli occhi di scatto, con un sussulto. Per un attimo temette si trattasse del controllore, e lei non aveva il biglietto né una giustificazione valida che le evitasse una multa. Ma era solo la sua coscienza sporca ad averle suggerito quell'idea, perché il signore sorridente al suo fianco aveva l'aria più ordinaria ed innocua del mondo.

-Sì?- fece, senza capire che diavolo volesse da lei.

-Ha perso questo.- disse l'uomo, porgendole con gentilezza una piccola custodia di pelle.

Kisara sbatté ripetutamente gli occhi, osservando perplessa l'oggetto a cui si stava riferendo. Sembrava un portadocumenti, ma di certo non l'aveva mai visto prima.

-Si sta sbagliando, non è mio...- si schermì, convinta di levarselo di torno.

Invece il signore rimase dov'era, continuando a tenderle quell'affare con insistenza.

-No, è proprio per lei, invece!- disse ostinato -Lo prenda, per favore... Quel ragazzo ci teneva molto a restituirglielo.-

A quelle parole tutto le fu più chiaro. Non aveva certo bisogno di chiedere a quale ragazzo si stesse riferendo... Certo che quel Kaiba proprio non voleva saperne di lasciarla in pace.

Accettò pertanto a malincuore quell'oggetto e ringraziò il signore per la sua premura, permettendogli di andarsi a sedere in un posto poco distante. Si rigirò la custodia tra le mani con diffidenza. Non aveva la minima idea del perché Kaiba ci tenesse così tanto a fargliela avere, ma aveva il presentimento che dentro ci fosse qualcosa di importante. Qualcosa che forse, finalmente, le avrebbe fatto capire come faceva a conoscerla tanto bene... Altrimenti non si spiegava perché avesse esitato fino all'ultimo per consegnargliela. Ed ora era il suo turno di titubare, indecisa tra il voler andare in fondo a quella storia o il buttarsela per sempre alle spalle. E magari anche quell'affare fuori dal finestrino.

Sfiorò il bordo della custodia combattuta, mordendosi il labbro inferiore. Ma alla fine la curiosità ebbe la meglio, e si decise ad aprirla.

Lo stupore che provò quando ne scoprì il contenuto fu pari solo alla sua delusione. Al suo interno c'erano soltanto tre, inutili carte che le caddero disordinatamente in grembo. Kisara non aveva mai giocato in vita sua al di fuori di un pachinko, ma dedusse che servissero per quel Magic and Wizards in cui la Kaiba Corporation era tanto specializzata. Ancora una volta non riuscì a comprendere il senso delle azioni del suo presidente. Che accidenti se ne doveva fare, di quegli stupidi pezzi di carta? Di certo per lui significavano qualcosa, probabilmente si trattava di esemplari rari e forse avevano pure un valore economico... Ma se era quello il suo modo per ringraziarla, sarebbe stato molto meglio se le avesse firmato un assegno.

Scocciata, le prese tra le mani e le scrutò con maggiore attenzione. Curiosamente erano identiche in tutto e per tutto, ognuna raffigurava lo stesso soggetto, un drago dall'aria feroce quanto maestosa. E stranamente familiare. Istintivamente i suoi occhi corsero verso l'alto, là dov'era impressa una scritta luccicante, fino a scoprirne il nome.

Blue-Eyes White Dragon.

Ma non appena nella sua mente risuonarono quelle parole, la sua vista iniziò ad annebbiarsi, e quelle carte le scivolarono tra le dita. Il suo capo si abbandonò nuovamente contro al finestrino, riverso e privo di sensi.

Poi, dopo un tempo che non sarebbe mai stata in grado di quantificare, qualcuno venne a risvegliarla.

-Signorina!- chiamò una voce, scuotendola dal torpore in cui era caduta -Signorina, si sente bene?-

Kisara riaprì gli occhi a fatica, completamente frastornata. Non aveva la minima idea di dove fosse... Poi si ritrovò davanti il volto preoccupato di quel signore logorroico, quello del tram, e la sua mente tornò saldamente alla realtà.

-Cosa...?- fu tutto ciò che riuscì dire, flebilmente.

-Oh, meno male...!- le fece allora, tirando un sospiro di sollievo -Credevo stesse solo dormendo, ma poi si è agitata e ha iniziato a gridare... Mi ha fatto preoccupare.-

Tuttavia la ragazza non riusciva a capire a cosa si stesse riferendo. Si sollevò a sedere, scostandosi i capelli dagli occhi, ma nel farlo si rese conto di un tepore inedito che le bagnava le guance. Si portò le mani al viso, e allora comprese che si trattava proprio di ciò che lei non aveva mai versato in vita sua: lacrime.

Le sue lacrime.

E fu allora che si ricordò di tutto.

 

***

 

Lo aveva fatto di nuovo.

Capì di essere ubriaco nell'attimo stesso in cui, entrato in camera da letto, la sua mano non riuscì subito a trovare l'interruttore della luce. Sintomo inequivocabile di come l'alcool gli fosse ormai entrato in circolo, compromettendo la funzionalità delle sue sinapsi. Non così tanto da renderlo incosciente, ma quel che bastava per causargli un lieve torpore, a rallentare il flusso dei suoi pensieri. Ma in fondo era proprio ciò a cui mirava: aveva recentemente scoperto che bere un bicchiere di Vodka prima di andare a dormire era il migliore dei sonniferi. Non voleva che diventasse un'abitudine chiaramente, perché sapeva che poi il passo verso la dipendenza fisica e mentale sarebbe stato fin troppo breve... Ma dopotutto era solo da tre giorni che lo faceva. E almeno per quel periodo ne aveva bisogno per scacciare, oltre alla sua già ben radicata insonnia, quel suo nuovo tormento chiamato incubi.

Non li ricordava mai distintamente, troppo convulsi per avere un senso logico, e troppo angosciosi perché la sua mente desiderasse indugiarvi. Ma sapeva che c'era sempre una costante, causa scatenante della sua inconscia inquietudine e di quella sensazione di vuoto opprimente che lo sopraffaceva al risveglio...

Lei.

Eppure si stava sforzando di conviverci. Si stava costringendo ad andare avanti. Doveva andare avanti. Aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per trattenerla, ma non era servito a nulla... Per cui, forse, era giusto così. Forse le loro strade si erano incrociate solo per dargli una seconda possibilità, perché potesse aiutare quell'anima smarrita come lei un tempo aveva salvato la sua. Punto.

E che il destino andasse a farsi fottere.

Gli aveva permesso fin troppo di influenzare la sua vita, lui che era sempre stato così saldamente ancorato al principio di autodeterminazione. Perché la sola verità è che si nasce e si muore soli, e chi la pensa altrimenti è un illuso. Quindi doveva rassegnarsi, e piantarla di sognare che per lui potesse essere diverso...

Ma non ci riusciva, maledizione! Continuava a percepirlo come qualcosa di sbagliato, e così profondamente ingiusto... Dunque, se non gli riusciva di tenere a bada il suo subconscio, non gli rimaneva che sopprimerlo per cercare, anche solo momentaneamente, di sfuggirgli.

Si sfilò impacciato la giacca per gettarla con malagrazia su una sedia, presto raggiunta dalla sua cravatta, ed iniziò ad aprire i troppi ed ostici bottoni della camicia. Non aveva neanche fatto in tempo ad occuparsi del terzo, che udì qualcuno bussare alla sua finestra.

Si voltò di scatto in quella direzione, preso alla sprovvista. Ma si diede subito dell'idiota. Non poteva essere: fuori pioveva a dirotto, di certo si era fatto ingannare da un tuono...

Ma poi li udì di nuovo, quei tre inequivocabili colpi.

 

***

 

La pioggia cadeva incessante, eppure a lei era del tutto indifferente.

Non le importava se era da ore in attesa al gelo, non le importava se era bagnata fino al midollo. Non avrebbe avuto pace fino a quando non avesse avuto modo di rivederlo. Erano giorni che il suo ricordo la ossessionava, che si tormentava su come fare a contattarlo ma, più di ogni altra cosa, su cosa dirgli una volta trovato il coraggio di farlo. Tutto ciò che la sua mente riusciva a suggerirle erano domande... Ma, proprio perché aveva bisogno di risposte, alla fine aveva messo da parte ogni ritrosia ed aveva agito d'impulso, introducendosi di nascosto nella sua villa così come aveva fatto la prima volta. Vero, avrebbe potuto scegliere di farlo con delle condizioni climatiche migliori, ma non ce la faceva più ad aspettare. Né se l'era sentita di presentarsi all'ingresso della sua abitazione o della sede della Kaiba Corp., e di dover così giustificare la sua visita ad altre persone. O, ancor peggio, col rischio che poi lui si rifiutasse di incontrarla...

Scosse la testa per scacciarvi quella preoccupazione sgradita. Era solo l'agitazione a provocarle simili pensieri... Quella, e la troppa attesa sul suo balcone.

Ma ecco che, insperata, la luce all'interno della camera venne accesa. Appena intravide l'ombra del suo profilo al di là delle tende, l'eccitazione le crebbe febbrile ed il suo cuore iniziò a battere furiosamente. Era giunto il momento, finalmente.

Con trepidazione, si avvicinò piano alla finestra e bussò sul vetro, trattenendo il respiro.

 

***

 

Con apprensione, si avvicinò piano alla finestra e ne scostò le tende, trattenendo il respiro.

Quando vide chi c'era, dall'altro lato del vetro, per un momento temette davvero di aver bevuto troppo, e di essere caduto preda di un'altra delle sue visioni. Kisara era lì di fronte a lui, ma con lo stesso aspetto di quando l'aveva incontrata per la prima volta.

Con quella bellezza struggente.

I suoi lunghi capelli le incorniciavano il viso, appesantiti dalla pioggia ma comunque così candidi e scintillanti da rischiarare l'oscurità. Quegli occhi blu, poi, erano proprio quelli in cui si perdeva dentro ogni volta. E forse si stava facendo ingannare dal riflesso del vetro, o dai fumi dell'alcool, ma non appena i loro sguardi si incrociarono, i suoi occhi si dilatarono, illuminandosi gioiosi, come se anche loro fossero felici di rivederlo.

-Posso entrare?- la sentì chiedere titubante, sfiorando il vetro con la punta delle dita ed appannandolo leggermente con il suo respiro.

Fu così che Seto si riscosse, realizzando finalmente di non essere vittima di un'allucinazione, e che Kisara era realmente lì, in carne ed ossa.

La sua Kisara.

Aprì con sollecitudine la finestra, scostandosi a lato per permetterle di entrare. La ragazza allora si infilò sinuosa nella stanza, assieme al gelo invernale e alla pioggia che le scivolava lungo i capelli, picchiettando sul pavimento, accompagnando i suoi passi lievi.

-Tranquillo, stavolta non ho intenzione di ucciderti...- ironizzò, indotta dall'espressione attonita che doveva aver assunto.

Sbatté ripetutamente le palpebre. In realtà quel pensiero non l'aveva nemmeno sfiorato.

-No, è che... mi hai preso alla sprovvista.- ammise -Sei... diversa.-

Lei abbassò lo sguardo, ma nonostante i capelli che le ricadevano sul volto riuscì comunque ad intravedere il lieve rossore che era andato a colorarle le gote, turbando la perfezione del suo incarnato. Una reazione normalissima, ma che non mancò di stupirlo. Per quel poco che aveva avuto modo di conoscerla, si era sempre dimostrata più che abile a reprimere le sue emozioni, trincerandosi dietro un muro di freddezza. Una barriera quasi impenetrabile, ma che ora sembrava in parte aver abbattuto.

-Sono sempre stata così, in realtà.- gli rivelò, scostandosi una ciocca argentata dagli occhi, in evidente imbarazzo -Prima li avevo tinti.-

Sorrise intimamente. Sì, lo sapeva bene quale fosse il suo vero colore. Ed era lieto che avesse scelto di mostrarsi a lui con quell'aspetto: quei capelli neri lo avevano sempre turbato, gli erano sembrati subito... come una forzatura.

-Non mi aspettavo di rivederti.- osservò allora, non venendogli in mente nulla di meglio dell'onestà.

Kisara si strinse le braccia, fissando un punto indefinito sul pavimento.

-Avevi detto che potevo venire, se avessi avuto bisogno di qualcosa...- mormorò con fare mortificato.

Seto allora permise al sorriso di apparire sulle sue labbra, riscaldato da quelle parole. Non intendeva certo in quel modo assurdo, ma alla fine quello che per lui contava era che fosse venuta a cercarlo, non importava come. E poi le era grato che quella volta avesse scelto un approccio più civile, e gli avesse risparmiato la scocciatura di dover cambiare di nuovo il vetro della finestra.

-Certamente.- le rispose con cortesia -Ma è meglio se ti asciughi un po', prima.-

-Non è necessario...- si schermì lei debolmente.

-Sì, invece. Sei fradicia.- obiettò redarguendola -Da quant'è che eri lì fuori all'addiaccio?-

Kisara non ebbe il coraggio di dargli una risposta, così lui andò con prontezza nel bagno adiacente a prenderle un asciugamano pulito. Non poteva costringerla a farsi una doccia calda, ma almeno quello non l'avrebbe potuto rifiutare.

-Grazie...- mormorò, accettandolo dalle sue mani.

-Di nulla.- rispose con un'alzata di spalle -Se vuoi posso trovarti anche dei vestiti asciutti...-

Ma la ragazza declinò ostinata, per cui non gli rimase altro da fare che andarsi a sedere sul suo letto, attendendo pazientemente che la smettesse, se non di essere bagnata, quantomeno di sgocciolare sul suo pavimento. Kisara appese la sua giacca scura su una sedia, si sfilò impacciata gli stivali, quindi iniziò a sfregarsi i lembi di pelle scoperti, per poi cercare di asciugare la troppa acqua che era andata ad impregnarle i capelli. Avvertiva dalla rigidità dei suoi movimenti e dal suo sguardo sfuggevole quanto fosse disagio, e che il fatto che la stesse fissando con insistenza non le era certo di aiuto, ma non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. E qualunque altro uomo al suo posto avrebbe fatto altrettanto, approfittando dei suoi abiti bagnati per indugiare sulle sue curve. Eppure, per quanto fossero innegabilmente invitanti, non erano quelle ad attrarlo così tanto, e ad indurlo a fissarla con un'impudenza di cui lui stesso si vergognava. No, la verità era che si sentiva totalmente ipnotizzato da ogni suo gesto, semplice ed ordinario ma, proprio per questo, appartenente ad un'intimità che aveva lo spasmodico bisogno di fare sua. Forse era solo l'alcool a disinibirgli i pensieri, ma si scoprì a domandarsi se la sua pelle fosse realmente così morbida come sembrava al tocco di lei, o i suoi capelli lisci come la seta. A chiedersi come sarebbe stato averla tra le sue mani, e provare in prima persona quelle sensazioni...

Ma troppo presto la ragazza si avvolse la lunga chioma nell'asciugamano, e troppo bruscamente quelle sue fantasie vennero interrotte.

Desideroso di mascherare il suo turbamento, abbassò rapido lo sguardo con il pretesto di spostarsi di lato e farle posto accanto a lui, invitandola a sedere a sua volta. Lei gli si avvicinò circospetta e andò a rannicchiarsi ai piedi del letto, cercando di mantenere le distanze nonostante i loro corpi fossero comunque vicini, quasi da sfiorarsi. Era straniante pensare a come, solo pochi giorni prima, si trovassero proprio in quello stesso posto, ma in circostanze totalmente differenti.

-Allora, cosa posso fare per te?- le chiese quindi, cercando di usare un tono che la mettesse a suo agio.

Notò le mani di Kisara aggrapparsi alle lenzuola, come bisognose di un sostegno che le desse la forza di parlare. Poi però inspirò ed allentò la presa, e si decide a rivelargli la ragione per cui si trovava lì.

-Vorrei che tu mi raccontassi di quel sogno... Quello in cui ci siamo conosciuti.- gli disse, con una dolcezza inattesa.

Di tutte le richieste che Seto avrebbe potuto immaginare, quella era la più agognata ma anche la più insperata. Socchiuse le labbra, stupefatto. Allora non aveva semplicemente bisogno di qualcosa, era venuta proprio per lui... Ma nonostante non chiedesse altro, non osava sbilanciarsi senza avere prima la certezza che fosse davvero pronta a sentire quello che aveva da dirle.

-Prima... potrei saperne la ragione?- le chiese con cautela.

La ragazza non rispose, ma fu ben più eloquente. Estrasse di tasca una custodia, quella custodia, e la aprì con un gesto fluido, mostrandogliene il contenuto. Solo che era diverso da quello che si ricordava. Dentro c'erano sì tre carte di Magic and Wizards, ma che non raffiguravano più i suoi draghi bianchi dagli occhi blu. Le loro immagini erano svanite.

Le labbra di Seto si aprirono in un ampio sorriso, nel comprendere tutto. Allora, alla fine, ci era riuscita... Aveva ritrovato i suoi ricordi.

Aveva ritrovato la sua luce.

 

[guardando dentro dall'esterno
ma sento il mio mondo tornare in vita

finalmente i miei occhi sono di nuovo aperti
ora vedo tutto
sotto una luce differente
stando all'esterno
finalmente sono all'esterno
guardando dentro]

 

Evee's corner

 

H^o^la!

Capitolo forse strano e volutamente in parallelo con “Shades of blue” e “Ghosts”, come dire un po' per chiudere il cerchio.

All'inizio immagino di avervi spiazzato nello scoprire che non era Seto ad essere salito su quel tram, ma ho optato per una reazione più da lui e comunque in grado di condurci al prevedibile ma immancabile happy ending. E poi ve l'avevo promesso. Spero comunque che il viaggio per giungervi sia stato di vostro gradimento, e che all'arrivo non ne siate rimasti delusi. Il finale è volutamente aperto, ma tanto è più che evidente quello che accadrà in seguito...! E poi mi bastava offrire a Seto e Kisara una speranza, e una seconda chance per ritrovarsi ed essere felici. Il resto è cosa fatta, dopotutto sono destinati a stare insieme, gente.

Passando al merito del capitolo, mi sono concessa di mettere in bocca a Seto la sua semicitazione di un famoso aforisma del sempreverde Jim Morrison: “Non cercare l'impossibile in questo mondo di pazzi, non vi è luogo dove tu possa rifugiarti, ma se trovi qualcuno che ami tienilo stretto perché ricorda: si nasce e si muore soli... tutto il resto è niente”. E credo non ci sia altro da aggiungere...

Poi volevo commentare un attimo la scena clou, quella in cui Kisara rievoca (in tutti i sensi) la sua memoria. Quando ho scritto “Le sue lacrime” sono stata ambigua di proposito: apparentemente sembra mi riferisca a quelle di Kisara nel rivivere gli ultimi attimi della sua vita passata, ma potrei benissimo alludere a quelle che Seth ha versato quando è morta... O ad entrambe. Lascio a voi la scelta su quale versione preferire. Ma, in realtà, anche la frase conclusiva è ambivalente: Kisara ha ritrovato la sua luce, il suo spirito, ma anche Seto ha finalmente ritrovato la sua, quella in grado di salvarlo da se stesso, nel momento in cui è tornata da lui. E mi piace pensare che ora che sono di nuovo insieme, i suoi sogni non saranno più tormentati dagli incubi...

Passo ora ai più che dovuti ringraziamenti finali. In ordine cronologico, sperando di non dimenticare nessuno:

Gattino Bianco; infinity_oo; New Red Eyes; scarlettheart; Tayr Soranance Eyes; selenepitta; Apolline.

Grazie di cuore del vostro insostituibile supporto, per avermi seguito, recensito, aggiunto ai preferiti. A voi e a tutti quelli che comunque mi hanno letto, o leggeranno questa storia in futuro: grazie di avermi regalato il vostro tempo. E grazie di aver amato la mia Kisara, sofferto assieme al nostro Seto e tenuto il fiato sospeso fino a questa fine. Vi voglio bene.

Extrakisses,

- Evee

 

- errata corrige -

SEQUEL IS COMING

Quello che avete appena letto l'ho scritto tipo due mesi fa, e nel frattempo l'ispirazione mi ha assalito di nuovo. Per cui non ho resistito e sì, ho scritto il seguito. In realtà, vi anticipo che ne verrà fuori una trilogia perché gli spunti narrativi che White Lady mi ha lasciato abbondavano così tanto che neanche con una seconda storia sono riuscita ad esaurirli come avrei voluto. Inoltre, avrei anche questo progetto collaterale alla saga per una raccolta di missing moments dal punto di vista di Mokuba, che però è ancora work in progress. Ma se mi confermate il vostro interesse mi ci metto sotto seriamente... Comunque, tornando al sequel vero e proprio, la vicenda che narrerò sarà sia dal punto di vista cronologico che narrativo strettamente connessa con questa, motivo per cui provvederò già domenica prossima a pubblicarla, tenendo le dita ben incrociate: al riguardo ho molti timori e non so se riuscirò ad eguagliarmi, ma... questo è un interrogativo cui solo voi potete rispondere. Per cui, se vorrete darmi fiducia e magari anche il vostro parere, ve ne sarò immensamente grata.

See u soon,

- Evee

   
 
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