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Autore: Ciuffettina    07/12/2014    8 recensioni
Un neonato di poche ore e un arcangelo inesperto, decisamente una brutta accoppiata
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Metatron, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Da quel giorno, Gabriel lasciò perdere il suo nuovo letto e la sua passione per i fichi per passare ogni momento libero che aveva con il suo protetto cui ormai si era affezionato. Certo c’erano momenti, ed erano molti, in cui gli si avvicinava come se si trovasse di fronte a un pericoloso demone (si era già beccato del liquido puzzolente negli occhi e non ci teneva affatto a ripetere l’esperienza, grazie tante!) ma si divertiva anche a fargli il solletico sulla pancia con una delle sue ali, facendogli emettere dei gridolini deliziati, oppure lo teneva in braccio, raccontandogli delle sue missioni o cantandogli in enochiano, finché il piccolo non si addormentava e, se era sera, si sdraiava accanto a lui e lo copriva con una delle sue ali.

La sera del decimo giorno, Gabriel fu convocato d’urgenza nell’ufficio di Metatron. Si sentiva sempre leggermente a disagio in quelle circostanze: lo scriba era pur sempre un suo superiore e non sapeva mai se volesse affidargli una nuova missione o redarguirlo perché quella precedente non era stata svolta a puntino.
«Metatron, qualsiasi cosa tu voglia dirmi non può aspettare fino a domattina? È l’ora della poppata serale di Abram e se inizia a strillare… beh, ti assicuro che le urla dei dannati sono niente a confronto…»
«Proprio di questo volevo parlarti, non devi più scendere sulla Terra ad allattarlo» disse lo scriba.
«Che cosa?» trasecolò Gabriel. «Non vorrete togliermi il bambino e affidarlo a un altro angelo?»
«No, si è solo pensato di velocizzare la sua crescita fino a fargli raggiungere i 10 anni per accelerare la missione. Sarà messo alla prova, niente di complicato, dovrà passare un giorno e una notte da solo a meditare, tu potrai mostrarti a lui solo quando sarà trascorso quel periodo per istruirlo, o anche prima se giungerà da solo alla Verità.»

Gabriel svolazzò davanti alla grotta e vide Abram uscirne un po’ barcollante (fortuna che, oltre a farlo crescere, gli avevano anche fornito dei vestiti). «Sono divinità!» esclamò il bambino, puntando il ditino verso le stelle.
No, piccolo, che dici? Ti ho raccontato di me, di nostro Padre, dei miei fratelli… non ricordi?
Poi sorse la Luna. «No! Questa è una divinità!» S’inginocchiò e l’adorò ma quando tutte tramontarono e sorse il Sole, il bambino disse: «L’ho trovato!» ma quando capì che stava per tramontare anch’esso brontolò: «No, nemmeno questo è Dio! Ma ci dovrà pur essere Chi mette in moto tutto ciò!»
È arrivato da solo alla Verità” pensò Gabriel orgoglioso. «Pace a te, Abram!» gli disse apparendogli.
Il bambino ricambiò il saluto e chiese: «Chi sei?»
«Sono l’arcangelo Gabriel, il messaggero di Dio.» Sembrava che non l’avesse riconosciuto, possibile? Ci rimase un po’ male ma poi scrollò le ali. “Sarà un effetto della super crescita.” «È tutto il giorno che non mangi, guarda che cosa ti ho portato.» Tirò fuori il suo sacchetto pieno di fichi e gliene allungò uno. «Dai assaggialo, scommetto che ti piaceranno!» Scommessa vinta.
Mentre mangiavano, Gabriel gli raccontò che Nimrod, spaventato da una profezia secondo cui un fanciullo nato in quel periodo gli avrebbe fatto perdere il potere, stava facendo massacrare tutti gli infanti; che lui, Abram, era stato prescelto per diventare un Patriarca e che grazie a un miracolo di Dio nessuno si era accorto che sua madre lo aspettasse, anche perché il padre Terach, dignitario di corte, non avrebbe esitato un attimo a consegnarlo ai suoi nemici, poi la fuga della madre nella grotta per salvarlo e che cosa era successo nei successivi 10 giorni…
Il bambino fu molto lusingato di essere stato scelto per un compito così importante.
«Su, andiamo a lavare questo musetto!» disse Gabriel dopo un po’, ridacchiando, e lo condusse alla sorgente, dove Abram avrebbe potuto sia dissetarsi sia lavarsi.
«È stata una giornata importante per te, penso sia ora che tu vada a dormire…» disse riportandolo volando nella grotta. Vedendo che il cestino era ormai troppo piccolo, con uno schiocco delle dita lo trasformò in un letto e ingrandì la copertina. «Devo andare ora, ci vediamo domattina.»
«Gabriel, hai detto che nei giorni scorsi ti sdraiavi accanto a me e mi coprivi con una delle tue ali, potresti farlo ancora?»
«Uffa… Va bene, ma solo per questa volta! Sei grande, ora» rispose, scompigliandogli i capelli.

*****

Secondo la leggenda dopo soli 10 giorni Abramo dimostrava già 10 anni, uscì dalla grotta e solo guardando il cielo intuì l’esistenza di Dio, a quel punto comparve l’arcangelo Gabriel per istruirlo.
   
 
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