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Autore: Macrat    04/11/2008    0 recensioni
La storia parla di una ragazza, la cui vita è disseminata di complicazioni date dall'ambiente di periferia.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto e niente.

Tutto e Niente

 

Il 6 Maggio del 2007.

È un mercoledì notte. È il mercoledì notte.

Sono circa le due o le tre, non lo so con certezza, la sveglia che dovevo riparare da due anni è ancora rotta, li,  posizionata vicino al mio letto.

Il mio mondo è ancora buio quando mia madre mi sveglia. Piange. Piange molto rumorosamente.

Che palle, penso.  Non la reggo più.

Non piangeva per lo stesso motivo di quegli anni passati. Non piange a causa di suo padre. Piange a causa di mio padre. Mio padre.

Mi disse che andò nel regno dei cieli. Che frase idiota, meglio se mi diceva che era morto.

Mi alzai dal letto, sotto lo sguardo attonito di quella persona, che ormai, non si poteva più definire tale.

Una faccia senza sentimento compare sul mio volto. Una viso privo di emozioni.

Mi dirigo verso la cucina.

Apro il frigorifero.

Prendo l’acqua.

Me ne verso un po’ in un bicchiere. La bevo, tutta d’un fiato.

Pulito, splendente, cristallino. Come lui.

Il bicchiere finisce con un rumoroso atterraggio sul pavimento di casa mia, andando in mille pezzi.

Ritornai in camera, con i piedi sanguinanti a causa dei vetri infranti a terra.

Mi stesi sul letto. Mia madre andò a dormire, anche vedendo i miei piedi feriti.

Incominciai a piangere, a disperarmi, a pregare.

Penso che sia stato il più grand’uomo esistito in questo mondo marcio.

Penso che abbia deciso bene l’anno in cui morire, non avrebbe dovuto vedere tutto questo schifo.

Non riuscivo a dormire, valeva la pena rompere le palle a qualcuno, allora.

Presi il cellulare, accanto alla mia sveglia. Mi vesti e mi preparai ad uscire.

Mia madre mi chiese dove stessi andando. Non le risposi e chiusi la porta dietro di me, immediatamente.

La senti urlare, piangendo. Tanto per cambiare piangeva al posto di reagire. Donna senza spina dorsale. Ameba. Un’ameba.

Senza rendermene conto fui in un lampo sotto casa di Michele. Il mio migliore amico.

E in quel momento l’unico amico.

Gli telefonai.

Posso dormire da te stasera, chiesi, ancora piangendo.

Addormentato, mi rispose affermativamente.

Entrai e senza chiedermi spiegazioni mi abbracciò e mi portò a letto nella stanza accanto la sua.

Trascorsi li quella notte.

 

L’indomani non andai a scuola. Non ne avevo la forza, né la voglia di vedere quelle facce di merda di quelli

che definisco, anzi che gli altri definiscono, compagni di classe.

 

Mi svegliai verso l’una di pomeriggio. Michele era ai piedi del letto.

Mi chiese se era tutto a posto. Non risposi.

Mi chiese cosa fosse successo. Non risposi.

Mi chiese perché stessi piangendo.

Risposi perché era... quella maledetta notte.

Era il mercoledì notte.

Era il 6 Maggio del 2007.

Era l’inferno.

Era quel mondo marcio, putrido, schifoso.

Era il tutto e il niente. Il Tutto e il niente... tutto e niente.

 

 

  
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