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Autore: katyjolinar    07/12/2014    1 recensioni
Astrid avrà un incidente che la porterà a non essere più completamente autosufficiente, e Hiccup sarà costretto ad occuparsi di lei.
Attenzione: apparentemente è una versione alternativa della mia stessa fanfic "Furia Cieca", ma solo lo spunto è lo stesso
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci fu un momento di silenzio. I due giovani dovevano analizzare quanto detto dall'uomo e, quando, finalmente, Hiccup realizzò il significato di quelle parole, scattò in piedi, poggiando le mani sul tavolo e guardando il padre con aria incredula.
"COSA?!" esclamò "Papà, tu non puoi costringerci! Non puoi farci sposare per forza!"
"Credo che possa farlo, invece. Lui è il capo." rispose Astrid, con voce neutra. Hiccup la guardò, notando che anche lei stava trattenendo la rabbia, stringendo i pugni sotto il tavolo; questo significava, per il ragazzo, che non appena Stoick li avrebbe lasciati soli sarebbe partita una nuova serie di pugni e botte, che Hiccup avrebbe dovuto incassare in silenzio.
"Esatto. Sono il capo." confermò l'uomo, calmo "Inoltre sono tuo padre, ed è mio dovere combinare per te un matrimonio con una donna adatta. Ed essendo Astrid un'orfana, non avendo parenti maschi in vita, è mio dovere prendermi anche carico di trovare per lei un buon partito. Quindi, dal momento che dovrete vivere insieme per l'incidente che c'è stato, assolvo anche i miei doveri di capo e di padre e vi faccio sposare."
"Ma non puoi farlo..." cercò di obiettare ancora Hiccup.
"Non voglio sentire altre proteste." tagliò corto Stoick "Da domani sarete marito e moglie, ed esigo che, almeno in pubblico, vi comportiate come tali. Non pretendo che consumiate subito il matrimonio, dato che Astrid mi sembra ancora debole, ma dovrete fare anche questo, prima o poi, fa parte dei doveri che dovrete assolvere."
L'uomo era serio, così Hiccup decise di non replicare oltre, abbassando la testa in segno di sottomissione al suo volere e accompagnandolo alla porta.
Quando furono soli, il giovane si avvicinò ad Astrid, che si era portata le mani alla testa; evidentemente la notizia l'aveva innervosita e le era venuto un forte mal di testa, come al solito. Le posò una mano sulla spalla, senza dire nulla, e lei si alzò in piedi, voltandosi e scavalcando la panca per trovarsi proprio di fronte al ragazzo.
Lui non si mosse, e la ragazza ricacciò indietro le lacrime, facendo partire un ceffone nella direzione del volto di Hiccup.
Ma questa volta non arrivò a destinazione: il ragazzo le afferrò il polso al volo, tenendolo saldamente ma senza farle male.
"Questa volta io non c'entro, Astrid." disse, calmo, senza mollarle il polso "Non puoi darmi la colpa perché mio padre ci vuole obbligare a sposarci."
"Se non mi avessi provocato quell'incidente, a lui non sarebbe mai venuta in mente questa dannata idea!" protestò lei, strattonando il braccio per poterlo liberare.
"No, non penso." continuò il giovane "È da quando ho compiuto 18 anni che insiste sul dover 'assolvere i suoi doveri di padre'. Credo che anche se non fosse successo nulla, prima o poi ci avrebbe fatto sposare. Questo ha solo accelerato il processo. E comunque non ho bisogno dei tuoi schiaffi per ricordarmi che sono colpevole per le tue condizioni attuali. Mi basta guardarti in ogni momento."
Astrid non parlò. Aveva ascoltato le parole del ragazzo, notando la calma nel suo tono di voce, unito all'amarezza e al senso di colpa per tutto quanto successo. Era davvero così maturo? Dopo l'incidente non lo aveva più creduto possibile, ma lentamente si stava ricredendo. Abbassò il braccio, tastandosi la ferita, e abbassò la testa, mentre le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento cominciavano a scendere lungo le sue guance. Hiccup non si mosse, e lei fece un passo avanti, poggiando la fronte sul petto del giovane e afferrando la sua casacca con entrambe le mani.
Non poteva crederci: avrebbero dovuto sposarsi, e comportarsi come marito e moglie, almeno in pubblico. Non sapeva se ce l'avrebbe fatta: significava dover essere sommessa ed ubbidiente, quando il suo carattere e l'odio che ancora provava per lui la spingevano a fare in contrario. E, in futuro, avrebbero dovuto anche consumare il matrimonio. Non poteva farcela, lo sapeva. Lo odiava troppo per quello che le aveva fatto per anche solo pensare di doversi unire a lui.
Si allontanò di nuovo da Hiccup e, senza preavviso, lo investì con una sfilza di pugni e schiaffi pieni di rabbia.
"Ti odio!" urlò "È tutta colpa tua! Non voglio essere tua moglie! Non vorrò mai esserlo!"
Hiccup le afferrò di nuovo entrambe le mani, bloccandole, e la abbracciò, tenendola stretta finché non si fosse calmata. Quando si fu sfogata la fece sedere e le tolse la benda alla testa, controllando la ferita.
Il ragazzo rimase in silenzio tutto il tempo, non disse una parola, non c'era nulla da dire. In quel momento anche lui era arrabbiato per il brutto scherzo che suo padre aveva fatto loro, ma non poteva perdere la calma, non doveva farlo. C'era già abbastanza rabbia nel cuore di Astrid, se anche lui l'avesse mostrata non avrebbe giovato a nessuno, quindi decise di evitare qualunque parola e concentrarsi sulla cura della ferita della ragazza.
Sapeva che, dal giorno successivo, la convivenza sarebbe stata ancora più dura, ma, mentre metteva delle fasce pulite attorno alla testa della, ormai, fidanzata, Hiccup prese una decisione: avrebbe fatto di tutto perché Astrid stesse bene, perché non si dovesse lamentare di lui, perché il disprezzo che ora provava si affievolisse e la ragazza tornasse a fidarsi di lui, almeno come amico.
   
 
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