Guardo fuori dalla finestra e vedo ritmi a mo' di freccia rossa, una folla di api turbate e ronzanti riempiono un intero alveare, sale l'ansia di sentirsi coinvolti nei movimenti del mondo ma resta coincisa nella mente la certezza di non volerne far parte, sentirsi un mezzo trainato fino a questa vita, una casa abusiva costruita a proporzione di società, una pedina rossa in mezzo alle pulite bianche che il giocatore usa per creare proporzione di movimento ad una massa conforme alla perfezione. Sono fermo, loro si muovono. La lontananza si fa rapida all'istante o forse non siamo mai stati ad un pari. Fosse per me mi prenderei la libertà di tornare indietro ma i binari sono piantati ,la direzione è quella che tutti prendono le regole del gioco non ammettono variazioni, siamo decisamente in una bolla di vetro dalla quale vedi tutto tocchi niente. Averlo saputo prima sarei restato immobile al via, l'eccitazione tipica infantile del voler scoprire il mondo dei grandi è solo un inganno. Ho la mia immagine impressa: solo a sei anni chiuso in una stanza al buio abbracciavo il mio peluche. Come potevo sperare che il passare del tempo avesse portato luce in quella stanza?