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Autore: Lord Gyber    08/12/2014    1 recensioni
Dal testo:
« Giustizia e pace sono fondamenti inconsistenti. Dal tuo punto di vista la giustizia è la scomparsa definitiva di esseri come me, dal mio invece è che tutti capiscano che non possono contrastarmi. In poche parole, ragazzo, la giustizia e la pace le creano i vincitori....ed io vinco sempre. »
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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« Tik tok date da mangiare a Croc »

Killer Croc

 

 

Utilizzò il braccio per togliersi dalla visuale la fronda di un albero che gli copriva la visuale e che rischiava di andargli in faccia. Kit a volte odiava essere così alto, doveva sempre fare attenzione a non andare a battere contro qualcosa. E di certo non voleva rovinare la cassa con dentro il necessario per ripartire che portava sotto braccio.

Forse aveva fatto male ad attardarsi in quel luogo ma in fondo quello era uno dei suoi modi per svagarsi e distogliere la mente dalle seccature.

A proposito di seccature pensò Chissà come stanno quei due? Non seppe dire perché pensò una cosa simile. In fondo loro erano abbastanza grandi da cavarsela da soli anche se....no, non si doveva preoccupare, gli aveva avvertiti di non entrare in acqua ed erano abbastanza ragionevoli per ascoltarlo.

« Staranno benone. » disse più che altro per convincere se stesso. Ma c'era ben più di un motivo per cui teneva alla loro incolumità. Ovvero Xue Lang.

La pantera poteva sembrare l'essere più dolce che si poteva incontrare, ma se la stuzzicavi diventava peggio del demonio. Se fosse accaduto qualcosa a Rekai, lei non avrebbe esitato a trovare Kit ed a evirarlo nel modo più crudele possibile. E non ci sarebbe stato angolo della galassia in cui potersi nascondere.

Il sudore scese copiosamente sul suo volto al pensiero della donna sopra di lui mentre maneggiava dei coltelli con modo assai poco rassicurante.

Accelerò il passo.

In pochi minuti riuscì ad arrivare all'isolotto dove aveva parcheggiato la Manta. Appoggiò la cassa vicino all'entrata della nave, in un clima apparentemente tranquillo. Forse anche troppo. Da quando era arrivato non aveva sentito neanche un sibilo.

Che i ragazzi fossero sulla nave? Poco probabile. Che fossero andati a fare un giro? No, non conoscevano il luogo. E se fossero...?

Il suo sguardo ricadde alla palude che li circondava, che quelle bestiacce gli avessero attaccati era anche possibile ma non senza un buon motivo.

« Kit! » i suoi pensieri furono interrotti dal richiamo della ragazza. Lei strisciò con grande rapidità verso l'alieno. Sembrava terribilmente preoccupata « Cosa è successo? » domandò piegandosi sul ginocchio per fissarla negli occhi.

« Rekai è stato mangiato da un alligatore! » e così andarono in fumo le sue speranze di riuscire a superare la mezz'età « Cosa? Vi avevo detto di non entrare in acqua, perché non mi ha ascoltato!?! » Si rimise in piedi dirigendosi verso la cassa che aveva lasciato a terra e la scoperchiò mettendosi a frugare al suo interno « Aveva le scaglie rosse? » domandò rivolto alla ragazza, che parve non capire « L'alligatore aveva le scaglie rosse? » fece con più agitazione nella voce.

Nova ci rifletté un attimo cercando di ricordarsi ciò a cui aveva assistito « No, erano verdi, centra qualcosa? » « Forse c'è una speranza. » rispose riuscendo ad estrarre un grosso fucile « E' una madre che ha appena deposto le uova, l'avrà portato al suo nido per sfamare i nascituri. Se siamo veloci riusciamo ad arrivare prima che le uova si schiudano. »

 

La vista ritornò poco a poco. Prima vedeva tutto vorticare velocemente poi, per sua fortuna, tutto tornò alla normalità. Vomitò un po' d'acqua che gli era rimasta nei polmoni, cominciando a respirare avidamente tutto l'ossigeno possibile.

Rekai non si ricordava più nulla a parte una terribile sensazione di viscido che lo invadeva. Si portò una zampa alla tempia cercando si sostenere la sua emicrania, mentre brevi frammenti di ricordi gli bombardavano la sua mente: l'alligatore, la breve lotta ed il buio. Poi finalmente tutto gli fu di nuovo chiaro, era stato ingoiato vivo da quel lucertolone e probabilmente era svenuto.

Riacquistata un po' di lucidità notò di avere parte del corpo ricoperta da una sostanza gelatinosa verde, forse prodotta dallo stomaco in cui aveva soggiornato. Un verso di disgusto non poté di certo mancare mentre si toglieva quella schifezza da dosso.

Fece per alzarsi facendo leva sulla zampa ma una dolorosa fitta al fianco glielo impedì. C'erano dei buchetti intorno alla sua vita, provocati dai piccoli denti del bestione. Presi singolarmente non provocano alcun danno, ma tutti insieme provocavano una buona uscita di sangue assieme al pericolo di un'infezione.

L'unica soluzione che aveva era quello di strisciare sperando di ritrovare la via di ritorno. Ma qual'era la via? Non aveva la minima idea di dove fosse e questo non gli piaceva affatto.

Solo e Impotente, questi erano ora gli aggettivi che gli calzavano a pennello.

Si rimise dolorosamente in piedi e fece piccoli passi cercando di allontanarsi il più possibile.

Un'altra fitta di dolore arrestò il suo cammino. Però questo non proveniva dal suo fianco martoriato, bensì dalla coda. Quando si voltò vide un piccolo rettile senza scaglie che gli si era attaccato alla coda mordendola con i suoi dentini, pur sempre piccoli ma altrettanto dolorosi.

Con un semplice movimento riuscì a staccarselo di dosso lanciandolo a poca distanza da lui. Sul punto in cui era atterrato notò un nido fatto di alghe con all'interno 4 uova. Queste cominciarono a creparsi mentre deboli versi scaturivano dal loro interno. Non ci volle molto che da queste uscirono altri rettili uguali a quello che aveva allontanato prima.

Questi esserini puntarono dritti sulla pantera, avvicinandosi a lui mostrando le piccole zanne.

Rekai di certo non aspettò che quelle simpatiche creature gli fossero a portata di zampa, ma cominciò a marciare sperando almeno di seminarli.

La sua tattica parve funzionare, quei cuccioli erano pericolosi, ma erano pur sempre cuccioli e le loro doti da cacciatore non erano pienamente sviluppate.

E questo bastò al ragazzo per tirare un sospiro di sollievo e di accasciarsi sulla corteccia di un albero per recuperare un po' di forze. Aveva provato a fermare l'emorragia tenendo premuta la zampa sulla ferita, ma non aveva funzionato bene come aveva sperato.

Mentre elaborava un modo per non morire dissanguato si ritrovò a poca distanza dal muso una strana pianta. Era un fiore rampicante con lo stelo avvolto intorno all'albero dai petali color porpora e dai lunghi pistilli sporgenti.

Preso da un pizzico di romanticismo cercò di raccoglierlo, ma non aveva valutato che anche le piante sanno difendersi. Il bocciolo si raccolse su se stesso per poi lanciargli sul muso del polline urticante.

Il ragazzo si accasciò subito a terra in preda al dolore. Gli occhi rossi e lacrimanti provocavano un dolore insopportabile, mentre il polline gli pizzicava il naso impedendogli di sentire alcun odore. Ora era cieco e non poteva neanche più contare a quel poco di olfatto che aveva sviluppato.

Ma l'udito gli funzionava bene e ne ebbe la conferma sentendo alla sue spalle un ruggito, non molto forte ma abbastanza potente. Quando si voltò, anche lo vista offuscata, riuscì a distinguere la bellezza di due alligatori, uno rosso e l'altro verde, a capo dei loro cuccioli che fiutavano l'aria in cerca della loro preda. Lui.

Si rimise subito in piedi, anche se in cuor suo aveva capito che non poteva più fare molto. Era lento, ci vedeva a stento, non sentiva nessun odore e non aveva con se le sue armi. L'unica cosa che poteva fare era scappare e pregare.

Cercò di distanziarli il più possibile, ma era tutto inutile, ogni volta erano sempre più vicini e lui era sempre più debole.

Riuscì ad arrivare alla base di una piccola radura per poi accasciarsi al suolo. Ormai era senza più forze, stanco, sporco e sconfitto. Sentì i passi pesanti dei lucertoloni vicino a lui. Si erano disposti attorno a lui, probabilmente per impedirgli di scappare di nuovo, ma ora non poteva andare da nessuna parte.

Gli alligatori erano ormai pronti a saziarsi con le sue carni e le sue ossa.

Chiuse gli occhi, sperando che lo uccidessero nel modo più veloce possibile. Però prima voleva concedersi il lusso di ricordarsi alcune cose. Gli sarebbero mancati gli abbracci di sua madre ed i suoi dolci, gli sarebbe mancata Nova ed il suo spirito guerriero che gli dava un incredibile fascino, gli sarebbe addirittura mancato Kit con la puzza orripilante dei suoi sigari. Gli sembrava quasi di sentirla.

No...la sentiva sul serio.

Il rumore di un sparo invase le sue orecchie insieme ai versi di dolore e di rabbia di quelle lucertole troppo cresciute.

Si sentì afferrare per il braccio ed essere trascinato lontano dai suoi carnefici « Rekai stai bene? » in quel momento la voce di Nova alle sue povere orecchie sembrava un dolcissima melodia. Probabilmente sorrise perché il serpente sembrò tirare un sospiro di sollievo.

Gli spari intanto non erano terminati ma le urla dei bestioni si facevano sempre più lontane fino a scomparire del tutto.

Fu allora che accadde qualcosa che mai avrebbe creduto che potesse accadere, Nova pianse. O meglio riuscì solo a sentire i suoi deboli singhiozzi e le lacrime che gli cadevano sul viso « Mi dispiace di averti messo in questa situazione. » formulò alla fine.

In tutta risposta Rekai cercò con la zampa il volto della sua ragazza ed una volta trovato gli asciugò le lacrime.

Alla fine di tutto ciò si sentì essere letteralmente sollevato. Due grosse braccia lo sostenevano sotto la schiena ed il bacino, Kit lo aveva preso in braccio per trasportarlo « Dobbiamo medicarlo subito, so dove dobbiamo andare. »

L'ultima cosa che sentì fu il rumore dei passi del suo amico per poi abbandonarsi nel mondo dei sogni.

 

 

 

 

 

Anglo autore:

Alla fine le cose si sono risolte....o forse no?

Beh, credo che dovrete aspettare ancora un po' prima di saperlo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Alla prossima, Lord Gyber.

 

 

  
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