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Autore: SaraWood    08/12/2014    0 recensioni
La mamma ha fatto un grande errore quando era giovane …e ogni tanto se ne ricorda.
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 11 – Ho altro a cui pensare…
Il giorno del disastro di New York. 25/10/2014 Oregon
 
                                                                                                                    
 
Sentiva la testa pesante, come se qualcuno lo avesse drogato; faticò molto a tirarla su.
I suoi occhi azzurri vennero investiti da una luce intensa, per un attimo pensò di essere in paradiso, poi ricordò di essere ateo.
 
Un cinguettio cristallino si udì in lontananza insieme allo scrosciare impetuoso di un corso d’acqua.
 
<< Dove mi trovo? >> sbiascicò David.
 
Con la mano si sfiorò il petto e si rese conto di essere senza vestiti.
Cercò un arma intorno a lui, ma non vide altro che fili d’erba e terriccio umido.
 
<< E’ un incubo ? >> si chiese.
 
<< Non lo è! >> rispose una voce in lontananza << e te lo dice uno che ha vissuto la sua intera esistenza in un incubo! >>
 
 
David si sforzò di mettere a fuoco la figura che gli aveva appena parlato.
Un ciuffo di capelli neri, occhi verdi. Fisico asciutto. Il viso non era più ricoperto di sangue ma riuscì a capire chi fosse.  Era lui. Il mostro di New York.  
Se ne stava tutto nudo a 10 metri da lui.  
 
<< Non solo il nostro viso è identico, anche i nostri corpi lo sono! E’ davvero impressionante. >> esclamò.
 
 
<< Dove mi hai portato? >>  chiese  David ancora intontito.
 
<< Ci troviamo su una montagna in Oregon. E’ un posto tranquillo. Anche nel simulatore  ci venivo spesso …>>
 
<< Simulatore? Ma di che parli? Come hai fatto a portarmi qui in cosi poco tempo? >> David cercò di tirarsi su col busto.
 
<< Posso muovermi più veloce di quanto tu riesca ad immaginare…  e non solo… >>
 
Aggrappandosi ad un albero David riuscì ad alzarsi  << Cosa sei ? >>
 
Il prototipo zero sorrise << Cosa ti sembra che sia? Sono un uomo! >>
 
<< Un uomo non riuscirebbe a fare le cose che riesci a fare tu … >> Rispose il soldato.
 
<< Allora sono qualcos’altro. Ma non è questo il punto! La cosa che vorrei sapere è cosa sei tu invece. >>
 
<< Io? Io sono solo l’uomo che ti vuole morto! >>
 
<< Dubito che ci riuscirai. Ma dimmi, non ti sei chiesto perché siamo identici? Non sei curioso quanto lo sono io? >>
 
David fissò la creatura per qualche istante. Cosa si aspettava che rispondesse? Che gli avrebbe fatto piacere sapere come mai l’assassino del suo mentore gli somigliava tanto?
 
<< Non me ne fraga un cazzo! >> sbottò sputando per il disprezzo.
 
Il prototipo zero esitò. Incrociò le braccia. << Potremmo essere fratelli… ci hai pensato? >>
 
<< Non è un fratello che cerco. Ma un uomo da ammazzare per quello che è successo ai miei compagni. Il resto non conta. >>
 
Quelle parole esprimevano tutto quello che David pensava a riguardo di quella macabra somiglianza. Semplicemente non gli interessava; l’odio gli accecava la mente in quell’istante e tutto quello a cui riusciva a pensare era la vendetta. Qualcuno doveva pagare per tutto quel sangue versato, e non si sarebbe dato pace finche non avesse vendicato la sua gente.
 
L’astio di quelle parole si infranse come un onda sul castello di sabbia e speranza del prototipo zero. Tutto quello che avrebbe potuto avere, l’unica cosa che riuscì a capire di aver mai desiderato non era fattibile. Quell’uomo non lo avrebbe mai considerato parte della sua famiglia; mai e poi mai. Era troppo tardi.
 
 
 
Improvvisamente il corpo del prototipo zero saettò di fronte a quello di David, formando un immagine quasi speculare.
<< Peccato! >>  esclamò la creatura qualche secondo prima di colpire la fronte di David con una semplice schicchera che lo scaraventò a mollo nel fiume alle sue spalle. Lo stesso fiume che lo avrebbe portato da Mark e Scarlet…
David non ebbe neppure il tempo di reagire , tutto quello che riuscì a vedere fu solo un fulmine rosso che si infrangeva contro la sua testa.
 
 
 
Avrebbe potuto ucciderlo all’istante se solo avesse voluto, ma quel ragazzo era troppo importante per lui. Non riuscì cosi ad eliminare la sua unica speranza di una ragione per cui vivere; qualcosa al di fuori della vendetta. Questa forse fu l’unica debolezza che il prototipo zero dimostrò di avere, e forse un giorno quella debolezza sarebbe stata la sua rovina…
 
 
 
 
 
   
 
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