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Autore: SaraWood    08/12/2014    0 recensioni
La mamma ha fatto un grande errore quando era giovane …e ogni tanto se ne ricorda.
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 12 – La bestia che domina la bestia.
Il giorno dopo del disastro di New York. 26/10/2014 Oregon.
 
 
Aveva vagato senza meta per un giorno, fra i boschi e le foreste più oscure di quei luoghi. Evitando la civiltà come un vampiro evita l’aglio.
La fame non lo perseguitava, tanto meno la stanchezza. Le ferite che aveva sarebbero guarite senza problemi, non erano importanti.
Si sentiva come un fantasma, senza patria, senza famiglia, senza amore, senza uno scopo.
Non voleva ricordare ciò che aveva fatto, ne quello che aveva scoperto di essere, ne l’ipotetica famiglia che lo aveva ripudiato. Aveva solo voglia di ritrovare se stesso, di capire meglio il significato dei suoi gesti in quel nuovo mondo chiamato realtà.
 
Dopo essersi svegliato da quel sonno artificiale ed essere uscito per la prima volta da quella gabbia digitale in cui era relegato, aveva preso coscienza di quanto la sua intera esistenza  fosse stata manovrata e strutturata fin dal principio. Nulla era stato reale.  il suo desiderio più grande in quel momento era dimostrare a se stesso di essere finalmente libero.  La libertà era l’unica cosa che contava davvero, e avrebbe rivendicato tale desiderio uccidendo tutti coloro che lo avevano tenuto incatenato. Margaret era  l’unica cosa che lo separava dalla vera espressione di se stessi,  dalla vera libertà.
 
Eppure, al tempo stesso sapeva che ucciderla non avrebbe cambiato le cose. Quello che lui desiderava lo aveva già ottenuto in fin dei conti… la sua vita gli apparteneva adesso.
Cosa doveva fare quindi? Inseguire la vendetta ? E dopo? Cosa gli sarebbe restato?
Avrebbe dovuto vivere una vita normale?
Non poteva, e lo sapeva bene. Le cose che riusciva a fare, le cose che il suo corpo riusciva a sopportare lo rendevano diverso, speciale, superiore. Come fa un lupo a vivere fra le pecore? E’ impossibile.
 
 
 
 
 
La luna pallida, osservava il suo stupido figlio vagare per la terra senza una meta e uno scopo. Alzando gli occhi ad essa il prototipo zero provò invidia.
“Almeno la luna sa perché è li. ” pensò.
 
 
Improvvisamente le sue riflessioni furono interrotte da qualcosa. I suoi sensi si misero in allerta in un secondo.
Qualcosa stava attraversando la foresta. Qualcosa di veloce. Qualcosa di selvaggio.
Decise di dirigersi verso di essa.
 
Nascondendosi fra la vegetazione i suoi occhi scorsero una figura. Era un animale. Un enorme lupo grigio teneva in bocca un coniglio morto. Il sangue colava a terra lasciando una scia rossa al suo passaggio.
Il lupo si fermò di colpo, poi si voltò verso il prototipo zero e un ringhio minaccioso vibrò dal suo petto. Evidentemente era stato fiutato.
 
Il prototipo zero uscì lentamente allo scoperto. Il lupo tenne le distanze per qualche minuto continuando a grugnire a bocca piena, mostrando le zanne conficcate nel povero coniglio.
 
Gli occhi verdi del prototipo zero si incrociarono con quelli gialli del lupo. Le due creature si scrutarono a lungo cercando di capire ogni uno le intenzioni dell’altro.
Poi improvvisamente tutto cambiò. Il lupo inclinò la testa leggermente e la coda che prima teneva tesa in segno d’allerta ora si agitava allegra e festosa.
L’animale si avvicinò al prototipo zero con fare amichevole, gettò il coniglio ai suoi piedi e si mise seduto a fissarlo.
 
<< Anche tu mi piaci bello! >> sussurrò cordialmente accarezzandolo.
 
Il prototipo zero afferrò il coniglio ai suoi piedi << Che ci faccio con questo scusa? >>
 
<< Tanto per cominciare puoi restituirlo! >> esclamò improvvisamente una voce alle sue spalle.
 
 
Sobbalzò udendo quella voce cosi inaspettata. Era la prima volta che veniva preso di sorpresa e non capiva davvero come fosse potuto accadere. I suoi sensi erano sviluppati almeno quanto quelli del lupo che aveva davanti, se non superiori.
 
<< E’ tuo il cane? >> domandò sorpreso e incuriosito.
 
La voce femminile che continuava a tenergli la canna del fucile dietro la schiena rispose sprezzante. 
<< Lui non è mio. E io non sono sua. Siamo soci! >>
 
<< Come fai ad essere socia di un lupo? >> domandò divertito il ragazzo da gli occhi verdi.
 
<< Tutte le notti vengo su questa montagna e mi incontro con questo lupo per cacciare insieme. Lui mi stana le prende e io le impallino. A fine serata facciamo a metà con il bottino e ognuno torna a casa sua. E  ci rivediamo sulla la montagna la notte dopo! >>
 
Quella risposta oltre che naturale sembrò anche impossibile. “Come fa un lupo selvatico a cacciare insieme ad un umano? Non può essere addestrato.”
 
<< E tu chi sei? >> domandò il prototipo zero.
 
<< Io? Sono una cacciatrice, proprio come lui. E tu hai appena rovinato il nostro accordo! >> la ragazza abbassò l’arma.
Il ragazzo si girò lentamente e quel che vide fù impressionante come la storia che aveva appena sentito.
In una mimentica verde militare una bellissima ragazza dai lunghi capelli scarlatti lo guardava. I suoi occhi gialli ricordavano quelli del lupo grigio ma sotto di essi, una sottile cicatrice attraversava il volto da uno zigomo all’altro percorrendo anche il naso, senza intaccarne però l’anatomia.
 
<< Io sono Annabel! E quel coniglio è anche mio. >> esclamò la cacciatrice.
Era la seconda volta in vita sua che il prototipo zero veniva preso di sorpresa, e stavolta era stato più piacevole.
 
<< Davvero cacci insieme a questo lupo? Non lo hai addestrato tu? E’ strano!>>
 
<< Sono più strana io che caccio con un lupo o tu che te ne vai nudo in giro per il bosco nel bel mezzo della notte con in mano un coniglio morto? >> Domandò Annabell ironica, ma per niente scandalizzata.
 
Evidentemente non era la prima volta che vedeva il corpo di un uomo.
 
 
Il prototipo zero si era totalmente dimenticato della sua nudità, non si era neppure posto il problema fino a quel momento. Lei era la prima persona che incontrava dopo un giorno intero, e non aveva avuto bisogno di coprirsi dato che il suo corpo non poteva sentire freddo.
 
Il ragazzo rimase in silenzio a fissare la donna i cui capelli rossi risplendevano fiammeggianti sotto la luce della luna.
 
<< Credo che tu abbia bisogno d’aiuto … >> disse la ragazza notando la ferita inferta da David sul petto del prototipo zero.
 
Abbassando lo sguardo ad essa e pur sapendo che per il suo corpo quello era solo un graffio superficiale che non avrebbe mai intaccato le sue funzioni vitali, rispose con tono genuino
 << Vorrei tanto averne bisogno… >>
   
 
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