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Autore: fanniex    08/12/2014    1 recensioni
... -Perché? Come sarebbe uno come Jared?-
Sbuffai ignorando completamente in che modo avrei potuto rispondere a quella domanda. Contemporaneamente però, sul palco, Jay era salito in bilico su una cassa, tendendo le braccia verso l'alto fino all'inverosimile. La sua maglietta sgualcita si era alzata talmente tanto da mostrare quasi per intero gli addominali perfetti e l'eccitante bordo della biancheria intima. Ovviamente tutte le altre ragazze presenti erano prossime all'infarto. ... [ da cap. 6 ]
Esplorazione della psiche di una donna, all'apparenza normale, che ha avuto la sciagurata idea di imbarcarsi con un Leto in uno dei viaggi più traumatizzanti della vita: la famiglia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16: IL DIARIO DI UNA DIVAH! … capitolo sei

 

 

-JARED's pov-

 

I mesi che seguirono furono probabilmente i più assurdi della nostra vita. Certo che detto da me può anche suonare strano ma non avrei mai creduto che avere a che fare con una donna incinta fosse così impegnativo.

O forse, più facilmente, dipendeva dal fatto che la donna incinta in questione fossi tu.

Non stavi ferma un attimo, nemmeno di notte. Avevi cominciato persino a parlare nel sonno, ricordi? Perlopiù si trattava di dialoghi surreali che chissà come ti scaturivano in testa, come quello tra un tizio di nome Poliakoff e un rospo gigante ubriaco di gin, dei quali tu ovviamente non ricordavi più nulla la mattina dopo.

Ingurgitavi ettolitri di succo di melograno e quintali di patate fritte, alla faccia di una dieta sana ed equilibrata. Una volta provai a farti assaggiare l'açai ma me lo risputasti in faccia disgustata. Sono tuttora fermamente convinto che lo facesti solo per ripicca. Nessuno può odiare l'açai!

E porca puttana, quanto eri diventata dispettosa!

Attaccavi a litigare con chiunque ti capitasse a tiro. Non potrò mai scordare la faccia del ragazzino che puliva la nostra piscina quando gli sgonfiasti le gomme della bici con un trinciapollo solo perché aveva osato affermare che la saga de Il Signore degli Anelli era superiore a Guerre Stellari. Malgrado siano passati gli anni e ormai sia quasi un uomo, quando mi capita di incontrarlo nel quartiere mi fissa ancora terrorizzato che tu possa spuntare fuori da un momento all'altro, armata di lama e con lo sguardo da sadica.

E poi, più la nostra bimba cresceva nella tua pancia, più tu sviluppavi nuovi interessi pericolosamente artistici. Che andavano dagli intagli decorativi di zucche e cucurbitacee varie, dal segno vagamente astrattista, all'assemblaggio di pezzi di scarto o di recupero per creare oggetti di uso più comune, come attaccapanni, mensole, paralumi, che finivano puntualmente nel bidone della spazzatura.

Supportata nella tua pazzia da mamma e da Vicki, che aveva partorito il piccolo Milicevic da circa un anno ormai, avevate formato una specie di società segreta, aperta esclusivamente a chi ospitava, o aveva già ospitato, un'altra creatura nel proprio utero.

Delle pazze scatenate senza controllo, in poche parole.

Una volta vi beccammo in giardino mentre, utilizzando un saldatore, cercavate di ricreare lo scheletro di uno squalo bianco con degli appendini di metallo, solo allo scopo di terrorizzarmi.

Neanche a dirlo, eri sempre tu l'artefice di quelle stramberie. Le altre due ti venivano dietro perché, essendoci già passate, sapevano quanto potessi avere bisogno di dare libero sfogo ai tuoi ormoni.

Quello era il tuo modo per prenderti la rivincita sul tuo corpo.

 

Fortunatamente non era l'unico modo di cui ti servivi! Grazie al cielo, non hai mai dimenticato che ci fossi anch'io da sfruttare.

Non è quasi trascorso nemmeno un giorno, nei mesi della tua gravidanza, in cui noi non abbiamo fatto l'amore. Quando eravamo particolarmente ispirati, anche più di una volta al giorno.

Dio, non riuscivamo a stare lontani l'uno dall'altra nemmeno un minuto. Tu, a causa dei tuoi scompensi ormonali, siano sempre benedetti. Io, perché semplicemente ti trovavo la creatura più incredibilmente seducente dell'universo, con quel pancione e quelle curve ancora più piene e voluttuose che mi facevano andare fuori di testa.

Una volta Shannon minacciò addirittura di innaffiarci con un idrante per staccarci, come se fossimo due cani in calore. Ed avevamo ancora tutti i vestiti addosso!

Lo abbiamo fatto anche la notte prima della nascita di Alice, non potrei mai dimenticarlo. In una posizione alquanto insolita e con molta cautela, con te sdraiata sul bordo del letto, un cuscino sotto la schiena e le gambe piegate spalancate di fronte a me e appoggiate ad una sedia ciascuna. Non riuscivi a smettere di ridere, ricordi? Dicevi che, conciata così, ti pareva di stare sul set di un film porno per gestanti!

Però lo abbiamo fatto lo stesso e mi pare pure che ci divertimmo un sacco, se non sbaglio.

La notte che precedette il giorno più bello della nostra vita.

Il 3 settembre 2009!

 

Quella mattina mi ero svegliato molto presto, come d'abitudine, ma contrariamente al normale eri già sveglia anche tu. E non eri a letto.

Mi alzai di botto, correndo qua e là per casa, in preda ad una strana agitazione.

Ti avevo chiamata un paio di volte senza ricevere risposta, finché non ti ritrovai in giardino. Con i piedi a mollo nella piscina, un cucchiaio ricolmo di quella crema alla nocciola italiana che ti fa impazzire in una mano e l'altra che accarezzava soavemente il tuo pancione enorme.

-Rica, che ci fai qui? … Perché non mi hai svegliato?-

Ti raggiunsi immediatamente, sedendomi sul bordo della piscina, alle tue spalle. E mentre riprendevo il controllo del battito cardiaco, posai entrambe le mani sulla tua pancia, abbracciandoti.

-La piccola aveva voglia di Nutella. E io avevo caldo.-  Affermasti scherzosa, avvicinando il cucchiaio con la cioccolata alla mia bocca.

Gli diedi una leccatina veloce, giusto per accontentarti. Sono un golosone se si tratta di dolci, ma quella crema è una vera bomba calorica. Il mio stomachino non è abituato.

Ti cullai per un po', seguendo le piccole onde che creavi nell'acqua con il movimento delle tue gambe.

Non penso di credere veramente in Dio, ma se esistesse un Paradiso... quanto vorrei che fosse esattamente così!

-Vicki è proprio convinta del Level3 per la festa di stasera, vero?-  Mi domandasti dopo un po', conoscendo purtroppo già la risposta.

Era il giorno del trentesimo compleanno di Tomo e Vicki e i ragazzi organizzavano l'evento ormai da settimane. Era già padre da un anno e mezzo ma si poteva ben dire che finalmente quel giorno sarebbe entrato a far parte del mondo degli adulti.

Solo che a te il club che Vicki aveva scelto non piaceva neanche un po'. Innanzitutto si trovava sull'Hollywood Boulevard, zona che tu detesti neanche troppo velatamente. E poi lo consideravi eccessivamente volgare e artefatto. E caotico, soprattutto per una donna al nono mese di gravidanza.

Certo, nelle tue condizioni forse sarebbe stato un po' troppo anche un tranquillo party in giardino. Io avevo tentato di convincerti a rimanere a casa ma non avevi voluto saperne. Adoravi Tomo e non saresti voluta mancare per nulla al mondo.

-Sai meglio di me che è impossibile far tornare quella donna sui suoi passi, una volta che si è messa un'idea nella testolina!-   Ti risposi, baciandoti piano il collo in tutta la sua lunghezza.

-La colpa è tutta di Shannon e delle sue tamarrate! Conosco Vicki, avrebbe scelto qualcosa di più discreto se quel pazzo di tuo fratello non l'avesse convinta.-

Mi misi a ridere, anche perché avevi senz'altro ragione. Quello era il tipico locale da Shannon, perfetto per le sue serate ignoranti con Becks.

Ripresi a baciarti un altro po' mentre tu continuavi ad assaporarti con gusto la tua cioccolata. Ogni tanto la nostra bimba ti dava qualche calcetto, facendoci sussultare entrambi di gioia.

-Ti ha tenuta sveglia stanotte?-

Sembravi parecchio stanca quella mattina e mi chiesi se il motivo potesse essere lei. Forse si era agitata più del solito.

-No, affatto! È un angelo!...-

Sorridevi felice, continuando a toccarti il pancione.

La gravidanza era ormai al termine. Il ginecologo aveva previsto che il tempo sarebbe scaduto non prima di qualche giorno ancora, così noi avremmo potuto goderci quell'incanto un altro po' prima di poter finalmente conoscere la nostra Alice.

-... Dici che ce la farà scontare quando sarà nata?-

Ti strinsi più forte, non troppo, solo un po'. Ma avrei voluto letteralmente mangiarti, anche senza Nutella.

-Mmm, non credo! Secondo me è così tranquilla perché sa già che le è toccata in sorte la mamma più meravigliosa del mondo.-

Ti voltasti a guardarmi un attimo negli occhi, perplessa.

-Che gran paraculo che sei!-  Mi apostrofasti infine scuotendo la testa.  -La nostra bambina avrà anche la madre più meravigliosa del mondo, purtroppo ha anche il padre più cazzone dell'universo, Marte compreso!-

Ti baciai finalmente sulle labbra non smettendo un secondo di ridere. Quanto è vero, piccola mia! Sono proprio un cazzone. Ma vi amo immensamente.

-Posso lasciarti sola per una mezz'oretta?-  Dissi poi, rialzandomi in piedi.  -Già che ci sono vado a fare un po' di jogging. Ti dispiace?-

Replicasti con un significativo gesto della mano teso a scacciarmi definitivamente.

-Vai vai! Noi due staremo benissimo. Abbiamo il nostro bel barattolone di Nutella, non ci serve altro.-

 

Corsi per un po', su per le colline che circondano la nostra casa. Non volevo pensare a nulla, solo scaricare l'ansia e l'eccitazione.

Cazzo, stavo davvero per diventare padre e ancora non riuscivo a concretizzarlo materialmente. Eppure avevo quasi trentotto anni ormai, avrei dovuto essere un uomo adulto già da un pezzo.

Ero perfettamente conscio che tu eri, e sei, l'unica donna con cui avrei potuto condividere tutto questo. Non era questo a spaventarmi. Ero pronto!

Ma non mi sentivo ugualmente all'altezza.

E non per il tipo di vita che conducevo. Ma per il tipo di vita che avevo vissuto. Come potevo saper fare il padre se non avevo mai nemmeno saputo cosa volesse dire averne uno? L'unica figura paterna che io abbia mai riconosciuto era Shannon. E, per quanto forse lui sia stato anche più di un padre per me, è pur sempre mio fratello, e aveva ancora il pannolone quando sono venuto al mondo.

 

Rincasai poco dopo un po' frastornato da quelle riflessioni, e non ti ritrovai più. Né in piscina né tanto meno in casa. Fui preso dal panico e cominciai ad agitarmi, senza peraltro riuscire a muovermi di un passo. Rimasi immobile, ad iperventilare per minuti interi, temendo di essere colto da un attacco di asma che mi avrebbe stroncato questa volta.

Poi sentii squillare Berry.

Coglione! Lo avevo lasciato sul tavolino del salotto. La mia donna, incinta di nove mesi, avrebbe potuto partorire da un momento all'altro, e io dimenticavo il cellulare a casa! Proprio io! Coglione al cubo!

-Dove cazzo eri finito, stronzo?-

La voce di mio fratello che mi insultava, con pieno merito, è ancora una delle poche cose che ricordo chiaramente in mezzo a quella concitazione.

-Corri immediatamente in ospedale! A Freddi si sono rotte le acque!-

Cazzo! Non mi hai visto in quel momento e per fortuna. Mi sentivo un tale idiota!

Credo di essermi paralizzato come uno di quei personaggi pietrificati dalla strega di Narnia. Tipo quel fauno con le orecchie a punta che ti piace tanto. Totalmente immobile. Con un sorriso sulle labbra che si allargava sempre di più, però.

Tu. Io. Nostra figlia.

 

 ***

 

In un quarto d'ora provvedetti a riprendere il controllo delle poche facoltà mentali rimastemi, mi feci una doccia velocissima ... dovevo pur sempre fare una buona prima impressione con la nostra piccola ... e mi fiondai in un taxi in direzione del Cedars-Sinai. Diedi al tassista cento dollari in più per arrivare in ospedale prima possibile.

Tu eri già sistemata in una delle camere/parto di ostetricia, con Shannon a far da palo alla porta, terrorizzato soltanto all'idea di dovermi sostituire se non fossi arrivato in tempo. Aveva già in mano cuffia e camice e tremava come se avesse dovuto gettarsi in volo libero dall'Empire State Building.

Eppure ero io che stavo per diventare padre! Mica lui!

Entrai nella stanza e ti vidi lì, stesa su quel lettino, mentre l'equipe ti preparava con tutta calma. Una miriade di goccioline di sudore ti imperlavano la fronte e le guance a causa delle contrazioni e piccoli ciuffi di capelli, sfuggiti all'elastico con cui li avevi raccolti, ti coprivano gli occhi e tu soffiavi ogni tanto tentando di scostarli. Eri appoggiata sui gomiti, un po' per rilassarti meglio, un po' per lenire il dolore, e il tuo seno si alzava e si abbassava ritmicamente, seguendo il tuo respiro.

Cristo Santo! Eri una visione!

E io sono uno stronzo. Non ti ripeto mai abbastanza quanto tu sia straordinariamente bella. E quanto il mio cuore gioisca soltanto nel poterti guardare. Credimi, non ti ho mai data per scontata!

-Se hai intenzione di rimanere lì fermo a fissarmi potevi anche continuare con lo jogging!-   Mi sgridasti come al solito. Ma un po' ti tremava la voce. Non fingere che non fosse per l'emozione.

Mi avvicinai a te mentre mi infilavo rapidamente il camice e la cuffia e ti levai finalmente dalla faccia quei ciuffi che ti infastidivano tanto.

-Ti amo Rica.-  Sussurrai, baciandoti delicatamente sotto gli occhi curiosi e divertiti delle infermiere.

Afferrasti minacciosa il collo della mia t-shirt, trattenendo il mio viso contro il tuo.

-Sarà meglio per te che sia vero! E vedi di ricordarmelo spesso! Altrimenti i dolori che proverò io per il parto saranno niente in confronto a quello che ti farò passare una volta fuori di qui!-

Volevi fare la dura ma mi stavi sorridendo, con quei tuoi occhioni caldi e lucidi.

-... Ti amo anch'io stupido!... Cazzo, non ci credo che stavi per perderti la nascita di tua figlia!-

L'entrata dell'ostetrico interruppe la nostra tenera disputa.

Il momento era arrivato e, ad essere sincero, mi fottevo dalla paura!

 

***

 

 

NOTE FINALI: 
- citazioni "letiane" obbligatorie: il melograno (o pomegranate, come volete), l'açai, lo squalo bianco, Berry.
- Becks è ovviamente Antoine Becks, il dj un tempo amico fraterno di Shannon.
- il Cedars-Sinai è un famoso ospedale di Los Angeles, citato in tanti film e serial tv.

 

NOTE FINALI: 

- citazioni "letiane" obbligatorie: il melograno (o pomegranate, come volete), l'açai, lo squalo bianco, Berry.

- Becks è ovviamente Antoine Becks, il dj un tempo amico fraterno di Shannon.

- il Cedars-Sinai è un famoso ospedale di Los Angeles, citato in tanti film e serial tv.

 

 

 

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