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Autore: maryclaire94    08/12/2014    4 recensioni
Il suo stato d’animo inquieto gli faceva tenere lo sguardo basso tanto da scorgere il retro di un paio di Manolo Blanik. Subito gli vennero in mente i pomeriggi di shopping insieme ad Hanna, ed un sorriso spontaneo si disegnò sulle sue labbra.
Caleb capendo di aver sbagliato ritornerà da Hanna, ma non sarà troppo tardi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Rivers, Hanna Marin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci giunti al capitolo finale.
Mi sembra doveroso spendere due parole prima di lasciarvi all’epilogo della storia, ma non so davvero da dove iniziare. Avrei tante cose da dire.
Credo che il modo migliore sia quello di dirvi GRAZIE! Grazie a tutti coloro che si sono limitati a leggere i capitoli “nell’ombra” facendo raggiungere al prologo la bellezza di 722 visite; a coloro che l’hanno inserita tra le “seguite”, “ricordate” o “preferite”; a chi ha recensito ogni singolo capitolo anche quando il tempo a disposizione era pochissimo permettendomi di raggiungere più di 60 recensioni; a quelli che hanno sentito il bisogno di farmi sapere le loro opinioni solo alla fine ed anche a quelli che sono spariti. Insomma a tutti perché nel bene o nel male hanno dedicato parte del loro tempo a questa mia creatura,  per me è diventata tale nel corso di questi mesi.

Quando ho iniziato questa avventura ero poco fiduciosa, penso che il non aver fiducia in me stessa sia una prerogativa del mio carattere, poi però mi sono resa conto quanto fosse bello scrivere. Entro come in un universo parallelo in cui esisto solo io, le mie parole, le mie idee ed Hanna&Caleb, riesco ad immaginarli mentre compiono le azioni che io scrivo ed è come se fossi la loro regista. Per tutto questo devo soprattutto dire grazie ad A lexie s che mi ha introdotto al mondo di EFP, in cui ho avuto il piacere e l’onore di conoscere altre fan Haleb con cui si è creato un rapporto anche fuori da questo mondo, che è stata vicina in tutti questi mesi dandomi il suo supporto e rassicurandomi quando le recensioni erano ancora poche.
Avrei voluto che WHEN I WAS YOUR MAN non finisse mai perché era ormai diventato un appuntamento fisso per me, sia per scriverlo che per pubblicarlo, ma purtroppo anche le esperienze belle sono destinate a finire e per me questa è stata bellissima. Devo ammettere che per un momento ho pensato di posticipare al prossimo mese la pubblicazione dell’ultimo capitolo ma poi ho capito che non avrebbe avuto senso perché sarebbe finito comunque e per di più voi lettori mi avreste uccisa. Vi chiedo anzi scusa per aver tardato nella pubblicazione ma ho avuto degli impegni che mi hanno vincolata.
Penso che adesso sia giunto il momento di lasciarvi a quest’ultimo capitolo, spero che vi piaccia e che ve lo godiate a pieno, come sempre chiunque volesse farmi sapere cosa ne pensa mi renderà molto felice.
È nella speranza di tornare a scrivere presto che vi dico arrivederci!
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Capitolo 20

The power of love

Erano trascorsi nove mesi da quella sera al campeggio in cui Hanna aveva riacquistato la sua memoria. Da quel momento ogni giorno era stato più bello dell’altro. Caleb le organizzava una miriade di sorprese, ogni fine settimana la portava a Montecito da sua madre e dai suoi fratelli che si erano letteralmente innamorati di lei. Hanna non riusciva a capire come avesse potuto fare colpo tanto in fretta su di loro dal momento che era riuscita in questo solo con Caleb. Lui era però un caso a parte perché, come lei amava dirgli sempre, era con ogni probabilità un angelo che qualcuno dal cielo aveva deciso di mandarle per ricompensarla di tutte le sofferenze ed offese ricevute in passato, per proteggerla da ogni pericolo – data la facilità con cui si metteva nei pasticci – e per amarla come solo un angelo potesse fare.

Ed ogni volta Caleb non si stancava mai di elencarle tutte le sue qualità ed i motivi per cui i suoi parenti e chiunque avesse avuto la fortuna di conoscerla, si sarebbe innamorato di lei. L’unico angelo era lei, che era riuscita a fidarsi di un perfetto sconosciuto ed aveva avuto la capacità di far cambiare una persona irresponsabile come suo padre. Hanna, nell’udire quelle parole si sentiva sempre un essere migliore, una persona in grado di fare davvero qualcosa di buono e non la solita bambola bionda, dagli occhi azzurri ed alla moda come la vedevano in molti.

Tra una sorpresa e l’altra e tra un viaggio e l’altro si avvicinavano anche gli esami dell’ultimo anno e l’ansia della ragazza, così come quella delle sue amiche, cresceva sempre di più. Proprio per non farsi avvilire dall’angoscia e per arrivare agli esami super preparate, Hanna, Aria ed Emily si erano affidate a Spencer ed ad i suoi “piani di studio”.

Si erano ridotte, però, a dei veri e propri automi:

Si incontravano la mattina davanti agli armadietti, si scambiavano un saluto fugace e si dirigevano di corsa ognuna nelle proprie aule con la paura di arrivare a lezione già iniziata o di perdersi parte di un ripasso. A pranzo si ritrovavano al loro tavolo e stilavano la “Tabella di studio” che consisteva nello svolgere i compiti del giorno dopo più il ripasso di parte di una materia che dovevano finire in massimo due settimane.

Il pomeriggio si recavano a casa di una di loro ed iniziavano lo studio intensivo che prevedeva una pausa ogni ora in cui si poteva solo mangiare o recarsi in bagno. L’uso del cellulare era vietato in quanto fonte di distrazione.

Caleb, Toby ed Ezra non riuscivano più a vederle in quello stato e facevano di tutto per farle distrarre o per strappare loro qualche sorriso. Per questo si sentivano telefonicamente, si scambiavano le scarse informazioni che avevano – che le ragazze intenzionalmente non davano, sapendo che le avrebbero disturbate – ed insieme le raggiungevano. Facevano irruzione in casa come tornado, le costringevano a chiudere i libri e trascorrevano la serata insieme. Nella maggior parte dei casi rimanevano a casa, ordinavano una pizza e guardavano un film con una porzione gigante di pop corn a volte, invece, si recavano al “The Grille” od al “ Brew”, quando invece volevano proprio staccare la spina ed allontanarsi dai problemi e dalla città si recavano nel famoso campeggio, armati di sacchi a pelo e di plaid, e si rilassavano a guardare le stelle ed ad immaginare come sarebbe stato il loro futuro, promettendosi di non perdersi mai di vista.

Man mano che gli esami finali si avvicinavano la paura delle ragazze cresceva e per quanto Caleb e Toby si impegnassero a tranquillizzarle ed a rassicurarle sul fatto che fosse andato tutto bene, loro si fidavano solo di Ezra perché in fondo era l’unico che, avendo a che fare sempre con studenti, sapeva come infondere sicurezza. Era diventato non solo per Aria ma anche per Hanna, Spencer ed Emily un vero punto di riferimento, con grande disponibilità si proponeva di aiutarle nella ripetizione od in qualunque cosa gli chiedessero.

 Il giorno della festa di diploma le ragazze vissero in un turbinio di emozioni. Erano felici, come i bambini davanti al lunapark, perché avevano finalmente raggiunto il traguardo più importante nella vita di ogni adolescente, ma al tempo stesso avvertivano una strana sensazione allo stomaco dettata dall’incertezza del domani, del futuro. Fino a quel momento avevano sempre saputo cosa le aspettasse il giorno seguente ed anche se, come tutti gli adolescenti, non vedevano l’ora di liberarsi del peso della scuola erano perfettamente consapevoli di quanto quella rappresentasse comunque una certezza ed un punto fermo nella loro vita, un nido che le avrebbe protette dal mondo esterno ed il luogo in cui sapevano di ritrovarsi ogni giorno per affrontare insieme ogni cosa. Questo nido, però, era ormai diventato troppo stretto per loro ed era giunto il momento di spiccare il volo, di tagliare quel cordone ombelicale che le aveva tenute legate per tanto tempo e che adesso le lasciava libere di decidere se continuare la loro amicizia o di separarsi.

Quando Hanna aveva sentito il Preside della scuola nominare il suo nome aveva avvertito quella sensazione crescere dentro di sé, tanto da pensare di poter svenire da un momento all’altro. Quando però era salita sul palco ed aveva scorto Caleb tra la folla, con uno sguardo pieno d’orgoglio e d’amore, si era resa conto che non doveva temere nulla. Anche se non sapeva cosa le riservasse il futuro e se l’amicizia con le ragazze fosse continuata, aveva un’unica certezza – la più importante – avrebbe avuto sempre Caleb accanto, pronto ad affrontare insieme a lei qualsiasi ostacolo la vita le ponesse davanti.

Quando la cerimonia finì, le ragazze si recarono a casa di Spencer per festeggiare. Gli Hastings avevano allestito un banchetto in onore della figlia e delle sue amiche ed erano presenti anche gli altri genitori. A fine banchetto Aria, Spencer, Emily ed Hanna aprirono i regali di diploma che avevano ricevuto. Aria ricevette da Ezra una penna stilografica con inciso “ Per esserti vicino in ogni tua avventura letteraria “; Toby regalò a Spencer una collana con un ciondolo raffigurante l’infinito intarsiato da brillantini, anche se quello che lo rendeva unico era la frase “ Tu sei il mio inizio e la mia fine “; Emily ricevette da Paige due biglietti per le Olimpiadi di Londra ed Hanna un semplice biglietto con su scritto “ Stasera alle 21.00 al parco “. Aveva guardato Caleb per ricevere delle spiegazioni ma tutto quello che ottenne furono le braccia del ragazzo alzate ed un “ Vedrai “ solo sussurrato.

Quando la festa era giunta al termine, Caleb aveva convinto Hanna a tornare a casa con sua madre mentre lui sarebbe rimasto per aiutare Toby a mettere a posto.

<< Allora ragazzi, vi ricordate cosa dovete fare stasera? >> Aveva chiesto, visibilmente in apprensione, << mi raccomando alle 20.55 al parco, così vi do le ultime dritte! >>

Hanna non riusciva a capire cosa avesse in mente il suo ragazzo e quale regalo potesse trovarsi al parco. Continuava a fissare l’orologio, sperando forse che così il tempo trascorresse più in fretta, ma nulla. Non riusciva a concentrarsi su niente e quando l’orologio segnò le 20.45, non riuscì più a trattenere la curiosità e si avviò verso il parco.

Quando arrivò non c’era nessuno e l’unico suono che si avvertiva proveniva dai grilli che popolavano gli alberi. Era una bellissima serata di metà luglio, il cielo era limpido e questo permetteva di ammirare la luna piena e le tante stelle. Hanna si guardò un po’ intorno e le giunsero alla mente i ricordi della sera in cui si era addentrata in quell’angolo di verde mossa dalla curiosità e vi aveva trovato Caleb, a quel punto le venne spontaneo girarsi verso l’altalena ed immediatamente un sorriso comparve sulle sue labbra. Non vedendo arrivare nessuno decise di aspettare seduta sull’altalena, al posto che quella sera aveva occupato Caleb.

20.50. Niente.

20.55. Niente.

21.00. Ancora nessuna traccia di Caleb.

Il ragazzo arrivò alle 21.20, quando Hanna stava iniziando a preoccuparsi tanto da volerlo chiamare.

<< Finalmente! Mi hai fatto preoccupare. >> Lo ammonì, dandogli un buffetto sul petto a mo di rimprovero. << Allora, mi spieghi perché mi hai fatto venire qui? >> Continuò poi.

<< Tra poco lo scoprirai >> le annunciò, ancora enigmatico, << ora però devi portare un altro po’ di pazienza e farti bendare. >> Disse, alzando il braccio per mostrarle la benda.

<< Bendarmi? >> Hanna non riusciva ancora a capire cosa avesse in mente Caleb. << Va bene dai, bendami! >> E si girò, dandogli le spalle, in modo da permettere al ragazzo di fare ciò che doveva.

Hanna ovviamente non poteva vedere nulla ma riusciva ancora a sentire i grilli cantare, Caleb che si muoveva vicino a lei ed ovviamente il suo cuore battere all’impazzata.

<< Adesso ti metto le cuffie alle orecchie. Solo quando la canzone finirà potrai toglierle, così come la benda. Okay? >>

Hanna fece cenno di “sì” con la testa ed il ragazzo le mise le cuffie.

Qualche secondo dopo partì una canzone che inizialmente non riuscì ad individuare, poi invece capì che era “ Marry you “ di Bruno Mars. Aveva sentito di recente quella canzone ed aveva apprezzato molto il ritmo allegro ma allora non aveva fatto particolare attenzione alle parole.

Penso di volerti sposare.

            ***

Andrò a prendere un anello, permetterò alle campane di suonare in coro.

            ***

Dì solo “lo voglio”, dimmelo ora tesoro.

I segnali erano chiari ed Hanna sentiva le lacrime salirle agli occhi, ma si fece forza e le ricacciò indietro.

Quando la canzone finì, come le aveva detto Caleb, si tolse le cuffie e la benda. Dovette aspettare qualche secondo per abituarsi nuovamente alla luce e dopo qualche minuto vide comparire Spencer e Toby con un cartellone bianco tra le mani.

<< Spencer? Toby? Ma che ci fate qui? >>

Non ricevette nessuna risposta se non dei grandi sorrisi da parte dei due ragazzi e non appena finì la frase, vide arrivare anche Aria ed Ezra con un altro cartellone tra le mani. Anche in quel caso avrebbe voluto chiedere la stessa cosa ma, immaginando che la risposta fosse stata la medesima, lasciò perdere. Poco dopo arrivarono Emily e Paige, anche loro con un cartellone.

Alla fine arrivò Caleb che, a grandi passi, la raggiunse posizionandosi ai suoi piedi. In ginocchio. A quel punto le tre coppie di fronte a lei girarono ad una ad una il cartellone, mostrando quello che vi era scritto:

“ Vuoi sposarmi? “

Fu allora che il ragazzo estrasse dalla tasca posteriore dei jeans una scatoletta di velluto rosso che conteneva un bellissimo solitario con un brillante al centro, circondato da tanti piccoli brillantini.

Hanna si portò le mani sulla bocca ed iniziò a piangere, non riuscendo a trattenere l’emozione, guardò le sue amiche piangere come lei di felicità e si inginocchiò di fronte a Caleb.

Lo guardò per qualche secondo, ancora incredula, e poi lo baciò. Poggiando la sua fronte contro quella del ragazzo lo fissò, ancora con le lacrime agli occhi, e balbettò un timido ma deciso “Sì!”.

I mesi successivi alla proposta trascorsero rapidamente a causa dei preparativi frenetici del matrimonio che si sarebbe svolto a settembre dello stesso anno, mese in cui Hanna aveva conosciuto Caleb.

I due ragazzi non avevano un attimo di tempo per rilassarsi, le loro giornate iniziavano e finivano senza che loro se ne rendessero conto tra la ricerca della location, la scelta del menù, gli addobbi, le bomboniere e tutto quello che un matrimonio con la “m” maiuscola – come ripeteva Hanna ogni giorno – richiedeva.

Naturalmente neanche la scelta dell’abito era stata semplice. Hanna aveva provato centinaia di vestiti e di modelli differenti ma non riusciva mai a decidersi tanto da far entrare in confusione anche le commesse dei negozi: di un abito le piaceva la lunghezza ma non la fantasia, di un altro lo scollo ma non la lunghezza. Quando si era quasi arresa ed era entrata nell’ultimo negozio, convinta che anche in quello avrebbe fatto un buco nell’acqua, aveva trovato l’abito dei suoi sogni di cui si era innamorata a prima vista.

Nel frattempo, dal giorno del diploma, Hanna si era trasferita a casa di Caleb per “fare le prove di convivenza” – così si divertivano a definirla – che rappresentava per la ragazza un’altra fonte di responsabilità perché, nel momento in cui la sua giornata finiva, doveva dedicarsi a tutto ciò che le donne sposate fanno e cioè: cucinare, lavare, fare le pulizie e stirare. Hanna però non si lamentava, anzi, mai come in quel mese e mezzo in cui aveva vissuto con Caleb si era svegliata tanto felice. Era perennemente di buon umore ed affrontava tutto sempre con un gran sorriso sulle labbra, le uniche cose che in parte minavano la sua tranquillità erano il costante senso di nausea e la mancanza di appetito, ma non dava grande peso a questi sintomi in quanto pensava fossero dovuti all’ansia prematrimoniale ed allo stress dei preparativi.

La sera prima delle nozze, come da tradizione, Hanna ritornò da sua madre e trascorse il suo addio al nubilato con le amiche di sempre. Lei aveva deciso di non uscire, per paura di fare qualche sciocchezza e di non riuscire ad arrivare in tempo al matrimonio, ma non poteva rinunciare ad Aria, Spencer ed Emily. Per questo, dopo aver mangiato la pizza che avevano prenotato – che Hanna assaggiò appena – si misero tutte sul letto della ragazza ed iniziarono a pensare agli inizi della loro amicizia, a tutte le difficoltà che avevano affrontato insieme ed a come si immaginavano cinque- dieci anni dopo. Poi, stanche dagli ultimi preparativi, dalle risate e dai pianti erano crollate tutte e quattro in un letto, abbracciate l’una all’altra come a creare uno scudo che niente e nessuno avrebbe potuto scalfire.

Finalmente era arrivato il gran giorno. Hanna quella mattina era più ansiosa del solito tanto da dover correre, appena sveglia, in bagno a vomitare ciò che restava della cena della sera prima. Avrebbe voluto sdraiarsi sul letto per riprendersi ma non aveva tempo, svegliò le ragazze che si recarono di corsa ognuna a casa propria per farsi una doccia e poi ritornare, portandosi dietro tutto ciò di cui avevano bisogno in quanto si sarebbero vestite e truccate a casa di Hanna dal momento che Spencer era addetta al trucco, mentre Aria ed Emily ai capelli.

Quando fu pronta chiese alle ragazze di aspettarla al piano di sotto. Aveva bisogno di passare cinque minuti da sola, voleva guardarsi intorno per dare un’ultima occhiata a quella che era stata la sua stanza da quando era nata, la stanza che l’aveva vista ridere con le sue amiche, saltare sul letto ascoltando musica, cantare, dormire abbracciata a Caleb, piangere quando l’aveva lasciata. Avvertì un nodo formarsi in gola ed una profonda paura paralizzarla. Da che mondo è mondo il nuovo, l’ignoto spaventa sempre, nonostante avesse la certezza che la sua vita da quel giorno sarebbe stata ancora più bella di quella che aveva vissuto. Stava per lasciare la stanza quando la sua attenzione si focalizzò sul calendario appeso sul muro accanto alla porta. Un quadratino segnava il giorno in cui le sarebbe dovuto arrivare il ciclo e, facendosi quattro conti veloci, si rese conto che aveva quasi due settimane di ritardo, scese al piano di sotto e chiese ad Aria se potesse andare in farmacia a comprarle un test di gravidanza mentre lei e le altre raggiungevano la chiesa.

Arrivò in chiesa con solo cinque minuti di ritardo, gli invitati erano già tutti dentro e, nonostante la penombra della chiesa e il sole che le faceva bruciare gli occhi, riusciva a vedere Caleb all’altare. Fece un profondo respiro e si accinse a percorrere la piccola navata della chiesa di Rosewood.

Non appena Caleb la vide entrare sentì il suo cuore perdere un colpo ed il respiro farsi affannoso. Hanna era semplicemente bellissima ed era davvero una principessa.

L’abito che indossava era in organza, con un bustino stretto dalla scollatura a cuore ed impreziosito da piccoli disegni ottenuti con dei cristalli Swarovski, mentre la gonna era voluminosa ed al margine riprendeva gli stessi disegni del bustino. Lo strascico era dovuto al velo molto lungo, anch’esso in organza con un profilo stretto impreziosito dagli stessi cristalli dell’abito.

Hanna era bellissima anche perché le ragazze avevano fatto un buon lavoro sia con l’acconciatura che con il trucco. Con un treccia morbida laterale, Aria ed Emily avevano valorizzato il suo viso ed avevano inoltre puntato alla semplicità per non appesantirla, data la particolarità dell’abito, e lo stesso aveva fatto Spencer con il trucco che era sui toni neutri, tranne il blush ed il lucidalabbra che erano color pesca.

Non appena Hanna arrivò di fronte a Caleb, questo le tolse il velo e le diede un bacio sulla fronte, poi prendendo uno la mano tremante dell’altra si rivolsero verso il Reverendo Ted, anche lui visibilmente emozionato perché si era affezionato ad Hanna, aveva imparato a volerle bene ed ormai la considerava un po’ anche sua figlia.

Il Reverendo fece un’omelia molto toccante sull’importanza del matrimonio, sull’amarsi ogni giorno come fosse il primo e su quanto fossero coraggiosi Hanna e Caleb a sposarsi tanto giovani. Ma il momento più commovente fu quando i due ragazzi si scambiarono le promesse.

Mi sono fidata di te dal primo momento che ti ho visto, non so ancora definire cosa mi abbia spinta a darti una fiducia tale da ospitarti in casa mia all’insaputa di mia madre.” – Hanna si girò per guardare Ashley che, come ogni madre, aveva pianto per tutto il tempo e vide comparire nel suo volto un sorriso a quel ricordo – “ Conoscendoti, mi sono resa conto che quell’aria indisponente e l’atteggiamento disinteressato altro non era che una corazza che ti eri costruito nel tempo per proteggerti dalla sofferenza. Già da allora, anche se non l’avevo ancora capito, ero innamorata di te nonostante non amassi molto parlare di te, del tuo passato. Ho sempre rispettato i tuoi tempi e mi sono impegnata affinché capissi che io non ti avrei mai abbandonato perché sarei sempre stata la tua donna come tu saresti stato sempre il mio uomo. Con il tempo abbiamo imparato che quando il mondo esterno è troppo duro da sopportare possiamo contare l’uno sull’altra e possiamo rifugiarci nel nostro piccolo mondo dove esistiamo solo io e tu. Abbiamo affrontato tante difficoltà insieme e la più grande è stata la guerra con la mia memoria.” – Hanna dovette fermarsi un attimo perché quell’esperienza era ancora viva dentro di lei ed ogni volta che ne parlava non riusciva a trattenere le lacrime – “ In quel periodo ho posto inconsciamente un muro tra di noi, per molti invalicabile…ma non per te. Anche quando ero distante non ti sei mai arreso, hai fatto tutto il possibile per farmi ricordare la nostra storia, il nostro amore ed oggi posso dirti che anche in quei giorni in cui c’era una grande distanza, io infondo sono sempre stata al tuo fianco. Adesso stiamo intraprendendo un cammino nuovo, non sappiamo cosa ci aspetterà  e questo mi spaventa molto ma sono sicura che il potere del nostro amore ci guiderà.” Hanna prese la fede d’oro bianco, le diede un bacio e, mentre la metteva al dito di Caleb, guardandolo negli occhi sussurrò un “ Per sempre”.

Dopodiché Ted invitò il ragazzo a formulare la sua promessa.

Se ripenso a come ci siamo conosciuti, credo che dobbiamo dire grazie ad Emily per aver avuto bisogno di qualcuno in grado di craccare un codice. “ – tutti gli invitati si lasciarono andare ad una risata ed i due sposi si girarono verso Emily, un po’ imbarazzata – “ All’inizio mi infastidiva molto il tuo comportamento, credevo che fossi la classica ragazzina viziata che aveva sempre avuto tutto dalla vita e per questo guardava chiunque fosse nel suo raggio d’azione dall’alto verso il basso. Ma mi sbagliavo. Mai nessuno aveva fatto per me ciò che hai fatto tu nonostante mi conoscessi da pochissimo tempo e se all’inizio ho apprezzato di te il tuo aspetto fisico: i tuoi occhi azzurri, i tuoi bellissimi capelli biondi e soprattutto quelle splendide fossette che sbucano ogni volta che sorridi, con il tempo – e devo confessarti che non ne è passato molto – mi sono innamorato del tuo essere testarda, pasticciona come quando credevi che l’investigatore privato che aveva assoldato mia madre per trovarmi fosse un poliziotto in borghese e mi hai raggiunto in macchina con un foulard e gli occhiali come fossi un’attrice degli anni Sessanta, ma soprattutto del tuo altruismo e della tua dolcezza. Non mi hai mai negato la tua fiducia, neanche quando questo ha portato a perderci ed a soffrire, tu più di chiunque altro. E’ iniziato tutto per sbaglio, uno sbaglio però che rifarei altre mille volte perché mi ha fatto incontrare te che mi hai cambiato la vita, mi hai fatto ricredere nell’amore, mi hai ridato quella famiglia che credevo ormai perduta. Quello che stiamo iniziando oggi è un viaggio che faremo insieme, superando tutti gli ostacoli che la vita ci porrà perché nessuna nuvola potrà oscurare il sole che abbiamo dentro. “ Anche Caleb prese la fede, anch’essa d’oro bianco ma tempestata di brillantini, la baciò e poi mettendola al dito della sua sposa pronunciò “ Per sempre”.

A quel punto il Reverendo Ted pronunciò la fatidica formula “Lo sposo può baciare la sposa” e mentre i due ragazzi si baciavano, nella piccola chiesetta gli invitati si lasciarono andare ad un fragoroso applauso.

Anche il rinfresco fu perfetto. Gli sposi ricevettero moltissimi complimenti per la scelta della location, la casa sul lago di Spencer, che la famiglia Hastings mise gentilmente a disposizione dei due ragazzi. Con il suo gusto impeccabile, anche in fatto di design, Hanna trasformò quell’abitazione in una degna ambientazione per ricevimenti. Nonostante il menù fosse molto ricco, Hanna non toccò nulla per via della nausea persistente e Caleb, sempre molto attento, più volte le chiese cosa avesse ma lei rimase sul vago, limitandosi a dire che probabilmente era a causa dello smaltimento dell’adrenalina. Dopo il pranzo e dopo aver aperto le danze con suo marito ed aver ballato con il padre, Hanna si avvicinò ad Aria per chiederle di farle, insieme alle altre ragazze, compagnia in bagno. Aveva paura di scoprire la verità, insomma si era sposata appena qualche ora prima, e se era come pensava si sarebbe ritrovata a distanza di nove mesi anche mamma. Seguì le istruzioni e aspettò...

Quando giunse il momento del taglio della torta, la ragazza chiese un attimo di attenzione perché aveva un annuncio da fare.

Innanzitutto voglio ringraziare ognuno di voi per essere venuti ed aver reso, se possibile, ancora più bello questo giorno. Voglio ringraziare i miei genitori per avermi resa quella che sono oggi e soprattutto mia madre che, nonostante ad un certo punto della nostra vita, si fosse ritrovata da sola si è fatta sempre in quattro per non farmi mancare niente. Voglio ringraziare le mie amiche o per meglio dire sorelle, senza le quali non potrei vivere, grazie per essermi state sempre accanto, grazie per avermi regalato un sorriso anche nelle giornate più dure. Ed infine voglio ringraziare mio marito che ha semplicemente reso la mia vita migliore…e proprio a te, voglio dire di armarti di martello, chiodi e pittura perché tra circa nove mesi daremo alla luce il frutto del nostro amore e per allora deve essere tutto pronto.

Caleb ed il resto degli invitati rimasero in silenzio per qualche secondo, giusto il tempo di metabolizzare la notizia, e poi mentre tutti applaudivano il ragazzo poggiò istintivamente la sua mano sul ventre di Hanna e le disse “ Ti amo “.

Cinque anni dopo.

Qualche mese dopo il matrimonio, Hanna e Caleb avevano deciso di trasferirsi a New York per frequentare l’università. Lei aveva frequentato la Parsons, l’università per eccellenza di moda e design mentre Caleb si era iscritto al Politecnico dell’Università di New York, specializzato in ingegneria elettronica. Entrambi si erano laureati con il massimo dei voti, nonostante avessero dovuto crescere da soli la piccola Katy – in onore dell’idolo di Hanna, Katy Perry. – Dopo il conseguimento della laurea avevano deciso di rimanere a New York il tempo necessario per trovare dei lavori che gli permettessero di racimolare il denaro necessario per avviare delle attività a Rosewood e poter vivere nel caso queste non dessero buoni risultati. Ritornati a Rosewood, Caleb aveva deciso di aprire un negozio di elettronica e quindi vendita di TV, telefonia, PC che fungeva anche da centro assistenza, mentre Hanna aveva realizzato il sogno di aprire una boutique in cui vendeva capi disegnati da lei.

Naturalmente l’amicizia con le ragazze continuò. Spencer e Toby si erano sposati, lei era diventata un ottimo avvocato e lui il detective della stazione di polizia della città, insieme erano riusciti a scoprire cosa fosse realmente accaduto alla signora Cavanaugh ed avevano ottenuto la chiusura del Radley; Aria, come Ezra, insegnava e nel tempo libero amava dedicarsi alla stesura di qualche racconto, per lo più per bambini; Emily invece era riuscita a diventare una nuotatrice d’alto livello e per questo non riusciva a passare molto tempo a Rosewood ma si faceva viva con le ragazze ogni volta che poteva tramite Skype.

E la piccola? Katy diventava ogni giorno più bella, aveva gli occhi azzurri come Hanna ma i capelli scuri come Caleb e quando rideva le spuntavano le fossette.

Era la gioia dei suoi genitori ma anche di nonna Ashley e delle ragazze, amava molto le storie di Aria e costringeva una sera la sua mamma e l’altra il suo papà a leggergliene qualcuna per addormentarsi. Quando la storia finiva e le rimboccavano le coperte faceva una preghierina affinché una cicogna le portasse un fratellino od una sorellina e chissà se questa cicogna non fosse già in viaggio.

 
THE END

 
 
   
 
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