Crossover
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Autore: ToraStrife    08/12/2014    2 recensioni
[Ninja Turtles / Le avventure di Jackie Chan / Double Dragon Neon / Mortal Kombat] + (marginali cameo di Killer Instinct)
Una squadra di mutanti ninja e i loro amici umani. Un archeologo acrobatico ed esperto di arti marziali. Due fratelli in cerca della loro amica rapita. Una setta di ninja malvagi e crudeli che trama nell'ombra.
E ancora, oscuri artefatti, minacce da altri piani di realtà, e lo scenario di fondo, lei, la Grande Mela.
Tutto ciò può significare solo una cosa: azione e botte!
A metà tra il cinema di Hong Kong e "Grosso Guaio a Chinatown", ci si prepara a una lotta senza esclusione di colpi in... "Operazione Doppio Drago".
Genere: Azione, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dragon
Nowhere Shell

 Al rifugio la quiete era finalmente tornata.
Anzi, la non-quiete, vista la folla che si era creata e l'irrequietezza intrinseca dei coinquilini improvvisati.

Davanti a un cabinato coin op recuperato da qualche sfascio di sala giochi, i posaceneri ancora incrostati di rimasugli di nicotina vecchia almeno di vent'anni, un'epica sfida si stava consumando tra i quattro giocherelloni di tutta la combriccola.

Anzi, al momento due.

Casey se stava in disparte, sul divano, una gamba accavallata all'altra, il gomito appoggiato al ginocchio e la mano sul mento, con il broncio.

Come aveva potuto farsi battere da una così piccola ragazzina con un doppio "perfect" a Super Street Fighter 2 Turbo"?
Il suo Ken, il karateka rosso con l'aria figa almeno quanto la sua, era stato ridotto in poltiglia dal bruceelesco Fei Long, e questi non era manco in grado di sparare proiettili energetici.
Eppure, Jade aveva saltellato con tutta tranquillità mentre lui sparava a ripetizioni inutili Hadoken.
E anche quando partiva con il temibile Dragon Punch, questa si metteva in parata, vanificando la mossa, e contrattaccava con la carica di tre pugni.
Il calcio di fuoco, poi, versione penosamente più piccola della supermossa dello shotokan, aveva firmato come una beffa ogni K.O. del suo alter ego.

In questo momento stava toccando ad April, unica in grado di tenerle testa solamente grazie alla velocità della cinese Chun Li.
Le urla che si levavano dalle gole delle ragazze infervorate le facevano sembrare dei rozzi maschiacci.

Casey osservò la scena di April che pestava un piede a terra dalla frustrazione, il tempo scaduto e il round perso con un soffio di differenza tra le barre di energia.
Il vigilante la guardò con una piccola punta di ammirazione: anche questo faceva parte del fascino della rossa, così contrastante con le elucubrazioni scientifiche di quando stava con Donatello.

Michelangelo sopraggiunse, un vassoio con latte e biscotti.
Era stato il primo ad essere eliminato, dopo una fugace vittoria con April e una combattuta sfida con la piccola Chan.
Anche l'agilità del suo Blanka non aveva potuto niente contro di lei.
E dire che l'aveva anche canzonata.
E' uno dei personaggi più scarsi, se non lo sai usare!

Ma lei aveva insistito.
E' quello che assomiglia di più a Zio Jackie.
E lo sapeva usare, oh, se lo sapeva. Roba da far impallidire Raf e il suo Guile, o Leo con il prevedibile Ryu.
Sospirò.
Non avevano ancora ricevuto notizie. Stava cominciando a preoccuparsi.
Poi vide Casey perso nella visione incantata delle due ragazze davanti al cabinato.
Alle loro schiene.
O forse più in basso?
Un colpo di tosse forzato distolse le due donne e Casey dalle loro attività.
- Ho portato la merenda. - Disse Michelangelo. - Qualcuno aveva già appetito.  - Aggiunse, con un'occhiata maliziosa verso Casey.

- Giusto in tempo! - Esclamò April, una mano sullo stomaco che brontolava. L'altra stropicciò affettuosamente la testa della piccola mora. - Questa piccola peste mi stava stracciando!

- Dai, te la stavi cavando bene! - Si schernì Jade. - Mio zio Jackie non riesce neppure a tenere un pad in mano.

La piccola bruna sorrise all'affermazione appena detta.
Per quanto fosse esperto e acrobatico, il suo parente adulto (ma forse tutti gli adulti) diventava impacciato alla prospettiva di premere cinque o sei pulsanti di fila. O più semplicemente, giocare.
Però a parole, o meglio, a ramanzine, diventava sempre un esperto. Come tutti gli adulti, in fondo.

Prima che gli avventori potessero muoversi dalle loro posizioni, però, la mano a tre dita di Micky li fermò.

- Permettemi di mostrare alla nostra ospite il mio trucchetto ninja!

La proposta dipinse un sorriso su Casey ed April, aumentando ancora di più la curiosità suscitata in Jade.

- Trucchetto ninja? - Chiese.

- Certo! Spalancate tutti la bocca e non muovetevi!

La rossa e il bruno eseguirono, solo l'ospite, estranea a certe abitudini, continuò, perplessa, a guardare.

- Tu non la apri?

- Non capisco perché.

- Lo scoprirai. - Rispose l'arancione, sorridendo.

Ancora incerta, Jade obbedì.

- Pan di stelle ninja! - Esclamò Michelangelo, prendendo una manciata di biscotti, e lanciandone tre come se fossero state shuriken.

Tre bocche aperte, tre centri perfetti.

Casey ed April chiusero la bocca e masticarono di gusto.
Jade, invece, rimasta letteralmente... a bocca aperta, si dimenticò di chiuderla, tanto che dovette portarsi le mani alla bocca per non fare cadere il biscotto.

- Wow! - Cercò di dire, la bocca piena dell'impasto.

- Allora, come ti sembra? - Chiese l'arancione.

La ragazzina, ancora con la bocca piena, non poté rispondere, ma liberò una mano per mostrare il pollice teso.

Un applauso partì all'indirizzo del giocoliere, che ringraziò con un inchino. Poi, con un cenno, diede il permesso agli altri di avvicinarsi. - Le tazze di latte non ve le posso ancora lanciare!


Nella stanza a fianco, le urla e gli schiamazzi soffocati dalle pareti richiamarono l'attenzione di Jackie, la coscienza tornata a galla dopo un rinfrancante tuffo nella tranquillità.
Si girò lentamente in direzione dei rumori, un piccolo sorriso a dipingergli il volto.

- Si stanno divertendo.

La voce di Splinter tagliò il silenzio della stanza come un coltello per il burro: morbido ma deciso.

- Ma anche io non mi lamento. - Confessò l'archeologo.
La posizione a gambe incrociate, la schiena e i muscoli completamente rilassati. Non avvertiva quel tipo di sensazione da tempo.
Espirò fuori tutta l'aria in corpo, per accoglierne di nuova, come a soddisfare il bisogno di scaricare anni di affanni portati sulle spalle.

- Non fa meditazione, di solito? - Chiese il maestro.

- Non ne trovo mai il tempo. - Rispose Jackie con trasparenza.
Si sentiva come vetro davanti agli occhi del topo. Poteva quasi farsi guardare il cuore battere.
- Sono sempre di corsa, nei miei viaggi. Inseguimenti, combattimenti, non trovo mai tempo per me e ad un certo punto mi sembra di perdere di vista...
Lo interruppe una voce.
- Pocket Coffee?
La testa di Michelangelo aveva fatto capolino nella stanza dal battente socchiuso dell'entrata, con un cioccolatino in mano.
Subito arrivò April che fulminò la tartaruga con un colpo di ventaglio sulla nuca, e poi lo trascinò via balbettando scuse imbarazzate.
La porta si chiuse di nuovo.
Il maestro scosse la testa.

- Non faccia caso alle... stramberie di mio figlio Michelangelo.  Ha una leggera abitudine a rompere la quarta parete.

Nonché le scatole, ma questo un padre non poteva permettersi di dirlo, anche se Jackie glielo aveva letto negli occhi.
Ma le risate di Jade portavano gioia in quella casa. Michelangelo nonostante la... mutazione era davvero premuroso e socievole.
Il fratello che Jade non aveva mai avuto e che sperava inutilmente di trovare in lui.
Lui, che si dannava per tenerla lontano dai guai, ma che lei si ostinava cocciutamente a cercare.
Forse, si rese conto con un velo di tristezza, cercava solo di stare vicino a lui. Ma addirittura dentro una valigia!
Si era adirato molto, con lei, aveva più e più volte chiesto scusa al maestro Hamato e ai suoi amici e discepoli, anche per conto di quella piccola combinaguai.
Sulle prime l'aveva persino minacciata di ficcarla sul primo aereo per Chicago.
Ma quel topo mutante, che sembrava saperne una più dello Zio Chan, aveva fatto da intermediario, appianando la situazione.
In realtà, e questo la meditazione glielo aveva fatto comprendere, era terrorizzato dal fatto che Jade fosse stata pericolosamente vicino a un pazzo bombarolo e con armi affilate.
Questo faceva scomparire tutte le peripezie affrontate per inseguire una valigia. Se avesse saputo che dentro alla valigia, insieme al gioiello, vi era anche qualcosa per lui molto più prezioso...

- Lei è davvero bravo a combattere, per quel poco che ho visto.

Il complimento semplice e diretto colpì Jackie come una freccia inaspettata.

- C-hi? Io? - Balbettò imbarazzato, scuotendo vigorosamente la testa. - Io non...

- Ha tenuto a bada tre avversari, due dei quali miei figli e allievi. Per non parlare della maestria con cui usava le loro stesse armi.

- E' solo un po' di Kung Fu, studiato durante i viaggi... - Si schernì Jackie. - E comunque con alcune armi non sono affatto bravo. - Aggiunse, una mano sulla nuca ed una cautamente appoggiata sull'inguine.

- Capisco. - Rispose il maestro, con un lieve sorriso. Nei movimenti dell'archeologo aveva letto molta più abilità di quanto egli non volesse ammettere, ma preferì non indagare oltre.

- Certo la sua vita non deve essere noiosa, signor Chan - Deviò astutamente il topo.

-  E' la vostra storia ad essere davvero straordinaria! - Ribatté Jackie, ammirato.

Una famiglia di tartarughe mutate da una sostanza che aveva il potere di riscrivere il DNA degli esserli viventi, più di quanto non possano essere in grado di farlo armi bioterroristiche come il Virus T, di cui una volta il capitano Black della Sezione 13 gli aveva parlato con terrore, anche se lui non ne aveva mai creduto davvero l'esistenza.
Per non parlare della tragedia del vecchio Hamato Yoshi e il famigerato Oroku Saki, nemici giurati per via della morte di una donna.
Solo un piccolo, insignificante particolare era sfuggito a Jackie.
Non sapeva se in effetti Splinter fosse un topo allevato da Yoshi o lo stesso Yoshi poi mutato fondendo il DNA con il ratto.
Moriva dalla voglia di chiederglielo, ma non credeva che avrebbe retto un'altra ora di racconti, nei quali  il topo si perdeva in tutta la sua logorrea.

Il filo delle riflessioni venne interrotto dalla voce di Donatello, che chiamò tutti a raccolta.
Rimasto per tutto questo tempo alla console delle comunicazioni, le cuffie avevano finalmente ricevuto una comunicazione da parte di uno dei fratelli.
Da quando il segnale si era interrotto, non avevano più avuto notizie, ed era quindi certo che la novità avesse destato nei presenti un certo interesse.

Il torneo di Street Fighter venne interrotto, il maestro e Chan si alzarono (quest'ultimo con un po' di difficoltà per via delle gambe intorpidite) e uscirono dalla stanza.
In pochi attimi i presenti erano riuniti nel soggiorno, dodici orecchie (con o senza padiglioni) a pendere dalle labbra del genio, che si sentì messo in soggezione per così tanta attenzione.
Si schiarì la gola, e cominciò.

- Ho appena ricevuto una chiamata da Leonardo, e mi ha informato sulle ultime novità.

Raccontò della scaramuccia con un misteriosa setta di ninja cibernetici, del coinvolgimento di alcuni, strani individui, della misteriosa scomparsa delle Zanne del Drago.
La parte volutamente tralasciata non sfuggì agli sguardi attenti del maestro e di Michelangelo, che non si trattenne dall'esporre il dubbio.

- Per adesso hai parlato solo di Leo. - Insinuò Michelangelo. - Ma mi sembra che manchi qualcuno all'appello, dico bene?

Una insolita cappa di silenzio calò sulla scena. Tutti potevano solo vedere il genio chinare la testa, le labbra congelate.

- Donatello, figliolo. - Disse il maestro Splinter. - Se è successo qualcosa, per favore, diccelo.

L'invito gentile e fermo del sensei convinse infine il viola a inspirare per prendere il coraggio di quel gravoso annuncio.

- Raf... Raffaello... Raffaello è....


***

La centrale di polizia era come sempre un luogo caotico.
Un continuo via vai di tutori dell'ordine e di criminali arrestati.
Giorno e notte non faceva differenza, le strade erano un costante campo di battaglia e chi vi lavorava lo sapeva benissimo.
E la perenne guerriglia la combatteva sia chi rischiava la pelle sulle strade con pistole e manette, sia chi viveva praticamente dietro la scrivania di un ufficio, tra tablet, internet, schedari e archivi.
Anche l'incendio, così archiviato, nel quale erano perite dodici persone era l'ennesimo tassello di un mosaico immutabile.
Amministrare la giustizia a New York era più di un lavoro, era una missione.
Ma non tutti erano eroi, non tutti erano soldati. Di certo erano tutti semplici uomini, e anche il coraggio più indomabile poteva piegarsi davanti alla vista di orrendi cadaveri sfigurati e anneriti, anche se gli schedari li etichettavano come feccia di cui nessuno avrebbe sentito veramente la mancanza.
Ma anche loro erano uomini, l'individuo che in questo momento era seduto dietro le sbarre lo sapeva. Li aveva conosciuti ed arruolati uno ad uno, ed ancora non si racappezzava.
T.J. Combo aveva conosciuto la decadenza, ma non aveva mai del tutto perso il senso dell'onore, anche se una volta era accecato dai guadagni e dal successo al punto di farsi impiantare degli inserti bionici.
Ma quello era troppo.
Chi era mai il pazzo che avrebbe usato dei missili solo per...? Non sapeva il vero motivo e saperlo lo avrebbe solo disgustato, ne era certo.
Bastava guardare dall'altra parte dei tubi d'acciaio, lo sguardo scioccato di quel militare con il suo stesso colore di pelle, nonché la stessa potenza muscolare, che lo aveva spedito al fresco grazie alla potenza  cibernetica di Zio Sam.
Ironia della sorte: se ti fai impiantare innesti da un privato, diventi il cattivo da biasimare. Se ci pensa la Nazione, diventi un eroe.
Ma era certo, la follia di quell'atto aveva sconvolto anche lui.

Il maggiore Jackson guardò per l'ennesima volta il rifiuto umano che lo guardava duramente dal fondo della cella.
Se ne andò. A differenza dell'altro, lui sapeva del motivo di quell'attacco, e lo trovò decisamente stupido, per quanto sua deità gli avesse spiegato gli effetti e i poteri di quelle carabattole misteriose.
Ed anche se era riuscito ad impedire che una di loro cadesse nelle mani di  Sektor e dei suoi seguaci, l'amara sensazione di 'pareggio tendente alla sconfitta' lo assaliva.
I risultati, dopotutto, erano quello che erano: dodici innocenti deceduti e una pietra scomparsa. E con essa, era scomparso anche uno dei potenziali testimoni che potevano fare luce intorno a tuta la faccenda.
Entrò nella stanza degli interrogatori.
Dentro, uno sbuffante Jimmy Lee lo stava attendendo, il gomito appoggiato sul tavolo, la mano ormai intorpidita sulla tempia, a furia di aspettare.
L'altra mano tamburellava vistosamente, in preda all'esasperazione.
Stava trattenendo tutto il suo essere, pur di non alzarsi di scatto, rovesciando la sedia, ed urlargli in faccia tutta la sua rabbia.
E non poteva dargli torto, dopotutto.
Aveva visto scomparire quello che aveva detto essere il fratello.
Per non parlare di quei due strani esseri verdi che erano spariti... come fottuti ninja.
E non era tutto. Dopo che le Zanne del Drago erano sparite, anche Sektor e tutti i fottuti ninja androidi si erano dileguati. Non importa quanti ne fossero stati messi a terra, di essi non ce ne era rimasta più traccia.
E lui, come al solito, come valoroso esponente del governo americano, era rimasto con un pugno di mosche.
Come succede di solito alla polizia e all'esercito nei film: arrivare a sirene spiegare solo quando il fatto è compiuto.
Capiva che trattenere lì quel pover'uomo era fastidioso e a tratti persino illegale. Ma era l'unica pista che gli era rimasta, e per questo non poteva lasciarsela sfuggire.

- Allora? -  Ripeté ancora una volta Jax.

- Allora cosa? - Sibilò Jimmy tra i denti. -  Dopo nove volte si aspetta che aggiunga qualcosa alla storiella di cui lei è stato anche lei testimone?

- Lo sai, avrei tutti gli estremi per sbatterti in cella insieme al tuo amico pugile.

L'insinuazione irritò visibilmente il castono, che stacco il pugno dalla guancia e lo sbatté sul tavolo, facendo sobbalzare le due tazze di caffé ormai freddo.
Aveva perso la pazienza: si alzò e guardò direttamente negli occhi il maggiore, ormai stufo.

- Senta signor Baracus Yankee Doodle dei miei stivali! Primo: lei non è uno sbirro e non ha ragioni per tenermi qui, al massimo mi posso fare una notte per percosse, ma non è lei a deciderlo. Secondo: Ho là fuori un'amica e un fratello scomparsi nel nulla, e la mia pazienza sta per esaurirsi, per cui tra un po' io uscirò, e se vorrà fermarmi, lo dovrà fare a suon di pugni, e Terzo...! - Rincalzò con un tono più irritato del normale. - Non sono amico di quel fottuto portaguantoni!

Jax si allontanò per pulirsi la faccia dalla saliva sgraziatamente sputacchiata dal civile durante la sua sfuriata. - Siediti. - Disse, il pugno che fremeva.
Non fossero stati dentro una stanza da interrogatorio, lo avrebbe rimesso in riga a furia di pestoni bionici.

Jimmy si girò, sbuffò e si rimise a sedere, una gamba sull'altra. Ancora non sapeva cosa lo avesse trattenuto dallo spaccare la faccia a quel borioso. Forse solo la necessità di mantenere quel minimo di lucidità per poter uscire e tornare a cercare non più uno, ma due persone disperse.

- E' sicuro, maggiore, che non sia lei a dover parlare? - Insinuò il castano. - Era lei che  sapeva di quella fottuta pietra e di quei soldatini di latta che tanto la volevano.

- Ciò che so è coperto da segreto milit...

- Blah Blah blah. - Lo interruppe Jimmy, sarcastico. - Stronzate. In questa merda ci stiamo entrambi, maggiore. Ed io ho il diritto di sapere cosa è successo a mio fratello.

- Che tu ci creda o meno, sono parecchie le cose che anche io non so. A cominciare dal coinvolgimento di quegli strani esseri verdi e della luce che sprigionava quell'artefatto al contatto tuo e del fratellino.

- Non lo so neppure io! - Sibilò il castano. Il riferimento a Billy lo aveva particolarmente irritato. - E tanto meno so cosa diavolo stia bollendo in pentola.

- Qualcosa di grosso, te lo assicuro - Rispose Jax. - E là fuori per te potrebbe essere persino più pericoloso che qua dentro. Per stanotte starai qui, fino a nuovo ordine.

Jimmy scattò di nuovo in piedi.

- Lei non ha il diritto...

Un cenno e almeno sei agenti entrarono della stanza, con pungoli elettrici.

- Trovategli un alloggio comodo. - Disse Jax ai ragazzi, allontanandosi.


Si sentiva un verme per quello che stava facendo, ma per il momento non aveva altra scelta. L'essere immortale che gli aveva parlato degli Occhi e le Zanne del Drago si era mantenuto, come suo solito, molto criptico e vago.
E adesso che aveva anche trovato un individuo che sembrava legato ad essi, trovava assurdo che per lui, uno dei campioni della Terra selezionati a proteggerla tramite il Mortal Kombat, fosse impossibile mettersi in contatto con la persona che più di tutti avrebbe potuto dargli risposte e consigli.
Riceveva messaggi telepatici, di tanto in tanto. Ma proprio per via del mezzo di comunicazione, doveva aspettare che fosse l'altro a farsi vivo.

- Maledetto dio del tuono. - Sussurrò. - Non potevi avere avere un cellulare come tutti?

Improvvisamente, Jackson sentì le forze venir meno. - Strano, non credevo di essere così stanc... - Si accasciò a terra, privo di sensi.


Jimmy non credeva ai suoi occhi, tutti e sei i suoi angeli custodi erano crollati, come infanti addormentati.
Capì che doveva esserci qualcosa nell'aria, letteralmente, perché le palpebre comiciarono a farsi pesanti.
Si resse saldamente alla scrivania, quando sentì il rumore di un urto, poi qualcosa che cadeva a terra.
Qualcuno aveva calciato via la grata dell'impianto di aerazione. E fuori ne era uscito... lo riconobbe come uno degli anfibi incontrati nel vicolo, il volto coperto da una maschera nbc.
In mano ne aveva un'altra simile, e gliela appoggiò sulla faccia.


***

- Raffaello è all'altro mondo?

La frase pronunciata da Michelangelo gettò un'ombra di sconcerto e di sgomento sui presenti.
L'arancione scuoteva incredulo la testa, rifiutando di accettare la notizia. Splinter tremava, una mano tesa. April si portò una mano sulla bocca.
Casey, Jackie e Jade si limitarono a guardarsi a vicenda, la stessa espressione scioccata.

Donatello si avvicinò e atterrò un vigoroso pugno in testa a Micky.

- Ho detto un altro mondo, testa di legno!

- Ahio - Si lamentò l'arancione. - Non c'era bisogno di picchiarmi!

- Raf lo avrebbe fatto.

- Ah, allora va bene.

- Cosa intendi per altro mondo. - Domandò April. - Un altro pianeta?

- Non proprio. - Spiegò il genio. - Potremmo definirla una dimensione parallela.

- Tipo la dimensione X? - Chiese Mick.

- Qualcosa del genere.

- Non dovrebbe essere difficile, genio. - Incalzò Casey. - Puoi sempre inventarti qualcosa.

- Dimensioni parallele? - Chiese meravigliata Jade. - Questa cosa promette avventure!

- Questa cosa promette guai. - Corresse Jackie. - E non ti montare strane idee, signorina! - La  rimproverò.

- Non è per nulla semplice.  - Congetturò il viola. - Ci sono miriadi di variabili, miliardi di possibili dimensioni, innumerevoli possibilità, chissà quanti...

- In inglese, grazie.

- Certo, Casey. Avessimo anche una macchina, senza coordinate...

- Grazie, April. Sarebbe già un passo avanti se sapessimo dove sia. - Conluse il genio.

Jackie spalancò battè un pugno sulla mano aperta. - Ma certo!

Si fiondò dov'erano custoditi gli Occhi del Drago. Prese l'artefatto e lo mostrò.

- Circolano numerose leggende, più o meno verosimili, su questo artefatto.

- Di sicuro, esso è collegato alla faccenda. - Aggiunse Splinter.

-  Una di esse, - Continuò l'archeologo. - Racconta che attraverso gli Occhi del Drago sia possibile guardare attraverso realtà al di fuori della nostra.

- Con essa si potrebbe guardare attraverso le dimensioni? - Chiese April.

- E' solo una leggenda. - Spiegò Jackie. - Ma è pur sempre un punto di partenza.

- Potrebbe prestarmi la reliquia. - Chiese Donnie. - Vorrei tentare qualche esperimento.

Jackie gliela porse, con un po' di riluttanza. - Hanno già fatto molti esperimenti su di essa in passato, ma senza reali risultati.

- Un tentativo in più non guasterà. - Rispose il genio, le mani a prendere l'oggetto. Dopodiché si congedò e si rinchiuse nel laboratorio.

- E noi che facciamo? - Chiese Casey.

- Quello che abbiamo fatto finora. - Rispose April. - Attendere.

La parola affievolì l'entusiasmo generale.

- Immagino potremmo finire il torneo di Street Fighter. - Propose un Michelangelo senza troppi entusiasmi, seguito dagli altri.

- Io forse potrei fare delle ricerche sugli Occhi del Drago. - Propose Jackie. - Magari se qua  avete un collegamento ad Internet...

- Dice, mr. Chan? Sarei stato curioso di affrontare un round di lotta con lei.

- Vorrà scherzare? - Chiese incredulo Jackie.

Una risata sommessa fu la risposta. - Magari una doccia e un ricambio però le farebbero bene. - Suggerì, prima di tornare nella sua stanza.

Jackie percepì per la prima volta il suo odore, ed arrossì. Da quella giornata era in effetti finito per ben due volte in mezzo alla spazzatura.



Angolo della posta


d


Non è Leonardo!

E' l'otto dicembre, tutti fanno l'albero mentre io porto a compimento un capitolo.
E' morto Mango e non Mengoni, le tragedie vanno a ciliegie (a coppie) e non a meloni.
Ce n'è voluto, ma finalmente un capitolo senza pugni! (A parte quelli a Micky)

Affettuosa StalkerinaPink (God Save the Pink, cantavano i Sex Pinkstols) credo che non riuscirò mai a fare una long completa e poi pubblicarla, non ho la pazienza di attendere, ci ho provato con questa ma invano, per cui aggiorno diciamo, in real time.
Ho già la trama a grandi linee, ma il come ci si arriva alle grandi linee lo faccio dire alla tastiera.
E infatti alcuni particolari possono variare a seconda dello sviluppo.
L'influenza 2012 non è un caso, soprattutto considerando il fatto di seguirla giornalmente proprio in questo periodo (metà seconda serie, per la cronaca).

Cartoon ("Jackie non far lo stupido stasera..."), sì, il confronto tra Raiden e Splinter è stato emozionante anche da scrivere. Dev'essere per via del rispetto che nutro per entrambi, credo.
Jackie è un simpatico imbranato. Sapevi che è un fan di Bud Spencer e Terence Hill?


Buona festa della pinacolada, a bientot.






  
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