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Autore: startariot    08/12/2014    5 recensioni
Harry ha venticinque anni e una pasticceria a Convent Garden.
Louis ha diciotto anni e deve ritirare venti muffin ai mirtilli, in quella pasticceria.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera, so che avrei ben altre storie da aggiornare MA ieri è nata questa cosina e mi faceva piacere condividerla con voi. 

Mi faceva piacere, inoltre, inaugurare il periodo natalizio con qualcosa di  dolce e beh, poi vedrete. Credo sia in assoluto la cosa più fluff che io abbia mai scritto e niente, vi lascio alla lettura. Ci vediamo nelle note finali. 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

Why don't you lock me up with joy and kisses?

Lock me up with love?

Chain me to your heart's desire

I don't want you to stop

Lock me in and hold this moment, never get enough

 

 

 

 

 


 

 

Il passo di Harry è lento e cadenzato mentre si aggira tra le piccole bancarelle del mercato di Convent Garden. I suoi riccioli, tenuti indietro da una bandana blu a fiori, gli consentono di scegliere con attenzione ciò che più lo soddisfa. Sotto il braccio destro un libro, A sud di nessun nord di Charles Bukowski, da cui non si allontana più ormai. 

 

E’ avvolto da una miriade di profumi e colori diversi e, davvero, non è certo certo di cosa stia cercando finché non lo sente: profumo di bacche di vaniglia e allora sa, che ha trovato quel che stava cercando. 

 

E’ una passione che gli ha trasmesso sua nonna Nanny S., come la chiamavano tutti in famiglia, quella per i dolci. Fin da quando era bambino, si sedeva accanto a lei e la guardava con ammirazione mentre si destreggiava tra strani impasti, spezie e sacchi di farina; all’età di dieci anni, aiutava sua mamma in cucina quasi regolarmente e non appena finì gli studi superiori, si iscrisse alla prima accademia di cucina di Londra. 

 

In quello stesso quartiere di Convent Garden, Harry ha creato il suo piccolo angolo di paradiso: una piccola pasticceria. Per qualcuno, potrebbe sembrare fin troppo angusto come spazio, ma Harry la adora così com’è. Ha la giusta dimensione, dice sempre a sua sorella Gemma quando gli propone di fare qualche lavoretto per espanderla: un bancone piuttosto ampio, qualche tavolino sparso per riempire la piccola saletta e il suo ‘retrobottega’, il posto in cui Harry trascorre metà delle sue giornate. Lui si occupa della cucina, mentre la sorella lo aiuta nelle vendite.

 

 

 

 

Con le maniche della sua camicia a quadri blu tirate su fino al gomito ed un laccetto nero a tenergli legati i ricci, Harry è impegnato nel rifinire le decorazioni di una cheesecake ai frutti di bosco quando sua sorella fa capolino dalla porta a soffietto della cucina. 

 

«Haz..?», chiede richiamando la sua attenzione. Il più piccolo non le risponde, si limita ad alzare i suoi occhi verdi verso la ragazza, alzando leggermente un sopracciglio. «Ce la fai a fare venti muffin ai mirtilli per domani?», chiede poi sistemandosi una ciocca di capelli sfuggita dalla coda di cavallo. 

 

«Okay, non prima delle dodici per il ritiro però Gem.», dice Harry tranquillo. Gli costerà qualche ora in cucina in più quell’ordine improvviso ma, dopotutto, ama quello che fa. La sorella sparisce, tornando al bancone ed Harry la sente concludere la chiamata con quello che doveva essere il cliente che aveva richiesto quei muffin. 

Abbassa di nuovo lo sguardo sulla sua torta, sistemando i frutti di bosco che si erano leggermente spostati verso il centro, leccandosi poi le due dita macchiate di glassa soddisfatto. 

 

 

 

 

 

 

Ha  dormito tre ore e questo, visti i suoi problemi di insonnia, è normale se non fosse che il tutto è stato causato dalla creazione dei venti muffin quella mattina gli erano stati richiesti. Non sa nemmeno perché ci abbia messo così tanto; sa solo che ogni mossa sembrava quella sbagliata ed Harry odia le cose imperfette; soprattutto se si tratta dei suoi dolci. E’ capace di rifare la stessa torta cinque, sei volte, se necessario. Non è il tipo che molla se l’obiettivo che si è prefissato non viene raggiunto. 

 

Quella mattina Gemma ha staccato prima dal suo turno perché deve andare a prendere la piccola Sophie a scuola, per questo Harry si trova dietro al bancone a servire i pochi clienti che quella fredda mattina londinese portava alla loro piccola pasticceria. Harry sta seriamente valutando di chiudere prima il locale per dedicarsi a qualche altro ordine quando il piccolo campanello all’ingresso trilla, e il ragazzo che entra subito dopo è il più bello che Harry abbia mai visto. E’ giovane, molto giovane; indossa un pantalone di tuta grigio con una felpa nera, un beanie grigio da cui si intravede una leggera frangia castana che gli copre quasi completamente la fronte. Non è molto alto, ma Harry riesce ad intravedere delle belle forme nonostante la tuta gli stia piuttosto larga. 

 

«Buongiorno», dice poi il ragazzo alzando lo sguardo su di lui, lasciando incrociare i loro occhi. I suoi sono azzurri, chiari e limpidi. Forse è proprio quello a renderli quasi magnetici. «Uhm….sono qui per ritirare i muffin..», dice poi grattandosi la nuca. 

 

«Oh, uhm ciao…tu sei..uhm..», Harry lancia uno sguardo sul taccuino su cui Gemma segna le ordinazioni e allora trova il nome di quel ragazzo segnato a matita, Louis T. «Louis…giusto?», finisce per dire poi. L’altro annuisce ed Harry fa presto a prendere la scatola in cui aveva confezionato il suo ordine, porgendogliela delicatamente. 

 

«Quanto devo…uhm, pagare?», chiede Louis con quella che, agli occhi di Harry, sembra una leggera punta di imbarazzo. 

 

«Sono venticinque sterline», dice Harry con il tono più serio possibile, cercando di non incrociare di nuovo gli occhi del ragazzo. Louis estrae la cifra dal portafoglio in pochi secondi, porgendogliela accanto alla cassa. 

 

Solo dopo che Louis è uscito dalla pasticceria, Harry sospira, notando uno zaino sulle sue spalle.

 

 

 

 

 

 

 

Sua nipote è una peste. Harry di questo, ne è convinto. 

Sophie è un’adorabile bambina di cinque anni ed è identica a sua madre, nonché sua sorella, Gemma. Hanno un rituale particolare, lei e suo zio. Ogni volta che le giostre, o il circo, sono in città durante il periodo di Natale, Sophie lo implora di andarci e passano serate intere tra tiri a segno, enormi peluche e attrazioni di ogni tipo. 

 

Quella sera fa piuttosto freddo a Londra; Harry è avvolto in un cappotto marrone di pelliccia, abbinato ai suoi stivaletti, e un cappello nero ampio gli copre i ricci. La piccola, indossa un’adorabile pelliccia rossa, in pieno stile natalizio e delle bellissime ballerine nere di vernice. «Zio, andiamo sulla ruota panoramica?», chiede la piccola indicando la grande ruota sulla loro destra. 

 

«Non hai paura delle altezze tu?», chiede Harry curioso alzando un sopracciglio. La bimba si limita a sorridere furba, per poi annuire. «Perché volevi andarci se hai paura?»

 

«Perché ci vanno tutti i grandi», risponde lei sincera. 

 

«Io no, sai? ho paura dell’altezza», risponde un voce accanto a loro. Harry alza leggermente lo sguardo verso la figura di un ragazzo, fin troppo familiare ai suoi occhi. 

 

«Anche io!», esclama la piccola girandosi verso quel ragazzo. I due iniziano a parlare mentre Harry continua a squadrare il ragazzo, cercando di ricordare dove ha già visto quel ragazzo. «Zio, andiamo a prendere lo zucchero filato?», chiede poi Sophie tirandogli leggermente la giacca, per richiamare la sua attenzione, sotto lo sguardo attento di quel giovane. Solo guardandolo negli occhi, Harry riesce a riconoscerlo. E’ il ragazzo della pasticceria, quello dei muffin ai mirtilli. 

 

«Si Sophie, ora andiamo.», le risponde Harry accarezzandole i capelli attraverso la stoffa del cappellino di lana. «Tu…uhm…sei Louis?», inizia a dire Harry titubante, «Sei…venuto in pasticceria l’altro giorni -»

 

«Oh, sisi. Sono io!», dice il ragazzo convinto. «Piacere, sono Louis», dice il ragazzo, porgendogli la mano. 

 

«Harry», risponde ricambiando la stretta. Riceve quasi una scossa Harry, quando la sua pelle entra in contatto con quella fredda delle mani di Louis. E’ strano come i suoi occhi sembrano incollati a quelli di Louis, è come se ci fosse un filo invisibile tra loro che li tiene uniti, nonostante siano due sconosciuti l’uno per l’altro.

 

«Zio, zio andiamo», continua a dire Sophie, alzando un po’ la voce per richiamare la loro attenzione. 

 

«Andiamo, piccola.», dice Harry interrompendo il loro gioco di sguardi e la stretta tra le loro mani. Louis sorride, salutandolo con un cenno della testa, ed Harry spera davvero di rivedere quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio, mentre si allontana con la mano intrecciata a quella della piccola Sophie. 

 

 

 

****

 

 

Il loro secondo incontro in pasticceria, avviene tre giorni dopo. Harry sta giocando con la piccola Sophie, dietro il bancone mentre Gemma serve gli ultimi clienti rimasti al locale quando Louis fa il suo ingresso. Preso dalla sua nipotina, in un primo momento quasi passa inosservato l’ingresso del ragazzo. Solo quando quest’ultimo raggiunge il bancone, Harry stacca lo sguardo da Sophie, incrociando proprio gli occhi azzurri di Louis, e quasi non riesce a controllare il sorriso appena accennato che nasce sul suo volto. L’altro ragazzo sorride a sua volta, senza staccare lo sguardo dai suoi occhi verdi. 

 

«Ciao, come posso aiutarti?», dice Gemma a Louis cordiale mettendo fine al loro gioco di sguardi. Harry vede Louis scuotere lievemente la testa, prima di portare l’attenzione su Gemma. 

 

«Gem ci penso io», dice il riccio passando la bimba nelle braccia della mamma e spostando il suo sguardo su Louis. «Ciao, cosa ti serve?», Louis abbassa per un attimo lo sguardo sul bancone, facendo vagare i suoi occhi sulla vasta quantità di dolci ancora disposti al suo interno. 

 

«Haz, è okay per te se noi andiamo a casa?», chiede Gemma avvicinandosi al fratello e poggiandogli una mano sul braccio delicatamente. Harry annuisce senza pensarci due volte, accarezza la mano della sorella per poi avvicinarsi a Sophie e lasciarle un leggero bacio sulla fronte. «Farai la brava con mamma?», chiede poi alla piccola spostandole una ciocca di capelli dalla fronte. 

 

«Si, zio», risponde Sophie lasciandogli un leggero bacio sulla guancia e sorridendogli e poco dopo, sono entrambe fuori dalla pasticceria. 

 

«Scusami per l’attesa..», inizia a dire Harry riportando l’attenzione sul ragazzo di fronte a lui. 

 

«Tranquillo…è una bambina adorabile», risponde Louis lanciando uno sguardo verso la porta che si è appena chiusa alle loro spalle. 

 

«E’ un angelo ma sa essere una vera peste quando vuole», dice Harry accennando un sorriso. «Allora, come posso aiutarti?», dice poi cambiando argomento. 

 

«Le mie sorelline hanno adorato quei muffin ai mirtilli l’altro giorno e mi hanno costretto a venire qui per portargliene altri a casa ma credo che…uhm- », Louis guarda un attimo il bancone cercando qualcosa con lo sguardo. 

 

«Non ce ne sono.», termina la frase per lui Harry, con un velo di dispiacere nella voce. «Quanti te ne servivano?», aggiunge poi con una smorfia in volto. 

 

«Uhm..una decina sarebbero stati sufficienti credo..»

 

«Potrei farli adesso, sono abbastanza veloce», ammette Harry con un lieve sorriso in volto. «Sempre se hai tempo, ovviamente»

 

«Uhm si..si», dice Louis annuendo. 

 

«Allora, uhm…vieni con me, almeno mi terrai compagnia», dice il riccio facendogli cenno di seguirlo dietro il bancone. Quando varcano al soglia della cucina, Louis trattiene appena un gemito per la varietà di profumi che lo colpiscono. E’ come assaggiare gusti differenti, tutti in una volta. 

 

«Tutto bene?», chiede Harry notando l’espressione perplessa del ragazzo. 

 

«Si, uhm…wow, non ero abituato a tutti questi dolci», ammette Louis togliendosi il  beanie e passando una mano tra i capelli. Non sono poi così corti, riflette Harry fissando i movimenti del ragazzo di fronte a lui. E’ bello Louis, una di quelle bellezze che ti lascia senza fiato proprio per la sua semplicità. 

 

«Dovrai conviverci per la prossima ora almeno, credo», risponde Harry sogghignando. Passano i primi venti minuti in silenzio, mentre il riccio prepara l’impasto mescolando zucchero uova e farina, attento alle dosi mentre Louis, seduto su uno sgabello accanto al ripiano, lo guarda studiando i suoi movimenti. 

 

«Uhm..quanti anni hai?», chiede poi Louis quando ritiene che il silenzio sia durato anche troppo. 

 

«Venticinque, tu?», risponde il più grande senza esitazione. 

 

«Diciotto».

 

«Ultimo anno quindi?», è la domanda che gli pone Harry, e Louis si limita ad annuire. «Cosa vorresti fare dopo?», aggiunge poi curioso. 

 

«Ho la passione per il calcio, vorrei portare avanti quella», ammette timido, alzando lo sguardo verso Harry. 

 

«E’ bello.», è tutto quello che dice il più grande mentre ripone gli stampini sulla teglia, e la ripone nel forno.

 

«Già, non sei un appassionato di calcio vero?»

 

«Ognuno ha le sue passioni, no?», chiede Harry sorridendo e Louis quasi scoppia a ridere. «E’ tutto pronto. Dobbiamo solo aspettare che si cuociano.», aggiunge poi mentre sistema il ripiano su cui ha appena terminato di cucinare. «Ti va una cioccolata calda mentre aspettiamo?»

 

Per un amante della cioccolata come Louis, è impossibile dire di no a quella richiesta, per questo si limita ad annuire timidamente.

 

Harry prepara le due bevande calde in poco meno di sette minuti, porgendo a Louis una fumante tazza azzurra e sedendosi accanto a lui, sullo sgabello rimasto. «Quante sorelle hai?», chiede poi il più grande soffiando lievemente sulla nuvola di vapore creata dal calore della cioccolata. 

 

«Quattro. Felicite, la maggiore, dopo di me; Charlotte che ha 15 anni e Phoebe e Daisy, le gemelline, hanno 7 anni e amano i tuoi muffin ai mirtilli.», dice Louis facendo sorridere il più grande. 

 

«Sono felice di questo, è sempre difficile accontentare i bambini quando si tratta di mangiare», risponde Harry ridendo, trascinando con sé il più piccolo. 

 

«Le mie sorelle adorerebbero le tue fossette», dice Louis indicando i piccoli solchi che la pelle ha formato sulle sue guance. «E piacciono anche a me», dice poi timidamente. A quel punto, il sorriso di Harry aumenta ancora di più, se possibile. 

 

«Sai, speravo di rivederti, dopo quella sera al parco.», dice Harry sincero giocando con il bordo della sua tazza. 

 

«Anche io», ammette Louis in risposta, arrossendo leggermente. 

 

E’ facile il modo in cui interagiscono tra loro, come se si conoscessero da tempo. Non c’è imbarazzo tra loro; forse, la timidezza di due persone che si piacciono e che non vogliono ammetterlo perché è troppo presto per farlo. 

 

Ma c’è davvero un tempo per queste cose?

 

Louis non ha una risposta per quella domanda, sa solo che vorrebbe sentire le labbra, rosse e carnose, di Harry sulle sue. Vorrebbe che il più grande gli dicesse che quell’elettricità che sente ogni volta che i loro occhi si incrociano, non la sente soltanto lui. «C’è una cosa che vorrei fare..», sussurra Louis, incrociando le iridi verde e brillanti di Harry. 

 

Il più grande resta in silenzio, limitandosi a ricambiare lo sguardo di ghiaccio, ma caldo e rassicurante del più piccolo. Forse, è nei loro occhi che entrambi trovano la risposta. La stessa voglia. E’ bello quando Louis si avvicina ad Harry, quasi senza che lui non se ne renda conto, e fa scontrare le loro labbra. Quelle di Harry sono calde e carnose, al sapore di cioccolata, proprio come Louis le aveva immaginate. Il più grande reagisce quasi immediatamente al contatto, avvolgendo le sue braccia intorno al più piccolo e lasciando che quest’ultimo intrecci le dita nei suoi ricci. Louis glieli tira leggermente, avvicinandolo ancora di più a sé e approfondendo il loro bacio. Le loro lingue si scontrano, prima lente, poi con più forza e la naturalezza con cui tutto, tra loro due, sembra fatto per combaciare rende quel momento ancora più dolce. 

 

«Louis..», soffia Harry contro il suo viso, dopo minuti interi passati a baciarlo e a mordicchiare le sue labbra. «Uhm..dovrei…i muffin..», riesce a sussurrare poi, tra un bacio e l’altro, mentre Louis sembra non volersi allontanare da lui. 

 

«Oh okay..», dice infine arrendendosi. Harry si alza velocemente dal suo sgabello, avvicinandosi al forno e estraendone la teglia nera. Louis, ancora frastornato dal bacio, viene travolto dal profumo di mirtilli e dell’impasto dei muffin, che lo avvolge completamente. «Wow», sussurra poi tra i denti, e non sa bene di cosa sta parlando. 

  

«Eccoli qua», dice Harry sorridente e quando Louis lo guarda, nota il luccichio nei suoi occhi. E’ percepibile la felicità di Harry, e il più piccolo sorride a sua volta inspirando ancora una volta quel delizioso profumo. 

 

«Grazie, Harry», dice Louis, sorridendogli. «Per tutto», aggiunge e non c’è bisogno di altre parole tra loro. E’ strano come sembrano capirsi con i semplici sguardi, eppure non si conoscono affatto. 

 

«Non ho fatto niente di speciale», risponde il più grande semplicemente. 

 

«Hai fatto tanto invece.», ammette Louis, poggiando una mano sul suo braccio, accarezzandolo lievemente. 

 

«Mi trovi qui, quando vuoi», dice Harry salutandolo con due fossette sulle guance. 

 

 

 

 

*****

 

 

 

 

 

 

«Hai mai assaggiato un semifreddo, Louis?», chiede Harry guardando il più piccolo negli occhi. Scuote subito la testa Louis e sul volto del riccio nasce una piccola smorfia. 

 

Sono nella cucina nella pasticceria, come ogni sera ormai da due settimane. E’ diventata la loro piccola routine, Louis arriva verso l’ora di chiusura, aspetta che Harry e Gemma servano gli ultimi clienti, per poi restare da soli per qualche ora. Harry sa che Gemma ha capito che sta succedendo qualcosa, ma ha deciso di non fargli domande ed il riccio ne è felice. 

 

«E’ un dolce che ho assaggiato per la prima volta in Italia, a Roma e me ne sono subito innamorato.», dice Harry avvicinandosi al frigorifero della cucina. «Vieni Lou», aggiunge poi facendo cenno al ragazzo di raggiungerlo. Il più piccolo lo raggiunge titubante ai fornelli notando una barra di cioccolata fondente e una piccola pentola sul fuoco. «Sai sciogliere la cioccolata?», chiede il più grande sorridendo. 

 

«Uhm, no. Mia madre non è un granché quando si tratta di dolci e io..beh, io e la cucina non andiamo molto d’accordo», risponde, facendo ridere di gusto Harry. 

 

«Beh, allora ti insegno io», dice prendendo una delle sue mani e portandolo più vicino al piano cottura. La mano di Harry è calda, stretta intorno alla sua. Prende la barra di cioccolata, facendola in pezzi sempre più piccoli e quando hanno raggiunto la dimensione giusta, rovescia il tutto nella pentola in cui aveva sciolto una noce di burro. «Vedi, è semplice…devi solo prendere questo mestolo e girare lentamente finché la cioccolata non si scioglie completamente.», dice poi posizionandosi proprio dietro di Louis, e porgendogli l’arnese in legno. Louis lo prende, titubante, e inizia a mescolare quell’insieme di scaglie di cioccolata cercando di seguire le indicazioni del più grande. Segue il procedimento per alcuni minuti quando la voce di Harry lo ferma, «più lentamente..», soffia al suo orecchio, portando la mano destra, sulla sua mostrandogli il movimento giusto. Non riesce a controllarlo, Louis il brivido che gli percorre la schiena quando il respiro fresco di Harry si scontra con la pelle tesa del suo collo. Vorrebbe rilassarsi completamente e lasciarsi andare contro il petto del ragazzo dietro di lui, ma resta fermo e segue le istruzioni del più grande. 

 

«Non è così difficile vero?», sussurra Harry voltando leggermente lo sguardo verso Louis, e il più piccolo non può far a meno di voltarsi a sua volta facendo scontrare i loro volti. Sono così vicini che basterebbe davvero poco a chiudere quelle distanze e dopo qualche secondo è Harry a mettere una mano sul fianco di Louis, tirandoselo addosso e baciandolo forte. Al più piccolo scappa un sospiro in quel bacio mentre lascia che la sua mano libera si intrecci nei ricci di Harry, per avvicinarlo ancora di più. Si trovano nella posizione più scomoda possibile, un intreccio complicatissimo di braccia ma nessuno dei due sembra volersi staccare dall’altro. 

 

Sono passate due settimane ormai e ogni sera, è sempre la stessa storia. E’ come se nessuno dei due riuscisse ad abituarsi alla vicinanza dell’altro.

 

«Lou», sussurra Harry quando le mani del più piccolo finiscono ad accarezzare la pelle fredda del collo di Harry, proprio nel punto in cui finiscono i suoi ricci. Le mani di Harry vagano sulle spalle di Louis, slacciandogli poi lentamente la cerniera della felpa per sfiorare il suo collo con le labbra, lentamente. E’ una lenta ma dolce tortura, quella di Harry e Louis potrebbe stare così per ore, con le labbra del più grande che lo accarezzano con delicatezza.

 

«No», risponde poi Louis, alla domanda iniziale di Harry, quando si separano un attimo per prendere aria. Harry sorride contro le sue labbra, gli lascia un ultimo bacio per poi tornare ad occuparsi del dolce. Il più piccolo guarda ammaliato i movimenti del più grande, soffermandosi sulle gambe lunghe e snelle del ragazzo che si spostano da un lato all’altro della cucina e senza neanche accorgersene, Harry è davanti a lui con un piccolo piatto in mano. 

 

 

 

 

«Che ne dici di..uhm…venire a casa mia dopo?», è la prima volta, in due settimane, che Harry gli fa una richiesta del genere; Louis può percepire l’incertezza nel suo tono di voce, ormai ha imparato a conoscerlo bene. 

 

Louis annuisce, avvicinandosi lento a lui e lasciandogli un bacio leggere sulle labbra, al sapore di cioccolata.

 

Quella notte Louis sogna occhi verdi e crepes alla francese, tra le braccia di Harry; e il riccio non ha più problemi di insonnia. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomiiiii! 

Beh, che dire? Scritta in meno di un giorno e non credo ci sia molto da aggiungere, è una storiella leggera perché un po’ di fluff serve a tutti a volte. Ed è la prima volta in cui non c’è angst nelle mie storie, segnatevi questa data sul calendario perché è un evento rarissimo. 

 

Tutte queste mini storielle nascono sempre per colpa del web che mi fa vedere immagini, o mi fa ascoltare canzoni che poi finiscono per ispirarmi queste storielle. Questa, per esempio, è nata proprio vedendo un fanart dolcissima :) 

 

Spero davvero tanto vi sia piaciuta e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. Qui, su ask, o su twitter

 

P.s. La canzone all’inizio della storia è Lock me up dei The Cab; ringrazio Agne per il banner, che adoro come sempre, e tutti voi che leggete questi miei piccoli attacchi di follia. 

 

Alla prossima

C. 

   
 
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