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Autore: mirandas    08/12/2014    6 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà! Buone notizie, questo canto è chilometrico. Per una volta la lunga attesa ha dato i suoi frutti u.u
Non ho altro da aggiungere ;)
Buona lettura a tutti!

Canto IV

Virgilio

Durante la mia vita terrena avevo sempre sentito i miei amici lamentarsi delle loro mogli e di quanto a lungo amassero chiacchierare di argomenti superflui. Ogni volta che sentivo questi racconti pensavo che stessero semplicemente esagerando e pensavo che, se mai mi fossi sposato, per me non sarebbe stato così; e talvolta li invidiavo un poco, perché avevano in fondo trovato una compagna per la vita. Io invece, timido e solitario, non sapevo bene come comportarmi con le donne, ed ero finito per rimanere celibe; per quello stesso motivo, il simpaticissimo soprannome “virginello” aveva cominciato a prendere piede. Ora che invece stavo insieme a Dante cominciavo a capire come si erano sentiti i miei amici, costretti a dover restare in compagnia delle mogli senza poter protestare, dovendosi sorbire i loro squittii. Non che ormai non fossi abituato alla curiosità di Dante, che spesso portava a lunghi colloqui con ogni anima che incontravamo, ma, ecco, dopo TRE STRAMALEDETTISSIME ORE , VENTI MINUTI E DICIASSETTE SECONDI ne avevo le scatole piene di stare lì ad ascoltarli parlare del più e del meno!!!! Per non parlare del fatto di come stessimo procedendo a passo lento! Anche il più grasso dei bradipi sarebbe riuscito a muoversi più velocemente!

Virgilio, devi calmarti…

E come? COME?! È da più di un’ora che parlano di un tizio che abitava non so dove e che ha fatto chissà che cosa! Giuro che se non la smettono di parlare tra un minuto scappo via…Sì, lontano da qui, dove finalmente potrò trovare del silenzio.

Stranamente, la mia vocina pervertita, che ormai aveva assunto il ruolo di mia sporca coscienza, non commentò ulteriormente. Immaginai che, essendo sostanzialmente me, pure lei trovasse difficoltà a sopportare queste inutili chiacchiere ancora a lungo.

Almeno per una volta sembriamo trovarci d’accordo su qualcosa.

La mia vocina non fece in tempo a commentare oltre perché finalmente (sì! Finalmente!) quei due avevano finito di parlare.

“Eccoci qua. Siamo arrivati.” Disse il bambolone biondo. “Una piacevole passeggiata, non trovi?” aggiunse, rivolto a Dante, con quella sua disgustosa voce affabile e seducente.

Ceeerto. Veramente splendida, se non contiamo il fatto che per tre ore hai provato a rimorchiare il MIO uomo. Solo perché hai un bel faccino e un fisico scolpito pensi di potermi portare via Dante? Puah!

Lui preferisce un uomo di cultura ad un rozzo barbaro!


Di un po' Virgy, non sarai mica geloso?!

Io? Geloso? Ahahah! Spiritoso!  Ma come ti vengono in mente certe cose? E non azzardarti a chiamarmi Virgy!!!

Preferisci Virginello? Andiamo! Solo perché la sua attenzione non è rivolta su di te per un po’ non significa che…

ZITTO!!!

Sai che ti dico? Hai vinto. Non ti parlerò più.

sul serio?

Sì. Aspetterò che tu venga da me, a pregarmi in ginocchio di tornare e allora ti renderai conto che la tua vocetta pervertita è la tua unica alleata!

se lo dici tu…

È inutile che fai finta di niente, Virgilio, tanto vincerò io questa sfida!

Vaaaaaa bene.

...

Vocetta?



Wow, se n’è davvero andata…Sono LIBERO!!! Niente più pensieri perversi!!! Niente sensi di colpa! Muahahahhaah!

Quando mi riscossi dai miei pensieri, mi accorsi che tutti erano fermi e stavano fissando me.

Oh merda.

“Ehm…sì, anche secondo me.” Dissi completamente a caso. Speravo che nessuno si sarebbe accorto che non avevo sentito niente di quello che avevano detto.

Notai lo sguardo di Dante. Si era certamente accorto della mia evidente distrazione. Lo pregai con gli occhi di far finta di niente e di salutare i suoi nuovi amici. Lo sguardo del fiorentino si fece malizioso e…

Aspetta…non dirmi che si vuole vendicare per lo scherzo con Catone!

Te l’avevo detto che si sarebbe vendicato…

tu non dovevi tacere per sempre?



Certo, stai zitta quando ti fa comodo!

“ ’Sì’ cosa, maestro?” domandò il mio protetto, sorridendomi malignamente.

Mi sistemai con noncuranza la veste, prendendo tempo per formulare una risposta adeguata. “Volevo dire che sono pienamente d’accordo con te.”

Dal sorrisino di Dante seppi che pensava di avermi in pugno. Povero principiante.

“Ma io non ho detto nulla, maestro.” Come diavolo riusciva a infondere tanto sarcasmo in una parola che, solitamente, era usata per indicare rispetto?

Alzai il sopracciglio con aria saccente e vidi l’espressione del fiorentino farsi incerta. “Certo, però stavi pensando che questo sentiero è più stretto dell’apertura che il villano chiude con un mucchietto di
pruni quando l’uva comincia a maturare. Dico bene o dico giusto?"

Gli occhi sbarrati del mio protetto mi regalarono una soddisfazione immensa.

Così impari a flirtare con un altro in MIA presenza.

Dante divenne rosso come un pomodoro e dalla sua faccia sembrava che stesse considerando l’idea di nascondersi nell’infula.

Manfredi, dal canto suo, se n’era stato zitto per tutto il tempo, spostando lo sguardo da me a Dante, come se stesse seguendo una partita di ping pong, senza capirci chiaramente un accidente.

Tornatene a casa, pivello.

“Beh” s’intromise. “Allora io vi saluto. Dante, è stato un piacere. Virgilio…”

“Anche per me…” è stato un vero strazio. Mi affrettai a replicare

Non appena la schiera di anime ci lasciò soli, il mio protetto incrociò le braccia al petto e mi guardò con fare indispettito.

“Cosa c'è?” domandai, fingendomi sorpreso, sperando che se la bevesse.

Il suo piede cominciò a battere per terra. No, decisamente non mi aveva creduto.

“ ’Cosa’? ‘Cosa’?! E’ mai possibile che tu debba sempre essere geloso?!” esclamò.

Feci per rispondere, ma lui mi zittì. “Era una domanda retorica. E non provare a negare! Abbiamo già avuto questa discussione prima di…metterci insieme e non vorrei ripeterla. È vero, Manfredi è
affascinante ma a me non piace lui, a me piaci tu! Io ti amo, Virgilio, non vuoi fidarti di me?...Un rapporto si basa anche sulla fiducia reciproca e bla bla bla...stiamo insieme da nemmeno un giorno...bla
bla...”

Mi sentii un po’ in colpa. Non era stato corretto da parte mia dubitare a quel modo di Dante e fargli fare un’altra figuraccia davanti a un’anima del Purgatorio. Dovevo darmi una regolata e forse avrei avuto bisogno della mia vocina.

Sìììììììììììììììììì! Finalmente l’ha ammesso!!!

Non ti ho ancora chiamata! Vade retro! Pussa via!

Fa lo stesso, quella per me era un richiesta d’aiuto!

Senti, non farmi cambiare idea, altrimenti…

“…e se non ti dai un regolata giuro che… che non faremo mai sesso!” Concluse Dante avvampando.

“COSA?!” COSA?! Urlammo all’unisono la mia vocina ed io, avendo registrato solo l’ultima parte del discorso.

Il mio protetto non aggiunse altro, incamminandosi verso lo stretto sentiero.

Tregua?

Tregua.

Mi affrettai a rincorrerlo e a mettermi davanti a lui per bloccargli il passaggio. “Vabenevabenenvabene, scusami!” esclamai allargando le braccia "Non c’era bisogno di arrivare a tanto, stavo per scusarmi!
Prometto che in futuro cercherò di controllarmi, soddisfatto?”

Il fiorentino mi osservò con aria sadica per qualche secondo, prima di addolcirsi e avvicinarsi al mio viso per darmi un bacio mozzafiato. La mia daga stava giusto iniziando ad interessarsi, ma prima che potessi registrare l’accaduto appieno, Dante si scostò, mi guardò di nuovo con aria di superiorità e poi annuì, compiaciuto.

“Pienamente.” E s’incamminò.

Rimasi immobile per qualche secondo, giusto il tempo per sentirlo dire: “Dolce vendetta” e subito lo trattenni per il braccio. “Questa è guerra.” Annunciai con un sorriso diabolico, facendogli scivolare una mano sul fianco.

Lui rispose al sorriso, tentato di lasciarsi andare alle mie carezze, ma non disse niente. Dopo un breve scambio di sguardi, decidemmo che era tempo di smetterla di procrastinare e, per il momento, decidemmo di fare una tregua.

Accidenti, avrei dovuto fare il diplomatico, oggi ho stipulato una tregua con due persone, in pochi minuti.

meno male che il caro Ottaviano era sano di mente.

Sai di aver appena offeso te stessa, vero?

Si chiama autoironia!

Ceeeeerto.

Decisi che era arrivato il momento di concentrarsi sulla scalata, anche perché il sentiero era così stretto e ripido che occorreva aiutarsi con mani e piedi per non cadere accidentalmente. Sperai che Dante non inciampasse. Nonostante la nostra ormai collaudata esperienza da free climbers, distratto com’era, avrebbe potuto cadere all’indietro e spalmarsi a terra in men che non si dica. Ma anche stare davanti era pericoloso, anzi, forse lo era ancora di più. A me spettava il compito di guidarlo, facendogli vedere dove mettere i piedi per non toccare rocce instabili.

Quando finalmente raggiungemmo l’orlo superiore del fianco della montagna, Dante riaprì bocca. “E adesso quale via prendiamo? Sei sicuro che sia la strada giusta?” domandò dubbioso. Il fatto che cominciasse a dubitare della mia guida mi preoccupava, ma davo la colpa alla situazione in cui ci eravamo ritrovati sulla spiaggia.

“Non preoccuparti, questa volta so dove andare e tra poco dovremmo incontrare altre anime che sapranno indirizzarci verso il sentiero successivo.”

Notai lo sguardo del fiorentino occhieggiare la cima. Il poveretto stava tentando di vedere fino a dove arrivava ma, da dove eravamo noi, era impossibile scorgerla da tanto era alta.

Riprendemmo il cammino, in religioso silenzio, quando ecco che, dopo poco tempo, Dante parlò di nuovo. “Maeeeeestrooo. Siamo arrivati? Quanto manca? Io non ce la faccio piùùùùù! Vai troppo veloce! Mi scappa la pipì!”

Contai fino a dieci prima di rispondere, temendo che mi sarebbe venuto l’impulso di strangolarlo altrimenti. “Se prima non avessimo perso tempo a parlare con quelle anime, forse ora non saremmo costretti a procedere con quest’andatura!” sbottai.

E Dante…mi mise il broncio.

Sospirai. “Almeno arriva fino a là.” Dissi, indicandogli un balzo poco più in su che girava attorno alla montagna.

Notai con piacere che le mie parole riuscirono a spronarlo abbastanza da raggiungere quel punto a carponi. Una volta arrivati lì, entrambi ci sedemmo, rivolti verso est, osservando la strada percorsa fino a
quel momento. Fu allora che Dante, alzando lo sguardo, si accorse che i raggi del sole ci stavano colpendo da sinistra.

Anticipando la sua domanda, mi affrettai a rispondere. “Ascolta, immagina che ci sia una stessa linea dell’orizzonte, ok? Bene, Gerusalemme e il Purgatorio sono agli antipodi ed hanno questa stesso orizzonte. Per cui il corso del sole per chi sta al Purgatorio procede da destra a sinistra, verso nord, mentre per chi sta a Gerusalemme compie il percorso opposto. Questo accade perché siamo in un altro emisfero.”

Dante mi guardò confuso. “’Emisfero’? Ma, maestro, la Terra è piatta, lo sanno tutti!” mi rise in faccia.

Stavo per correggerlo aspramente, ma il mio cervello mi stava mandando un segnale rosso lampeggiante che diceva: spoiler!

“Già, come ho potuto dimenticarmelo.” Replicai sarcasticamente, a denti stretti. “Comunque, ora hai capito?”

“Certo maestro! Praticamente Gerusalemme e il Purgatorio hanno la stessa distanza dall’Equatore celeste. Ora però, se non ti dispiace, potresti dirmi quanto manca ancora all’arrivo?”

Lo guardai male, ma, visto che me l’aveva chiesto cortesemente, decisi di rispondergli a modo. “Vedi, questa montagna è molto particolare. Quando la salita comincia, è molto faticosa, andando avanti invece diventa sempre più agevole. Perciò adesso proverai sempre meno fatica, per questo ti consiglio di aspettare a riposarti fino alla fine del sentiero.”

“Sì, però non hai risposto alla…”

Fummo interrotti da una voce nelle vicinanze. “Forse avrai bisogno di sederti prima di allora!”

Entrambi ci girammo di scatto verso sinistra e vedemmo un masso di cui non ci eravamo accorti.

Lo interrogai con lo sguardo per sapere se si sentiva di andare a curiosare in giro e non rimasi deluso dalla sua risposta. Ci recammo là e vi trovammo delle anime che stavano sedute all’ombra della roccia con fare negligente. Uno di loro, in particolare, era seduto  con le ginocchia abbracciate e la testa fra di esse.

Dante, da bambino qual era, me lo indicò subito. “Guarda maestro, quanto è pigro quello lì! Cos’è, tua sorella si chiamava Pigrizia?”

“Dante… la mamma non ti ha mai detto che indicare le persone è maleducazione, eh?” mormorai a denti stretti.

Allora quello spirito alzò il viso verso di noi e, rivolto a Dante, disse: “Allora, visto che sei così bravo, perché non sali tu fino in cima? Se non sbaglio le aquile dovrebbero cavarsela bene a queste altezze!”

Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere. “Questa sì che era buona!”

Lo sguardo de fiorentino prometteva morte, ma continuai imperterrito a ridere sguaiatamente. Fu allora che vidi tracce di rimembranza nell’espressione del mio protetto e mi fermai. Lo osservai mentre si avvicinava all’anima, ancora col fiato corto.

“Allora, hai capito perché il sole sorge a occidente qua da noi?” gli domandò l’anima ironica.

Il viso di Dante, allora, si aprì in un sorriso sincero. “Belacqua, sei finito in Purgatorio, amico mio! Ma dimmi, che ci fai qua seduto? Stai aspettando una guida oppure hai ripreso le vecchie abitudini? Com’è che dicevi? ‘sedendo et quiescendo anima efficitur sapiens (sedendo e riposando l'anima diventa saggia)’?”

Il penitente scrollò le spalle. “Mah, certe abitudini non si perdono mai. E poi dimmi, che cosa mi gioverebbe arrivare in cima? Tanto l’angelo guardiano non mi farebbe entrare. Prima che possa accadere, dovrò aspettare che siano passati tanti anni quanti ne ho vissuti in vita. La mia pigrizia mi ha portato a pentirmi troppo tardi e quindi ora sono qui e dovrò aspettare molto prima di poter arrivare alle Cornici del Purgatorio. A meno che qualcuno nelle grazie di Dio non preghi per me, ma dubito che questo accadrà molto presto.”

Temendo che la conversazione si protraesse troppo a lungo, spronai il fiorentino a salutare il suo amico. “Dante, dobbiamo muoverci a salire, è già mezzogiorno!”

Il mio protetto si voltò indietro una sola volta, per poi seguirmi verso la vetta del monte.


P.S. Il fatto che i suoi amici soprannominassero Virgilio "virginello" non me lo sono inventato xD. Per saperne di più leggete qui ---> http://cronologia.leonardo.it/storia/aavcr49c.htm
  
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