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Autore: StregattaLunatica    09/12/2014    5 recensioni
Attenzione! Contiene Spoiler sulla trama di Dragon Age Inquisition!
A meno che non abbiate completato la quest "Qui giace l'abisso" ne sconsiglio la lettura!

L'inquisitore ha finalmente avuto occasione di incontrare Thalìa Hawke, Campionessa di Kirkwall che si è offerta di dare il suo contributo alla causa.
Ma il momento è critico, una decisione importante deve essere presa od il cammino dell'Inquisizione verrà fermato una volta per tutte dai nemici che cercano di contrastarli.
Qualcuno dovrà restare indietro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hawke, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Thedas'
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Il tempo sembrava scorrere con la lentezza d'una bestia ferita mentre guardava l'Inquisitore ed il suo seguito passare oltre lei ed il demone per andare incontro alla libertà.
Strinse lo spadone a due mani con fermezza, inspirando quell'aria malsana e totalmente innaturale per il suo corpo. Era già stata nell'Oblio per aiutare il mezzelfo, ma certo non fisicamente. Nel momento in cui vi erano stati trascinati s'era sentita come se stesse ripercorrendo i passi dei primi Magister, si sentì in pericolo ed in qualche modo colpevole; sebbene non fosse stata una sua decisione trovarsi lì.
Vide l'Inquisitore voltarsi un ultima volta verso di lei con espressione costernata in volto, ed esitare. 
Era davvero dispiaciuta, si disse Thalìa. 
Leggeva il dolore nei suoi occhi. Ne aveva visto più di quanto volesse nella sua vita, ed oramai sapeva riconoscerlo. Non si erano frequentate per molto, ma quella donna le aveva dato l'impressione di avere veramente a cuore ciò che stava facendo. La gente che stava proteggendo e che avrebbe salvato.
Ed era una maga.
Quando tutta quella storia dell'Araldo di Andraste era venuta a galla, Thalìa a stento poteva crederci.
Lei, che per tutta la vita era stata in conflitto con i maghi. Che era stata costretta a convivervi all'interno della sua famiglia ed infine aveva assistito alla follia d'uno di questi mentre distruggeva un numero incalcolabile di vite.
Ora si ritrovava al fianco una maga, che con le sue decisioni avrebbe potuto salvare o condannare l'intero Thedas.
All'inizio non voleva fidarsi, quando Varric si rimise in contatto con lei chiedendole di raggiungerli a Skyhold era stata tentata di bruciare la lettera.
Ma come avrebbe potuto? In gioco vi era la sorte del mondo, ed il nemico era proprio colui che pensava di aver definitivamente sconfitto nell'antica prigione dei Custodi Grigi. 
Così forti contro i Prole Oscura, così deboli alla corruzione.
La prima volta che l'aveva incontrata sui bastioni della fortezza, si aspettava di trovare una stupida come Merrill od un rivoluzionaria folle come Anders. Qualcuno arrivato sin lì solo grazie al marchio, e certamente senza il favore di Andraste. Come avrebbe potuto elargirlo proprio ad un essere vivente corrotto dal tocco della magia?

Invece, accanto a Varric trovò una donna dall'aria tranquilla con indosso abiti comuni. Aveva un aspetto straordinariamente docile, come se attorno a se avesse un aura che le permettesse di mettere chiunque la circondasse a suo agio. Quella sensazione così estranea le mise i brividi.
Finchè il nano non le aveva presentate, Thalìa era convinta che quella donna facesse semplicemente parte dell'Inquisizione.
Si erano studiate con stupore reciproco poi, ognuna per i suoi motivi. 
La Campionessa pensò a tutte le baggianate che probabilmente le aveva raccontato Varric sul suo conto.
A parte un commento tagliente riguardo il disastro di Kirkwall, cosa abbastanza prevedibile, con lei era stata...gentile. 
L'aveva osservata, non senza una certa indifferenza, e si era trovata spesso ad interrogarsi su cosa potesse veramente volere quella donna.
Elargiva sorrisi cordiali e gentilezza a chiunque, non importava di che razza fosse o quali fossero le sue mansioni.
Doveva avere un secondo fine, non si è così gentili con tutti senza volere qualcosa in cambio, senza nascondere qualcosa di ben peggiore. Aveva troppo potere per essere totalmente onesta, nessun potente lo è.
Aveva molta confidenza in se stessa e nelle sue azioni, ma talvolta si poneva quegli interrogativi che la facevano sembrare sicura di se senza rischiare di sembrare vanesia.
Varric non aveva faticato a notare i suoi dubbi inespressi, d'altronde la conosceva da tempo ed assieme ne avevano affrontate di tutti i colori. Strano come il nano riuscisse sempre a cacciarsi in guai seri.
In seguito aveva cercato di dissuaderla dall'essere così dura nel giudicare, cercando di farle mettere da parte le sue paranoie. Thalìa non era affatto convinta, ma si concesse di darle un minimo di tregua.
Durante quella battaglia ad Adamant, quando si erano incrociate sui bastioni, la maga le aveva raccomandato sopratutto di proteggere gli uomini. 
Thalìa ne era rimasta confusa. Non stavano certo conquistando la fortezza senza alcun problema. Si sarebbe aspettata che radunasse i feriti con una scusa, che li usasse per rivelare il suo vero volto ed usarli come sacrifici. Non è sempre ciò che fanno i maghi quando sono in difficoltà? Ricorrere alla magia del sangue, come Orsino.
Che si fosse veramente sbagliata sul suo conto? Che il suo giudizio riguardo ai maghi fosse sempre stato troppo duro?

Erano cambiate tante cose da quando aveva lasciato Kirkwall nelle mani di Aveline, abbandonando il posto e le responsabilità di cui s'era fatta carico per volere dei cittadini, dopo aver schiacciato i maghi.
Per lungo tempo aveva viaggiato senza meta, non mancando di incontrare sulla sua strada ribelli d'ogni tipo. Il mondo era sull'orlo del baratro, nel caos più completo che si potesse immaginare.
Proprio quando pensava di essere rimasta completamente sola, Sebastian era riuscito a ritrovarla.
Avevano parlato a lungo. Avevano pregato a lungo. Ed alla fine lui era riuscito a perdonarla.
Thalìa non capiva. Perchè doveva perdonarla per le sue decisioni ed i motivi che l'avevano spinta? 
Quando tempo addietro lei aveva chiesto perdono al Creatore, l'aveva fatto per ciò che non era riuscita a fare. Non per ciò che aveva fatto. Non si era sentita in errore, non aveva mai messo in dubbio le sue decisioni.
Poi, si accorse che era stato proprio quello il suo più grande errore.
Si dedicò ad un periodo di digiuno e meditazione dove decise finalmente di affrontare tutti i demoni che la consumavano da tempo incalcolabile.

Prese un respiro profondo, e scacciò quegli assurdi pensieri che le avevano invaso la mente in un momento così delicato. Sollevò lo sguardo smeraldino, ed incrociò quello del nemico che s'apprestava ad affrontare.
A quanto pareva quei demoni prendevano la forma delle loro paure più recondite, i loro più grandi timori.
L'Inquisitore vedeva dei grossi ragni. Con tutti gli orrori che c'erano al loro mondo sembrava quasi uno scherzo.
Thalìa si sentì vacillare mentre il demone avanzava verso di lei, e per la prima volta in vita sua, indietreggiò.
«Siamo solo io e te quindi, com'è sempre stato.» il demone parlò con cupa voce femminile che pareva echeggiare ed infrangersi ad ogni parola come schegge di vetro. 
Sembrava di guardare in uno specchio che distorceva la propria immagine come all'interno di un incubo.
Lei aveva la bellezza ed il terribile fascino di un alto drago. I capelli corvini assurdamente lunghi sino alla vita come Thalìa non li avrebbe mai portati. Gli occhi completamente rossi come ardenti rubini.
Avvolta nella pregevole armatura che le era stata donata dai nobili di Kirkwall quand'era stata investita del titolo di Campionessa, ma con la parvenza di una ragazza di appena diciotto anni, i tratti del volto dolci e delicati che male si sposavano con l'aura di terrore e potere che aveva con se.
Portava uno spadone a due mani, che però brandiva con una mano solamente, dando l'impressione che fosse più leggero di una piuma. Era uguale all'arma di Meredith, lo stesso spadone composto di puro lyrium rosso. Da essa scaturivano tetri bagliori cremisi che ne avvolgevano completamente la figura.

Si rigirò l'arma fra le mani con noncuranza, avanzando verso la Campionessa con passo sicuro e sinuoso.
«Sei ancora in tempo per ripensarci sai? Insomma...aiutare una maga? Davvero?» il demone rise aspramente gettando il capo all'indietro, i capelli le ondeggiarono attorno come fosse sospesa in acqua.
«Dovrei aiutare te invece, demone!?» esclamò Thalìa con tono sprezzante, tenendo la sua arma con tanta forza da farle sbiancare le nocche.
«Io non sono un demone, io sono te. Guardami bene Thalìa, siamo la stessa cosa. Sono ciò che vorresti vedere ogni mattina quando ti guardi allo specchio. Sono ciò che sei sempre stata destinata ad essere. 
Io sono la mano del Creatore. Sono colei che epurerà il mondo dalla piaga della magia. Niente più Circoli, niente più assurde ribellioni, niente più gente che soffre e muore invano a causa di un imbecille che non sa quale sia il suo posto. Niente più madri che vengono assassinate solo per essere tagliate a pezzettini e ricucite come bambole...»
«Non osare parlare di lei!» urlò la guerriera con tutto il fiato che aveva in gola scagliandosi contro il demone.
Questa parò il suo colpo senza alcuna difficoltà mentre le lame mandavano scintille per il violento impatto. Il demone fece pressione sulla sua arma, costringendo Thalìa a piegare le ginocchia per rimanere in equilibrio. 
«Pensa a quante vite potresti salvare! Alla fine anche Sebastian sarebbe così fiero di te! Capirebbe! Non si può ottenere la pace senza prima versare del sangue, lo sai benissimo!» impresse ancora più forza nel suo gesto, sovrastandola. «L'Inquisizione è solo una grandissima pagliacciata! Quella pazza ha liberato i maghi suoi simili ed ora girano indisturbati come se fossero tutti innocenti! Sono corrotti ed impuri! Che altro potresti aspettarti da una forza simile guidata da un abominio come lei?! Bisogna ripristinare la sovranità della Chiesa ed indire una volta per tutte una Sacra Marcia contro i maghi e sterminarli! Liberarli! Ma scherziamo!? Non mentirmi Thalìa! Lo so benissimo che lo hai pensato, che una parte di te lo pensa anche ora!»
Thalìa si azzardò a lanciare un occhiata oltre il demone. Il gruppo era quasi arrivato al varco, mancava così poco!
«Siamo ancora in tempo per fermarli, io e te assieme. Pensa a tutte le grandi cose che potremmo fare!»
«Io non sono come te!» il demone sorrise «Ah no? Hai annientato un intera città pur di distruggere i maghi! La tua famiglia ne è stata corrotta e distrutta! Hai ucciso la tua stessa sorella, sangue del tuo sangue! Hai guardato mentre Meredith affondava la sua lama senza battere ciglio! Hai tirato un sospiro di sollievo quando il suo corpo si è accasciato al suolo esanime! In cosa sei migliore di me, Thalìa Hawke?»
«C'è qualcosa che io posso fare. Qualcosa che una creatura corrotta come te non potrai mai capire.»
«E cosa sarebbe quest'atto miracoloso?»
«Io posso fare ammenda per i miei peccati.» chiese uno sforzo immenso al suo corpo, i suoi muscoli si contrassero e riuscì a respingere il demone. Questi la guardò con stupore, mentre Thalìa tornava alla carica con lo spadone puntato contro di lei.
L'arma perforò la massiccia armatura come se fosse stata fatta di stoffa, affondò nelle sue carni trapassandone il ventre da parte a parte. Tossì ed copioso un fiotto di sangue fuoriuscì dalla sua bocca.
«Pensavi davvero di avere qualche possibilità?» sibilò il demone all'orecchio di Thalìa mentre faceva lentamente scivolare lo spadone nelle sue viscere, sino all'elsa. «Tu, povera piccola sciocca umana che si diverte a giocare con forze più grandi di lei. Avresti dovuto accettare la mia offerta ed unirti a noi in un nuovo e grande impero. Invece morirai qui, sola e dimenticata da tutti, mentre io andrò a prendere la testa dell'Inquisitore per poi portarla al mio signore.»
Il corpo di Thalìa venne scosso dai tremiti, ed il demone si accorse con stupore che stava ridendo. «Ormai è troppo tardi.»

Un forte boato scaturì alle spalle del demone, e questi si voltò in tempo per vedere i membri dell'Inquisizione ed il Custode Stroud accingersi ad oltrepassare il varco.
«NO!» urlò con la voce distorta dalla rabbia. Fece per allontanarsi, ma Thalia la trattenne per la mano che stringeva ancora l'arma conficcata nel suo corpo.  Si voltò a guardarla con il volto reso una maschera d'odio puro. La guerriera sorrideva con luce trionfante negli occhi, le labbra sporche di sangue ed il volto pallido per l'ombra della morte che oramai incombeva inesorabilmente su di lei. 
Il demone cercò di ritrarre l'arma con violenza, ma Thalìa usò le sue ultime forze per estrarre un pugnale dalla cintola e piantarglielo nel petto. Un pugnale percorso da rune purificatrici ed antidemone, l'ultimo regalo di Sandal.

L'essere lanciò un urlo terrificante mentre s'accartocciava su se stesso per poi esplodere in una nube di cenere.
Thalìa cadde in ginocchio, lo sguardo verde puntato all'orizzonte, verso il Varco che si stava chiudendo.
Ce l'avevano fatta. Si erano salvati, erano riusciti a passare oltre e tornare indietro.
Mentre lei era rimasta completamente sola ed in procinto di morire.
La vista iniziò ad appannarsi, i contorni di ciò che la circondava divennero confusi così come i rumori.
Forse quella donna, quella maga, era davvero la persona che serviva al Thedas. Una persona saggia, con mano ferma e delicata allo stesso tempo. Forse, pensò Thalìa, era per le persone come lei che avevano creato la parola eroe.
Lei non si era mai sentita veramente una paladina, una Campionessa, anche se avrebbe voluto esserlo.
L'inquisitore invece sembrava non darvi peso. Voleva essere una persona normale, ma al contempo voleva salvare più vite possibile con i poteri di cui era stata investita. Un altruista disinteressata. Sembrava uscita da una di quelle stupidaggini irrealizzabili che talvolta scriveva Varric.
Thalìa cercò a fatica d'inspirare mentre i battiti del suo cuore rallentavano sempre di più. Rovesciò il capo all'indietro e chiuse gli occhi.
Si sentì improvvisamente più leggera mentre assieme alla morte giungeva la consapevolezza che stava morendo per una causa più grande. Si stava sacrificando, per dare la possibilità a quella donna di portare avanti la sua missione. 
Le parve di sentire sulla pelle l'amorevole e casta carezza di Sebastian mentre stava per partire verso Skyhold e la raccomandava di fare attenzione. 
Rivide le serate trascorse assieme ai suoi amici all'Impiccato, le avventure che avevano condiviso nei Liberi Confini.
Varric, il nano cantastorie che aveva sempre la battuta pronta, così come l'aneddoto giusto da raccontare.
Isabela, la piratessa che infine aveva calpestato l'egoismo che aveva causato tanti guai per poterla aiutare.
Aveline, testarda come solo un mabari potrebbe essere ma sempre giusta e fedele nei confronti degli altri.
Fenris, l'elfo fedele che qualunque guerriero vorrebbe al suo fianco durante le più ardue battaglie.
Rivide persino Merrill ed Andres, quei due stupidi maghi che non avevano fatto altro che causare più problemi di quanti ne valessero.
Ma sopratutto, chiaro come il sole vide se stessa e la sua famiglia nelle luminose campagne di Lothering in una giornata primaverile. Il sole che faceva capolino fra i rami degli alberi le baciava la pelle riscaldandola piacevolmente. Nell'aria sentiva le loro risate ovattate da bambini, le raccomandazioni accorate dei genitori. 
Quando lei era ancora piccola ed ingenua, Bethany e Carver avevano appena quattro anni e la sorellina non aveva scoperto ancora la sua magia. Suo padre era ancora vivo, li osservava facendo attenzione che non si facessero male, abbracciando Leandra con gli occhi pieni d'amore. Prima che i problemi iniziassero, prima che il peso del mondo ricadesse sulle loro spalle schiacciandoli.
Sembrava un altro tempo. Un altra vita.
Ma erano la vita tranquilla e la famiglia normale che aveva sempre desiderato.

Poco prima di accasciarsi al suolo, Thalìa sorrise.
  
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