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Autore: WingsOfButterfly    09/12/2014    2 recensioni
[...]Silvia tentò ancora una volta di rimproverare Nina, ma quest’ultima non le lasciò finire la frase. Le prese il viso tra le mani e la baciò, con forza e prepotenza. Le infilò la lingua tra le labbra senza attendere che fosse lei ad aprirle e con quel bacio le tolse il fiato. [...]
[...]Silvia rimase seduta dov’era, lasciando che lo sguardo di Nina vagasse su di lei. Le piaceva sentirsi i suoi occhi addosso, veder crescere in lei la voglia di prenderla e possederla. [...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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CAPITOLO 5


Il giorno successivo Nina era di cattivissimo umore. Fece colazione in silenzio, rispondendo a grugniti ai saluti di chiunque, compreso il buongiorno di Silvia.
La ragazze rimase un po’ delusa, sebbene avesse cercato di non darlo a vedere. Aveva creduto che dopo il sorriso del giorno precedente lei avesse finalmente smesso di essere scorbutica.
Nina andò avanti così per tutto il giorno, solo Roberto riusciva ad avvicinarla per parlarle puramente di questioni di lavoro. Infatti, nonostante il suo pessimo umore, Nina rimase comunque concentratissima sul lavoro, attenta e affidabile come sempre.
Durante la pausa pranzo spiluccò un po’ di pasta poi si alzò e sparì nel folto del bosco. Silvia l’aveva osservata bene per l’intera mattinata. Non era solo nervosa, sembrava anche molto triste, gli occhi piegati all’ingiù, le labbra serrate in una linea sottile la mascella tirata come per trattenere un urlo, o forse il pianto. Aveva provato compassione per lei. Tanto stronza con il mondo esterno e poi tanto fragile. Era curiosa di sapere cosa fosse successo per farla cambiare dalla sera alla mattina. Rifletté e si disse che poteva essere accaduto solo durante quella notte. La sera precedente Nina era uscita, come faceva spesso. Per andare dove? Probabilmente per incontrare una delle ragazze che si scopava. Possibile che avesse litigato con una di loro e che ci fosse rimasta tanto male? Silvia non riusciva a crederci, non le sembrava un’ipotesi plausibile visto il disinteresse verso qualsiasi forma di impegno emotivo che Nina aveva dimostrato fino a quel momento. Eppure…
D’istinto decise di seguirla. Imboccò lo stesso piccolo sentieri tra gli alti faggi, districandosi tra i rami e dopo qualche metro la intravide. Era di spalle e parlava al telefono. Silvia rimase indecisa sul da farsi, ma mentre decideva se tornare indietro o meno ascoltò parte della conversazione.
«Grazie… no papà, lo sai che non mi piace festeggiare. Non avresti dovuto chiamare… perché non è importante … non me ne frega un cazzo che ci stai provando. E’ troppo tardi».
Nina staccò bruscamente la conversazione grattandosi la nuca nervosamente. Silvia fece un passo indietro per andare via, ma calpestò un ramo che spezzandosi fece voltare Nina verso di lei.
«Da quanto sei lì?» Nina sgranò gli occhi, furiosa e impaurita allo stesso tempo. Aveva sentito tutto?
«Abbastanza da aver capito che oggi è il tuo compleanno. Auguri».
Silvia la guardava dritto negli occhi, in attesa, non sapendo che tipo di reazione aspettarsi da lei a quel punto. La vide espirare profondamente dal naso, abbassare le spalle con espressione sconfitta e nascondere le mani nelle tasche della felpa in atteggiamento difensivo.
«Grazie» rispose incolore. Silvia aveva sentito tutto. “Cazzo!”, imprecò mentalmente.
Silvia si sentì autorizzata da quella reazione piuttosto tranquilla ad avanzare verso di lei. Le si fermò di fronte a pochi passi e si sporse in avanti cercando di attirare la sua attenzione. Ma Nina aveva gli occhi bassi e con un piede giocherellava nervosamente a spezzare rametti sul terreno.
«Immagino che non sia il caso di chiederti come festeggerai».
«No» Nina alzò finalmente gli occhi su di lei e fece una smorfia sarcastica.
«Beh, se dovessi cambiare idea fammelo sapere. Potrei organizzare una cena con gli altri per te stasera».
«Tu?».
«Io».
«Non è il caso. Non mi va».
«Ok».
Entrambe rimasero a guardarsi in silenzio. L’imbarazzo iniziale si trasformò presto in qualcosa di più elettrico, che spinse Nina a fare un passo in avanti. Di riflesso Silvia ne fece uno indietro e cercò lo sguardo dell’altra. Trovò i suoi occhi grigi intenti a fissarle le labbra e una fitta di desiderio le infiammò lo stomaco. D’istinto colmò la distanza tra di loro e la baciò affondando le mani tra i suoi capelli, incastrando le dita nei suoi ricci morbidi. Nina barcollò un attimo cercando di bilanciare l’urto dell’assalto di Silvia, quando fu stabile le afferrò i fianchi attirandola maggiormente a sé e poi la spinse con la schiena contro il tronco di un albero. Silvia si staccò dalle sue labbra per lasciar andare un rumoroso sospiro attutendo il colpo e prese Nina per le spalle conficcando le dita nel tessuto della felpa per tirarla di nuovo verso di sé. Nina reagì spingendo ancora di più il corpo di Silvia contro la corteccia e, mentre tornava nuovamente a toglierle il fiato con un profondo bacio, le afferrò una gamba dietro al ginocchio e la alzò portandola al proprio fianco. Silvia spinse il bacino contro quello di Nina, e quest’ultima le morse ferocemente il labbro inferiore. Poi si staccò da lei, dalla sua bocca e dal suo corpo, repentinamente. Fece un passo indietro e si passò una mano tra i capelli respirando profondamente per ritrovare un ritmo regolare.
«Dobbiamo tornare di là».
Silvia rimase con la schiena poggiata al tronco, le ginocchia leggermente piegate, i piedi puntati in avanti e il busto proteso dove solo qualche secondo prima c’era stato il corpo di Nina. Deglutì e fece un respiro profondo. Si rimise dritta e annuì senza dire una sola parola. Nina si era incamminata per tornare al campo base e lei la seguì in silenzio.
La sera a cena un piacevole chiacchiericcio attraversava la lunga tavolata di studenti e responsabili. Nina sedeva come al solito accanto a Roberto ed il suo umore sembrava essere migliorato nel pomeriggio. Silvia aveva incontrato un paio di volte il suo sguardo a cena, anche se non si erano scambiate più una parola dopo il loro incontro nel bosco. Nina era passata più volte a controllare il saggio di Luigi quel giorno, fermandosi ad osservare dall’alto lui, Lorena e Silvia che lavoravano. In realtà non le importava molto di ciò che stavano facendo Luigi e Lorena, si era fermata ad osservare soprattutto Silvia, ma aveva fatto sempre in modo che lei non se ne accorgesse. Il suo corpo, morbido e pieno, la eccitava. Quelle gambe, così sode, le aveva osservate a lungo immaginando di accarezzarle.
Tornò al presente sbattendo le palpebre e mise a fuoco la figura di Silvia le sedeva di fronte a quattro o cinque persone di distanza. Non aveva tenuto per nulla a mente il suo consiglio, indossava di nuovo una maglia scollata. La linea del collo era così sensuale, disegnata su quella pelle candida. Le labbra si curvarono in un sorriso malizioso e invitante, proprio quando Silvia, sentendosi osservata, alzò lo sguardo ed incontrò il suo. Nina la osserva con attenzione, il desiderio nei suoi occhi era palese, Silvia si sentì arrossire e si morse le labbra muovendosi impaziente sulla sedia. Vide Nina allargare il suo sorriso e farle un cenno impercettibile con la testa prima di alzarsi e raggiungere il piano dei fornelli all’altro capo della stanza.
Silvia colse al volo il suo invito e si alzò per raggiungerla.
Nina si fingeva impegnata ad affettare un grosso pezzo di pane, Silvia prese la moka e cominciò ad armeggiare per preparare il caffè. Fianco a fianco, con i corpi che si sfioravano distrattamente in una esasperante e lenta provocazione.
«Bella scollatura».
«Prima o poi dovrai smetterla di fissarti sul mio decolleté».
«Non è colpa mia se tu lo metti sempre in bella mostra».
«Come se ti dispiacesse».
Nina posò il coltello e inchiodò Silvia con uno sguardo carico di desiderio, ghignò provocatoria e le si avvicinò fingendo di far sfiorare i loro corpi quasi per caso.
«Tra mezz’ora nel giardino sul retro».
Soffiò piano quell’invito, che parve quasi un ordine, all’orecchio di Silvia. Quest’ultima rabbrividì, sentendo la pelle stuzzicata dal suo fiato caldo, e non riuscì a far altro che annuire il suo assenso.
Soddisfatta, Nina le passò affianco e tornò a sedersi, cominciando a battibeccare allegramente con Roberto.
Quando Nina arrivò nel giardino alle spalle dell’abbazia Silvia era già lì, seduta su un basso muretto, avvolta da un ampio e morbido maglione di lana giallo ocra, e una borsetta di pelle marrone a tracolla.
Nina si fermò a guardarla a pochi passi da lei, le gambe accavallate, le mani posate in grembo, sul viso un’espressione di attesa mentre si mordicchiava le labbra. Nina si passò una mano fra i capelli, irrequieta. Quella ragazza le suscitava un desiderio incontrollabile e, cosa ancor più inquietante per lei, una curiosità pazzesca di conoscerla.
Silvia rimase seduta dov’era, lasciando che lo sguardo di Nina vagasse su di lei. Le piaceva sentirsi i suoi occhi addosso, veder crescere in lei la voglia di prenderla e possederla. Poi notò che l’umore di Nina era cambiato ancora una volta, nel giro di qualche istante. Si dondolava inquieta sui talloni, senza dire una parola.
«Mi hai fatto venire qui solo per ammirarmi?» Silvia scelse la provocazione per riscuoterla, il terreno su cui Nina sembrava muoversi più a proprio agio.
«Anche starti a guardare può essere eccitante».
«Pensa quanto potrebbe esserlo toccarmi allora».
Nina si rilassò impercettibilmente, abbassò il cappuccio della felpa e mise la mani nelle tasche dei pantaloni. Sorrise in maniera sadica e accattivante umettandosi le labbra. Lo stomaco di Silvia si contrasse di desiderio, aveva ottenuto la reazione in cui sperava.
«Togliamoci di qui, da su si vede tutto. Vieni».
Nina si inoltrò nel giardino passando accanto ad un vecchio pozzo di pietra e ad una serie di aiuole colorate. Di tanto in tanto si voltava per accertarsi che Silvia la seguisse, la sua parte maniaca del controllo esultò ancora una volta nel constatare con quanta docilità la ragazza si rapportasse a lei. Silvia seguì Nina tenendo gli occhi incollati alle sue spalle. Il tessuto della felpa grigia era ingannevole, troppo ampio per lasciar trasparire la reale curva della schiena e dei fianchi, ma Silvia sapeva che erano curve dolci e morbide, le aveva accarezzate e le sarebbe tanto piaciuto poterci morire sopra.
Nina si fermò in una sala quadrata, buia, illuminata solo dal bagliore di qualche faro in lontananza. Ci erano arrivate attraversando un chiostro di pietra ed un portico, dovevano trovarsi in un ambiente di servizio dell’abbazia adibito a magazzino. Negli angoli erano ammassati vecchi cartelloni informativi per i turisti.
«Qui possiamo stare più tranquille. Ti devo parlare».
Nina si poggiò con le spalle contro un muro e piegò il ginocchio destro all’indietro. La posa era rilassata, ma il suo viso era teso. Aveva cambiato di nuovo umore. Silvia sospirò nervosamente, era troppo difficile stare dietro ai repentini cambi d’umore di quella ragazza.
«Che succede?» domandò guardinga, restando ferma al centro della sala non sapendo che reazione avrebbe potuto ottenere da Nina se si fosse avvicinata.
«Quello che hai sentito oggi, quella telefonata … non una parola con nessuno».
«E ti stai preoccupando di questo? Ma certo Nina, con chi vuoi che ne parli, sono affari tuoi».
«Prometti».
«Ma sì, lo prometto».
«Bene».
Nina tirò un sospiro di sollievo e la sua aria sorniona tornò in un batter d’occhi. Si staccò dal muro e rapidamente si avvicinò a Silvia con l’intenzione di baciarla scritta sulla fronte. Ma Silvia indietreggio rapidamente e la fermò mettendole una mano sulla spalla.
«No, ferma lì. Prima c’è una cosa che devi fare».
Sorridendo cospiratoria, armeggiò nella borsetta e ne tirò fuori un dolcetto con una candelina che rapidamente accese con un accendino. Nina la osservò con cipiglio divertito, poi scettico, poi furioso.
«Che cosa significa?».
«E’ il tuo compleanno, non hai voluto festeggiarlo, ma almeno devi spegnere la candelina» Silvia non si lasciò sopraffare dalla sua negatività e le avvicino il dolce e la candela al viso.
«Non ho alcuna intenzione di fare una cosa del genere».
«E’ solo una candela, Nina! In più ho rubato il muffin dalla dispensa rischiando di essere scoperta da Roberto, sai quanto è ligio alle regole» Silvia sghignazzò e lanciò uno sguardo d’incoraggiamento a Nina, quasi una muta richiesta di lasciarsi andare.
Nina la osservò attraverso la fiamma, quel sorriso era contagioso e parte della tensione si sciolse. Soffiò sulla candelina fissando Silvia negli occhi e, quando vide il suo sguardo illuminarsi di vittoria e di dolcezza, non riuscì a trattenersi dal sorriderle riconoscente.
«Visto, non era poi così difficile».
«Ok, ora sei contenta?».
«Sì. Lo vuoi mangiare?».
«No, adesso ho fame di altro».
Nina le fu addosso in un secondo, le premette le mani alla base della schiena e la tirò contro il suo corpo mentre la baciava togliendole il fiato. Silvia lasciò andare all’istante tutto ciò che reggeva in mano per stringersi alle sue spalle, mentre si alzava sulle punte per far si ché i loro corpi aderissero l’uno all’altro il più possibile. Nina fece scivolare le mani in basso aprendole sul sedere di Silvia e stringendolo forte, quasi rabbiosamente. Per risposta Silvia le morse la lingua ma non la lasciò ritrarsi quando lei mugolò di dolore, continuò a tenerla nella propria bocca accarezzandola con la sua. Nina si aggrappò ancora di più al corpo dell’altra, desiderosa di un contatto più profondo. Quando l’urgenza divenne troppa, si staccò con il fiato spezzato.
«Vieni, prendiamo la macchina. Andiamo in un posto più tranquillo».
Senza darle il tempo di riflettere, Nina prese Silvia per mano e la trascinò fuori verso il parcheggio.






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Sempre grazie a chi sta leggendo e recensendo questa storia. Se voleste continuare a farmi sapere che ne pensate, a me fa sempre solo piacere :)
Alla prossima.


  
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