Ti stringi la coperta addosso, mentre fuori si sente un altro tuono.
Sono le tre di notte, e la casa è in un silenzio quasi spaventoso, un silenzio che fa rimbombare i tuoni più del dovuto. Riesci quasi a sentire il rumore del vento contro le finestre, o quello dei cigolii dei letti di sopra.
Porti le gambe al petto all’ennesimo suono, prima che la luce di un lampo ti faccia sobbalzare.
Lo senti, questo silenzio innaturale, quasi spettrale. Senti questo silenzio fin sotto la pelle.
Non dormi, Marlene, il fastidio allo stomaco è troppo per sopportarlo, non dormi, non puoi.
A te, la pioggia, non è mai piaciuta, troppo cupa, troppo rumorosa nel silenzio.
Ti accucci sotto le coperte, seduta sul divano, la tazza vuota poggiata a terra, in attesa di qualcosa. Qualcosa che non sai, ma che senti di dover aspettare.
L’attendi, con ansia e paura. Paura insolita, paura irrazionale, paura di qualcosa che probabilmente non esiste.
C’è qualcosa di strano stasera, qualcosa che la pioggia sa, e tu no.
E poi lo senti, è impossibile non farlo in questo silenzio.
Il rumore di una porta che si apre.






Note a piè di pagina:
Partendo dal fatto che come genere ho messo ‘ generale ‘ perché quando si tratta di decidere il genere, se non ho scritto di una coppia o pseudo-coppia, sono una frana, penso di aver fatto un immenso casino – si, genere escluso -. Ero partita con un’idea che, al momento di metterla in pratica, si è rivelata un grande ‘bleah’. Vabbeh, se non si fosse capito Marlene non riesce a dormire per i tuoni e perché ha un fastidio allo stomaco. Il tipico fastidio di quando siamo in ansia per un no nulla. Ovviamente a noi è un non nulla, per Marlene invece è solo la nottata in cui muore, infatti ‘Il rumore di una porte che si apre’, s riferisce ai Mangiamorte appena arrivati.
paroledicarta

Storia partecipante al contest ''Il linguaggio segreto delle Piume di Zucchero"