Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: PerseoeAndromeda    09/12/2014    7 recensioni
Un'amicizia nata apparentemente per caso, ma forse non è proprio così.
Un legame che le premesse renderebbero impossibili, per l'appartenenza a due universi completamente distinti. Eppure...
[Questo racconto partecipa al contest "A ciascuno il suo elemento"]
Genere: Fantasy, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore: Perseo e Andromeda
Titolo: Le emozioni dell'acqua
Elemento: Acqua
Coppia (se presente): Sinceramente si potrebbe leggere sia come legame importante che come coppia, credo sia a discrezione del lettore>_<
Avvertimenti: Appunto, come dicevo potrebbero esserci elementi romantici, ma non ne sono certa, chi li vuol vedere ce li vede, altrimenti no
Note dell'autore: E' venuta fuori una cosa strana, invece che storia a sé stante potrebbe essere l'inizio di una storia più lunga, perché non la sento proprio completa

 

 

Le emozioni dell'acqua

 

Lo scricchiolio delle foglie secche sotto i passi strideva, riempiva il vuoto silenzioso in un modo che dava fastidio alle orecchie.

Luxe in quel vuoto camminava da ore, aveva perso la cognizione del tempo.

Cosa stava facendo poche ore prima?

Dove stava andando?

Non aveva importanza.

Le foglie colorate d'autunno si depositavano, senza sosta, davanti a lui, era inevitabile calpestarle, passo dopo passo.

Una vita che finisce trasmette tristezza, l'autunno lo rendeva triste, era così da sempre.

Una profonda malinconia si impadroniva di lui ogni anno, fin da quando era bambino, ogni volta che giungeva quella stagione. Il suo cuore si colmava di sgomento ed era capace di scoppiare a piangere, senza apparente motivo, al solo udire il gorgoglio strozzato di una sorgente d'acqua tra due rocce, alla sola vista della foglie secche che agonizzavano sulla superficie di un ruscello.

Il motivo era nascosto dentro di lui, si era smarrito nei labirinti del suo animo e lui stesso ne aveva perso le tracce.

Quand'era molto piccolo gli era capitato di sfogliare un libro ed era rimasto incantato a contemplare, per un tempo di cui non tenne il conto, una figura che vi era stampata: si trattava di una creatura umana in apparenza, ma dalla pelle bianca, i capelli argentati e filiformi, gli occhi come laghi splendenti.

Sua nonna gli aveva raccontato la storia legata a quell'illustrazione, quando lui non era ancora in grado di leggere da solo: era un mito legato a tempi antichissimi, narrava di una città sull'acqua un tempo di facile accesso, ma scomparsa e mai più ritrovata dagli uomini in seguito alle crudeltà da essi perpetrate nei confronti dei suoi abitanti.

Per Luxe quel libro era diventato un'ossessione, quella figura aveva cominciato a popolare i suoi sogni.

Fino a quel giorno, fino a quel sentiero che si era schiuso davanti a lui, in un pomeriggio qualunque di un autunno qualunque.

 

***

 

Una chiazza bianca accesa dai raggi di sole si stagliò, improvvisa, nel cielo attirando il suo sguardo. Una creatura flessuosa che, dopo qualche istante, scese in picchiata e scomparve all'orizzonte.

Tra le fila di alberi davanti a lui notò quello stretto viale che sembrava perdersi nel bosco lontano. Si ritrovò a camminare, tenendo come riferimento il punto in cui aveva visto scomparire la creatura nel cielo.

Davanti a lui gli alberi si aprirono su un lago che non lasciava scorgere i propri confini: dovunque si spingeva lo sguardo l'acqua era padrona della vista anche se, poco più avanti, alcune rocce sorgevano dai flutti e si innalzavano verso il cielo.

Era già di per sé un paesaggio straordinario, ma i suoi occhi si sgranarono per la meraviglia quando vide il palazzo sull'acqua. Si ergeva su una piattaforma paludosa e sembrava affiorare dal lago. Torri e guglie, simili a costruzioni di evanescente cristallo, confondevano le loro forme con quelle delle nuvole.

Fece qualche passo entrando nell'acqua fino alle caviglie, esitò ancora qualche istante poi procedette, ritrovandosi immerso fino ai fianchi.

Affondò di colpo e, per un istante, gli sembrò di vedere qualcuno: una figura umana nella forma, ma il corpo pallido rifletteva troppo il blu intorno a sé, i capelli dall'indefinito colore chiaro erano anch'essi uno specchio per la superficie liquida e si adagiavano con grazia sulle spalle nude e sottili.

Fu l'ultima immagine che portò con sé prima che un universo azzurro lo avvolgesse.

 

 

***

 

Aveva dimenticato.

Le prime immagini di un passato racchiuso in lui cominciavano ad affiorare e quel sentiero lui lo conosceva, era sicuro di averlo già percorso una volta.

La stessa sagoma bianca, un lampo che spiccava nel cielo e si muoveva ad ampie curve, l'aveva spinto ad inoltrarsi lungo quella strada. Fu il primo ricordo a tornare, come se nella sua mente stessa le tappe della memoria fossero racchiuse in tante scatole che dovevano essere aperte solo in successione.

Lui quella creatura che volava nel cielo la conosceva, ma non sapeva ancora darle dei connotati.

Il ricordo martellava nei suoi pensieri, lo stesso ricordo insistente che rendeva malinconiche le sue giornate autunnali, ma era una memoria di qualcosa che credeva non fosse mai accaduto, se non in un sogno. E i sogni non sono mai chiari, i sogni sono fatti per essere dimenticati, per lasciare, unica traccia di sé, solo confuse sensazioni che condizionano i momenti di veglia.

Non si era fermato neanche un istante per riprendere fiato e le sue membra cominciavano a percepire la naturale stanchezza di un movimento ripetuto e forzato: un passo, un altro passo, senza affannarsi, ma senza concedersi una sosta.

Lui era abituato al movimento, era un giovane nel fiore degli anni. La stanchezza che provava per una semplice camminata poteva essere segno di una cosa soltanto: stava andando avanti da ore benché nulla, intorno a lui, lo lasciasse presagire.

"Camminerò fino a morire" pensò, "mi consumerò lentamente di fatica senza rendermene conto, perchè sono caduto vittima di un qualche sortilegio".

Eppure gli sarebbe bastato prendere una decisione, quella di fermarsi, gli sarebbe bastato volerlo.

Lo voleva?

Era questo il punto, non lo voleva affatto: quello che desiderava era arrivare, dove non lo sapeva, ma da qualche parte stava andando e sentiva che era importante.

Era importante ricordare.

Forse morirò e allora sarò giunto a destinazione”.

Poteva solo continuare a camminare per capirlo e, alla fine, avrebbe saputo, in un modo o nell'altro.

Allora accadde.

Lo stesso lago, le stesse rocce aguzze...

Il palazzo balenò nella sua mente, ma prima che potesse cercarlo qualcos'altro attirò la sua attenzione.

Una, o più probabilmente due figure, apparivano intrecciate l'una all'altra o si stavano semplicemente toccando.

Erano troppo lontane perché potesse identificarle con chiarezza, ma sull'identità della più grande non ebbe alcun dubbio: aveva raggiunto la creatura che aveva visto nel cielo.

Solo dopo essersi fermato si accorse di avere il fiato corto, sintomo evidente della stanchezza che provava; tuttavia il disagio del corpo non era la sua priorità.

Adesso che era giunto fin lì mente, anima e cuore gridavano comprensione, volevano capire, perché dentro di lui stava accadendo qualcosa. Una porta della sua memoria si era schiusa, lasciava intravvedere un frammento di ricordo, una scheggia infinitesimale di quel mistero che, da anni, era sigillato in lui, senza rivelare nulla di sé.

Da quella posizione poteva vedere meglio e le due figure si delinearono con maggior precisione, per quanto fosse ancora impossibile definirne i lineamenti.

Gli occhi di Luxe si colmarono di stupore di fronte a ciò che vedeva: la creatura più grande era quanto di più simile ad un drago avesse mai visto. Il corpo serpentiforme era arrotolato in spire, per questo era impossibile stabilirne l'effettiva lunghezza che doveva essere, di certo, notevole.

La parte inferiore del corpo era coperta di squame, lucenti come pietre preziose azzurre e la testa era coronata da una folta criniera bianca che rivestiva la creatura per tutta la sua lunghezza, presumibilmente fino alla coda che affondava nell'acqua.

Il muso era dolcemente chinato verso l'altra figura, in piedi su una roccia, umana a giudicare dalla forma, ma ancora i dettagli non si distinguevano. Le mani accarezzavano le squame in prossimità del naso e il viso era sollevato verso quello del drago.

Lo spiraglio aperto nella sua memoria si allargò un poco, ma non ancora abbastanza.

Fece un profondo respiro ed avanzò; prima o poi la terra gli sarebbe mancata sotto i piedi, ne era consapevole e lui non era un gran nuotatore.

Altro tassello che andava magicamente al proprio posto: quel ricordo era legato all'acqua e lui si era trovato in grande pericolo.

Affondò di colpo, proprio nell'istante in cui anche l'altra creatura si rendeva del tutto visibile.

Allora la sua bocca già colma d'acqua cercò di gorgogliare un nome, il ricordo che diventava reale, il sogno che tornava presente e riacquistava il suo senso:

“Myu...”.

 

 

***

 

Fu un bambino a salvarlo quella volta e anche lui era un bambino.

La prima immagine del risveglio erano stati i suoi occhi: trasparenti, due pozze d'acqua limpida, così strani da non sembrare umani.

In effetti Myu non era umano, apparteneva ad una razza molto più antica, tanto che gli uomini ne avevano perso la memoria.

Avevano cominciato a parlare; tra bambini la naturalezza è padrona del rapporto, tra bambini è facile credere, accettare.

Poi lui lo conosceva, per tanto tempo Myu aveva popolato i suoi sogni e i suoi desideri di un mondo lontano da quella che era la sua monotona realtà.

Myu o uno come lui...

Ma era certo, in qualche modo, che dovesse trattarsi di Myu o non avrebbe incontrato proprio lui, con quella naturalezza, non avrebbe provato, al loro incontro, quello che stava provando.

Rimase senza fiato e provò il bisogno di osservare meglio la creatura che gli aveva impedito di affogare.

Il corpo esile era avvolto da una tunica azzurra bordata di bianco, i capelli simili a fili di pioggia, la pelle così eterea e sottile che lasciava vedere, al di sotto, l'intrico delle vene.

Luxe allungò una mano a sfiorargli una parte nuda del corpo, sotto l'attaccatura della spalla. Myu sussultò e lui si ritrasse di colpo.

Era come toccare acqua solida ma al tempo stesso non consistente, dava la sensazione che Myu si sarebbe dissolto al solo sfiorarlo.

"Ti fa male se ti tocco?".

"Non è male... ma lo sento troppo quando a toccarmi è qualcuno del mondo esterno".

Non aggiunse altro e Luxe non capì il senso di quelle parole, ma il disagio di Myu lo convinse a non insistere.

"Dove siamo?" chiese Luxe, guardandosi davvero intorno per la prima volta.

"È il mio nascondiglio segreto, nessun altro sa come arrivarci. È una grotta in fondo al lago".

Luxe ebbe un moto di stupore. Riusciva a respirare perfettamente, come in superficie. Solo si poteva udire, tutto intorno, un costante sgocciolio.

Si decise a lanciare uno sguardo intorno a sé e i suoi occhi furono subito calamitati da ciò che giaceva sul fondo della grotta, il muso gigantesco sollevato verso di loro.

Un tremore intenso percorse il corpo del bambino, avrebbe desiderato scappare via, ma le gambe erano rigide come blocchi di legno e i piedi non volevano staccarsi dal suolo.

L'enorme creatura si mosse, strisciando verso di loro e Myu gli tese una mano.

"Lui è Flu, è un dragone d'acqua".

Luxe ricordò, all'improvviso, com'era arrivato fino alla città sull'acqua: aveva visto una striscia bianca nel cielo che si muoveva e poi era scesa, scomparendo tra gli alberi.

"Avevo visto lui!" esclamò, mentre lo stupore, in parte, sostituiva la paura.

 

 

***

 

Un movimento spinse Luxe a distogliere gli occhi da Myu; notò così poco distante la presenza, discreta nonostante la mole, di Flu, acciambellato sotto la volta della grotta, il muso sollevato, gli occhi del tutto celati dalla folta criniera bianca.

"Anche l'altra volta è stato Flu ad indicarmi la strada".

"L'altra volta, però, è stato un caso" ribatté Myu e Luxe non poté non notare l'inclinazione di tristezza che aveva assunto la sua voce.

Riportò gli occhi sul giovane, ora inginocchiato con le mani tra le gambe, i capelli simili a una cascata lucente che ne celava il viso: si trovò a pensare quanto fossero simili, i capelli di Myu, alla criniera di Flu. Era chiaro come le due creature, seppur diverse, appartenessero allo stesso mondo.

"Glielo hai chiesto tu, questa volta?".

Myu non si mosse e quella tristezza evidente smosse qualcosa nel cuore di Luxe. D'istinto gli toccò una spalla.

Myu emise un urlo acuto, si scostò bruscamente e anche Luxe si ritrasse subito, consapevole di quello che aveva fatto.

"Scusa... scusami".

Era comunque colpito: anni prima, la reazione di Myu non era stata così violenta.

Flu si era mosso di qualche centimetro, all'erta, pronto ad intervenire in caso di bisogno, ma Luxe sapeva che non lo avrebbe attaccato se Myu non glielo avesse chiesto esplicitamente.

Myu, ignaro della tensione del drago, si era rannicchiato poco distante da Luxe, abbracciando il proprio corpo come a volersi proteggere.

"Mi dispiace" mormorò Luxe.

Capì che l'altro scosse il capo solo dalla lieve oscillazione dei capelli. Poi, però, il viso di Myu si sollevò un poco, lasciandogli di nuovo vedere i suoi occhi, più liquidi che mai.

"Non è colpa tua".

Luxe raccolse le ginocchia sul petto e se le abbracciò.

"Neanche l'altra volta sei riuscito a spiegarmi cosa ti accade, cosa senti esattamente se qualcuno al di fuori del tuo mondo ti tocca".

Le braccia dell'altro ragazzo si sciolsero e ricaddero, le mani si posarono in grembo. Luxe non lo ricordava così timido... o forse così triste.

"Io sono acqua" cominciò a spiegare Myu, gli occhi che rimanevano visibili, seppur rivolti a terra. "L'acqua assorbe... assorbe e riflette ogni cosa".

Quelle parole fecero sgorgare nuovi ricordi nella mente di Luxe.

 

 

***

 

Si sedettero sul pavimento umido. Il muso di Flu si intrufolò in mezzo a loro e si posò sulle gambe di Myu che prese a carezzargli, con dolcezza, la folta criniera.

Superata la paura iniziale, Luxe fu intenerito dalla scena. E una parte dentro di lui provò anche una certa invidia per quel rapporto così speciale.

Perché lui può toccarti senza crearti problemi?”.

Gli occhi amorevolmente fissi sulla testa del drago, Myu rispose:

Lui ed io siamo simili e apparteniamo allo stesso mondo. Gli animali, inoltre, sono semplici, non provano sentimenti contorti... quelli appartengono a voi esseri umani”.

Luxe corrugò le sopracciglia, non capiva nulla di ciò che Myu gli stava raccontando, anche se una parte di lui si risentì e si ritenne quasi offesa.

 

 

***

 

 

“Sono emozioni; le emozioni possono fare molto male all'acqua, soprattutto quelle intense e negative... o anche solo confuse”.

“Intense, negative, confuse? Hai sentito in me quel che neanche io so di provare?”.

Il viso di Myu si sollevò, sguardo serio e occhi che si fecero penetranti e Luxe si sentì avvolto, sommerso, sondato in ogni parte di sé.

“Lo sai eccome, ma non vuoi ammetterlo neanche a te stesso, perché ne hai paura. Temi di rovinare tutto”.

Luxe tremò, sentendosi improvvisamente spogliato, messo a nudo, indifeso di fronte a quello sguardo che penetrava l'anima. Fu lui quindi, questa volta, a distogliere gli occhi da quelli di Myu; era terrorizzato, ma forse più di ogni altra cosa era triste, se ne rese conto tutto d'un tratto ed accorgersene rese la tristezza insopportabile.

Si mosse a disagio, strinse i pugni nervosi sulle cosce.

“Io... sono felice di averti ritrovato” sussurrò, “e non so come posso averti dimenticato in tutti questi anni”.

Si morse il labbro inferiore, forse non avrebbe dovuto dire una cosa così crudele. La mano diafana di Myu si posò sul suo cuore, facendolo sussultare.

“Dentro di te non mi hai mai dimenticato, il tuo cuore attendeva che il nostro nuovo incontro ti fosse concesso, lo so”.

Luxe strinse le labbra in una linea tesa e diritta, prima di sbottare:

“E ci hai messo così tanto a concedermelo?”.

Il giovane umano era sempre più consapevole dell'altro sentimento, molto più distruttivo, che albergava in lui, quello che, forse, maggiormente aveva sconvolto Myu quando l'aveva toccato: la rabbia.

Dal momento stesso in cui anni prima aveva lasciato il mondo di Myu per tornare nel proprio, qualcosa in lui era cambiato per sempre, lui stesso era cambiato, si era sentito un'altra persona: aveva passato anni alla ricerca di qualcosa che mancava dentro di sé, qualcosa che sentiva di avere perso e quella perdita lo rendeva incompleto. Aveva trascorso tutta la sua adolescenza sentendosi diverso, fuori luogo, oppresso da un bisogno di cui non riconosceva la natura.

Adesso che i tasselli del puzzle si stavano, pian piano, assemblando tornava in superficie l'origine della sua rabbia.

 

 

***

 

Sono mai entrati altri esseri umani, nel vostro mondo?”.

Secoli fa; è più una leggenda, ma secondo molti di noi è una storia vera. Un tempo il tuo mondo ed il mio non erano così separati, era molto più facile che entrassero in contatto. Poi accadde qualcosa, gli esseri umani giunsero molto vicini a distruggerci e, da allora, i nostri governanti hanno innalzato barriere sempre più difficili da superare”.

Barriere magiche?”.

Alla domanda di Luxe, Myu si strinse nelle spalle:

Quella che voi chiamate magia, per noi è la normalità”.

Luxe rimase pensieroso per parecchi istanti prima di ricominciare a parlare:

Io non farei mai niente di male al tuo mondo, potrò ritornarci?”.

Myu trattenne il fiato, Luxe lo vide stropicciare nervosamente le labbra ed ebbe la sensazione che non avesse il coraggio di rispondere.

Oppure puoi venire a trovarmi tu” insisté.

Myu scosse il capo, questa volta con decisione:

Non me lo permetterebbero mai. Reagirebbero molto male anche se sapessero che sei qui”.

Allora potrò venire io! Non dirò niente né alla mia famiglia, né a nessun essere umano che conosco, resterà un segreto tuo e mio... e di Flu. Manderai Flu a prendermi, a indicarmi la strada per ritornare, io rientrerò nel lago e tu mi riporterai qui nella grotta”.

Per lui era importante: aveva appena conosciuto quel bizzarro bambino, il suo drago, il suo universo fatto d'acqua, eppure era come se li conoscesse da sempre. L'avevano rimesso in contatto con miti e racconti che i nonni gli narravano fin dalla culla, con i sogni che popolavano le sue fantasie fin da quando era stato abbastanza grande per pensare, fantasticare, osservare la natura intorno a sé popolandola di quelle medesime favole.

Myu si agitava nervosamente sul posto, chiaramente a disagio.

Io lo vorrei” disse infine, “lo vorrei davvero”.

Flu sollevò il grosso muso e, con il naso, andò a toccare il viso di Myu, che quasi sembrò scomparire al contatto. Le piccole mani del bambino si posarono sulla pelle squamosa.

Non mi sento solo, perché c'è Flu, lui è il mio amico”.

Cos'era quella morsa nel petto di Luxe? Ancora invidia?

Si mise carponi e si tese verso di loro:

Posso diventare anche io vostro amico?”.

Myu si irrigidì, abbassò le mani e il capo, di nuovo non rispose.

Il viso di Luxe si imbronciò.

Non vi sono abbastanza simpatico?”.

Lo sguardo che Myu gli rivolse era talmente doloroso che il cuore di Luxe si strinse e si sentì in colpa per quell'atteggiamento da bambino capriccioso. Tuttavia non poteva negare a se stesso le emozioni che gli si agitavano dentro, emozioni strambe, perché comunque quelle due creature le aveva appena conosciute, e al tempo stesso non era così.

Io ti ho già visto in passato... in un libro... e nei miei sogni”.

La lingua aveva accompagnato il pensiero senza che se ne rendesse conto. Gli era sfuggito, ma non ritenne di avere sbagliato a dirlo.

Myu lo guardò, non sembrava troppo meravigliato, tuttavia Luxe si sentì intimidito da quegli occhi così profondi e vivi: gli venne istintivo abbassare i propri.

Non eri proprio tu” borbottò a disagio. “Era uno simile a te... ma per me è come se fossi tu... forse è per questo che mi sembra di conoscerti da sempre”.

Credo sia per questo che hai visto Flu: hai sognato il mio mondo e l'hai desiderato, per te è stato naturale vederlo, altrimenti Flu non sarebbe stato visibile ad occhi umani”.

Io... ho desiderato...”.

Be', era vero.

Era certo di essere arrossito.

Anche io ho sempre desiderato entrare in contatto con il mondo degli esseri umani” disse Myu, “ma la mia gente crede che sia pericoloso”.

Hanno ragione, gli esseri umani non sempre sono buoni”.

Tu però lo sei”.

Il cuore di Luxe prese a battere in modo troppo violento, le sue emozioni stavano esplodendo dentro di lui e un calore insopportabile risalì lungo il corpo, fino ad incendiargli il viso.

Per questo dovrei venire io; possiamo essere amici e io verrò a trovarti, non dirò niente a nessuno, nessun essere umano saprà mai che voi esistete davvero!”.

Myu tacque di nuovo; era chiaramente difficile, per lui, affrontare quell'argomento.

Non ti fidi abbastanza?”.

Sarebbe stato logico, Luxe ne era consapevole, era uno sconosciuto per Myu, per quanto pensarlo lo facesse soffrire; come avrebbe potuto pretendere che si fidasse ciecamente di lui?

Tuttavia, forse per quel che gli aveva raccontato, forse per le favole della nonna e perché quelle favole avevano condizionato a tal punto le sue giornate, quella mancanza di fiducia lo feriva. Avrebbe desiderato che anche Myu considerasse il loro un incontro voluto dal destino e che anche in lui fiorisse quel senso di condivisione ed intimità che Luxe sentiva dentro di sé.

Io mi fido di te...”.

Luxe sollevò lo sguardo e vide che l'altro bambino lo fissava, con i suoi occhi grandi e tristi; vi era quasi una supplica in essi.

E allora? Non mi vuoi come amico?”.

Myu scosse mestamente il capo.

Non è questo”.

Non mi vuoi proprio dire qual è quindi il problema?”.

Non poteva pensare che dopo quell'incontro tutto sarebbe finito, che non ci sarebbe stato un seguito.

Il corpo di Myu fu scosso da un tremito, sospirò profondamente, ma dalla sua bocca non uscì un suono.

 

 

***

 

 

Tra i due ragazzi scese un teso silenzio, durante il quale non osarono guardarsi.

Myu tremava vistosamente e il tremito divenne, d'un tratto, troppo violento. Il suo improvviso singhiozzo richiamò l'attenzione di Luxe, che risollevò il viso e tornò a guardarlo.

Stava piangendo: comprese per la prima volta che le creature come Myu erano in grado di piangere. Sarebbe stato strano il contrario, nelle loro vene scorreva l'acqua, la materia prima delle lacrime che era anche il loro sangue.

Il pianto di Myu lo sconvolse: piangere era, per il ragazzo dell'acqua, l'equivalente del versare lacrime di sangue per un essere umano.

 

 

***

 

Myu si separò dal drago con il chiaro intento di allontanarsi, soprattutto, dal ragazzo umano.

Esitante si alzò in piedi, il volto basso, l'espressione infelice.

Io credo... che dovremmo tornare adesso... tutti e due”.

Luxe spalancò occhi e bocca; non era possibile, liquidava tutto così?

Si alzò in piedi anche lui, come una furia.

Vuoi davvero che non ci vediamo più?”.

Colpito, probabilmente spaventato da quella reazione, Myu fece un passo indietro e Luxe fu colto da un impulso irrazionale, dalla paura che se ne stesse andando. Fece un balzo e gli afferrò un polso.

Non aveva intenzione di fargli del male, ma era scattato qualcosa in lui, non voleva, non poteva perderlo.

Le sue dita si strinsero intorno alla pelle sottile, la percepì come acqua che si sfaldava al tocco. Myu tentò di sgusciare via e le unghie di Luxe penetrarono in profondità.

L'urlo di Myu gli invase le orecchie, il suono più doloroso e terribile che avesse mai udito, mentre i suoi occhi stravolti osservavano il liquido azzurro che sgorgava: il sangue di Myu.

 

 

***

 

La confessione venne con naturalezza di fronte a quelle lacrime:

“L'urlo che lanciasti allora... quello no... non l'ho mai dimenticato. Mi fa svegliare, bagnato di sudore e in lacrime, nelle notti d'autunno”.

Quel maledetto incubo al quale, in tutti quegli anni, non era riuscito a conferire un senso.

Il senso di colpa per averlo ferito, la sofferenza di Myu che echeggiava dentro di lui quando, ogni anno, ricorreva l'anniversario del loro incontro.

Ma il senso di colpa non cancellava il rancore e Luxe era convinto che in quell'urlo d'agonia fosse nascosto anche tutto il suo risentimento per non essere stato accettato.

Per questo le lacrime di Myu lo ferivano nel profondo: Myu soffriva, era chiaro, ma era stato lui la causa di tutto.

In qualche modo quelle lacrime accentuarono la furia cieca che risaliva lungo le viscere di Luxe: come osava piangere, come poteva farsi passare per la vittima?

Dentro di lui si stava svolgendo una battaglia emotiva, si odiava e si giustificava per quei pensieri.

Anche io sono nel torto” pensò, “io l'ho dimenticato per tutti questi anni”.

Sapeva che non l'aveva dimenticato davvero, che i ricordi erano sempre stati con lui, incompresi, ed attendevano unicamente di riacquistare una definitiva chiarezza.

Restava comunque il fatto che, per anni, aveva cancellato il nome di Myu, da quel momento esatto, da quando aveva udito quell'urlo straziante.

 

 

***

 

 

Il grido di Myu provocò la reazione protettiva di Flu.

Il dragone si mosse così bruscamente che Luxe venne scontrato dalla sua massa gigantesca.

Non se ne era reso conto in precedenza, non aveva visto alcun dirupo vicino a loro eppure, in seguito all'attacco di Flu, aveva cominciato a cadere, per un tempo che gli sembrò infinito.

Venne ritrovato svenuto al limitare di un bosco dai suoi familiari che, dopo varie congetture sull'accaduto, ipotizzando attacchi di animali ma anche di improbabili creature leggendarie, avevano archiviato il tutto con un incidente di gioco di un piccolo troppo curioso ed intraprendente.

Ma Luxe sapeva che non era così e, da quel giorno, non si sentì mai più se stesso

 

 

***

 

 

Rabbia, tristezza, senso di colpa.

“Perché ti ho dimenticato?” mormorò Luxe, osservando quella creatura ripiegata su se stessa, bellissima ed indifesa.

Nell'udire quella frase Myu si lasciò andare ad un singhiozzo più violento e per arginarlo si portò una mano alla bocca, senza successo.

“Io non volevo” insisté Luxe, “non ti ho dimenticato sul serio, ma avevo... come cancellato, tutto era come un sogno strano dentro di me, sapevo che c'era qualcosa, ma non sapevo cosa”.

“Non è colpa tua”.

Myu trasse un profondo respiro e si alzò, dandogli le spalle. Luxe lo osservò mentre passeggiava.

“L'ho voluto io, l'attacco di Flu serviva a quello”.

All'inizio Luxe non provò nulla, tutto era così irreale, così assurdo che per qualche istante non fu neanche certo di quel che aveva udito. Dovette ragionarci, mettere insieme le parole e tradurle in un senso logico, perché al primo impatto quel senso non lo trovò.

Quando fu certo di aver compreso gli ci volle solo un attimo per alzarsi, precipitarsi alle spalle del giovane e tendere la mano con l'intento di afferrarlo, al solo scopo di chiedergli spiegazioni. Tutto stava accadendo esattamente come allora e, quando se ne rese conto, si arrestò, prima ancora di poterlo sfiorare: non voleva rischiare di ferirlo di nuovo e, soprattutto, non desiderava un nuovo intervento di Flu atto a scacciarlo e a cancellare ancora la sua memoria, se quello che Myu gli aveva spiegato era vero.

La sua mano ricadde e lasciò che la sua rabbia esplodesse con la voce, una sola parola, una domanda ruggita tra la furia e il pianto:

“Perché?!”.

Cadde in ginocchio.

Si rendeva conto che il modo in cui affrontava tutta la faccenda rasentava l'ossessione, si rendeva conto che l'incontro di un giorno, o meglio, di poche ore, aveva condizionato la sua intera vita. Il condizionamento era cominciato dal giorno stesso in cui quel libro era capitato tra le sue mani, era continuato con i racconti di sua nonna e si teneva in vita tramite i sogni. O nella sua mente c'era qualcosa di profondamente malato o gli era impossibile non credere in qualche volontà superiore.

“O forse semplicemente la nostra volontà, è stata lei a tenerci uniti per tutta la vita e a farci incontrare quel giorno... però poi... perché?”.

Il suo tono si era placato, la rabbia no, ma era lenita da una varietà emotiva che confondeva la mente.

Percepì vagamente la figurina di Myu che si inginocchiava davanti a lui, sempre troppo silenziosa e leggera perché le sue mosse e i suoi gesti risultassero plateali.

Le mani sulle guance però le sentì con chiarezza nella loro strana consistenza, e si rivelarono più forti di quanto avesse mai pensato nel momento in cui lo forzarono a sollevare il viso.

I loro occhi si incontrarono nuovamente e in quelli di Myu vide risorgere una singolare forza che non cancellava la tristezza.

“Ti dirò tutto... ogni cosa... ma questo non renderà le cose più semplici”.

Luxe sollevò le mani; il suo intento era posarle su quelle di Myu ma, ancora una volta, si trattenne. Myu comprese, quindi tolse le proprie mani dal viso del ragazzo ed andò ad intrecciare le loro dita.

“Prima l'ho sentita tutta la tua rabbia, il tuo desiderio di odiarmi senza riuscirci”.

Le labbra del ragazzo umano si strinsero in una linea sottile e le sue mani tremarono in quelle di Myu. Quella vibrazione leggera bastò perché Myu venisse scosso da un brivido; ogni cosa, ogni sfumatura di emozione riverberava amplificata dentro di lui e Luxe era in grado di comprendere, ormai, quanto dovesse essere difficile sopportarlo. Myu stava facendo violenza a se stesso per resistere.

“Non potrei mai odiarti, ma non capisco. Le nostre esistenze ci avevano condotto a quel giorno, hanno voluto che ci incontrassimo, poteva essere la materializzazione dei nostri sogni. Perché non hai voluto? Ero troppo inferiore alle tue aspettative?”.

Terminò la frase con un'inclinazione più rabbiosa rispetto al resto del discorso e Myu sgranò gli occhi, una nuova ondata di lacrime gli rigò le guance.

Poi abbassò lo sguardo, come se temesse che quegli occhi fossero sufficienti a ferire profondamente Luxe.

In effetti era così: gli occhi di Myu facevano male per tutto quello che contenevano.

“Io sapevo che un rapporto continuativo tra noi non era possibile, non ce l'avrebbero concesso e sarebbe finito in tragedia. Non potevo prendermi la responsabilità di mettere a contatto i nostri mondi, com'era accaduto in passato”.

“Ma sarebbe stato un segreto!” esclamò Luxe, con ferocia.

Myu scosse la testa:

“Il rischio di venire scoperti era troppo grande... avrebbero potuto ucciderti e non potevo permetterlo”.

Luxe non seppe cosa rispondere ad una tale affermazione e tacque, senza smettere di guardarlo con espressione un po' curiosa, un po' imbronciata.

“So di essere stato poco coraggioso, ma ho creduto che dimenticare tutto, per te, sarebbe stata la cosa migliore”.

“Io non ho dimenticato tutto!” scattò Luxe. “E' stato come perdere parte della mia vita, puoi immaginare cosa significhi trascorrere i propri giorni con la costante sensazione di avere perso qualcosa di prezioso, cosa significhi essere alla perenne ricerca di qualcosa che non esiste, perché neanche tu sai di cosa si tratta, qualcosa che dà il senso stesso alla tua esistenza ma che è smarrita dentro di te e ti opprime senza mai venire alla luce? Io ho vissuto tutti questi anni sentendomi incompleto!”.

Myu sollevò gli occhi tristi e ricambiò il suo sguardo, tentando di mantenere fermo il proprio:

“Io invece sapevo cosa mi mancava... non ho mai dimenticato... e non potevo cercarti”.

“Non volevi, è diverso!”.

Una grande sofferenza si impadronì del corpo di Myu, che staccò le mani da quelle del ragazzo umano, tornando a rannicchiarsi su se stesso, tremante. L'esplosione emotiva di Luxe era di nuovo stata troppo intensa per lui.

“Mi dispiace” continuò Luxe, con un tono di voce più duro di quanto avrebbe voluto, “non voglio ferirti, non vorrei. Ma... perché adesso? Dopo tutti questi anni, perché mi hai rivoluto? Per un tuo capriccio? Adesso va bene farmi correre il rischio?”.

Si rendeva conto di essere crudele, ma non poteva farne a meno e voleva davvero capire.

“Non puoi farlo un'altra volta, non puoi trattarmi come un tuo capriccio! Cosa significa? Volevi toglierti una soddisfazione? Giocare con me? E quando mi caccerai nuovamente io dimenticherò di nuovo e continuerò a vivere lacerandomi dentro per qualcosa che non ricordo? Non te lo permetterò, sappilo!”.

Flu si mosse, agitò nervosamente la coda di rettile. Luxe si sforzò di ignorarlo, concentrandosi invece sul viso di Myu che tornò a guardarlo.

“Non dimenticherai” disse pacato, infelice, “non questa volta”.

“Non funziona così, se ti ricorderò io smuoverò mari e monti per ritrovarti, lo sai?”.

Myu reclinò il capo su una spalla e i suoi capelli scivolarono dolcemente lungo il suo corpo.
“Io ti sto concedendo tutta la fiducia che ho in te, perché so che non tradirai la mia gente, anche se ti ricorderai sempre di noi... ma io non ci sarò più dopo questo nostro incontro”.

Luxe sussultò e indietreggiò di un passo, come se fosse stato respinto da qualcosa di materiale e di molto forte; quelle parole, in effetti, ebbero su di lui il medesimo effetto di uno schiaffo o, peggio, di una pugnalata al cuore.

Nello stesso istante dalla figura maestosa di Flu si levò un gorgoglio, dapprima sottile, poi sempre più acuto e doloroso.

“Sta... piangendo?” mormorò Luxe, un po' perché quel suono era qualcosa di terribile, di soffocante, tanto era il dolore che suscitava, un po' perché voleva disperatamente fingere di non aver udito le ultime parole di Myu, voleva non conferire loro il senso che avevano in apparenza.

Myu si alzò in piedi, venne verso di lui ma andò oltre, fino al punto in cui si trovava il drago e prese il suo muso tra le mani, poi appoggiò una guancia poco sopra al gigantesco naso e Flu si strofinò contro di lui in un modo che a Luxe ricordò un grosso gatto.

“Lui lo sa” disse Myu, carezzandolo e infilando le dita sotto la criniera, “ma è forte, io desidero solo che mi porti serenamente nel suo cuore”.

Staccò la guancia dal muso del drago e riportò gli occhi su Luxe.

“E vorrei tanto che lo facessi anche tu”.

No, non era possibile, non era proprio possibile, non stava ascoltando davvero quelle parole. Aveva atteso anni, aveva cercato per anni qualcosa che non ricordava, l'aveva messo al centro della sua esistenza e adesso che l'aveva ritrovato, l'avrebbe ricordato ma perduto per sempre?

“Myu... che sta succedendo?”.

In risposta, il giovane tese una mano verso di lui:

“Vieni qui”.

Titubante, Luxe accettò quella mano e si lasciò guidare di nuovo a terra. Si ritrovarono seduti l'uno di fronte all'altro, vicinissimi e allora Myu sollevò la lunga manica della tunica che lo rivestiva, portando l'avambraccio davanti agli occhi del giovane umano:

“Guarda...”.

Luxe obbedì istintivamente e sul suo volto si dipinse un'espressione di puro terrore.

Sulla pelle diafana erano chiaramente visibili due incisioni più scure, una sorta di cicatrici dalle strane sfumature blu.

Era esattamente il punto nel quale lui aveva affondato le dita anni prima.

“Non posso averti fatto una ferita tanto grave, non sono stato così violento!”.

Myu scosse il capo, riabbassando il braccio e lasciando ricadere la manica.

“Non è colpa tua. Era uno dei motivi per cui non ritenevo possibile che il nostro rapporto potesse continuare. Siamo troppo diversi, anche innocentemente tu avresti potuto ferirmi e te lo saresti rimproverato per tutta la vita, cosa che io assolutamente non volevo”.

“Ma ti ho ferito lo stesso e... anche in modo grave!”.

Poi ricordò.

“Tu non ci sarai più hai detto... per... per questo? Per queste ferite?”.

Un dito di Myu si posò sulle sue labbra.

“Lascia parlare me, ti prego. Quello che mi accadrà non l'hai voluto tu, ma voglio spiegarti ogni cosa, perché non sapere ti farebbe vivere nel tormento finché avrai vita. È vero... queste ferite mi stanno uccidendo, hanno cominciato a farlo da quando, in maniera del tutto involontaria, tu me le hai procurate. È uno dei motivi per cui voi esseri umani rappresentate per noi un grave pericolo, ferendomi mi hai contaminato”.

“Oh no... no...”.

Tutto vorticava in maniera irreale intorno a Luxe, non voleva credere a quello che udiva. Cercò con lo sguardo il muso di Flu: anche se la criniera celava completamente gli occhi alla vista, Luxe percepì tutto il suo dolore, perché in esso si rispecchiava, in quel momento lui e il drago erano in simbiosi e si comprendevano perfettamente. Solo, si chiedeva perché Flu non lo odiasse, se tutto quel racconto era vero il suo amico stava morendo per colpa sua.

La mano sulla bocca di Luxe ricadde, così come il volto di Myu:

“Mi sono chiesto a lungo se fosse la cosa giusta da fare, forse avrei dovuto farlo prima, ma non potevo accettare che tu portassi avanti tutta la tua esistenza senza sapere nulla. Non mi sembrava giusto né per te, né per me. E dopotutto...”.

Il viso del giovane si risollevò, Luxe notò che non stava piangendo, appariva deciso, forte.

“Dopotutto... è da questo momento che potremo restare per sempre uniti”.

“Myu...” singhiozzò il ragazzo umano, “è... tutto così surreale per me”.

Myu sorrise, un sorriso malinconico, quanto di più bello Luxe avesse mai visto nella vita.

“Adesso Flu ti riporterà via di qui, come l'altra volta”.

Luxe fece per protestare, ma Myu gli fece cenno di tacere, non era mai apparso così deciso e Luxe non poté fare a meno di obbedire.

“Sarà più dolce, niente traumi, questa volta ci lasceremo da amici”.

Luxe non resse oltre, i singhiozzi esplosero, irrefrenabili:

“Come possiamo lasciarci da amici se... se saprò di averti ucciso?!”.

Il sorriso di Myu si fece più profondo mentre gli accarezzava la guancia:

“L'acqua non muore mai davvero... si trasforma”.

Si alzò e Luxe poté solo starlo a guardare, mentre si allontanava verso Flu.

“Torna domani mattina, all'alba, sulla riva del lago. Lo troverai senza problemi e capirai perché sono convinto che siamo destinati a stare insieme per sempre”.

Stava aggirando il grande corpo di Flu e l'oscurità lo stava pian piano inghiottendo. O forse era il suo corpo fragile che si stava dissolvendo, come una nuvola, perdendo sempre più la propria consistenza?

“Myu!”.

Il grido di Luxe accompagnò il suo movimento, si alzò con rapidità fulminea e si precipitò verso la creatura sempre più evanescente.

Flu fu più veloce di lui, la sua sagoma immensa si stagliò occludendo ogni altra visuale e tutto accadde come la volta precedente. Solo, anziché il grido di Myu, ad accompagnare la sua caduta nel nulla fu il pianto straziante di Flu.

 

 

Non dimenticò, come Myu gli aveva promesso.

Nessuno lo trovò questa volta, non era più un bambino che i familiari controllavano costantemente. Si risvegliò da solo ai margini del bosco, gli occhi pieni di lacrime e un solo pensiero martellante in testa.

L'ho ucciso... ho ucciso l'unico vero amico che abbia mai desiderato di avere”.

Con lentezza si alzò, guardò davanti a sé, ma sapeva che da solo non sarebbe mai riuscito a tornare a quella grotta in fondo al lago. Non c'era traccia di Flu ovviamente.

Se in tutti quegli anni il fulcro della sua esistenza era stato riempire quel vuoto dentro di sé che non capiva, era stato il dare un senso a memorie senza nome, da quel momento avrebbe dovuto lottare contro se stesso per accettare quel che aveva fatto, per convivere con una coscienza che l'avrebbe rimproverato, giorno e notte, di aver provocato la morte di quanto di più bello e puro esistesse nell'intero universo.

Stancamente, passo dopo passo, si trascinò verso casa.

Quella notte non riuscì a prendere sonno, ma tra rimorsi, tormenti e lacrime di dolore giunse, infine, il ricordo di quella che forse era stata la frase più importante di Myu:

“Domani mattina... all'alba...”.

Guardò fuori dalla finestra e saltò giù dal letto, in fretta e furia si vestì, poi si mise in cammino, finché non giunse in vista dei primi alberi.

Sollevò gli occhi, sicuro di quel che avrebbe visto e non poté impedirsi un sorriso malinconico quando riconobbe l'inconfondibile striscia bianca, il candore che spiccava nel cielo ancora grigio dopo la notte appena trascorsa.

Nessuna delle due volte precedenti aveva percorso quel sentiero così precipitosamente come fece quella mattina e cadde in ginocchio, affaticato, il fiato mozzo, proprio sulla riva del lago dove Flu, immerso per metà, lo stava attendendo. Scivolò sinuoso verso di lui mentre Luxe osservava, come ipnotizzato, l'oggetto che oscillava tra le sue fauci.

Si sedette in attesa e, giunto abbastanza vicino, Flu lasciò ricadere nel suo grembo un ciondolo che rapì letteralmente il suo sguardo: era elegante, la forma esagonale racchiudeva, al suo interno, una pietra azzurra, a forma di goccia.

Luxe sorrise tra le lacrime, passò un dito sulla pietra e si stupì nel percepirne la consistenza sotto al polpastrello: sensazioni simili le aveva provate solo sfiorando la pelle di Myu.

Con un sospiro e un singhiozzo si portò il gioiello alle labbra e chiuse gli occhi, lasciando di nuovo che il suo pianto si unisse a quello di Flu.

 

 

 

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: PerseoeAndromeda