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Autore: Atlantide08    09/12/2014    3 recensioni
Storia prettamente DELENA. Attraversa i diversi step del rapporto tra Damon ed Elena, raccontando piccoli attimi di vita quotidiana. Ambientazione: New York. Spero vi piacciano e vi emozionino almeno un po’. Punto di vista: Elena. Nota:sono tutti umani.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sto rilassando. Sono sdraiata con gli occhi chiusi sul mio telo mare, steso con cura direttamente sulla sabbia finissima, e mi sto godendo ogni singolo raggio di sole che sbatte sul mio corpo e lo accarezza, andando a scaldarmi fin dentro le ossa.
Ascolto le voci intorno a me di due bambini che giocano e ridono allegri e spensierati con la sabbia, una compagnia di ragazzi che, a giudicare dalle urla e dagli schiamazzi delle ragazze, si stanno facendo esilaranti scherzi a vicenda, mentre in sottofondo c’è il rilassante rollio delle onde che si infrangono a riva. 

Avevo proprio bisogno di staccare la spina e mettermi ad oziare per un po’, fuori da casa. 
Damon in questo momento è in acqua, a modellare il suo fisico statuario (non che ne abbia poi così bisogno… annuisco lievemente concordando completamente con la vocina nella mia testa), sta nuotando un po’ al largo. E io posso permettermi di stare qui con gli occhi chiusi, ad oziare appunto, e a metabolizzare che effettivamente sono qui in spiaggia con il mio coinquilino e nessun altro. Solo io e lui.

Ripenso a quando siamo arrivati in spiaggia un paio d’ore fa.
Il mio coinquilino ha posizionato il suo asciugamano sulla sabbia, si è tolto maglietta e pantaloncini ed è andato a tuffarsi in acqua per la prima volta nella giornata. E’ stato in acqua poco però, è ritornato quasi subito dicendomi che l’acqua era ancora troppo fredda per i suoi gusti e io l’ho preso in giro deridendo questa sua “debolezza”.

Damon per tutta risposta si è scrollato i capelli zuppi d’acqua fredda salata sopra di me per dispetto, facendomi cadere addosso una moltitudine di goccioline gelate sulla mia pelle già accaldata dal sole, causandomi non pochi brividi di freddo, ridendo beffardo e soddisfatto per l’effetto ottenuto.
Come una bimba indispettita per il torto appena subito (e ahimè ben riuscito!) gli ho fatto una linguaccia e lui si è messo a ridere di gusto, facendo poi ridere anche la sottoscritta. 

Questa scena vista da un terzo estraneo deve essere risultata estremamente esilarante: ho scorto una coppia di anziani poco distante da noi che sorrideva guardandoci (e ti sei detta “Quanto vorrei che questa fosse la normalità, la quotidianità: io e lui così vicini e complici!”… hai sospirato e fatto finta che quella coppia di persone anziane non avesse frainteso il Vs. comportamento da coppietta già ben collaudata… mi mancava giusto la vocina a rigirare il dito nella piaga…).

Da quel momento Damon è già entrato ed uscito dall’acqua almeno altre tre volte, mentre io non ho ancora osato avvicinarmi alla riva. Ho caldo, ma non ancora a sufficienza da volermi fare un bagno.
Sento un rumore di passi ovattato in avvicinamento, qualcuno mi sta facendo ombra, lo percepisco perché non sento più i caldi raggi del sole scottarmi il viso, apro piano gli occhi e trovo il mio coinquilino che mi sta fissando intensamente con un’espressione del viso alquanto “interessata”.

Il mio cuore perde un battito nel recepire il suo sguardo intenso puntato addosso.
Vedo il suo sguardo scrutarmi dalla testa ai piedi e poi risalire piano fino a ritrovare ed incatenare i miei occhi coi suoi, che la luce del sole fa sembrare più azzurri che mai, sorridendomi felice.

“Ben svegliata! Non sarebbe ora di andarti a rinfrescare un po’ le idee?”
Mentre mi fa la domanda vedo balenare nei suoi occhi un lampo di qualcosa molto simile alla furbizia, capisco che ha in mente qualcosa e che questo qualcosa mi riguarda da vicino.

“Non stavo dormendo e no, non ho voglia di andare a tuffarmi. Non ancora.” gli rispondo decisa.
Negli occhi di Damon vedo trasformarsi quel lampo di furbizia, in un lampo di follia. Non faccio in tempo né a dire né a fare nulla. Mi ritrovo le braccia di Damon perpendicolari alle mie guance, il suo corpo disteso ed appoggiato sopra al mio, senza però sentirne tutto il peso (senti solo il peso che lui vuole farti sentire… avanti Elena, se questa “mossa” non è un volerci provare con te, cos’è?!? Allunga le tue braccia intorno alla sua vita, tiralo a te e schioccagli un bel bacio a fior di labbra! Non posso, non posso, non posso… che razza di consigli mi dà la vocina!). Sulla faccia del mio coinquilino un ghigno divertito e soddisfatto di chi sa che è riuscito a coglierti di sorpresa.

“Damon!” esclamo avvertendo un brivido di freddo lungo la spina dorsale, effetto del contatto della mia pelle accaldata da ore di sole con la sua bagnata, salata e fresca poiché appena uscito dall’acqua. Sento il peso del suo corpo premuto contro il mio quel tanto che basta da permettermi a malapena di respirare (Sicura che non ti manca l’ossigeno per la troppa vicinanza con “l’oggetto” del tuo desiderio? Può anche essere, ma… devo smetterla di pensarla in un modo ed agire nel’esatto contrario! Questa vocina è il risultato e sto veramente per impazzire! A meno che io non ceda…).

“Non va molto meglio adesso?!?” mi domanda divertito guardandomi negli occhi ad una distanza estremamente ridotta per via della posizione in cui ci troviamo.

Mi è difficile formulare una risposta decisa e distaccata in questo momento. L’unica cosa a cui riesco a pensare è che il mio sexy coinquilino si è praticamente sdraiato sopra di me, azzerando la distanza minima di sicurezza che io normalmente cerco di mantenere tra i nostri corpi, perché so quale effetto lui mi fa.

Il brivido di freddo per il repentino contatto col suo corpo, è stato presto sostituito con un brivido diverso, dovuto alla consapevolezza dell’inesistenza di barriere fisiche tra me e lui, pelle contro pelle, eccezion fatta per le ridotte parti del corpo ricoperte dallo strato sottile dei nostri costumi. Troppo poche le zone coperte, decisamente tante quelle scoperte a stretto contatto.

Arrossisco, sia per l’imbarazzo che provo per via della nostra posizione alquanto equivoca in un posto pubblico, sia per il calore che si è diffuso rapidamente in tutto il mio corpo, nel percepire il contatto col corpo di Damon. Nelle zone poi in cui siamo pelle contro pelle mi sento letteralmente andare a fuoco.

Nonostante ciò, mi stupisco a reggere lo sguardo del mio coinquilino che è in attesa di una mia risposta. Mi costringo a buttar fuori qualche parola, prima che lui si accorga dello stato confusionale in cui mi ha ridotto con quel suo gesto imprevisto ed improvviso.

“Scherzone riuscito Damon! Ora vorrei ricominciare a respirare normalmente se permetti”, cerco di essere cinica, senza pensare che il rossore sulle mie guance è comunque ben visibile e “interpretabile”, spingendo verso l’alto con le mie mani sulle sue spalle, in un gesto che vorrebbe invitarlo ad alzarsi da me, mantenendo i miei occhi puntati nei suoi.

Naturalmente non riesco ad alzarlo nemmeno di un millimetro. Damon dopo qualche secondo, inclina leggermente la testa verso destra, avvicinandosi ancora di più al mio viso.
Sento il cuore battere tanto violentemente nel petto da aver paura che lui possa sentirlo per via del contatto in essere.
Dannazione, mi devo calmare. Sta scherzando Elena! Il tuo sexy coinquilino si sta prendendo gioco di te, non ha nessun doppio fine, come invece tu stai segretamente sperando che abbia.

Passati altri secondi a scrutarmi attentamente, Damon si decide a spezzare il momento di silenzio “intenso” creatosi.
“Come dici…”.
Che razza di significato ha la frase “Come dici”?!? mi viene impulsivamente da pensare.

Damon si stacca da me molto lentamente, un po’ per non schiacciarmi malamente tirandosi su, un po’ sono sicura che la sua lentezza sia in qualche modo voluta e calcolata.
Nell’alzarsi con lo sguardo percorre tutta la lunghezza del mio corpo, dalla testa ai piedi però, piuttosto che tirarsi in piedi, si lascia cadere sdraiato al mio fianco sul suo asciugamano (ma quand’è che l’ha spostato qui vicino al mio? Possibile che non me ne sia davvero accorta?!? E’ molto più che possibile Elenuccia… vivi costantemente nel mondo dei sogni quando passi del tempo con lui…  la vocina questa volta ha ragione).

“Grazie mille per avermi concesso di respirare ancora” gli rispondo tenendo un tono distaccato ed ironico, di contro lo sento sospirare.
Mi volto leggermente col viso nella sua direzione e mi accorgo che è sdraiato veramente molto vicino a me. Vuole farmi “morire”! Il dubbio che lui abbia capito che a volte (sempre – mi corregge la vocina nella mia testa) io sono fisicamente attratta da lui mi assale (non si tratta di pura attrazione fisica…!! - insiste la vocina dentro di me).

Mi rigiro puntando gli occhi verso il cielo limpido e per distrarmi, mi concentro sulla sua tonalità: è terso, non una nuvola, è di un azzurro limpido disarmante, mi ricorda il colore… degli occhi del mio coinquilino! Inveisco contro me stessa col pensiero: sono proprio un caso disperato! Questa volta sono io a sospirare rumorosamente chiudendo gli occhi (tutto quest’azzurro mi destabilizza ancora di più!) e a Damon il mio sospiro non passa inosservato (da quando è così attento a ciò che faccio?!?).

“Sei arrabbiata con me?” mi domanda sinceramente preoccupato.

“No” gli rispondo troppo velocemente.

Un attimo di silenzio nel quale percepisco un carico di tensione passare attraversare l’aria tra me e lui. 

Sento un lievissimo fruscio e del tutto inaspettatamente sento un contatto sul dorso della mia mano sinistra, è il palmo di una mano più grande e più fredda della mia. Il mio povero cuore perde un battito, forse anche più di uno. Non ho il coraggio di aprire gli occhi per verificare l’esattezza della teoria che ho velocemente formulato nella mia testa e cioè su di chi possa essere la mano posata delicatamente sopra alla mia (neanche sia così difficile da immaginare… mi canzona l vocina).

La sua voce che mi giunge bassa e profonda molto vicina al mio orecchio, fuga qualsiasi dubbio (se mai ce ne sia mai stato uno).
“Sei una pessima attrice Elena. E questa è la mia fortuna.”

Sento la mia mano sinistra tremare e la sua contemporaneamente stringersi un poco sulla mia, come a calmarla. Un vortice indefinito e frenetico di emozioni mi sconvolge l’anima. E adesso che diamine faccio? Cosa gli rispondo? Confermo? Nego? Che cosa poi?! Lui non mi ha chiesto niente! Forse dovrei togliere la mia mano da sotto alla sua.

Ovviamente la mia mente prende una strada completamente opposta a quella che segue invece il mio corpo: istintivamente infatti giro il palmo della mano in questione  verso il suo e gli stringo piano a mia volta la mano.
Sono fregata. Mi sono complicata l’esistenza da sola nel giro di dieci secondi al massimo. Sono tesissima, sono così terribilmente tesa e presa dal panico che Damon lo avverte dal mio respiro ormai irrimediabilmente irregolare e mi stringe un po’ di più la mano.

“Se ti può essere d’aiuto, non sei l’unica ad essere in queste condizioni. Ti garantisco che se tu non fossi così concentrata sul mantenere regolare il tuo respiro, sentiresti chiaramente l’irregolarità del mio” il suo tono di voce è morbido, dolce e… emozionato. Non mi sto sbagliando.

Damon in questo momento è molto emozionato. Questo suo essersi “aperto” con me, mi da’ un filo di coraggio e stringendogli un pochino di più la sua mano (quasi fosse un comodo e sicuro appiglio a cui aggrapparsi), giro il viso verso di lui ritrovandomi i suoi due occhi terribilmente azzurri a pochi centimetri dai miei (per non parlare delle sue labbra…) e nonostante questa vicinanza (stranamente) riesco a rispondergli in maniera decente.
“Non si direbbe Damon. Comunque: grazie. Almeno adesso mi sento un po’ meno ridicola”.

Sono sincera. Gli sorrido timidamente. Mi sento meno ridicola perché adesso so che anche per lui non è poi così facile starmi semplicemente accanto fingendo indifferenza, perché so che anche lui fa fatica a considerarmi una semplice coinquilina. Certo è, che lo maschera davvero bene: dal suo comportamento quotidiano non trapela il minimo dubbio, il minimo accenno di indecisione o di interesse, eppure me l’ha appena confermato, non solo a parole anche a fatti. 

Mi sorride di rimando, i suoi occhi limpidi come l’acqua marina sempre puntati nei miei.
“Non c’è di che Elena.” calca il mio nome come se volesse far intendere qualcos’altro. 
Si rigira verso il sole e chiude gli occhi abbandonandosi ai raggi caldi del sole. 

Lo imito e cado in pochi minuti in uno stato di semi-incoscienza; non so quanto tempo è passato quando la suoneria del mio cellulare riempie l’aria con la sua melodia, cerco di ignorarla, ma il suono continua insistente, sbuffo e mantenendo gli occhi chiusi lascio la presa alla mano di Damon (facendomi passare in fretta lo shock di scoprire che le nostre mani sono state intrecciate per tutto questo tempo) ed allungo la mia mano meccanicamente nella borsa per estrarne l’odioso marchingegno.
Odioso perché odio essere interrotta, soprattutto quando mi sto ritagliando del tempo solo per me stessa, soprattutto quando sono “impegnata” nel rilassarmi e farmi quasi abbracciare dalle braccia di Morfeo, come adesso (tralasciando il fatto che non sono “sola”nel rilassarmi).

“Detesto essere interrotta mentre cerco di rilassarmi” sussurro a bassa voce e senza far caso chi sia il mittente, accetto la chiamata.

“Pron…” non faccio in tempo a rispondere che una voce maschile alquanto arrabbiata mi perfora il timpano.

“Si può sapere dove diavolo sei?!? Come l’hai chiamato?! Lavoretto semplice?!? Tu lo definisci semplice un ragazzino con ancora i denti da latte che pensa di essere arrivato chissà dove e pensa di essere il migliore in tutto che per scattare una sola fotografia mi fa aspettare minimo mezz’ora e poi, non essendo soddisfatto del vestito che indossa, piuttosto che si accorge che il suo ciuffo deve essere verso destra e non verso sinistra, mi fa attendere un’altra mezz’ora per rifare lo scatto ed infine guardando le due foto ha il coraggio di venirmi a dire che è la luce che ho impostato io sulla macchina fotografica che non va bene?!? La luce!!! Se neanche sa cos’è la luce!!! Ti comunico che hai un grosso, enorme debito nei miei confronti!! Si può sapere cosa diamine avevi di così importante e assolutamente non rinviabile  oggi?!?”

Damon, sentendo probabilmente le urla fuoriuscire dal cellulare si è messo a sedere e mi guarda con aria contrariata, il tempo di notarlo e capisco che chiunque sia al di là della cornetta, adesso aspetta una mia risposta, mi schiarisco la voce.

“Ehm… non per contraddirti, ma posso sapere chi sei?” domando incerta.

Un’ulteriore pausa di silenzio (da parte del misterioso interlocutore) mi fa capire che c’è qualcosa che non va, sento che anche lui (chiunque sia) si schiarisce la voce.
“…sono… io… ehm… scusa, credo di aver sbagliato numero… anche se non so come sia successo visto che in verità ho chiamato un numero già salvato sulla memoria del mio cellulare e… bhè, scusami davvero tanto, chiunque tu sia. Ovviamente non erano indirizzate a te tutte quelle parole…” tenta di scusarsi il misterioso sconosciuto.

“Oh, bhè, non ha importanza. Sono solo felice che tutto il tuo disappunto non sia rivolto a me!” ci scherzo sopra.

“Grazie. Al tuo posto non sarei comunque stato così gentile” mi risponde lo sconosciuto, lo sento sorridere imbarazzato “Scusami tanto ancora”.

“Non ti preoccupare. Bhè, buona fortuna!” lo saluto.

“Ne avrò bisogno! Grazie!” lo sconosciuto riattacca.

Poso il telefono nella borsa e noto che Damon mi guarda interrogativo. 
“Era un tizio che evidentemente ha sbagliato numero. Si è scusato per le urla che evidentemente anche tu hai sentito. Mi è sembrato realmente dispiaciuto, è solo per questo che non gli ho risposto per le rime, se è questo che ti stai domandando” gli spiego semplicemente rimettendomi sdraiata, stando ben attenta a non incrociare il suo sguardo (ancora non sono psicologicamente pronta ad affrontare con lui il gesto dell’esserci tenuti per mano per così tanto tempo, non ho ancora avuto il tempo di riflettere) Cosa c’è da riflettere?!? Vi siete solo tenuti per mano, non è che sia successo chissà cosa! Te l’ha detto anche lui: entrambi avete qualche difficoltà nello stare vicini, “solo perché tu ti ostini a negare l’evidenza!”Questo lo aggiungo io… La vocina nella mia testa è come un ronzio continuo in sottofondo, cerco in tutti i modi di ignorarla; ci riesco solo perché il mio cellulare si mette nuovamente a suonare.

Mi rimetto seduta e noto che Damon non mi ha staccato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo e sta attendendo quasi divertito che io risponda nuovamente alla chiamata in arrivo. Questa volta reggo il suo sguardo, non gli darò la soddisfazione di vedermi ancora infastidita per l’ulteriore interruzione del mio momento “relax”. 

Rispondo ancora una volta quindi senza guardare il mittente della chiamata.
“Pronto?”

Una frazione di silenzio, nella quale penso che qualcuno si sta divertendo a farmi qualche scherzo telefonico, se capisco chi è, può considerarsi una persona “finita”.
“Ehm… giuro che questa volta sono stato attento e ho composto il numero giusto!”
La voce dello sconosciuto di poco prima, mi è ormai diventata famigliare, sospiro rumorosamente e Damon mi guarda ancora più curioso di prima.

“Ok, posso sapere chi sei e chi stai cercando? Magari è qualcuno che conosco e che si è divertito a darti il mio numero per farmi uno scherzo” dico con un tono di voce tra il divertito e il serio.

“Mi chiamo Alaric e sto cercando un mio amico. Ti garantisco che non c’è nessuno che vuole farti scherzi di cattivo gusto, il numero che ho chiamato sono sicuro  sia quello del mio amico, quindi, permettimi di dirlo, è molto più probabile che sia tu quella che sta cercando di fare uno scherzo a me…” una pausa breve, poi continua sicuro “…nessuna persona di sesso femminile ha mai risposto a questo numero, perché il mio amico è piuttosto riservato e... bhè non è il tipo che fa rispondere al suo cellulare la prima ragazza che gli capita, non so se mi sono spiegato…” lo sconosciuto di nome Alaric fa un’altra breve pausa, sembra stia riflettendo su qualcosa e senza lasciarmi ribattere continua “…a meno che tu non sia… Elena?” il suo tono nel pronunciare il mio nome è diventato molto allegro.

Spalanco gli occhi per la sorpresa, ben sapendo che comunque questo Alaric non può vedermi, facendo interessare maggiormente Damon alla telefonata.
“Io… sì sono Elena” rispondo un po’ confusa; prima questo Alaric mi dice che è sicuro di aver telefonato al numero del suo amico e poi scopro che sa il mio nome, a me sembra ovvio che qualcuno gli ha dato sia il mio nome sia il mio numero, non può essere una coincidenza, peraltro Alaric sta addirittura cercando di ribaltare le nostre posizioni, cercando di far passare me per la “molestatrice”.

In un baleno passo al contrattacco, non lascerò né a lui né a chi è suo complice la soddisfazione di farmi passare per una ragazzina facile da raggirare.
“Chi ti ha dato il mio numero? Possiamo smetterla con questa farsa?!?” gli chiedo quindi più decisa ed arrabbiata. Va bene stare allo scherzo, ma adesso lui sta cercando di farmi passare per una sciocca incapace di fare due più due.

“Nessuno!” mi risponde altrettanto deciso e sicuro Alaric e ciò non fa che aumentare la mia arrabbiatura.

“Non credi che sia ora di dirmi chi è il mandante? Così ci facciamo tutti e tre una grande risata e torniamo ognuno alle proprie faccende, senza tirarla troppo per le lunghe” cerco di moderare il tono di voce, ma risulta comunque molto tagliente.

L’espressione di Damon adesso è passata dall’essere interessata all’essere molto divertita. Perché? Lo vorrei strozzare.

“Ok, Elena. Mi aveva detto che sei una ragazza piuttosto cocciuta, ma non gli ho creduto poiché secondo me cocciutaggine e insicurezza si contraddicono, ma evidentemente mi sbagliavo. Se ti dico che è una piacevole sorpresa sentirti, anche se solo telefonicamente, e che è tanto che aspetto di avere un’occasione per conoscerti cosa mi rispondi?” il tono di Alaric è decisamente allegro, quasi sollevato.

La sua risposta e la sua successiva domanda mi spiazzano, Damon nota il cambiamento repentino del mio umore, i suoi occhi adesso esprimono molta ilarità, sulle labbra un sorriso appena accennato che mi sembra impaziente; possibile che lui abbia capito meglio di me cosa sta succedendo?

“Chi ti ha detto che sono cocciuta ed insicura? E cosa vuol dire che ti ha fatto piacere riuscire a parlare con me, conoscermi? Non capisco…  E poi comunque questo non giustifica il perché tu hai chiamato me e non il tuo amico” rispondo ad Alaric in maniera fin troppo aggressiva, ignorando per quanto possibile il mio coinquilino.

“Io non ho il tuo numero! Ho chiamato il mio amico Damon, Elena. Sei la sua coinquilina, giusto?” Alaric puntualizza e domanda tranquillo.

“Sì, Damon è il mio coinquilino…” rispondo piano; un lampo e collego il nome Alaric a “Ric”, l’unico amico che Damon abbia mai nominato e detto di avere. Fulmino con lo sguardo il mio coinquilino che si sta trattenendo dal ridere apertamente e non fa nulla per nasconderlo.

“Ric! Certo! Ric sta per Alaric! Scusa, Damon non ti chiama mai col nome intero, non ho fatto subito il collegamento, più che logico peraltro…” il mio imbarazzo adesso è quasi tangibile.

“Non ti preoccupare Elena” mi rassicura Ric, poi un altro lampo e mi vengono in mente le ultime parole dello sproloquio di Alaric “cosa diamine avevi di così importante e assolutamente non rinviabile  oggi?!” e mi sento avvampare, Damon ha davvero rinunciato al suo amato ed intoccabile lavoro, affidandolo al suo amico fidato, solo per stare con me oggi? 
Così facendo Alaric si è evidentemente trovato in difficoltà, per causa mia, di sicuro però non posso scusarmi con Alaric per una mia supposizione. Interrompo il flusso dei miei pensieri e torno sul pianeta terra, dove oltre a Damon che attende ansioso e divertito la continuazione della telefonata - mentre rovista nel suo zaino (come se stia cercando qualcosa che non trova),  c’è anche Alaric che aspetta che io dica qualcosa.

“Bhè, è un piacere anche per me fare la tua filo-conoscenza Alaric, ho sentito parlare spesso di te!” dico sicura cercando di recuperare un minimo di contegno.

Damon smette di rovistare nel suo zaino e comincia a sbirciare cautamente nella mia borsa, un po’ insicuro. Con lo sguardo gli dò il permesso di rovistare anche nella mia borsa, chiedendomi cosa stia cercando così avidamente.

 “Spero non ti abbia parlato troppo male di me. Damon ha la pessima abitudine di mettere in risalto sempre e solo i lati negativi delle persone… e di se stesso” mentre ascolto la risposta di Alaric, Damon estrae soddisfatto qualcosa dalla mia borsa e me lo mostra: il mio cellulare.

Rimango di sasso davanti alla ormai gaffe enorme che mi rendo conto di aver fatto. E’ evidente che io ho rovistato nello zaino di Damon e non nella mia borsa (come ho fatto a non accorgermi che non era la mia borsa?!? Sarà stato l’effetto della sua mano sulla mia, e sì, insulsa vocina nella mia testa, una ragazzina di diciassette anni avrebbe reagito meglio della sottoscritta a quel contatto, contenta che l’abbia ammesso?!?), ho estratto il suo cellulare e ho risposto alla chiamata che chiaramente era per lui. Per ben due volte.

La voce di Alaric interrompe il flusso sempre più incasinato e veloce dei miei pensieri.
“Elena?”

“Sì, ci sono. Scusa. E’ che Damon…” sospiro sconfitta, mentre un sorriso terribilmente divertito si allarga sullo splendido viso del mio coinquilino, reggo il suo sguardo e scuoto la testa, riprendo a parlare con Alaric.
“Damon è qui di fronte a me che si sta gustando la scenetta… lui ha appena estratto il mio cellulare dalla mia borsa. Quindi Alaric credo di doverti delle scuse. E’ un dato di fatto che sono stata io a rispondere per ben due volte ad un cellulare che non è il mio. A mia parziale discolpa posso solo dire che il cellulare del tuo amico è identico al mio e a quanto pare abbiamo anche la stessa suoneria. Puoi perdonarmi per le ingiuste accuse che ti ho rivolto?”.

“Direi che siamo pari allora, visto il mio monologo un po’ acceso di prima! Niente rancori, ok?” mi domanda divertito Alaric.

“Niente rancori, ok!” gli rispondo sollevata “Immagino che adesso tu voglia parlare con Damon, te lo passo”.

“Grazie Elena, spero di riuscire ad incontrarti di persona a breve” dice serio Alaric.

“Non so se dopo sarai ancora così contento di avermi conosciuta…” gli rispondo scherzosamente.

“Oh, credo che mi piacerai ancora di più e sai perché? Perché finora sei l’unica persona che sia riuscita a tener testa e far rigar dritto quell’idiota del mio amico!”esclama Alaric e mi strappa un sorriso divertito.

Damon sembra non apprezzare in modo particolare questo scambio già molto naturale di battute fra me e Ric e ciò è motivo di molta soddisfazione per me, anche se in verità quest’ultima uscita di Alaric mi imbarazza un po’; cosa intende esattamente con le parole “sono l’unica persona a tener testa a Damon”

Decido in una frazione di secondo che ci penserò più tardi e lo saluto gentilmente passando poi il cellulare al mio coinquilino che lo afferra, in verità con poca voglia, probabilmente sa che Alaric gli farà la stessa ramanzina che ha fatto a me erroneamente poco prima; infatti dopo pochi secondi dal “Ehi Ric!” pronunciato dal mio coinquilino, sento il tono di Alaric forte e “minaccioso” quanto quello usato con me la prima volta.

Decido di lasciare a Damon un po’ di privacy, mi alzo da terra e mi avvio al mare: un bel bagno rinfrescante è quello che mi ci vuole, chissà che non mi rinfreschi un po’ anche le mille idee e pensieri che vorticano velocemente nella testa, permettendomi così di dargli almeno un ordine logico!

Sulla riva lascio che l’acqua accarezzi i miei piedi, è fredda, nonostante siamo a Luglio, entro piano in acqua fino alla vita per far abituare gradualmente il mio corpo alla temperatura dell’oceano.
Prima di immergermi completamente in acqua mi volto un secondo verso la spiaggia ed incrocio due occhi cristallini come l’acqua dell’oceano nei punti dove è più bassa, che mi stanno osservando attentamente, i suoi occhi; un po’ imbarazzata (perché poi lo sono?) gli sorrido e Damon mi fa cenno di buttarmi con la mano libera dal cellulare, facendomi chiaramente intendere che non sta ascoltando una sola parola di ciò che Alaric gli sta dicendo, annuisco divertita e rigirandomi mi immergo completamente nell’acqua chiara e limpida che in un secondo mi avvolge ed abbassa così la mia bollente temperatura corporea.

E’ una sensazione di puro piacere e pace assoluta quella che provo, la stessa che provo quando al posto dell’acqua sono i suoi occhi che mi avvolgono nel suo accattivante e profondo sguardo. Ed è in questo momento che ammetto a me stessa che vorrei tanto che Damon non si limitasse ad usare gli occhi per avvolgermi, vorrei tanto sentire le sue forti braccia stringersi intorno alla mia vita e sentire il suo respiro caldo ed irregolare sulla mia pelle. L’immagine di me e lui teneramente abbracciati in riva al mare si fa strada nella mia mente e mi fa sciogliere il cuore.


Angolo dell'Autore
Eccomi di nuovo qua! Buonasera! Allora, Vi piace il modo in cui si sta sviluppando il rapporto tra Damon ed Elena? Piano piano... Ma la domanda vera è: cambierà davvero qualcosa?!? Recensite e ditemi che ne pensate!! Alla prossima! Atlantide08

  
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