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Autore: whiteblankpage    09/12/2014    5 recensioni
679 parole fondamentali.
Adesso le nostre strade sono lontanissime, io non piango più ed ho accettato che i segni rimangono ma poi capisci e cresci. Chissà cosa ne penseresti di questi miei diciott’anni.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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679 parole.

Sei stato la mia ferita aperta per mesi ed era come se piovesse sale. Colpa mia, lo so. Sono stata io la prima a smettere, ma tu non hai neanche chiesto perché, sei stato zitto. Ho continuato a chiedermi come mi vedessero i tuoi occhi anche se da vicino non ci siamo mai guardati. E forse è stato questo l’errore, affidarsi ad uno schermo perché sembrava più facile, ma alla fine sono arrivati i silenzi anche se avevamo sempre tanto da dirci. Tu eri in Germania ed io aspettavo solo il tuo inutile ritorno, ma eravamo finiti senza mai essere stati. Ho avuto spesso voglia di contattarti, ma sono successe troppe cose, siamo diventati persone diverse, ci siamo spogliati della pelle di quei sedicenni con gli stessi gusti musicali, tu hai tagliato i capelli ed io ho conosciuto nuove strade. Ne ho ancora tante di cose da dirti, qualche piccola nostalgia ed un paio di rimpianti. L’ho superata, ma vorrei ancora dirti che per me era qualcosa, un qualcosa ho dato importanza. È stata principalmente colpa della mia paura di non bastare e di tutte le paranoie che mi hanno sempre reso la vita difficile. Adesso le nostre strade sono lontanissime, io non piango più ed ho accettato che i segni rimangono ma poi capisci e cresci. Chissà cosa ne penseresti di questi miei diciott’anni.
Ti ho visto qualche settimana fa in città, ti ho maledetto come ogni volta e ho pensato a tutto quello che saremmo potuti essere se solo avessi avuto un po’ di coraggio. Ho rinunciato perché stare sola era più facile che rischiare e sbattere contro un rifiuto, anche se poi ha fatto ancora più male. E se potessi ora forse te lo direi, che saremmo stati bene, che quelle come me danno tanto anche se ci mettono un po’ ad ingranare, e ti direi che mi ricordo ancora ogni conversazione (ci vuoi andare ancora in Lapponia), e che ora mi è passata veramente, che la barba ti sta bene e che ho finalmente capito che la colpa, dopotutto, non era solo mia.
Adesso sono diversa, stessi occhi ma un po’ meno spaventata. Arrivo sempre in ritardo, come i treni in Italia. Il punto, sempre che quelle come me possano davvero avere “un punto”, uno soltanto, è che non ho ancora imparato totalmente a sorridermi e a pensare che qualcosa di buono lo merito anche io. Prima dei tentativi metto sempre i dubbi, prima dei dubbi le paure, dopo dubbi e paure i forse, poi un po’ di coraggio –che non basta mai- e alla fine di tutto metto me stessa. Ho alzato il volume così spesso per non sentirmi, negli ultimi anni, che adesso ho bisogno di silenzio e di fare pace con questa pelle. Non mi sono mai voluta abbastanza bene e questo demolirmi da sola pezzo per pezzo prima che potesse farlo qualcun altro non ha mai portato a nulla. Ho sprecato troppo tempo cercando di abituarmi all’idea di non essere mai felice perché rischiare per prendermi un pezzo di pace mi terrorizzava, e adesso che mi guardo bene so di dovermi delle scuse perché non è distruggendosi che si sopravvive. Ora ho capito, ci sono voluti tanti lividi, anni che non tornano, ma adesso sto cambiando, ho la testa un po’ più alta e guardo negli occhi i miei errori. So di essermi fatta un male che non meritavo perché cedere alla paura è la cosa più facile del mondo. Mi sono fatta le ossa e sono un po’ più resistente, e ieri ho scoperto che un ‘no’ fa meno male dei dubbi e dei rimpianti, perché un ‘no’ è pur sempre una risposta mente l’incertezza ti consuma e ti rende solamente un insonne.
Tre anni dopo l’ho capito, che la colpa non era solo mia e che autoflagellarsi non serve a niente nella vita, e “quel che non uccide fortifica” è vero, anche se sembra la stronzata più stereotipata del mondo. E anche se ti uccide poi rinasci, e sei comunque più forte e un passo più avanti di prima. 


Alla fine ho rimesso questo piccolo sfogo. Non so se qualcuno si ritroverà in queste parole confuse che ho scritto una domenica notte per liberarmi, e non so se qualcuno si ricorderà di giulsmorrison, ora che ho cambiato nome e mi sento come se avessi cambiato pelle. Le cose adesso sono un po' difficili, ma ci sono ancora e scrivo sempre, solo che è tutto un casino. Spero capirete. 
  
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