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Autore: FreDrachen    09/12/2014    3 recensioni
SOSPESA
La vita scorreva lenta e noiosa per Nidafjoll,principessa della Terra del Sole. L'unico a capirla é la sua viverna, Ratatoskr con cui aveva stretto un legame eterno.
La vita di corte così assillante per la sua natura indomabile,viene scardinata dall'arrivo di San eroe di una guerra combattuta anni prima di cui la principessa è all'oscuro. L'uomo sembra l'unico disposto a darle spiegazioni alle strane visioni sulla Gilda degli Assassini, annientata cinquant'anni prima.
Gli eventi crolleranno quando Nida verrà a sapere di un'atroce verità su di sé e il suo passato che la trasformeranno dalla principessa indomita che era,in una guerriera pronta a tutto per ottenere vendetta.
Della sua rabbia e del suo rancore approfitteranno gli elfi per riconquistare il Mondo Emerso.
Forze millenarie determineranno le sorti del mondo.
Nida riuscirà a scegliere tra la dannazione e la salvezza del suo mondo?
[crossover Mondo Emerso/Ragazza Drago]
Dal prologo:
Dubhe brandì la spada e la trapassò da parte a parte. I suoi uomini la imitarono.
La Gilda degli Assassini aveva cessato di esistere portandosi con sé questa tremenda previsione. In elfico.
Il nostro tempo tornerà.
Genere: Dark, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dubhe, Nuovo personaggio, Rekla, San
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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 Capitolo 6

Confidenze

Vivere una vita normale era un’impresa, dopo tutto ciò che succedeva. Il mondo era cambiato. E anche le persone. Nida pensò istintivamente ad Amhal. Era migliorato a vista d’occhio sul campo, era più difficile da battere, ora che usava anche la magia. Tutte le volte si chiedeva come facesse, dato che, fino a poche settimane prima, inorridiva al pensiero di usarla.
E in più, si aggiungeva la quarantena. Da quando vigeva, le era proibito uscire dal palazzo. Così niente lezioni di magia con il Supremo Officiante. Nida si accontentò di leggere qualche libro di magia in biblioteca, di nascosto.
L’unico momento in cui lasciava il palazzo era quando andava a trovare Gedd.
L’elfo migliorava a vista d’occhio, grazie alle cure amorevoli della ragazza.
«Presto potrai tornare a casa» disse una sera Nida, anche se le dispiaceva ammetterlo. Si era affezionato a quel ragazzo. E poi era l’unica libertà che le era rimasta.
L’elfo era, però, di tutt’altra idea.«Non vedo l’ora di tornare, per riabbracciare Shyra».
Nida ebbe un moto di gelosia. «È la tua ragazza?».
«Si… Cioè no…è solo una ragazza che mi piace. Tutto qui» tagliò corto Gedd arrossendo fino alla punta dei capelli.
 «Ma gliel’hai detto?».
«Cosa?».
«Che ti piace».
«No!» rispose Gedd viola come una melanzana.
«Perché no?».
«Perché… ecco… boh… Mi riderebbe in faccia. Lei è uno spirito libero, non le frega niente dell’amore».
«Hai così poca stima di te stesso?».
«A quanto pare si» replicò Gedd, con tono amaro.
«Male. Dovresti confessarle il tuo amore nei suoi confronti» disse, vergognandosi della gelosia che provava. «Comunque dovrebbe ritenersi fortunata» aggiunse a mezza voce.
«Perché?».
«Ha uno come te, che le vuole bene».
Nonostante il divieto di Dubhe di uscire da palazzo, ma soprattutto di avere a che fare con la botanica, decise di far visita a un amico. Si chiamava Tori, ed era uno gnomo proprietario di un’ erboristeria. L’aveva notato una volta a palazzo, perché era il rifornitore di veleni per i Guerrieri Ombra, il corpo di spie di sua nonna. L’aveva avvicinato e lo aveva persuaso a darle qualche lezione. In segreto. Lo gnomo aveva accettato senza problemi.
«Principessa, non mi sarei aspettato una vostra visita. Pensavo vigesse il coprifuoco», disse non appena la ragazza varcò la soglia.
Nida gli sorrise. «Un semplice coprifuoco non può placare la mia voglia di sapere».
«Ben detto principessa. Allora mettiamoci al lavoro».
Ci stette quasi tutto il pomeriggio. Aveva ancora un po’ di tempo prima dell’allenamento con Amhal.
Fu proprio in quel momento che le venne in mente.
Nida indugiò davanti a quella porta. Aveva bisogno di sfogarsi, di provare un po’ di libertà. Per questo pensò ad un azzardo. Un bel tatuaggio. I suoi non l’avrebbero presa molto bene. Poteva sempre tornare indietro. Scacciò quel pensiero. Entrò, e andò spedita verso il tatuatore, un uomo basso e tarchiato, pieno di tatuaggi in tutto il corpo.
«Desiderate?» chiese l’uomo, osservandola con occhi porcini e un sorriso sghembo e divertito.
Nida si tolse il cappuccio del mantello, mostrandogli il suo volto. Non appena l’uomo la riconobbe cambiò atteggiamento.
«Cosa posso fare per voi Vostra Maestà?» domandò, con voce untuosa.
Nida fu tentata ad andarsene, ma si trattenne.
«Vorrei fare questo tatuaggio» gli mostrò un pezzo di carta con disegnato un doppio pentacolo rosso e nero, con al centro due serpenti degli stessi colori, attorcigliati tra loro. L’aveva trovato sul Libro Nero. Non sapeva di cosa si trattasse, ma aveva catturato subito la sua attenzione.
«Qui sul braccio» aggiunse mostrando l’avambraccio inferiore sinistro.
Iniziò il dolore non appena l’uomo iniziò a incidere la pelle con i suoi attrezzi.
 
Uscì di lì con il braccio dolorante ma felice. Si accorse che era l’ora dell’allenamento, così si avviò verso l’arena.
Appena arrivata, fu accolta da Amhal, che notò che teneva una mano sul braccio tatuato.
«Che hai?» domandò, preoccupato.
Nida si guardò attorno. «Sai mantenere un segreto?» domandò a mezza voce.
Il ragazzo annuì e Nida gli mostrò il tatuaggio. Si accorse troppo tardi del Fratello della Folgore che le passò vicino e che, non appena notò il doppio pentacolo, soffocò un urlo e gli occhi si dilatarono, colmi di terrore.
Prese Nida per le braccia e le sussurrò dolcemente come i suoi genitori quando era malata: «Va tutto bene».
Nida lo guardò senza capire.
Quest’uomo è pazzo.
«Sei sicura di Riuscirla a controllare?».
Sta delirando alla grande.
Fu scortata dall’uomo, nella sua stanza, seguita da un Amhal confuso e sorpreso.
«Avvertite il Supremo Officiante. Ditele di venire qui. È un’emergenza» ordinò l’uomo a una guardia di servizio che corse subito a recapitare il messaggio. Nida continuava a guardare l’uomo. Ma cosa stava succedendo?
Qualche minuto più tardi arrivò Theana, visibilmente sconvolta. Prese dal suo tascapane un rametto di betulla e un contenitore pieno di polvere scura. Nel frattempo arrivò sua nonna che, nel vedere il tatuaggio, poco mancò che svenisse.
Theana iniziò a disegnare strani disegni sul braccio nudo della ragazza visibilmente sconvolta. Durò tutto una manciata di minuti. La donna tirò un sospiro di sollievo dopo aver finito.
«Allora?» domandò Dubhe, a un passo dalla crisi.
«È un semplice tatuaggio. Non è quello che pensiamo noi».
«Cos’ha il mio tatuaggio che non va?».
Theana si voltò verso di lei. «Questo è il simbolo di un sigillo molto potente e pericoloso».
Nida si fece subito attenta.«Come fate a saperlo?».
«Perché…»si bloccò vedendo lo sguardo di Dubhe, che pareva dicesse “Non una parola”.
«L’ho visto su un libro» minimizzò.
Nida fece una faccia delusa. Finiva sempre così. Ogni volta la stessa storia. Perché non le davano le risposte che cercava? La sua testa era un guazzabuglio di domande senza risposta.
 
Fu una sera che li scoprì. Stava tornando dall’arena, unico posto accessibile fuori dal palazzo, quando li vide. San e Amhal.
 Nida aveva provato immediata simpatia per quell’uomo. Decise di seguirli. Li vide fermarsi in una radura nascosta nel bosco poco fuori Makrat, estrarre le spade e iniziare l’allenamento.
Nida non aveva visto niente di simile. Gli allievi dell’Accademia erano per lei troppo lenti e ottusi per la carriera militare. Loro invece, soprattutto San, si muovevano con una certa agilità ed eleganza. Incantata com’era neanche se ne accorse quando mise un piede sulle foglie a terra, facendole scricchiolare.
«Damn!» imprecò a mezza voce, quando vide San e Amhal voltarsi verso di lei.
Nida, imbarazzata, iniziò a balbettare. «Mi spiace…non volevo disturbarvi…è che combattevate così bene che sono rimasta incantata…».
«Fa niente, fa niente» la consolò San, che poi aggiunse: «Learco mi ha detto che sai combattere bene. Mi piacerebbe metterti alla prova».
«Mettermi alla prova?» domandò Nida dubbiosa, certa di non aver capito bene.
«Certo. Mettiti in guardia», e si mise in posizione d’attacco.
Nida sentì solo un leggero spostamento d’aria, provocato dall’arma avversaria in rapido avvicinamento. Lei, fulminea parò il colpo, seguito da un affondo. Nida scartò di lato e incrociò la sua lama a quella avversaria. Il combattimento durò svariati minuti finché tutti e due, stanchi e spossati,si sedettero a terra.
«Mai visto niente di simile. Ci sai fare».
Nida arrossì fino alla punta dei capelli però felice del complimento, soprattutto fatto da un eroe come San.
«Però» continuò San «vorrei proporvi un secondo scontro».
Nida lo guardò senza capire le sue intenzioni, ma accettò. Non era da lei rifiutare una sfida.
Lo scontro riprese. Parata, attacco, affondo, tondo. Ancora e ancora. San la guardava con un sorriso sinistro, finché Nida non riuscì a metterlo all’angolo. Un’ondata d’eccitazione l’avvolse. Alzò la spada per puntargliela alla gola e segnare la fine del duello, quando la sua arma s’infranse contro una barriera argentata. Nida perse l’equilibrio e San ne aprofittò. Le fece lo sgambetto, facendola cadere a terra. Infine fu lui a puntarle la lama contro.
«Be’ in battaglia tutto è permesso no? E la magia è un’ottima alleata» disse San con un sorriso che pareva un ghigno.
«Finché non ti si rivolta contro» ribatté la ragazza con un sorriso, toccando la lama avversaria che iniziò a diventare incandescente. San mollò la spada e Nida fulminea la intercettò al volo.
«Fine dei giochi».
San la guardò sconcertato.
«Neanche gli elfi saprebbero fare una cosa simile» disse, pentendosi subito di quelle parole.
«Ma allora li avete incontrati gli elfi». Gli occhi di Nida brillavano.
San si guardò attorno. Non c’era nessuno.
«Sai mantenere un segreto?».
«Si» rispose di getto la ragazza.
«Ebbene, sì. Dopo un lungo pellegrinaggio ho raggiunto la costa, dove vivono. Comunque li ho visti solamente da lontano, non ho mai avuto contatti con loro. Mio nonno me le aveva descritte come creature spietate, quindi ho preferito tenermi a debita distanza». In fondo non era una totale bugia, però, notando gli occhi della ragazza scintillare, fu tentato di dichiararle la verità, ma qualcosa lo bloccò. Lei in fondo era una di loro, un nemico. Meno cose sapeva, meglio era per l’esito della missione.
San diede un’occhiata al cielo. Le due lune erano già alte.
« È tardi. Devo andare».
«Anch’io. Ho il turno di guardia» disse Amhal che, fino a quel momento aveva seguito la scena in silenzio.
«Allora vi lascio andare». Detto questo, Nida li salutò, si dislocò nella sua stanza e si addormentò all’istante.
 
Qualche giorno dopo, in arena, Nida aspettò con impazienza l’arrivo di Amhal.
Stava seduta sugli spalti, tenendo d’occhio il portone d’ingresso.
Una mano sulla spalla la fece sussultare. Era San.
«Non verrà» disse semplicemente l’uomo.
«Chi?».
«Amhal. È stato confinato nel suo alloggio».
«Perché? Cos’è successo?» domandò allarmata Nida.
«Durante il suo turno di pattuglia sulle mura, qualche sera fa, ha fermato un ragazzo che stava cercando di entrare a Makrat».
«Cosa c’è di così grave? Ha fatto il suo dovere».
«Per fermato, principessa, intendo ucciso».
Nida rimase pietrificata.
«Non è possibile. Non può aver fatto una cosa simile» mormorò con un filo di voce.
San rimase in silenzio. Capiva lo sgomento della ragazza.
«Come mai lo volevi vedere? Non c’entra niente l’addestramento?».
«No, non c’entra. Volevo confidargli una cosa».
«Ne vuoi parlare?»
 «Mi ascolterebbe veramente?».
«Si, ma smettila di darmi del lei, dammi del tu. Siamo amici».
Nida prese fiato. Gli raccontò dei sogni, che aveva iniziato a fare e delle strane sensazioni che provava. Gli raccontò della donna inquietante che per qualche motivo le era familiare, di Yeshol, ma soprattutto della Gilda degli Assassini.
«Ho provato a chiedere a mia nonna qualcosa su di loro, ma lei non mi ha detto niente, anzi sembrava sconvolta non appena l’ho pronunciata».
«La Gilda degli Assassini era una setta che praticava il culto di Thenaar. Il vero Thenaar».
«Ma», lo interruppe Nida, «il Supremo Officiante e i Fratelli della Folgore pensano che sia il loro il vero culto».
«Loro non conoscono la vera storia. Thenaar è il dio della guerra e della distruzione. Il loro culto è vicino a Phenor, la dea della vita. In realtà Thenaar e Phenor sono legati: dove Thenaar distrugge, Phenor crea».
« E Nihal? Lei era consacrata a Thenaar, eppure ha contribuito a salvarlo il mondo, non a distruggerlo».
«Lo ha salvato versando il sangue dei suoi nemici. Comunque, tornando alla Gilda, era una setta che credeva nell’assassinio come forma di glorificazione di Thenaar. Si dice che sia andata distrutta cinquant’anni fa, ma pochi sanno che ci sono stati dei superstiti che poi però, quasi quindici anni fa, sono stati uccisi».
Poi, però, aggiunse:«Ma scusa, come fai a sapere di Yeshol senza conoscere la Gilda?».
«Perché ho trovato il libro» rispose la ragazza, scrollando le spalle.
«Quale libro?».
«Il Libro Nero».
«Me lo mostreresti?».
Appena giunti nella stanza, Nida lo tirò fuori e lo porse a San.
Lo sfogliò un po’ prima di fermarsi nel capitolo in cui Yeshol parlava della possessioni delle menti.

Le anime sono strettamente connaturate al corpo.
 Vi sono sacerdoti che hanno sempre sostenuto il contrario, affermando che l’anima è in vari gradi
indipendente dalla materia, giungendo persino ad asserire la totale disgiunzione tra carne e spirito. Sono solo dottrine fallaci che i sacerdoti mentitori usano per attrarre a sé il popolo, legandolo con la forza della superstizione e della credulità. Solo la magia, lo studio accurato e sistematico dell’essenza dello spirito e della materia, può giungere alla verità. Lo spirito è influenzato dalla materia, e ad essa rimane connessa fino alla morte, che separa artificiosamente ciò che Thenaar creò legato.
L’animo di una donna è ben diverso da quello di un uomo, e il sesso è materia che più di ogni altra imprime il proprio sigillo sulle realtà spirituali. Rehasta provò a disgiungere lo spirito di una donna dalla sua carne e provò a insufflarlo nel corpo vuoto di un uomo morto, ma l’esperimento non giunse a buon fine, e l’anima impazzì, lasciando per sempre questo mondo.
Vi sono diversi gradi di intolleranza tra materia e spirito. Uno spirito femminile non sopravvive nel corpo di un uomo, ma lo spirito di un bambino può in certa misura sopravvivere nel corpo di un vecchio. Le unioni di questo tipo sono però sempre fallaci; in breve tempo lo spirito perde la voglia di vivere e il corpo si deteriora in fretta, così che la morte sopraggiunge dopo poche ore. Le razze, per conto, non si tollerano tra loro, e lo spirito di uno gnomo mai potrà sopravvivere nel corpo di un uomo o di una ninfa. Gli spiriti dei mezzelfi, invece, poiché sono in parte umani e in parte elfi, possono per breve tempo trovare ricetto anche in corpi umani, ma la sopravvivenza è comunque fallace, e dura non più di qualche giorno. Ma, per le possessioni più veloci si usa la formula:« Seine eigene Meinung».


“Questo può tornarmi utile” . ma i suoi pensieri furono interrotti da Nida.
Gli mostrò anche il tatuaggio che si era fatta qualche giorno prima.
                                                            http://im2.freeforumzone.it/up/22/0/395214100.jpg
«L’ho trovato su questo libro sia sulla copertina, sia all’interno, dove, però, viene descritto in modo superficiale. C’è scritto solamente che si tratta di un sigillo potentissimo. Me lo sono fatta tatuare perché aveva un certo non so che, che m’ispirava. Ma avessi visto la faccia di mia nonna. Era a un passo dall’infarto».
«Lo credo». Si bloccò subito. Aveva parlato troppo. Dubhe era stata chiara a riguardo.
«Non deve sapere niente della Gilda»gli aveva detto, la sera prima.
«Se posso essere indiscreto, perché non può sapere la verità?»domandò San, incuriosito.
«Non lo sa nessuno, a parte Learco e Neor, e non intendo farlo sapere ad altri».
Così si affrettò ad aggiungere:«è un sigillo che risveglia la parte più oscura di una persona, facendola emergere, finché la Bestia, così si chiama la parte oscura, e la vittima non diventano una cosa sola».
 «Forse c’è dell’oscurità in me, dato che mi ha suscitato interesse».
«In tutti c’è dell’oscurità, ma, per fortuna c’è la luce a contrastarla».
«Tranne che nei Marvash».
San volse lo sguardo verso la finestra, e fissò intensamente l’orizzonte, come se contenesse le risposte.«Anche nei Marvash ci può essere un barlume di luce».
Nida non trovò nulla da obbiettare. Cambiò argomento.
«Parla anche dei Marvash, soprattutto di Aster. Dice che i Marvash sono stati creati per cancellare con il sangue i peccati per permettere di ricominciare e per sopportare il peso dei peccati altrui. È così?».
«In un certo senso si».
Continuarono a parlare, finché San non si accorse che si era fatto tardi.
«Devo andare. Ho il turno di guardia».
«Grazie» disse Nida, quando San giunse sulla soglia.
Si girò. «Per cosa?»
«Per avermi ascoltata» disse con un sorriso.
San le sorrise di rimando e se ne andò.
 
La mattina dopo venne svegliata da una servetta agitatissima e prossima alle lacrime.
«Principessa è successa una cosa terribile. Il Cavaliere Drago Mira è stato colpito da un dardo avvelenato».
«Dove si trova?».
«Nella sala di rappresentanza della Regina Sulana».
Nida si precipitò subito nella stanza indicatale, in preda all’ansia.
 

ciau^^
finalmente aggiorno questa fic...anche se il capitolo è a sedimentare nel pc da secoli(ehm...non esageriamo XD)
Spero vi sia piaciuto :D
Come avrete senz'altro notato la storia sta procedendo seguendo a grandi linee gli avvenimenti del Destino di Adhara...ebbene questa cosa andrà così diciamo fino al decimo capitolo, poi non seguirà più nulla...infatti è una storia che dovrebbe sostituire >Figlia del Sangue e Gli ultimi Eroi XD
Boh, dopo questa precisazione vi lascio.
Ci sentiamo...spero presto ^^
   
 
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