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Autore: sbriashi    09/12/2014    1 recensioni
«Paul, ho solo una domanda: hai detto di vivere con tre ragazzi, dov'è il terzo?»
Come se qualcuno lassù avesse ascoltato la mia domanda, alla mia destra apparve un altro ragazzo. Quando mi resi conto che indossava solo delle mutande sobbalzai ma cercai di nascondere il mio imbarazzo dato che lui sembrava non averne.
«Oh, John! Abbi la decenza di coprirti almeno davanti a mia sorella!»
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo al suo fianco mentre il sole tramontava all'orizzonte. Il cielo aveva lo stesso colore delle foglie che cadevano dagli alberi e tutto sembrava avere un'atmosfera magica. Guardai John per un attimo e potei scorgere un sorriso farsi spazio sul suo volto. Un'altra settimana era passata e nessuno era venuto a conoscenza della nostra relazione. Spesso era scomodo dover incontrarsi in posti isolati o ad ore inconcepibili ma per il momento era l'unica soluzione per restare insieme. Mi sentivo così innamorata di lui, anche se sapevo che non eravamo fatti per stare insieme. Il sentimento che provavo era molto complicato da spiegare, ma penso che tutti noi prima o poi nella vita incontriamo quella persona che nonostante ci abbia fatto soffrire, nonostante ci abbia spezzato il cuore e, nonostante abbiamo la consapevolezza che non sia quella giusta per noi, non riusciamo a smettere di amare.
 
«John, sai, pensavo... Tu conosci mio fratello, giusto?» gli chiesi mentre ero immersa nei miei pensieri.
Lui annuì e si girò a guardarmi aspettando che dicessi qualcos'altro.
«Io non conosco nessuno della tua famiglia. Non voglio metterti fretta o ansia, so che non sei un tipo da relazioni serie e che io sono l'unica eccezione, ma... non so, ecco... vorrei sapere qualcosa di più magari»
John si ammutolì e dalla sua bocca uscì soltanto un "ah" di imbarazzo. Sembrava molto a disagio e mi pentii subito di avergli fatto quella domanda.
«Guarda che non sei costretto, è solo che mi avrebbe fatto piacere sapere da dove viene il mio ragazzo»
Ad un tratto mi prese per mano e mi costrinse a seguirlo, passammo da un cancello ed entrammo in un vecchio parco. Camminammo per un altro po' fino a che non arrivammo ad una panchina e ci sedemmo lì. John lasciò la presa dalla mia mano ed io aspettai paziente ciò che aveva da dirmi.
«Non c'è molto da sapere su di me» iniziò con tono molto serio e anche un po' triste.
«Sono stato cresciuto da mia zia, i miei genitori non hanno mai voluto occuparsi di me, hanno preferito lasciarmi a qualcun'altro. Non so più neanche che faccia abbia mio padre, non lo vedo da quando avevo quattro anni»
Mi si spezzò il cuore in un secondo. Non avrei mai pensato che dietro quella corazza da duro si nascondesse un anima così fragile. Soltanto in quel momento mi resi conto di quanto John fingesse ogni giorno di essere un'altra persona. Il ragazzo che avevo conosciuto io non era il vero John, era la sua maschera. E quella maschera lo aiutava a proteggersi, ad andare avanti e a darsi la forza per non arrendersi mai. Gli dava sicurezza in qualche modo nonostante lui fosse la persona più insicura su tutta la terra.
«Qualche anno fa ho avuto la brillante idea di cercare mia madre, per poterla vedere di nuovo e magari per stabilire un vero rapporto con lei. All'iniziò sembrò funzionare, è stato uno dei periodi più belli della mia vita. Lei era di nuovo con me ed io ero quasi riuscito a perdonarla»
Deglutii a fatica e gli strinsi una mano. John non osava guardarmi, teneva il suo sguardo puntato verso il basso.
«E poi... è successo l'imprevedibile. Un figlio di puttana ubriaco l'ha investita con la macchina e lei è morta sul colpo»
Mi portai una mano sulla bocca dallo stupore. Non riuscivo a credere a ciò che stavo ascoltando. Non potevo pensare che John avesse dovuto sopportare tutto quel dolore. Subito iniziai a pensare a mia madre, al cancro che l'aveva portata via da me ed in quel momento non potei far altro che scoppiare a piangere.
John finalmente mi guardò e con sguardo sconvolto mi abbracciò forte. Sentii il suo profumo entrarmi fin dentro le narici e mi fece calmare un po'. Riuscivo a capire la sua perdita, quando ti viene portata via la persona che per te vale più di ogni cosa al mondo e l'unica cosa che tu puoi fare è stare a guardare.
«John, io... mi dispiace, non volevo piangere così. Scusami, mi sento uno schifo» mi scusai singhiozzando e cercare di asciugarmi le lacrime con la manica del maglione.
«Cosa? Non devi scusarti di niente, Mary. So cosa è successo a tua madre e per questo ho avuto il coraggio di raccontarti queste cose, perché so che tu puoi capirmi»
Lo guardai negli occhi ed il suo sguardo mi entrò dentro provocandomi una sensazione stupefacente. Sentii tutto il mio corpo andare a fuoco e pensai di scoppiare ad un momento all'altro.
«Grazie, John. Sai, ho anche il suo stesso nome» mi confidai.
«È una cosa bellissima. Scommetto che adesso sarebbe molto fiera della donna che sei diventata. È una delle solite frase convenzionali che dicono per farti stare meglio ma se adesso lo dico è perché ci credo»
Mi fece sorridere e lo abbracciai più forte che potevo.
«Avrei voluto fartela conoscere. Forse le saresti piaciuto»
«Sei sempre in tempo a farmi conoscere tuo padre»
Risi solo all'idea di mio padre, James, che conosceva John. Lo avrebbe odiato, poco ma sicuro.
«Meglio di no!» esclamai. Anche John scoppiò a ridere.
Subito dopo notai che i suoi occhi si illuminarono, come se all'improvviso gli fosse venuto un colpo di genio.
«Forse non potrai conoscere mia madre, ma ho voglia di farti conoscere qualcuno!» esclamò un secondo prima di prendermi per la manica del mio cappotto e trascinarmi con lui.
«John! Dove stiamo andando?» gli chiesi sperando in una sua risposta.
«Lo vedrai»
 
Salimmo sulla mia macchina ma lasciai guidare lui, me lo chiedeva ogni santissima volta ed io lo lasciavo fare.
John mise in moto la macchina e partì per poi imboccare una strada che non avevo mai percorso prima d'allora.
«John Winston Lennon, mi spieghi dove cavolo mi stai portando?»
Lui non tolse neanche per un attimo gli occhi dalla strada e si limitò a ridacchiare lasciandomi senza una risposta. A questo punto sbuffai e rimasi voltata a guardare il finestrino per tutto il resto del viaggio.
Dopo circa una ventina di minuti John rallentò e parcheggiò la macchina lungo la strada. Non ero mai stata in quella zona e non riuscivo a capire dove mi avesse portata. L'unico parente della famiglia che gli era rimasto era sua zia Mimi, almeno questo era ciò che mi aveva detto Paul.
«Scusa per l'attesa, siamo arrivati» si scusò guardandomi con degli occhi da cucciolo. Lo ignorai e mi finsi ancora arrabbiata con lui.
Mi prese per mano ed io lo seguii, varcammo un piccolo cancello e camminammo lungo il vialetto che portava ad una casetta molto carina. Il mio ragazzo suonò disinvolto il campanello e poi mi disse di aspettare. Ad aprire la porta fu uomo molto alto e robusto con addosso soltanto una canottiera.
«Ehi, Bobby! Possiamo entrare?» domandò John. L'altro uomo mi scrutò e poi tornò a guardare il mio ragazzo facendomi cenno di entrare in casa.
«Come mai da queste parti?» gli chiese l'uomo misterioso.
«Sono passato a salutare le ragazze. Sono in casa?»
Le ragazze? Quali ragazze?!
«Sì, sono al piano di sopra»
Salimmo al piano superiore ed entrammo in una piccola stanza con un letto a castello. Ai piedi del letto c'erano due bambine che alla vista di John non esitarono a correre verso di lui abbracciandolo. Io sorrisi perché erano davvero tenere ma mi trovavo ancora in uno stato confusionale.
«Mary, ti presento le mie sorelle: Julia e Jackie» annunciò con voce fiera.
Spalancai la bocca incredula: sorelle?! John non mi aveva mai accennato di avere due sorelle!
Le bambine mi guardarono allegre e corsero ad abbracciare anche me. Sicuramente non avevano preso nulla dal carattere scontroso di Lennon.
«Wow, adoro la tua sciarpa!» esclamò Julia. Le sorrisi e mi tolsi la sciarpa.
«Tieni, se vuoi puoi provartela» gliela porsi e lei iniziò a salterellare dalla gioia.
John rideva in disparte mentre io socializzavo con le bambine. Ad un certo punto Julia mi prese per mano e mi mostrò la sua cameretta facendomi l'elenco di ogni suo giocattolo preferito e voltandomi notai che John parlava e scherzava con Jackie tramite una bambola di pezza. Sorrisi al pensiero che un giorno quel ragazzo di fronte a me sarebbe potuto diventare padre, ero sicura che sarebbe stato un ottimo genitore.
«Ti adorano» sussurrò John al mio orecchio. Arrossii contenta di aver fatto colpo sulle sue sorelline. In realtà non ci sapevo fare neanche un po' con i bambini quindi mi ritenevo piuttosto soddisfatta.
 
Restammo circa un'ora ad intrattenere le bambine, poi quando notammo che fuori stava iniziando a farsi buio salutammo tutti e ce ne andammo.
«Allora, sei stata bene?» mi domandò John mentre era intento a guidare per tornare a casa.
«Benissimo. Non sapevo tu avessi delle sorelle!»
«Scusami, non parlo mai volentieri della mia famiglia»
Mi sporsi verso di lui e gli schioccai un bacio sulla guancia facendolo arrossire.
«Cavolo! Ho lasciato la mia sciarpa a Julia» mi ricordai improvvisamente.
«Oh, tranquilla. Domani passerò a prendertela» mi rassicurò. Risi al pensiero della sorella di John tutta felice appena aveva visto la mia sciarpa, era tenerissima.
 
Ormai era da mezz'ora che eravamo in auto e ancora non eravamo arrivati a casa. Iniziai a chiedermi se il mio ragazzo sapeva dove stesse andando.
«Quanto manca?» chiesi vedendo lo sguardo preoccupato di John.
«Ehm, poco... credo»
Lo guardai con occhi sbigottiti ma lui sembrò ignorarmi.
«John, non è che ti sei perso?»
Si limitò a grattarsi la nuca e restò zitto. A quel punto era chiaro: ci eravamo persi.
Molto probabilmente si aspettava che io iniziassi ad urlare e ad offenderlo invece scoppiai a ridere, divertita dal fatto di essermi persa in macchina proprio insieme a lui.
«Che hai da ridere tu?» mi chiese Lennon guardandomi con espressione confusa. A quel punto non resistetti ed iniziai a cantare In Spite Of All The Danger, una delle sue canzoni.
 
«In spite of all the danger
In spite of all that may be
I'll do anything for you
Anything you want me to

If you'll be true to me»
 
«Wow! Non pensavo che la conoscessi!» esclamò John divertito.
«Sto sempre attenta durante le vostre prove, è ovvio che la conosco» dissi soddisfatta. Lui ridacchiò e continuò a cantare al posto mio.
 
«In spite of all the heartache
That you may cause me
I'll do anything for you
Anything you want me to
If you'll be true to me
»
 
Gli feci un applauso e lui fece apparire quello sguardo da egocentrico sul suo viso.
«Anche se tu fossi più brava di me a cantare non lo ammetterò mai» disse facendo il finto serio.
«L'hai appena ammesso!» replicai io. John per tutta risposta iniziò a scompigliarmi i capelli strofinando un pugno sulla mia testa mentre io lo stavo maledicendo.  
Un secondo dopo mi ritrovai a pensare alle parole della canzone e realizzai che non potevano essere più azzeccate. Nonostante tutti rischi e tutto il tormento che John avrebbe potuto procurarmi, io avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
«Ho trovato la strada! Fra cinque minuti saremo a casa» esclamò John esultando.
Tirai un sospiro di sollievo, anche se avrei voluto rimanere in quella macchina con lui per tutta la vita. 


ehilàààà! sono tornata carissimi :)
ho avuto un sacco di impegni ma ce l'ho fatta!
che ne pensate?
comunque siete team George o team John? ahahah
il nostro Lennon può anche essere dolce, quando vuole.
ho già tutti i prossimi capitoli programmati e quindi aggiornerò molto presto d'ora in poi :)
grazie mille a chi continua seguire questa ff anche dopo ben DUE anni! VI ADORO!
un abbraccio,
-M
   
 
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