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Autore: Lost In Donbass    09/12/2014    1 recensioni
Prima che inizi la loro folgorante carriera, proprio ai primordi, i nostri eroi oltre che a mettersi in società per fondare il gruppo più figo del pianeta si ritrovano per le mani un mistero da risolvere. Un uomo viene misteriosamente ucciso e il curiosissimo Bill non si lascerebbe mai sfuggire un'occasione del genere per mettere alla prova il proprio fiuto per le indagini. L'assassino avrà il suo bel daffare a evitare di essere scoperto da quattro ragazzetti tutti matti, che pur di scoprire la verità non lesineranno follie di ogni tipo. Tra cretinate, musica, equivoci, pianti e qualche spavento ecco a voi ... i Tokio Hotel (come non li avete mai visti)
P.S. è la mia prima storia sui ragazzi, per piacere se ho scritto qualche idiozia non picchiatemi
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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MAKE SOME DISCOVERY
-Ok, ora prendetemi in braccio e spingetemi oltre la ringhiera.
Era da un po’ che i quattro stavano cercando un modo per arrivare sulle scale, ma non ci erano ancora riusciti, siccome nessuno brillava di certo per elasticità.
-Ma Bill, pesi!- sbottò Tom.
-Ma peserai tu! Guarda che pancia che ti è venuta! Il chitarrista più grasso del west!
-Non sono grasso!- Tom si guardò la pancia e convenne da solo che era in perfetta forma. Erano i vestiti che aumentavano il volume.
-Va beh, non è il momento di discutere sulla tua pancia obesa piuttosto, prendetemi in braccio che cerco di tirarmi su e così poi tiro su voi.
-E la fai facile, tu! Ma ti sei visto?!- sbuffò Georg.
-Come “ti sei visto?”?! Che intendi insinuare?!- Bill si guardò alla ricerca di qualche minima imperfezione nella sua “perfezione mistica”.
-Intendeva dire che mia sorella che ha 8 anni ha le braccia più robuste delle tue- rispose Gustav squadrando le braccine magroline e delicate dell’amico.
-E che palle, sempre a infierire! Vorrà dire che per primo salirà Gustav.
-Ma scherzi?! Io non ci salgo lassù!
-Non dire cretinate, tu ci sali eccome! Fai parte della band e segui il resto del gruppo- lo rimbrottò Tom. – E poi sei quello più prestante fisicamente tra di noi, quindi ci tiri su meglio.
Il ragionamento del giovane rasta non faceva una grinza, quindi poco dopo un riluttantissimo biondo era appeso alla ringhiera sospinto verso l’alto da tre loschi individui.
-Ahia! E fate piano, porca l’oca!
-Su, Gus! Stiamo facendo tutto noi, mettici un po’di forza in quei reni e in quelle braccia- tuonò Georg da sotto che ne stava avendo già le scatole piene di quell’avventura.
Dopo uno sforzo immane Gustav riuscì a catapultarsi sulle scale tra strilli di giubilo. Poi si tese verso il basso per afferrare le mani di Georg e tirarselo accanto e così con gli altri due. Quando finalmente furono tutti sulla scala antincendio si apprestarono a fare la scalata, rendendosi conto troppo tardi che la scala era molto scivolosa e ruzzolando più di una volta giù da essa. Sembrava quasi ricoperta di cera …
-Ma mi spiegate perché stiamo facendo questi numeri da circo?- ansimò Georg, stanco di cadere ogni tre per due da quelle scale che parevano unte col burro e terrorizzato dall’idea che qualcuno li vedesse.
-Uffa, come sei noioso, lo facciamo per portarci avanti con l’indagine!
-E quando ben saremo lassù mi spiegate come farete a “capire come si è svolto l’omicidio”?- Georg si passò una mano tra i capelli, sbuffando. Lui era un bassista, mica un detective!
-Balistica, caro mio! Un accurato studio delle misure e dell’impatto di un colpo da arma da fuoco secondo una determinata traiettoria- sbuffò Bill, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Georg, Tom e Gustav si guardarono scuotendo la testa. D’altronde Bill era fatto così e bisognava prenderlo come veniva.
Dopo un’infinità di scivolate il quartetto giunse sul tetto. Erano su di una palazzina lunga e stretta, alta due piani. Il tetto era abbastanza maltenuto ma da lì si poteva vedere bene quasi tutto il festival.
-Caspiterina, proprio un belvedere splendido!- commentò Gustav osservando la pianura tedesca che si perdeva tutt’intorno.
Georg si guardava attorno con circospezione. Primo, soffriva di vertigini e stare in cima a un palazzotto di due piani in riparazione non lo esaltava di certo. Secondo, si aspettava che da un momento all’altro sbucassero i poliziotti armati di manganelli.
Bill si era inginocchiato sul bordo del tetto e scrutava attentamente la piazza sotto di sé. Vide la zona circoscritta dalla Polizia, e la gente aggirarsi indaffarata. Chiuse gli occhi e tentò di immaginarsi la piazza piena di gente e la sua vittima aggirarsi nervosamente tra la folla. Aprì gli occhi e li focalizzò sul punto dove sapeva trovarsi il tipo quando era morto. Si era trovato proprio laggiù, in quel punto, e l’assassino lo aspettava. Lo sapeva che sarebbe passato da quelle parti. Chiuse di nuovo gli occhi e fece finta di imbracciare una pistola e di puntarla nel punto esatto in cui si era trovato il morto. Li spalancò e si rese conto che lui non ce l’avrebbe mai fatta a beccare così precisamente una persona con quelle condizioni. Non l’avrebbe seguita, l’avrebbe persa di vista, avrebbe corso il rischio di uccidere qualcun altro. E a pensarci bene, con una pistola sarebbe stato possibile? Quello non lo sapeva.
-Tom, vieni un attimo qua.
Richiamò suo fratello perché qualcosa di più lui poteva di sicuro sapere.
-Cosa vuoi, hai avuto l’Illuminazione?- commentò acido il rasta. Più che altro, il ragazzo si stava agitando abbastanza pensando alla misteriosa figura che era stata lì poco prima di loro. E se fosse stata ancora lì?! Avrebbe fatto bene a dirlo a suo fratello.
-Invece di fare dello spirito inutile, vieni qua e dimmi se secondo te con una pistola normale sarebbe stato in grado di colpire la vittima. Secondo il mio modesto parere no, perché la folla era troppa e il colpo troppo preciso per un occhio umano.
Tom sospirò e si accucciò vicino a Bill. Ora, tecnicamente il suo gemello aveva ragione. Con una semplice Beretta non ce l’avrebbe fatta. Ma nemmeno con una bella pistola di grosso calibro, perché ci voleva qualcosa di molto, troppo preciso.
-Beh, così di primo acchito, io direi che l’assassino avrebbe dovuto avere un fucile di precisione- commentò Tom. – Con quello sei certo di fare un lavoretto pulito e sicuro.
Bill sorrise soddisfatto e si fece sfuggire un miagolio beato, abbracciando il fratello.
-Sono troppo intelligente!
-Ehm, senti Bill … - iniziò Tom, non sapendo come dirglielo. – Io, prima che la polizia ci cacciasse dal luogo del delitto, ho alzato la testa verso il tetto, dove siamo noi ora e … ho visto un’ombra. Cioè, mi è parso di aver visto per un attimo una figura stagliarsi qui e poi scomparire subito dopo.
-Cosa?!?!?! E perché diavolo non me lo hai detto subito?!?!- strillò Bill a voce talmente alta da far voltare addirittura G&G, impegnati a contare le nuvolette in mancanza d’altro.
-Ma non ne ero sicuro e così … - Tom arrossì e infossò la testa nella felpa, come ogni volta che era nervoso, tormentandosi il labbro inferiore.
-Non mi importa! Tu ‘ste cose me le devi dire immediatamente! Oh, se non ci fossi io, tu dove saresti?!
“Sarei bello tranquillo a far le prove con G&G e qualche occasionale cantante per il provino di stasera” pensò Tom, ma evitò di dirlo. Bill scuoteva la testa contrariato. Ecco, lo sapeva che Tom aveva la mania di omettere i dettagli importanti! Avrebbe dovuto tartassarlo appena resosi conto che non voleva dire qualcosa!
-Comunque, a parte la tua negligenza, com’era la figura?
-Ma ti ho detto che l’ho intravista per un secondo, era lassù in cima, non lo so!
-Va beh, ma se era una donna te la saresti data, immagino.
-Che barba, Bill! No! Così di primo acchito mi pareva un uomo, ma la certezza non ce l’avrò mai! Era qui e poteva essere che stesse guardando giù, però …
-Ah, ah! Osservava se il suo lavoro era stato fatto con precisione! Un killer preparato!
I gemelli si fissarono negli occhi, un paio esaltati, un paio un po’meno. Che poi, in realtà Tom si divertiva a investigare, gli piaceva, lo gasava. L’unica cosa che in quel frangente lo bloccava era proprio … Bill. Erano in un posto nuovo, la mamma era lontana chilometri, non c’era nessuno di cui fidarsi e lui aveva paura che suo fratello si mettesse nei guai. E non sarebbe stata nemmeno la prima volta, perché Bill era ficcanaso, invadente, curioso, insofferente, ribelle. Inoltre il ragazzo era consapevole che, essendo lui stesso molto attaccabrighe e particolarmente indisponente, loro due insieme facevano scintille esplosive. Scintille che la maggior parte della gente non voleva neanche vedere.
-Si può sapere che ci fate qui?! Schnell!
Una voce tonante fece voltare i quattro ragazzini. Un bel gruppo di poliziotti era salito sul tetto e li guardava con aria truce. Georg si sentì mancare e rimase pietrificato sul posto con la bocca aperta. Gustav sollevò immediatamente le mani in segno di resa. Tom si guardò intorno terrorizzato alla ricerca di una possibile via di fuga, come una gazzella braccata da un leone. Bill semplicemente fece la sua ennesima trasformazione: si alzò e si avviò verso i poliziotti ancheggiando (a quel punto Tom si chiese perché non poteva capitargli un gemello normale). La bugia stava prendendo forma nella sua testa, stava crescendo come un bambino, stava maturando. Si piantò davanti ai poliziotti, con il sorriso più mieloso, appiccicoso e lezioso che gli riuscì e iniziò a dire con voce vellutata e innocente:
-Salve, voi siete della Polizia, immagino? Eh si, a giudicare dalle uniformi e dalla disinvoltura con cui maneggiate quelle armi potenzialmente pericolose, direi proprio di sì.
I poliziotti squadrarono con non troppa convinzione quel mostriciattolo. Dove voleva arrivare ?
-Senti piccoletto, te e i tuoi amici non avete il diritto di stare qui! Scendete immediatamente giù e sparite!- tagliò corto il capitano, che non aveva certo voglia di sentire i discorsi di un bambinetto.
-Ma non ci è stato vietato di venire quassù. E poi, scusi, non ci sono cartelli che indichino l’interdizione al pubblico di questo edificio.
Con attenzione gli altri tre si schierarono vicino a Bill. Georg con gli occhi fuori dalle orbite, Gustav con le mani ancora mezze alzate e Tom con l’aria più minacciosa possibile, ma si schierarono al fianco del loro capitano con quanto più ardore possibile.
-Io non ho alcuna voglia di discutere con te! Ora mi spiegate che ci facevate qua, perché si vede benissimo che questo palazzo è chiuso per ristrutturazione. E ti conviene darmi un buon motivo ragazzo, se vuoi passarla liscia.
-Ma certo che le darò un buon motivo, cosa crede? Io e i miei colleghi avevamo individuato questo luogo come perfetto palco da cui assistere tranquillamente al concerto del gruppo che si esibirà alle sette di stasera. Siccome ci sarà moltissima gente, noi volevamo assicurarci un posto da cui poterci godere in santa pace lo spettacolo. Non vorrà mica impedire a quattro innocenti figli della prospera e sempre splendente Germania di trastullarsi con la loro passione, vero?
Bill sbatté gli occhioni, tentando di riuscire convincente.
Il capitano lo squadrò con attenzione. Da un lato si sarebbe fidato, perché quel ragazzo era molto credibile, anzi quasi sicuramente stava dicendo la verità. Ma qualcosa gli suggeriva che era tutta una scusa per nascondere l’effettivo motivo della loro visita sul tetto; ma che ci avrebbero fatto degli adolescenti in quel posto? Il capitano sbuffò. Aveva già un omicidio per le mani, non doveva anche mettersi a indagare sulla presenza sospetta di quei quattro, perciò li liquidò con un severo:
-Ho capito, ma non dovete mettere più piede quassù. Il concerto ve lo vedrete come tutti giù di sotto. Ora via, lasciateci lavorare.
-Ovviamente, togliamo subito il disturbo. Vieni Tom, ragazzi!
Il ragazzo dai capelli neri prese quello con i tubi in testa a braccetto e richiamò gli altri con uno schiocco spazientito delle dita, per poi avviarsi tranquillamente verso le scale. “Che strano tipo” pensò il commissario, grattandosi le basette “Veramente strano”, aggiunse a mezza voce quando, prima di scomparire giù per le scale, il ragazzetto gli rivolse un sorrisetto del tipo “io so qualcosa che tu non sai ma che vorresti sapere, e non sarò di certo io a dirtela”. Il commissario scosse la testa e si dedicò ai suoi uomini.
  
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