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Autore: katyjolinar    10/12/2014    1 recensioni
Astrid avrà un incidente che la porterà a non essere più completamente autosufficiente, e Hiccup sarà costretto ad occuparsi di lei.
Attenzione: apparentemente è una versione alternativa della mia stessa fanfic "Furia Cieca", ma solo lo spunto è lo stesso
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era l'alba.
Hiccup aprì gli occhi, abituandosi gradualmente alla penombra della stanza. Astrid dormiva ancora, accoccolata contro il suo petto, con un leggero sorriso sereno che le illuminava il volto. Una mano era adagiata sul suo braccio, l'altra era stretta nella sua, quasi non volesse lasciarlo andare, che volesse esser guidata da lui anche nei suoi sogni.
Le posò un bacio sulla fronte, delicato, e lei aprì gli occhi, spostando una mano sul suo volto. Il ragazzo sorrise, facendole una carezza.
"Hiccup..." sussurrò, sorridendo, la bionda "Ciao..."
"Buongiorno, piccola." la salutò "Come ti senti?"
"Mai stata meglio." rispose lei, avvicinandosi per abbracciarlo "Mi sento ancora il tuo profumo addosso."
Hiccup la baciò, stringendola. La sera prima c'era stato l'ultimo passo del loro riavvicinamento, il passo in più, quello che li aveva fatti diventare una cosa sola, e qualunque cosa fosse successa ormai si appartenevano, non erano più soltanto amici, erano marito e moglie, amanti, una famiglia vera.
Astrid si spostò sopra di lui, passandogli le mani sui muscoli, quegli stessi muscoli che la sera prima l'avevano stretta con possessività, con protezione, quegli stessi muscoli che appartenevano all'uomo che una volta era stato solo un amico, e che era arrivata a odiare, ma che ora si era resa conto di amare alla follia. Lo amava con tutta sé stessa, gli avrebbe dato tutto, gli aveva dato tutto, la notte prima, e sperava che, con esso, tra qualche mese gli avrebbe potuto dare anche un figlio.
Si abbassò sul volto del giovane uomo, baciandolo, mentre insieme riprendevano la danza fatta, per la prima volta, la sera prima, riempiendo la casa con i loro sospiri d'amore.
Impegnati nelle loro effusioni, non si accorsero che Stoick aveva bussato in casa e, non avendo ricevuto risposta, era entrato, andando diretto verso la loro camera da letto e aprendo la porta, trovando, quindi, il figlio e la nuora impegnati in quegli... obblighi matrimoniali.
"Oh, scusate, torno più tardi." si scusò l'ormone, facendoli quasi spaventare, con la sua voce profonda.
"Papà!" esclamò Hiccup, infastidito, afferrando la coperta per coprire le curve della moglie "Che ci fai qui? Questa è casa mia! Avresti dovuto bussare!"
"L'ho fatto, ma nessuno ha risposto." disse Stoick, voltando rispettosamente le spalle, mentre i due giovani cercavano di darsi una sistemata, cosa non semplice, visto che erano stati interrotti proprio sul più bello.
"E non ti è saltato in mente che fossimo impegnati?" continuò a rimproverarlo il ragazzo, infilandosi i calzoni in fretta.
"Oh, beh..." balbettò il capo di Berk "Io e tua madre certe cose le facevamo di notte, non al mattino appena svegli. Come potevo sapere che voi preferivate..."
"Non mi interessa della tua vita sessuale con la mamma, e a te non dovrebbe interessare della mia!" disse Hiccup, alzandosi in piedi "Ed ora vai in cucina e aspett..." stava per fare un passo, ma nella fretta aveva allacciato male la protesi, che cedette, facendolo finire faccia a terra. Si tirò su, imprecando, poi tornò a rivolgersi al padre "Esci di qui, per favore. Arriviamo subito."
Stoick borbottò e decise di uscire, poi i due giovani si finirono di preparare, Hiccup prese per mano Astrid e, insieme, andarono in cucina, dove l'uomo stava aspettando.
"Allora, papà..." disse Hiccup, facendo sedere Astrid e mettendosi a preparare la colazione "Cosa c'è di tanto importante da interrompere gli obblighi matrimoniali miei e di mia moglie?"
"Si tratta di Snoggheldhon." riferì l'uomo "È tra una settimana, e bisogna ancora organizzare tutto."
"Che... che cosa?" esclamò Hiccup, agitando le braccia, nervoso "Ti sei introdotto in casa mia, interrompendoci nella nostra intimità, solo per parlare di una stupida ricorrenza?!"
"È una tradizione, e le tradizioni vanno rispettate." obiettò Stoick, severo.
"Lo sai cosa penso delle tradizioni, papà!" insistette il giovane, mettendo il piatto con la colazione davanti a Astrid e andandosi a sedere a capotavola per mangiare anche lui "Sono stupide usanze fatte per complicarci la vita inutilmente."
"Hiccup ha ragione." intervenne Astrid "Mi sembra che si potesse benissimo aspettare un po' a parlarne..."
"Beh, a me sembra che l'ultima tradizione che vi ho obbligato a seguire l'abbiate accettata senza problemi, da quello che ho visto poco fa." disse Stoick, alzando un sopracciglio.
"Certo, dopo settimane d'inferno!" borbottò il ragazzo, infilzando le uova con la forchetta "Se tu non avessi avuto fretta di farmi prendere moglie, mi sarei sposato di mia spontanea volontà con Astrid, ma tu no! Le tradizioni vanno prima della felicità di tuo figlio!"
"Lo ripeto: non mi sei sembrato molto triste, prima." ripeté l'uomo. Hiccup alzò gli occhi al cielo; ragionare con suo padre era impossibile. Fece un respiro profondo, mentre Astrid allungava la mano e stringeva la sua.
"Allora, cosa volevi dirmi riguardo la festa?" chiese, cercando di stare calmo.
"Ah, sì..." rispose l'altro, riprendendo il filo del discorso "Tra una settimana è Snoggheldhon, e bisogna organizzare tutto. Avrò bisogno di tutto l'aiuto possibile."
"Chiederò ai ragazzi di darsi da fare e aiutare con i preparativi." riferì Hiccup, serio "C'è altro che devi dirmi?"
"Sì." continuò Stoick, avvicinandosi al figlio "Durante la festa farò un annuncio importante, un annunciò che ti riguarda da vicino."
"Che cosa annuncerai, Capo?" domandò Astrid, che non mollava la mano del compagno.
"Solo il mio ritiro." riferì l'uomo "Sapete cosa significa, vero?"
Hiccup saltò in piedi, capendo cosa volesse dire il padre, e lo guardò, scuotendo la testa.
"No, papà! Non puoi chiedermi questo!" esclamò "Io non sono adatto! Non posso farlo!"
"Sì, invece, figliolo. Tu sei più che adatto, e sei pronto." sentenziò Stoick, andando alla porta "Ormai ho preso la mia decisione, e non la cambio."
L'uomo uscì, lasciando i due ragazzi soli. Hiccup si lasciò cadere sulla sua sedia, portandosi le mani alla testa, tra i capelli; Astrid si avvicinò, percependo la tensione del marito, quindi si sedette in braccio a lui e lo baciò con dolcezza, prima di parlargli all'orecchio.
"Tuo padre ha ragione, Hiccup." disse "Tu sei l'unico che può succedergli."
"Perché? Perche sono suo figlio?" obiettò il giovane, stringendola.
"No. Perché tu hai il cuore di un capo." continuò Astrid, posandogli una mano sul petto "Lo hai dimostrato più volte, sei un leader nato."
"Non lo so, Astrid..." si lamentò Hiccup, sospirando "Io non penso... non sono mai stato adatto, neanche fisicamente... insomma, guardami! Non ho il fisico di un vichingo, sono solo una lisca di pesce ambulante, come posso governare un'isola?"
"Tu sei molto più vichingo della maggior parte degli uomini di Berk." lo rassicurò la bionda "E poi io non ci vedo, lo sai, non più, e posso solo dirti che non sei affatto quello che dici. Tu sei forte, intelligente, e hai un gran cuore. Questo è ciò che serve per governare un'isola."
Hiccup la guardò, ancora poco convinto, e la strinse a sé, baciandola. Davvero pensava questo di lui? Non poteva crederci, ma se lei lo pensava, allora doveva essere così.
Annuì, stringendo la moglie. Avrebbe accettato l'incarico.
"Tu mi aiuterai, vero?" domandò, implorante.
"Sono tua moglie, Hiccup." lo rassicurò "Farò tutto quello che mi è possibile fare per aiutarti, lo sai."
"Lo sai che farò cambiare alcune leggi?" continuò il ragazzo.
"Quali?" chiese lei, passandogli una mano sul viso.
"Quella del matrimonio, per esempio." disse "Non voglio che altri passino quanto abbiamo passato noi. Ci si deve sposare per amore, non per imposizione."
"Ma noi ci amiamo..." cercò di obiettare Astrid.
"No, non ci amavamo, o meglio, tu non mi amavi." la corresse il giovane uomo "Perché per me era diverso. Io sono sempre stato innamorato di te, e sapevo di esserlo. Ora ci amiamo entrambi, ma prima no, e il matrimonio è stata una tortura gratuita, non puoi negarlo."
La ragazza annuì, pensierosa. Aveva ragione: se avesse potuto scegliere, quando era successo tutto, non avrebbe mai sposato Hiccup. Lo odiava a morte, perché le aveva rovinato la vita. Ma con i sentimenti che sapeva di provare adesso, si sarebbe sposata mille volte con lui. Gli apparteneva, gli era sempre appartenuta, anche se pensava il contrario.
"Hiccup..." disse, dopo un minuto di silenzio "Adesso, tu, mi sposeresti?"
"Sì, ti sposerei." ammise il ragazzo "Ma solo perché vuoi farlo anche tu."
Astrid sorrise, stringendosi a lui. Era quello che voleva sentire. Ora sapeva che lui era davvero l'uomo accanto a cui avrebbe voluto stare per sempre.
   
 
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