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Autore: Ilune Willowleaf    31/01/2005    2 recensioni
Una fanfic breve in 4 capitole più antefatto, che segue Gods War. La crescita spirituale e la presa di coscienza dei propri sentimenti di Zelgadiss, che finalmente ammetterà i suoi sentimenti per Amelia... Consigliato a tutti i fan della coppia A/Z!!!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quest of Souls

Cap.IV - Zenith of power - tutto è bene quel che finisce bene… o almeno, così si dice!

 

Una corte reale, di solito, ha sempre un certo viavai di sottofondo. Ma quando a corte fervono i preparativi per un matrimonio reale, beh, allora il movimento è un meccanismo complessissimo e delicatissimo, dove sembra che a ogni istante ogni cosa debba andare a rotoli.

Per prima cosa, le decorazioni. Occorre chiamare gli stilisti specializzati in arredi, scegliere e approvare, tra i vari porgetti che presentano, quello meno folle e più consono a un matrimonio. Poi lo stilista per gli abiti. Per fortuna aveva già preparato diversi bozzetti e campioni di tessuto. La scelta dell’abito per Zelgadiss non portò via più di una mezza giornata. Amelia rimase indecisa tra diversi modelli per tre giorni.

Infine, convocò tutte le amiche (cioè Lina, Naga, Philia e Silphiel, e, dopo qualche esitazione, anche Martina), finché, dopo un esasperante summit contornato di una marea di the e una di quantità industriale di biscotti, non si giunse a una decisione, e a una scelta. Per prima cosa, fu chiesto a Martina e a Naga quali preferissero. Poi quei bozzetti furono immediatamente scartati, e ci si concentrò sugli altri (^__^;;;;;;), dopo che le due se ne furono andate offese sbattendo la porta e minacciando orrende ritorsioni.

Poi c’erano gli inviti da mandare.

E naturalmente occorreva mandarli in grande stile: non capita mica tutti i giorni che la principessa erede al trono si sposi!

 

Un bel mattino, uno strano tipo con degli occhiali spessi come fondi di bottiglia si presentò a palazzo, portando una nuova invenzione meccanica, che intendeva offrire agli sposi come corriere per recapitare gli inviti.

Le guardie non lo avrebbero nemmeno fatto passare, ma Zelgadiss e Amelia, che cercavano di filarsela quatti quatti alla chetichella per girare un po’ in incognito, lo notarono, e decisero di dare un’occhiata alla sua invenzione. Lo fecero quindi condurre nello studio di Amelia.

-Bene, fostra Maeftà, questa mia nuofa infenzione rivoluzionerà tutto il fiftema delle confegne. Bafta meffaggi che si smarrifcono per incidenti agli uccelli! Bafta piccioni che non recapitano meffaggi perché fi fanno mangiare per ftrada! Ecco il nuovo To.Ga.I!!!- levò il telo dall’oggetto.

Zelgadiss guardò perplesso l’aggeggio. Pareva un incrocio tra un pollo grassottello con un becco da papera e una palla coperta di pece buttata in un barile di piume.

-Togai?- fece dubbiosa Amelia.

-Totalmente Garantito in ambito Internazionale! Ecco, fedete, maeftà, si lega il messaggio alla zampa, come coi fecchi piccioni. Poi lo fi porta alla fineftra, lo fi lancia, e…-

Con alcuni sonori “togai togai togaaaaii”, il singolare pennuto meccanico si alzò in volo, percorse traballando alcune decine di metri, sempre starnazzando “togaaaaaii”…

*SPLACT*

… e si spiaccicò contro la parete della torre di fronte, con gran caduta di molle allentate, rotelle e rotelline e piume varie…

*gocciolina di Amelia e Zelgadiss*

*gocciolona del “profeffore”*

-Emh…-

-Guarda, bravuomo, forse è meglio se riprendi a lavorarci sopra…- fece Zelgadiss comprensivo (ma con uno strano tic alla bocca che indicava chiaramente che stava per sbottare a ridere. Amelia non si tratteneva meglio, e di tanto in tanto le scappava una risatina).

Morale: da quel giorno, “togai”, tra Amelia e Zelgadiss, indica qualcosa di assolutamente ridicolo e inutile… ^__^;;;

 

*** okkei, il togai-uccello-starnazzante è un’idea malata che ci è venuta fuori, a me e al mio ragazzo, un po’ di tempo fa. E da allora, col togai ci ridiamo tanto da farmi venire il singhiozzo. Togaaaaaaaiiiii a tutti!***

 

 

-Allora, per i messaggi di invito alla festa di addio al celinubilato, come li mandiamo? Col solito messaggero non mi piace, è noioooso…- sbuffò Amelia. Zelgadiss la guardò stupito: sapeva che Amelia non amava troppo il protocollo reale, ma evidentemente l’atmosfera carica e caotica dei preparativi per le nozze doveva aver giocato brutti tiri ai suoi gusti!

Ci pensò un attimo…

E gli venne in mente un vecchio incantesimo che usava da bambino per scambiare messaggi coi suoi amici…

Sogghignò -Ho un’idea… Amelia, tu sai fare gli alianti di carta?-

 

Lina se  ne stava seduta in veranda, col piccolo Rikol in braccio. Era diventata mamma da circa cinque mesi, e la cosa cominciava a piacerle. Certo, per un po’ non avrebbe potuto andare a far saltare in aria i briganti, ma era piacevole riposarsi, ogni tanto. Gourry era adorabilmente dolce e gentile, anche più del solito. I suoi parenti erano davvero simpatici. In particolare il vecchio nonno Raudy, che Lina aveva conosciuto quando aveva compiuto, alcuni anni prima di incontrare Gourry, un viaggio nel tempo. Lui l’aveva riconosciuta subito, non era cambiata molto, disse.

A Lina invece pareva il contrario. Non solo era cresciuta di diversi centimetri, in quegli anni, ma la maternità aveva addolcito un po’ le curve (scarse) che aveva, riempiendole i fianchi e il seno.

Rikol si ciucciava il ditino, e Lina gli accarezzò la testolina, coperta di una fitta peluria rosso-dorata. Il bimbo chiuse gli occhioni azzurri, e ben presto anche Lina lo imitò…

*tic tic tic*

qualcosa le dava fastidio

*tic tic tic*

qualcosa che le punzecchiava la punta del naso.

Con uno scatto nervoso, Lina afferrò l’inopportuna cosa, che si rivelò essere un aereoplanino di carta.

Un aereoplanino di carta che le punzecchiava ripetutamente il naso?

C’era scritto “Per Lina-chan!”.

Sospettosa, Lina fece una prova per rilevarne la magia. Stupita, scoprì che si trattava della magia di Zelgadiss e di Amelia!

 

Silphiel stava sfornando una torta. Era un po’ depressa: il rivedere Lina, con il piccolo Rikol in braccio, alcuni giorni prima, da Amelia, non aveva fatto altro che ricordarle che Gourry non aveva scelto lei, ma la rossa maga.

Una volta, si piangeva addosso. Adesso aveva imparato a incanalare la depressione e la tristezza in modo più costruttivo: faceva torte. Era una cosa gratificante vedere farina, uova e altri ingredienti diventare qualcosa di buono e di unico grazie alla sua abilità.

Solo che a un certo punto aveva così tante torte che non sapeva più a chi darle ^_^;;;. Così era riuscita a contattare Philia e a chiederle se ne voleva qualcuna per i tre golosoni che aveva in casa (Chi? Beh, ma Valgarv, Garv e Dessran, no?). Stava anche pensando di aprire una pasticceria, in effetti…

La draghetta era con Silphiel, quando due affari a reazione si insinuarono nella finestra aperta, sfiorando la torta posta sul davanzale a raffreddare, infilandosi tra i capelli delle due. C’era scritto “per Silph-chan” e “per Philia-chan e Valgarv”.

C’era solo una persona che poteva scrivere così…

 

Luna stava pulendo il tavolo della cucina, quando entrò Delgia, uggiolante, con qualcosa di profondamente piantato nel fondoschiena. Dopo diversi sforzi congiunti dei due, riuscirono a estrarre l’aereoplanino. C’era scritto “Per Luna e Delgia ‘Spot’”…

 

Nelle campagne del nuovo continente, in un pascolo, un uomo volpe si becca nell’unico occhio rimasto un aereoplanino di carta a reazione…

 

(scena uguale per ognuno degli aereoplanini suddetti, quando venivano aperti e letti)

*piccolo scoppio con coriandoli assortiti. Suono di trombette.*

Un piccolo ologramma di Amelia in SD si alza dal foglio. Uno Zelgadiss SD dietro fa ciao con la manina.

-Siete tutti invitati alla nostra festa di addio al celinubilato! Sabato sera, alle sette, a Palazzo, a Saillune! Dessran si è offerto di fare il giro e passare a prendere chi non si sa teletrasportare!-

*peeeee* minitrombetta. L’ologramma svanisce.

Occhi a palla per chiunque abbia aperto/visto/sentito il messaggio.

 

 

Zelgadiss si stava controllando allo specchio. Quegli abiti di seta e lino cadevano perfettamente sul suo corpo, i sarti di corte erano davvero bravi, e lo stile sobrio metteva in evidenza la bellezza seria del suo volto. O almeno, così diceva Amelia. Con il mezzo sorriso che ormai era per lui un’abitudine quando pensava alla ragazza, Zelgadiss sistemò una piega sul ginocchio, e si voltò verso la porta. Philionel doveva ricevere a giorni un ambasciatore proveniente da oltre la barriera, e, non conoscendo bene usi e costumi di quelle terre, aveva richiesto la sua consulenza, visto che Zelgadiss vi era stato di recente.

D’improvviso, sentì tutto il mondo girare attorno a lui, mentre l’aria nei polmoni divenne intollerabilmente calda. Fu un attimo, poi tutto tornò stabile, e l’aria non era più calda di quella estiva che entrava dalla finestra aperta. Ma Zelgadiss rimase diversi secondi in ginocchio a terra, lì dove era caduto.

Cos’è stato?, si chiese, con un brivido, cos’era quella vertigine?

Faticosamente si rialzò in piedi, poggiando la mano sul comò lì vicino, come a temere che un simile capogiro poterre ricoglierlo.

-Zel? Sei pronto? Dai, papà ci sta aspettando!- lo chiamò Amelia dal vano della porta.

-S…si, arrivo. - sorrise, poi raggiunse la fidanzata. Le dita di Amelia si insinuarono tra le sue, prendendolo per mano.

Il capogiro passò via dalla mente di Zelgadiss, impegnato nello spiegare a Philionel il complesso protocollo della corte berbera cui era stato inviato un emissario, i loro usi e i loro tabù.

Per il giorno dopo, era stata organizzata la festa di addio al celinubilato (al celibato e al nubilato… ma insieme!), ed erano arrivati un po’ tutti gli amici dei “festeggati”, e anche quelli che, una volta, proprio amicissimi non erano, ma che ormai, a distanza di qualche anno, avevano (più o meno) lasciato i rancori alle spalle.

Così, nella sala preparata per la festa, c’erano, oltre a Lina, e a Gourry, a Silphiel, a Philia, anche Valgarv, e naturalmente Dessran, Luna, e Delgia, Martina e Zangulus; fece la sua comparsa anche Vrumgum, che si era insediato alla corte reale dell’amico come mago di corte. C’erano persino Jiras e Gourabos… Insomma, la compagnia al gran completo.

Mancava soltanto uno, che, come nella storia della bella Addormentata, ci si era ben guardati dall’invitare, ma venne a rompere le scatole lo stesso…

-VIA DI QUI, NAMAGOMIIIIII!!!!!-

Quando Philia si fu premunita di rispedire l’inopportuno Xelloss alla provenienza, mediante una delle sue *ahem* dolci e delicate mazzate, la festa potè continuare senza intoppi.

Fu una festa davvero memorabile: dopo che i deliziosi manicaretti sul buffet furono spazzolati via, Amelia tirò fuori una luuuunga lista di giochi di società…

-Ragazzi! Facciamo qualche gioco divertente!- propose, entusiasta.

Il primo della lista era…

LA MACARENA!

*eeehhhh macarena!*

A essa seguirono…

Il ballo del pinguino! (-Chi mi sta toccando il sedere? è__é …Ah, sei tu, Zanglus caro ^__^…- Martina isterichina ^^;;;)

E... l’Hully Gully! (Svlam! Scivolone di Silphiel)

Dopo una mezz’ora di balli di gruppo, conditi di scivoloni, e risate, si decise di passare a qualcosa di più calmo…

Il KARAOKE!

Martina provò a cantare, anche se il solo che la applaudì fu Zangulus (l’amore rende ciechi… e sordi!), e Vrumgum per amor di pace in casa (in effetti, Martina aveva fatto più stecche che note intonate… ^_^).

Amelia trascinò Lina a cantare (-Come, ancora! No, ti prego, Amelia, tutto ma non quella!-)… Otome no Inori! Poi però fu il turno di Zelgadiss, salvato in extremis da Gourry e Dessran, inseme ai quali cantò discretamente un canto tradizonale Lyzeliano. Poi Naga si impossessò del microfono…

-Honky, honky, nananaaa…-

Dessran fu spinto da Valgarv quasi a calci a portarla a prendere una boccata d’aria... per farla smettere di cantare! ^_^

Poi, per rifarsi le orecchie, chiese a Philia di cantare…

Dopo che tutti si furono dichiarati stufi di cantare, venne fuori un grosso cavalletto, dei pennarelli, e una serie di bigliettini con parole da far indovinare… ^_^

Poi fu la volta del gioco dei mimi e, per i più contorsionisti, il twist, quell’assurdo gioco in cui mettere mani e piedi sui pallini colorati del tappeto! Per prime si cimentarono Naga e Amelia… finendo intrecciate e annodate!

Mentre le due cercavano di sciogliersi, ci provò Dessran, finché Valgarv lo “buttò fuori”, protestando che Dess poteva contorcersi come voleva, visto che poteva modificare a piacere il suo corpo! Ridendo, il mazoku si portò fuori in terrazza Naga, e per una mezz’ora nessuno li vide più… in compenso, dal terrazzino venivano certi suoni umidicci…

Valgarv volle provarci con Philia… peccato che alla quarta mossa la draghetta gli franò addosso! Decisero, anche per il bene del pavimento (che scricchiolava in modo inquietante ^_^;;; sono due draghi, il peso è quello che è!) di lasciare il posto a qualcun altro…

 

 

Mattina. La festa si era protratta fino alle prime luci dell’alba, quando anche gli ultimi erano crollati addormentati sui divani.

Seduto di traverso su un divano, con Philia appoggiata al suo torace che dormiva beata, Valgarv osservò divertito la scena…

In un angolino, Dessran e Naga, ubriachi fradici, che russavano di brutto. Accidenti, un paio di bottiglie di vino ed erano partiti. Scosse la testa: Dessran si sarebbe ritrovato con un mal di testa atroce. L’unico mazoku al mondo a soffrire di postumi di sbronza come qualsialsi mortale.

Jiras e Gourabos erano un mucchio informe sotto una tenda mezza tirata giù. La coda pelosa dell’uomo-volpe solleticava il gigantesco uomo lucertola, che ridacchiava nel sonno per il solletico.

Su un divano accostato alla parete, Zelgadiss e Amelia dormivano l’una tra le braccia dell’altro.

“Tutti a coppie, stasera… beh, tranne Silphiel, e quell’amico di… come cavoli si chiama il tizio col cappellaccio? Ah, si, Zanglus. Il re di Zoana. Che tipi assurdi, tra lui e Martina… adorare quel… coso… Zoalmelegustar, credo…” sogghignò il demone-drago. Si strinse nelle spalle. A Saillune non c’erano pericoli, era al sicuro quasi come al Maryuu-ou Castle. Stringendo a sé Philia, appoggiò la guancia ai capelli biondissimi della ragazza, e si addormentò anche lui.

 

 

Zelgadiss salutò i “sovrani di Zoana”, cioè quei casinari di Martina e Zangulus, che partivano in carrozza. Non sarebbero tornati che per il matrimonio, tra due mesi, i primi di settembre. Anche se non facevano molto, il regno da governare lo avevano, e il giorno dopo la festa (ommeglio, il giorno dopo il mattino in cui è finita la festa) erano dovuti ripartire. Con uno stanco cenno della mano, anche Amelia salutò i due, per poi appoggiarsi a Zel.

-Soooooonnoooooo…- @__@ Amelia appariva davvero stanca. Le borse che aveva sotto gli occhi avevano le borse!

-Anche io… dobbiamo ancora smaltire tutta la stanchezza dell’altra sera. - rispose Zelgadiss, passandole una mano attorno alla vita -Ma temo che tu abbia i tuoi impegni ufficiali… o vuoi saltare tutto e andare a fare un pisolino?-

-Pisolino, Zel. O rischio di addormentarmi sui plichi che dovrei esaminare. -

Zelgadiss sorrise -Bene!- la tirò su in braccio -E prima che arrivi qualche ministro impiccione, ti porto in diretta a nanna! ^__^ - alzandosi in levitazione e entrando da una delle finestre spalancate dei piani superiori, uscendo da un’altra e prendendo le più fantasiose scorciatoie per arrivare alla camera di Amelia.

Arrivarono in un lampo, e Zelgadiss adagiò Amelia sul letto, già rifatto dalle zelanti cameriere.

Trattenendolo per una manica, Amelia chiese a Zelgadiss, con occhioni da stellati, -Fai pisolino con meee?-

*gocciolina di Zelgadiss*

-Amelia, fa caldo…-___-;;;-

-Zelgadiss, casta un incantesimo rinfrescante ^____^ -

Vuoi che ti vuoi, Amelia l’ebbe vinta: pisolino con Zelgadiss nella camera rinfrescata da un Gray Buster modificato, al fresco e al comodo!

Zelgadiss non riusciva però ad addormentarsi, malgrado il sonno: un forte mal di testa non gli dava requie, era come se un’orda di piccoli nani armati di martelli e picconi avesse deciso di uscire dalla sua testa aprendosi varchi attraverso tempie e fronte…

 

Un mal di testa simile lo colse spesso nei giorni del mese sucessivo, accompagnato da giramenti sempre più forti e senso di soffocamento. Ma Zelgadiss non ne fece parola con nessuno, autoconvincendosi che non erano altro che il risultato dello stress, e dell’estate particolarmente calda…

 

“Eppure c’era qualcosa di strano…” pensava, quella notte, sdraiato nel suo letto. Quel giorno il mal di testa era stato forte, e costante, per diverse ore, accompagnato a capogiri. Decise che il giorno dopo ne avrebbe parlato con Silphiel, date le sue grandi doti di guaritrice.

Una lama di tremula luce si disegnò sul pavimento, mentre qualcuno socchiudeva la porta.

-Zel? Posso dormire con te?-

-…Amelia?- Zelgadiss era incredulo. Che ci faceva Amelia nel cuore della notte fuori delle sue stanze?

-Dai, non ho voglia di dormire da sola…- reggendo la candela con una mano e la leggerissima vestaglia con l’altra, Amelia richiuse con un colpetto del piede la porta.

-Non credo che sia una buona idea…-

-Dai, la tua stanza è così fresca! La mia sembra un forno!- la principessa si allungò verso Zelgadiss, baciandolo sulle labbra.

-Mai sentito parlare di incantesimi refrigerani? Gray Buster?- fece lui scherzoso.

-Si, e so che tu ne hai applicato uno suoi muri di questa stanza. - si era già seduta sul letto.

-Immagino che dire di no sarebbe inutile, vero?- sospirò Zelgadiss.

Amelia annuì.

-Guarda che qui non siamo in una locanda, sconosciuti ai gestori. Dovresti saperlo meglio di me che poi la servitù chiacchiera…-

-Oh, tu non ti preoccupare. Le cameriere non diranno una parola. - strizzò l’occhio con aria complice -Trovano tutto ciò deliziosamente romantico!-

Zelgadiss sorrise; poi, senza una parola, la strinse a sé.

-E va bene…- sospirò.

Amelia si accoccolò tutta soddisfatta accanto a lui. Dal letto si vedeva, attraverso la finestra, un’ampia porzione di cielo stellato, e il frinire dei grilli riempiva l’aria. Sotto le dita, accanto al suo corpo, poteva sentire quello di Zelgadiss rilassarsi, il petto abbassarsi e alzarsi nel ritmico movimento del respiro.

Si misero a chiacchierare, sottovoce, della giornata appena trascorsa, di quelle precedenti, e del futuro. Da quello immediato, la festa di addio al celinubilato e di tutti gli episodi divertenti che si erano verificati, del matrimonio, e poi Amelia cominciò a fantasticare su eventuali figli, mentre Zelgadiss la ascoltava in divertito silenzio.

A un certo punto, però, come una corda che si tende all’improvviso, Amelia sentì il corpo del ragazzo irrigidirsi e tendersi all’indietro, le mani che si staccavano da lei. Con una scossa di terribile angoscia, Amelia potè vedere Zelgadiss portarsi le mani alla testa, digrignando i denti e serrando la bocca come nel tentativo di urlare…

-Zel! ZEL! Ommioddio, Zelgadiss, che hai?! Zel, rispondi!- colta da un’improvviso panico, Amelia cercò di staccare le mani di Zelgadiss dalla testa, che stringeva come intenzionato ad aprirla per far fuoriuscire quel dolore tremendo…

Dolore, dolore intenso come scie di fuoco dietro gli occhi, e il rosso… tanto rosso… non sentiva così male, non vedeva così rosso da… da quanto? Mai, mai aveva sentito tanto male… tutto rosso… piccole scariche elettriche dietro gli occhi e nella bocca, il sapore acro della bile e quello metallico del sangue… e come tante picconate all’interno delle tempie, e come un cerchio che stringeva tutta la testa, una morsa implacabile…

Poi l’oscurità… benedetta oscurità, sonno, assenza del dolore lancinante…

Amelia, terrorizzata dagli spasmi di Zelgadiss, dal sangue che gli fuoriusciva dalla bocca, forse si era morso la lingua in quei suoi improvvisi spasmi, aveva castato un recovery, poi un’incantesimo di sonno, e un altro recovery.

Adesso, alla vista del corpo di Zelgadiss, piombato in un profondo torpore magico, il dolore inciso nei tratti del viso ancora profondamente contratti, era divisa tra l’impulso di andare a cercare aiuto, e la volontà di restare al suo fianco.

Alla fine, decise per una via di mezzo. Si alzò e, riuscendo a malapena a staccare lo sguardo preoccupato dal corpo esanime di Zelgadiss, si fiondò in corridoio, iniziano a martellare contro la prima porta che le capitò a tiro, cioè quella di Lina e Gourry.

Un acuto strillo infantile annunciò che qualcuno si era svegliato, e quel qualcuno era il piccolo Rikol. Dieci secondi più tardi, un’inferocita Lina, con in braccio lo strillante pargolo, e seguita da un’assonnato Gourry, aprì la porta, con l’aria di voler divorare chiunque avesse destato il bimbo e interrotto il sonno dei due genitori…

Tutta la ferocia sparì immediatamente dai lineamenti della rossa, alla vista del viso in lacrime di Amelia…

-Amelia? Che succede? Che hai, perché piangi?-

-Lina! E’ Zel! Zel sta male! Ti prego, vieni in fretta!- afferrò per una manica del pigiama l’amica, trascinandola quasi verso la stanza di Zel. Lina capì all’istante che la cosa era seria.

-Gourry, prendi Rikol, - gli passò il bimbo, che aveva smesso di piangere a squarciagola, e si succhiava il ditino con aria offesa e assonnata -chiama Silphiel e Philia! Se Zel sta male, abbiamo bisogno delle migliori guaritrici!-

-Vado!- Tenendo con mano esperta il figlio in braccio, Gourry si precipitò nelle camere adiacenti, bussando violentemente.

Intanto, Amelia aveva già trascinato Lina nella stanza di Zelgadiss, spiegandole in modo piuttosto disordinato cosa era successo.

-… ed eravamo insieme, stavamo parlando, cioè, io parlavo e Zel mi stava ascoltando, quando a un tratto ha inarcato la schiena, e gemeva, e sputava sangue e digrignava i denti, eh… oh, Lina! Ho avuto tanta pauraaa!!!!- Amelia si mise a piangere, aggrappata al pigiama dell’amica. Lina cercò di rassicurarla, ma la vista delle condizioni di Zelgadiss, nonché il racconto slegato di Amelia, non erano dei più rassicuranti.

In quel momento entrarono Gourry, seguito da Silphiel, Philia, e Valgarv. Dessran e Naga chiudevano la fila (si erano trattenuti un poco dopo la festa di addio al celinubilato. Luna, Martina e seguito erano partite quella mattina).

-Amelia, che è successo? - chiese immediatamente Naga. L’occhio di guaritrice di Silphiel era stato subito attirato dalle condizioni di Zlegadiss, e con un gridolino angosciato la ragazza chiamò Philia.

Le due non poterono far altro che curare le lesioni che Zelgadiss si era procurato in quegli strani spasmi, graffi superficiali alla testa, un morso alla lingua piuttosto profondo, e cercare di tranquillizzare Amelia.

Quando la ragazza si fu abbastanza calmata, grazie anche al fatto che ora Zelgadiss pareva scivolato in un sonno più tranquillo, raccontò nei dettagli l’accaduto.

In piedi in un angolo in ombra, Valgarv si confondeva nelle ombre (e ci sarebbe riuscito anche meglio, se non avesse indossato un pigiama calzoncino corto-canotta color verde acqua e azzurro… ^^;;; n.d.Ilune); solo le iridi dorate scintillavano tra i capelli verde acqua, che, sciolti, cadevano ribelli a incorniciare il viso. Stava riflettendo sullo strano malore di Zelgadiss.

Alla fine uscì dall’ombra, e, a passi decisi, si avvicinò al gruppetto.

-C’è un solo modo per saperne di più su cosa ha avuto Zelgadiss: chiederlo direttamente a lui. Suppongo non sia il caso di svegliarlo, ragion per cui glie lo domanderemo domattina. Suggerisco di alternarci stanotte nel lanciare su di lui un costante incantesimo di sonno, e sarebbe bene che qualcuno lo controllasse, nel caso si verifichi qualcosa nel sonno, per poter castare un recovery in fretta, e chiamare gli altri. -

I presenti annuirono.

-Si, hai ragione. Comincerò io il primo turno, tanto ormai ho perso il sonno. - disse Lina -Amelia, sarebbe bene che tu andassi a dormire. -

Amelia scosse la testa -Voglio restare con Zelgadiss. -

Lina sospirò: certe volte Amelia si comportava come una bambina viziata, anziché come una ragazza alle porte del matrimonio. Poi, però, alla vista del viso preoccupato di Amelia, del suo sguardo ansioso che si posava su Zelgadiss, Lina si sciolse un po’.

“E’ preoccupata per l’uomo che ama, è comprensibile” -E va bene, Amelia, puoi restare qui. Però, devi promettermi che ti metterai sul divano, e cercherai di riposare un po’, va bene? Hai una faccia stravolta!- cedette la rossa, con un’amichevole buffetto sulla guancia dell’amica. Amelia annuì, riconoscente.

-Bene, allora io farò il secondo turno.Venite a svegliarmi quando è ora. - fece tranquilla Philia.

-Io posso fare il terzo…- si offrì Silphiel.

-Bene, tre turni basteranno. Naga, vuoi fare il turno con Silphiel?-

-Va bene, anche se con lei, io non servo tanto, viste le sue capacità curative. - Naga si accostò ad Amelia -Vedrai, sorellina, andrà tutto bene. Magari poi scopriamo che non era nulla…- cercò di consolarla, asciugandole le lacrime dalle guance.

Amelia annuì, ma Dessran, che finora era stato silenzioso dietro la poltrona di Amelia, volse lo scuro sguardo preoccupato verso il letto di Zelgadiss, incrociando poi quello altrettanto pensieroso di Valgarv.

“Temo non sarà così, Naga…” pensò cupamente. Decise che sarebbe rimasto anche lui a vegliare sull’amico: non aveva certo bisogno di dormire, per fortuna, e i suoi sensi ben più fini di quelli umani poteva avvertire subito alterazioni nello stato di Zelgadiss.

Prima che Valgarv uscisse, dietro Philia, Dessran lo prese a parte.

-L’hai sentita anche tu, vero?- chiese serio il mazoku all’amico.

-Si. Quel residuo di sofferenza fisica. Appesta il letto col suo odore di dolore. - annuì Valgarv.

-C’è un conflitto magico. Lo avverto. Dimmi, quando in te c’era il conflitto demone-drago, com’era?-

-Atroce. Un dolore pazzesco. Ma in tutto il corpo. Da quel che ha descritto Amelia, sembra che il dolore fosse concentrato alla testa. -

-Non solo alla testa. Dai movimenti che ha descritto, credo anche al torace. Te l’ho chiesto perché, se la descrizione che Zelgadiss darà domattina sarà simile alla tua, potrebbe essere che la mia teoria è esatta. -

-Di che teoria si tratterebbe?-

Il volto di Dessran si fece cupo -Spero non sia vera. Perché in quel caso, Zelgadiss ne soffrirebbe molto. -

-Credo di capire. Si, ne soffrirebbe molto. -

-Ne parlaremo meglio domani, devo ancora mettere insieme dei tasselli che mi mancano. Adesso vai, che Philia ti aspetta. - Dessran sospinse fuori Valgarv; per tutta la notte, però, i due continuarono a parlare telepaticamente, mentre Dessran rifletteva sulla sua teoria e metteva insieme nuovi frammenti. Mancavano però alcune informazioni, informazioni che solo Zelgadiss poteva fornire loro…

 

Amelia si era semisdraiata sul divanetto, che aveva trascinato accanto al letto di Zelgadiss. Gli teneva una mano tra le sue, un po’ tranquillizzata dal battito regolare. Alcuni sporadici sussulti la riempivano di agitazione, ma poi tornava a calmarsi. Alla fine, si assopì, e Lina le mise addosso una coperta leggera.

Dall’altra parte del letto, su una bassa poltrona, Lina si era sistemata con Rikol in braccio, e, dopo averlo allattato, lo aveva cullato fino a farlo addormentare. Aveva mandato anche Gourry a dormire, lo spadaccino ciondolava con la testa su una sedia, e alla fine Lina lo aveva mandato con un sorriso a dormire nell’assai più comodo letto, nella loro stanza.

Nell’ombra che una delle colonnine del letto gettava contro la parete, Dessran controllava ogni movimento di Zelgadiss

Poteva vedere il lieve barluginio della gemma blu fissata nel petto dello shamano, anche attraverso il leggero tessuto del pigiama. Con costernazione, si accorse che, a tratti, scintillava di un rosso diabolico, per poi tornare azzurra. Era in quei momenti che Zelgadiss sussultava, notò.

La sua teoria si stava rivelando sempre più fondata…

 

 

Il mattino successivo portò un migliormento nelle condizioni di Zelgadiss, che si svegliò in tarda mattinata, con un senso di intorpidimento dato dal sonno magico in cui lo avevano tenuto, e la sensazione di essere passato sotto un golem, tanto male gli facevano le ossa e i muscoli.

Piangendo di sollievo, Amelia lo abbracciò, restia poi a separarsi, come a temere che il ragazzo le svanisse davanti.

Oltre a lei, nella stanza c’erano Philia, Valgarv e Dessran; in quel momento arrivò anche Lina, con Rikol in braccio.

Con costernazione, notò il viso estremamente serio di Dessran, seduto su una sedia accanto al letto di Zelgadiss.

-Zel, ho una teoria, su quello che ti è successo. Ma ho bisogno di alcune informazioni, per poter dirla plausibile…-

-Quai, Dess?- Zelgadiss, seduto appoggiato ai cuscini, coperto del leggero lenzuolo, teneva per mano Amelia.

-Hai già avuto attaccchi come quello di ieri sera?- Zelgadiss tacque un attimo.

-Si. Ne ho avuti diversi, questo mese…-

-Zel! Perché non me ne hai detto nulla!- esclamò Amelia, addolorata, alzandosi in piedi dalla sedia su cui era seduta.

-Perché sapevo che ti saresti preoccupata, come ora… - fu la risposta diretta di Zelgadiss. Amelia lo guardò con uno sguardo carico di rimprovero e di preoccupazione.

-Forse avremmo potuto evitare quello che ti è successo ieri sera, se ce ne avessi parlato subito!- esclamò arrabbiata. Con grande sgomento, Zelgadiss vide che la ragazza aveva le lacrime agli occhi.

Voltò lo sguardo -Non volevo farti preoccupare…-

Intuendo una litigata, Dessran si intromise -Allora, quante volte, quando e cosa hai avuto; i sintomi, e la durata, Zel…- chiese, con fare professionale da medico.

-La prima volta… credo sia stato un mese fa… di colpo mi sono sentito debole, e mi sembrava che l’aria nei miei polmoni si fosse fatta di fuoco.

Poi… il mattino successivo alla festa di addio al celinubilato… una serie di fitte alla testa… pensavo fossero i postumi della festa e la stanchezza, per questo non ci avevo fatto caso…-

Con metodicità, Zelgadiss ripercorse l’ultimo mese, descrivendo non meno di una dozzina di malori, sempre più forti, sempre più frequenti, fino ad arrivare all’ultimo, quello della sera prima.

Quando ebbe finito, il silenzio calò nella stanza.

Dessran e Valgarv stavano riflettendo. Si scambiavano pensieri telepatici e opinioni.

Il silenzio divenne opprimente…

Alla fine, Dessran si alzò dalla sedia, e il lieve scricchiolio del mobile risuonò cupo nel silenzio che si era creato.

-Credo di aver capito la natura del problema…- disse lentamente il mazoku.

Amelia strinse forte la mano di Zelgadiss, come a cercare di comunicargli una forza e una sicurezza che neanche lei, in effetti, possedeva.

Iniziando a camminare attorno al letto, seguito dallo sguardo ansioso di Lina, di Amelia, di Philia e di Zelgadiss, Dessran riprese a parlare, la morbida voce tenorile estremamente seria.

-Paragonando i sintomi da te accusati con quelli che Valgarv aveva alcuni anni fa, posso affermare con una certezza pressoché totale che…- fissò in volto Zelgadiss -Che la parte mazoku e il sigillo impostoti da Rezo stanno interferendo gravemente con il sigillo effettuato dai Dragon Lords. -

-Che significa, di preciso?- chiese Zelgadiss con un filo di voce, stringendo la mano di Amelia.

Dessran riprese a camminare, lentamente.

-Mi spiego meglio. Quando Valgarv era sottoposto al conflitto demone-drago, presentava fortissime fitte in tutto il corpo, ma in particolare alle braccia e alle ali, le parti che per prime trasforma. Da quel che ho capito, da te il dolore

parte principalmente dal petto, che guardacaso è dove è infissa la gemma, e dalla testa. I problemi sono iniziati dopo l’apposizione del sigillo dei Dragon Lords. Temo purtroppo non sia stato sufficiente a sigillare la parte mazoku, per il semplice motivo che è troppo connessa alla parte golem e alla parte umana. In parole povere, attraverso la componente umana e quella di golem, la parte demoniaca riesce a sfuggire in parte al sigillo. Ciò causa forti scontri di energia, che ti causano gli attacchi. - si fermò, voltandosi verso i presenti.

-Temo ci sia solo un modo per eliminare questi attacchi…-

Zelgadiss sbiancò.

-Non vorrai dire…- si portò una mano al petto. Alla gemma che si intravvedeva, incastonata nella carne, attraverso la casacca semislacciata del pigiama.

Dessran annuì. -Si. Devi toglierla. -

Zel digrignò i denti, stringendo gli occhi. In un primo momento, tutti pensarono a un’attacco di rabbia, ma Amelia fu la prima ad accorgersi che era dolore…

Fu questione di un istante: la gemma azzurra diventò rossa, una vampata di calore tanto forte da essere percepibile a diversi decimetri di distanza, l’espressione contratta e sofferente di Zelgadis…

Pochi istanti, ed era passato.

Ma non era passato il problema alla base.

-Lo vedi? Si fanno più frequenti. Alla fine, potrebbero diventare una cosa continua… arrivare ad ucciderti…o a farti desiderare di morire, pur di placare il dolore…- fece Valgarv, serio.

-Ma… tutti i nostri sforzi… tutto ciò per cui ho lottato…che ho conquistato…- mormorò Zelgadiss.

Lina lo guardò, colma di tristezza… doveva essere un brutto colpo, per lui, il sapere che avrebbe dovuto rinunciare a quelle sembianze umane appena riconquistate, a quella parvenza di umanità…

-Zel… Zelgadiss, guardami…- Amelia gli fece sollevare il volto, chino verso le coperte, in rassegnata disperazione.

-Zel, ascoltami. Qui c’è in gioco la tua stessa vita. L’aspetto che hai è decisamente in secondo piano rispetto alla tua vita…- si avvicinò, sfiorando la fronte del ragazzo con la sua -Di vita ne hai una sola. Preferisci averla breve e tormentata con sembianze umane, o averla lunga, con l’aspetto con cui ci siamo conosciuti?  Con l’aspetto che avevi…- la sua voce divenne un sussurro -…quando ci siamo innamorati?- la sua mano sfiorò il volto di Zelgadiss.

-Amelia, ovvio che voglio vivere a lungo… con te… Ma, l’aspetto umano… per tanti anni, è stato il mio unico scopo nella vita, ritrovarlo, e adesso, abbandonare tutto così…-

-Ma non è detta che devi abbandonare l’idea… magari in futuro troveremo la soluzione…-

Zelgadiss sorrise amaramente -Non esiste soluzione, lo sai. Aqua ha detto che lei non conosce il metodo, e lei è la memoria di Cephied… la memoria del mondo…-

-Aqua è la depositaria delle conoscenze Shinzoku e umane. Ma la conscenza dei mazoku è tutto un altro paio di maniche, Zel. - Dessran si era avvicinato. -Continuerò a cercare, credimi. Soprattutto perché gli ultimi due tentativi sono andati buca, ed è colpa mia, che ho avuto l’idea. Ma adesso, se vuoi vivere, c’è solo una scelta. -

Zelgadiss tacque alcuni istanti.

Infine, parlò, la voce arrochita dalle lacrime che stava trattenendo.

-Dessran, non devi sentirti in colpa, le tue idee erano buone, e ti ringrazio comunque. - Zelgadiss si alzò dal letto.

-Toglierò la gemma e romperò il sigillo. Ma, vi prego, concedetemi ancora qualche minuto…- e, senza dire altro, andò nella stanza-guardaroba collegata alla sua, chiudendo la porta alle sue spalle. Non lo seguirono. Sapevano cosa stava facendo. Stava dando l’addio, forse definitivo, al suo aspetto umano.

Si udì un singhiozzo soffocato, il rumore di un pugno sul muro, di oggetti che cadevano a terra.

Lina guardò gli altri, poi fece un segno a Philia, che annuì. Le due donne uscirono dalla stanza, Philia fece un cenno a Valgarv, e il drago ancestrale la seguì fuori. Anche Dessran li seguì.

-In questo momento, l’unica persona che può aiutarlo, è Amelia. Non interferiamo. - disse la rossa, seria. Gli altri annuirono.

Amelia, dal canto suo, era come pietrificata al centro della stanza. Cosa poteva fare per Zelgadiss? Cosa era in suo potere per alleviare questa ennesima, atroce beffa del destino?

Un altro singhiozzo, dall’altra parte della porta. Soffocato e debole, ma lo sentì.

Il suo sguardo si fece deciso. Non poteva permettergli di deprimersi così. Decisa, aprì la porta del guardaroba.

Zelgadiss era in ginocchio per terra. Di fronte, il grande specchio rifletteva lo shamano, restituendo l’immagine di un uomo che sta per avviarsi al patibolo.

Amelia sentì stringersi il cuore. Come poteva ridursi così? Non avrebbe mai potuto credere di essere costretta a vedere, un giorno, Zelgadiss tanto sconvolto e distrutto, lui di solito così calmo e controllato…

Come timorosa di disturbarlo, gli si avvicinò. Gli cinse le spalle con le braccia. Zelgadiss non reagì minimamente. Apparentemente, non pareva neanche essersi accorto della presenza di Amelia.

-Zel…- gli sussurrò all’orecchio lei -Zel, ti prego… non fare così… non lasciarti abbattere…-

Poteva sentire il respiro corto e irregolare di Zelgadiss, il respiro tipico di chi ha pianto. Piccole macchie scure e umide punteggiavano il pigiama; lacrime, amare come la fiele per il ragazzo.

-Non sono abbattuto, Amelia. Sono solo dannatamente depresso!- singhiozzò Zelgadiss, tirandosi in piedi, scostando l’abbracio di Amelia. I suoi gesti parlavano chiaro: voglio restare solo nel mio dolore.

-Perché? Solo perché dovrai tornare all’aspetto che avevi prima? -

-ESATTO!!- dridò esasperato -E non è “solo”! Dovrò tornare un mostro, e restarlo per tutta la vita!-

*sciaffff*

Zelgadiss rimase allibito. Amelia gli aveva dato uno schiaffo. Nulla di particolarmente forte, ma il gesto l’aveva lasciato stupefatto…

-TU NON SEI UN MOSTRO!- gridò Amelia, con quanto fiato aveva in corpo. Lo afferrò per la casacca del pigiama, già semiaperta -Tu non sei un mostro, io lo so, qualunque sia il tuo aspetto esteriore! Io lo so, papà lo sa, tutti lo sanno! Tu solo ti ostini a ripeterti che sei un mostro, ANCHE SE NON LO SEI MINIMAMENTE!!!!- aveva gridato tutto d’un fiato, affondando poi il volto sul petto di Zelgadiss, stringendo il tessuto del pigiama come se non volesse più lasciarlo andare.

Zelgadiss guardò stupito la ragazza. Amelia sapeva sorprenderlo ogni volta…

Voltò la testa. -Amelia, è inutile che cerchi di indorarmi la pillola. Non cercare di nascondere la verità… ero un’orrenda chimera, e dovrò tornarlo. Anche se preferirei mille volte morire come uomo, che tornare in quel corpo di mostro…-

*sviiiif* la mano di Amelia si fissò a un paio di centimetri dalla faccia di Zelgadiss. Il ragazzo vide stupito che Amelia aveva le lacrime agli occhi.

-Non servirebbe a nulla, visto che ormai hai deciso che come chimera sei un mostro - disse, riferita al quasi-schiaffo, fermato a pochi centimetri dalla meta - anche se nessuno ti considera tale. Visto che hai deciso di crogiolarti nella tua autocommiserazione, restaci pure!- si allontanò violentemente da Zelgadiss, spingendolo via, e voltandosi si diresse verso la porta…

Un gemito del ragazzo però la fece voltare.

-Gh…- Zelgadiss pareva preda della sofferenza più atroce, si teneva il petto mentre convulsioni scuotevano le membra…

In meno di un istante, Amelia gli fu accanto. -Zel! Ommioddio, ZEL!- castò un recovery, ma il dolore parve solo aumentare.

la parte demoniaca riesce a sfuggire in parte al sigillo. Ciò causa forti scontri di energia, che ti causano gli attacchi

La parte demoniaca! Amelia recitò in fretta la formula per un incantesimo-sigillo di magia bianca, per indebolire la parte mazoku…

Funzionò, e poco dopo gli spasmi si attenuarono e sparirono.

Boccheggiando, Zelgadiss rimase steso sul pavimento, semisvenuto dal dolore.

Alla fine, potrbbero diventare una cosa continua… arrivare ad ucciderti…o a farti desiderare di morire, pur di placare il dolore…

Le parole di Valgarv tornarono alla mente di Zelgadiss.

… arrivare ad ucciderti…o a farti desiderare di morire, pur di placare il dolore…

a farti desiderare di morire, pur di placare il dolore…

morire

No, non poteva morire così. Non per lui. Per Amelia.

Aveva ragione, poco prima, lui si crogiolava nell’autocommiserazione. E nel farlo, non si era reso conto che feriva i sentimenti delle persone che tenevano a lui, allontanandole con stizza. E adesso che se ne rendava conto, si sentiva ancora più depresso.

Aprì gli occhi. Il volto preoccupato di Amelia fu la prima cosa che vide, le sue mani sottili che stringevano le sue…

-Scusa…- mormorò con un filo di voce Zelgadiss. -Avevi… ragione…- respirò più a fondo, il dolore scemava dal petto e la morsa bollente che gli attanagliava i polmoni si allentava. -Sono stato… uno stupido… -

Amelia scosse la testa. -No, scusami tu… non dovevo gridare così. So quanto è importante per te…-

-Amelia… se tornassi una chimera… mi ameresti ancora?-

-Zel… perché mi fai questa domanda? Sai che non è per l’aspetto fisico che ti amo…- inginocchiata accanto a Zelgadiss, Amelia gli teneva le mani, il volto abbassato accanto al suo.

Le forze lentamente tornavano a Zelgadiss. Con infinita lentezza, alzò un braccio, stringendo a sé Amelia.

-Grazie…- sussurrò, stringendola a sé -…ti amo…-

 

 

Zelgadiss aveva rifiutato qualunque aiuto per togliere la pietra-sigillo. Aqua gli aveva fatto riferire che, per rompere il sigillo, era sufficiente estrarre la pietra. Questa era un’operazione un po’ dolorosa, un po’ come strappare un orecchino da un buco appena fatto, ma nulla di mortalmente doloroso. Per questo, Zelgadiss aveva deciso che l’avrebbe fatto da solo.

Seduto sul letto, la camicia slacciata, fissava con un misto di rimpianto e rancore la pietra che barluginava leggermente, sul suo petto nudo. Aveva chiuso la porta, facendo capire chiaramente agli altri che voleva farlo da solo.

Ma Amelia aveva insistito, e alla fine lo shamano aveva ceduto. Era anche sensato: se la rottura del sigillo avesse avuto conseguenze negative, era meglio che ci fosse qualcuno con lui per soccorrerlo e chiamare aiuto.

-Sei pronto?-

-Si. E’ inutile aspettare. Più attendo, e peggio è. -

Si portò una mano al petto. Le punte delle dita si strinsero attorno alla gemma, afferrandola quanto più saldamente possibile. Sentì le mani di Amelia posarsi sulle sue spalle, come a dargli forza.

Con uno strattone deciso, Zelgadiss tirò via la pietra, che si separò dalla sua carne con un leggero, sgradevole rumore di risucchio.

Per un istante, non accadde nulla. Il corpo rimaneva umano.

Poi, come una illusione che scompare, come un miraggio che svanisce quando ci si avvicina troppo, la sembianza umana prese a tremolare, svanendo, lasciando sotto di sé il vero aspetto della chimera. La pelle azzurra, le scaglie in rilievo, i capelli metallici, color glicine, che scintillavano al sole del primo pomeriggio.

Un singhiozzo soffocato del ragazzo spinse Amelia ad abbracciarlo.

-Zel… Zelgadiss…- Amelia si rese conto che era inutile cercare di parlargli: in quel momento, il ragazzo stava sprofondando nella sua disperazione personale. Fece l’unica cosa che in quel momento poteva fare: lo abbracciò stretto, aspettando che il fiume di lacrime si esaurisse.

 

Erano passati due giorni da quando Zelgadiss aveva dovuto spezzare il sigillo, strappandosi la pietra dal petto. Due giorni in cui era praticamente rimasto seduto nella sua camera, senza mangiare, e bevendo pochissimo, fissando il vuoto. Non rispondeva che a monosillabi, e solo ad Amelia. Gli altri, era come se non li vedesse, né li sentisse. Consci del suo dolore, i suoi amici avevano rispettato il suo isolamento, i primi giorni. Ma dopo il terzo, preoccupati, avevano deciso di intervenire, in un qualche modo.

-Lasciate fare a me. - chiese Amelia. Lina si disse d’accordo: se non ci riusciva la ragazza, allora nessun’altro ci sarebbe riuscito.

Aprì la porta della camera di Zel, sorridendo, come se non fosse mai accaduto nulla.

-Zeeel… - fece capolino.

Zelgadiss era seduto sul letto. Amelia chiuse la porta dietro di sé, poi si diresse verso Zelgadis. Anziché sedersi accanto a lui, si sedette sulle sue ginocchia.

-Zel, tesoro, ho fatto l’errore di lasciare che Martina sovrintendesse a sistemare le decorazioni nell’atrio, visto che si era offerta di aiutarci in qualche modo… Lina è riuscita a portarla via… mi dai una mano a farle sistemare in modo un po’ più sobrio?-

Zelgadiss alzò lentamente gli occhi. Amelia si comportava come se nulla fose accaduto.

Il matrimonio ormai s’aveva da fare. E in fondo, anche lui lo desiderava. Amelia stava cercando di dirgli questo, pur se senza parole: la vita continua. E le nostre continueranno assieme.

Un lento sorriso affiorò sulle labbra di pietra del ragazzo. Un sorriso un po’ mesto e un po’ cinico, come quelli di una volta; ma era anche di quei sorrisi che Amelia si era innamorata.

Amelia gli sorrise di rimando, e di fronte a quel luminoso sorriso Zelgadiss non riuscì a rimanere impassibile.

-Va bene, andiamo… non voglio mascheroni di Zoalmelegustar al ricevimento!- sorrise poi Zel, in modo più aperto, alzandosi in piedi e prendendola per mano. Amelia sorrise, felice.

-Già… dobbiamo sbrigarci, allora!!!- esclamò lei, trascinandolo fuori da quella stanza, tuffandolo in un mare di cose che lo distraessero e gli facessero passare di mente l’ultima delusione.

 

 

E finalmente, giunse la vigilia della cerimonia.

Alla luce del primo mattino, Zelgadiss guardava l’abito di lucida seta color grigio perla, con riflessi lilla, dal taglio elegante, sistemato sul manichino, vicino al suo letto.

A detta di Amelia, quel colore gli donava tantissimo, e il sarto di corte s’era detto perfettamente d’accordo con la principessa.

Passò le dita sulla camicia bianca, sistemando infinitesime spiegazzature sulle pieghe ordinate del tessuto, e infilando meglio un bottoncino di madreperla nell’asola.

Lisciò il gilet, sistemando il taschino che, l’indomani, avrebbe accolto un fiore fresco.

Passò le dita sulla elegnte giacca che, sapeva, lo avrebbe fasciato senza legarlo nei movimenti, sui polsini allacciati, su cui l’indomani avrebbe messo i gemelli prestatigli da Philionel, preziosi gioielli dal tesoro della Corona.

I pantaloni, semplici ma impeccabili, erano piegati con cura sulla gruccia lì accanto.

Non aveva mai indossato abiti tanto eleganti. Sperava solo di non sentirsi a disagio.

-Zelgadiss? Sei sveglio?-

-Beh, se sono vestito e in piedi, direi proprio di si, Dessran. -

Caso strano, Dess aveva bussato alla porta, anziché teletrasportarsi dentro la stanza. Che si fosse ricordato dell’educazione, ogni tanto?

-Benissimo. Vieni: oggi, lezione teorica. - sorrise a trentasei denti il bruno mazoku.

-Lezione teorica? E di che?-

-Oh, Zel, ma non lo immagini?- Da non si sa bene dove, Dessran estrasse un cappello da professore universitario, poggiandoselo in testa sulle ventitrè -Cosa sono io?-

-Un mazoku. - Zel era sempre più perplesso.

-Ma di preciso? Ah, te lo dico io. Sono un demone della lussuria. E credo che tu abbia bisogno di sapere un paio di cose sulle donne. -

-Ma…ma… guarda che so come nascono i bambini!- provò a protestare Zel, imbarazzato.

-^__^ Avanti, non sarai solo. Ho trascinato anche Valgarv e Gourry!- detto ciò, lo prese per un braccio, e teletrasportò entrambi in un’altra stanza del castello.

Fino a poche ore prima, era stata una stanza di consultazione privata della biblioteca di palazzo.

Adesso, Dessran aveva sistemato il lungo tavolo con tre sedie da una parte, e un altro tavolo con una sedia a mo’ di cattedra. Si era procurato una lavagna, gessetti, e… una mela sulla “cattedra”!

Seduti su due delle sedie c’era un Valgarv immusonito e un beatamente appisolato Gourry.

-Ecco anche l’ultimo allievo! Adesso, il corso accellerato “come adempiere ai piacevoli doveri matrimoniali al meglio” può avere inizio!- sorrise Dessran, mentre Valgarv, con una gomitata, svegliava Gourry.

-Dess, questa ce la paghi. Passi per questo “corso”, ma perché proprio così presto?- mugugnò Valgarv.

-Perché al mattino presto la mente è più aperta e si impara meglio!-

-Non quando hai fatto tardi la notte prima. E non dire “ma” o “però”, caro il mio mazoku della lussuria: la tua stanza è vicino a quella mia e di Philia, quindi sai perché ho fatto tardi. - provò a protestare Valgarv.

Dessran, ignorandolo completamente, si era già sistemato dietro la cattedra, con tanto di bacchetta e cappello, e con un colpetto di bacchetta, aveva fatto animare il gesso, che aveva iniziato a tracciare schemi e disegni alla lavagna.

-Questo corso accellerato, che faccio a beneficio di voi tre, coniugati e quasi coniugati, è il sunto dell’esperienza di mille anni come demone della lussuria. Quindi, se volete fare davvero felici le vostre ragazze, statemi ad ascoltare… e badate che i vostri appunti non finiscano in giro…-

 

-Lina, hai visto Zel in giro?-

-No, Amelia. Ed è scomparso anche Gourry…-

Le due ragazze erano perplesse. Dove avrebbero potuto cacciarsi quei due, visto che avevano già controllato biblioteca, la zona degli allenamenti delle guardie di palazzo, le cucine, ovviamente le stanze da letto, e parte dei giardini?

-Beh, Amelia, non importa. In fondo, la sposa non deve vedere lo sposo fino al momento della cerimonia! Dai, andiamo, ci sono un sacco di cose da fare! -

-Veramente, avrei alcune ore libere… sai, pensavo di farmi un bel bagno caldo rilassate… vieni con me?-

Lina parve pensierosa per un attimo: aveva un forte complesso della “tetta piccola”, e fare il bagno con Amelia non aiutava di certo.

Alla fine, però, cedette. -Va bene… pensi che qualcuno farà storie se porto quest’ometto con noi?- chiese, cambiando il braccio con cui teneva Rikol.

-Non credo… quanto è carino! Più lo guardo e più lo trovo adorabile! Vorei che un giorno anche Zel e io avessimo dei bambini così belli!-

-Già, è bellissimo…- Il volto di Lina quasi trasfigurò mentre guardava Rikol. Apparentemente non cambiava nulla, ma si poteva, a uno sguardo più attento e sensibile, notare un certo scintillio di orgoglio negli occhi, mentre i lineamenti si addolcivano in un sorriso docissimo.

Nelle vasche di acqua bollente che costituivano le terme artificiali del palazzo, ad uso esclusivo della famiglia reale e dei loro ospiti, Lina e Amelia furono raggiunte da Naga, da Philia, da Luna e da Silphiel, mandate a invitare da un galoppino.

-Waaaa…. Come si sta bene…- Philia si immerse quanto più possibile nell’acqua calda.

Avvolte negli asciugamani ricamati con lo stemma reale, le ragazze si stavano beatamente rilassando. Era la queiete prima della gioiosa tempesta dell’indomani. Tra una manciata di ore sarebbe cominicata la vera frenesia. Ma per il momento, gli unici a dannarsi di lavoro erano i servitori. Loro, la sposa e le invitate, potevano rilassarsi.

 

-Gourry! Dove eri finito?- All’ora di pranzo, Lina riuscì a vedere Gourry.

-Ah? Eheheh… Dessran ha insistito per tenere un corso a me, a Valgarv e a Zelgadiss…-

-Un corso? E di cosa?- Lina era curiosa. Molto curiosa.

Gourry si chinò su di lei, baciandola sulla punta del naso.

-Te lo dico stasera, ok?- poi le prese dalle braccia Rikol, che gorgheggiava per essere preso in braccio dal padre.

-Eccolo qui il mio ometto! Oh, ma sei cresciuto ancora! Eheh con tutto quello che mangi, come la tua mamma…-

-Ti ricordo Gourry che non sono l’unica in famiglia ad essere una buona forchetta…- fece Lina con un mezzo sorrisino.

-Eh già… senti, sai cosa c’è di pranzo?-

-No. Andiamo a vedere?-

-Andiamo!-

Stranamente senza correre, forse perché Lina portava in braccio Rikol, e Gourry per cortesia nei suoi confronti, si avviarono a passo spedito verso la sala da pranzo, dove c’erano già ad aspettarli diversi altri amici.

Nel pomeriggio, Dessran “sequestrò” Valgarv, Gourry e Zelgadiss per lezione numero due. I tre furono molto meno recalcitranti, stavolta… e le ragazze morivano dalla curiosità. Cercarono di spremere Naga che, come amante di Dessran, forse ne sapeva di più. Ma la mora era all’oscuro dell’attività del mazoku, così le ragazze dovettero aspettare fino a sera.

 

-Dai, Dess, dimmelo!-

-Mmmm… e perché dovrei, Naga-chan? Non sono cose che ti interessano direttamente… piuttosto, sono cose che faranno piacere alla tua sorellina. -

-ARGH! Se non me lo dici subito…-

Naga era a cavalcioni sul petto di Dessran, sul letto. Il ragazzo se la stava godendo un mondo a stuzzicare Naga… soprattutto per il bello spettacolo del “balcone”, di cui aveva un’ottima prospettiva.

Le circondò la vita con le braccia.

-Se non te lo dico subito, cosa mi fai?- le chiese malizioso, gli occhi socchiusi. Non gli piaceva usare il suo potere su di lei: era più divertente, e dava più soddisfazione, conquistarla sera per sera, come un comune mortale.

-Se non me lo dici…- Naga si chinò su di lui, sfiorandone le labbra con le sue. Dessran poteva sentirne l’alito caldo e sensuale sulle labbra e sul volto, mentre il bacino di lei scivolava più in giù, sopra il suo. Chiuse gli occhi, assaporando quelle sensazioni deliziose…

-O____o!!! AAAARGGHHH!!!! Ahahahahahah…NAGA NOOOO!!!! *giggle* TUTTO MA IL SOLLETICO NO!!! TI PREGOOOOOOAAHAHAHAHAHHAHAHAHAHA! ,>_____<, -

-Dimmelodimmelodimmelo!!! Dess, o mi dici cosa avete fatto oggi, o non la smetto più!!!-

Stringendo Dessran sulle anche con le gambe, immobilizzandolo, Naga lo stava vergognosamente solleticando a morte!

Naturalmente, Dessran avrebbe anche potuto teletrasportarsi via… solo che, impegnato a dirvincolarsi dal ridere, non gli venne in mente!

Alla fine, se ne ricordò, e un attimo dopo Naga si ritrovò il vuoto sotto di lei, mentre un paio di familiari braccia nude la stringevano da dietro.

-Bloccata, Naga-chan!- sogghignò Dessran, baciandola poi nell’incavo del collo. Naga rabbrividì di piacere: Dessran riusciva a rendere eccitante il più semplice dei gesti.

-Uffa, però, non è giusto! Tu puoi teletrasportarti!-

-Già… io sono ingiusto, tesoro… ma se proprio ci tieni, ti dirò cosa ho insegnato ai ragazzi oggi pomeriggio…- le sussurrò all’orecchio.

-Che cosa?-

-Beh, semplicemente la teoria approfondita di tutta la pratica che facciamo…-

Naga scoppiò a ridere.

-Beh? Che bisogno c’era di tenerlo segreto?- gli chiele poi lei.

-Oh, ho pensato che per Lina e per Philia sarà una novità molto gradita, le nuove conoscenze dei loro maritini… e per Amelia… perché togliere il merito a Zelgadiss?-

Naga sbuffò una risatina, prima di rilassarsi tra le braccia di Dessran.

 

Sulla porta della camera di Amelia, la principessa e il suo fidanzato si stavano dando la buonanotte.

-Stanotte non dormirò per l’emozione…-

-E invece devi: devi riposare, per mantenerti sempre bella come sei ora!-

-Tanto lo so che neanche tu riuscirai a dormire, Zel!-

-^__^ Già… ma va’ a letto ugualmente, Amelia. Prima che la tua cameriera ti afferri e ti porti a nanna con la forza!-

-Zel, non sono una bambina!-

-Lo so. Ma voglio che la mia bellissima Amelia sia fresca e riposata, domattina!- e con un ultimo bacio sulle labbra, Zelgadiss le chiuse la porta, allontanandosi poi verso la sua stanza. Ad Amelia non rimase altro da fare che andare a letto, togliendosi la leggera vestaglia di seta.

Sotto le coperte leggere, stringendo il gigantesco peluches a forma di orso che Zelgadiss le aveva regalato al luna park, Amelia sospirò serena. Chissà se tutte le spose si sentono così eccitate la sera prima del matrimonio? Si chiese. Poi, pensano a Zelgadiss, si addormentò col sorriso sulle labbra.

 

E finalmente, il giorno del matrimonio era arrivato.

Era una bellissima giornata di settembre, l’aria era dolce e dorata in quel modo che può esserlo solo nelle giornate più belle dei mesi di settembre più belli.

L’intera città era addobbata di festoni, e capannelli di gente si riunivano agli angoli delle strade a parlare del matrimonio reale.

Nelle taverne, si brindava alla salute della principessa e del suo sposo, e ogni ragazza parlava del meraviglioso abito della sposa che, chissà perché, variava di descrizione in descrizione. Un unico punto in comune: la sposa e lo sposo erano bellissimi.

Al palazzo, la servitù era al lavoro dall’alba.

Alle sette del mattino, la cameriera personale di Amelia era andata a svegliarla, anche se la principessa non aveva quasi chiuso occhio per tutta la notte per la felicità.

Circondata da uno stuolo di cameriere, Amelia veniva vestita, pettinata, acconciata e truccata.

Nei suoi grandi occhi blu, una scintillante felicità faceva sognare alle cameriere il momento in cui anche loro si sarebbero sposate.

Nella stanza di Zelgadiss, stanza che avrebbe lasciato quel giorno, avrebbe dormito nella stanza matrimoniale con Amelia da quella sera in poi, non c’era tanto fermento, ma solo uno sposo che camminava su e giù agitato.

Alla fine, Zelgadiss decise di uscire e andare in un salottino in cui s’era dato appuntamento con gli amici la sera prima, visto che, se continuava a restare lì, avrebbe consumato il tappeto a forza di camminarci avanti e indietro!

Così, anziché consumae il tappeto della camera, iniziò a consumare quello del salottino!

-Zel, calmati, mi fai girare la testa!- lo apostrofò Dessran.

In quello smoking nero lucido, il priest era quasi irriconoscibile. Elegantissimo, aveva però le sue note inconfondibili: piedi scalzi, coda e corna, e la massa di capelli assolutamente indomabili. Accanto a lui Naga, in un abito rosso molto aderente ed elegante, con una scollatura a v vertiginosa.

Su un divanetto, Gourry, in giacca, gilet e pantaloni azzurro chiaro, faceva “volare” Rikol, mentre Lina li guardava sorridendo, più bella che mai in quell’abito color turchese e acquamarina, che metteva ancora più in risalto la pelle chiara e i capelli fiammeggianti, raccolti in modo elegante da fermagli di perle. La stilista e le cameriere ci avevano lavorato parecchio, ma ne era valsa la pena: avevano trasformato la “ragazzina dal petto piatto” in una donna da far girare la testa.

Philia e Valgarv parlavano sommessamente, vicino alla finestra, e ogni tanto Philia ridacchiava. Probabilmente Valgarv le stava racontando qualcosa di divertente. La draghetta indossava un abito dalla gonna ampia color verde tenero, con sottili ricami e pizzi rosa. Rosa era il corpetto dallo scollo a cuore, mentre verdi erano le maniche ampie di stoffa leggera. Valgarv vestiva di verde chiaro e verde scuro, colore al quale i suoi capelli si intonavano benissimo ^^;;;

Spiccavano per la loro assenza Luna, Delgia, Martina e Zangulus. Li avrebbero raggiunti in chiesa, comunuqe.

-Non riesco a calmarmi, Dessran! Se mai ti sposerai, capirai il mio nervosismo…-

-Io mica ero così agitato quando ho sposato Lina. - commentò placido Gourry, passando Rykol, che era stanco, in braccio a Lina.

-Go, tu non avevi gli occhi di un intero stato puntati addosso… - Zel era arrivato alla fine del tappeto; si voltò e tornò indietro.

-Beh, è ora. - disse Silphiel, alzandosi. La sacerdotessa, in quell’abito semplice, color lavanda, pareva ancor più timida e fragile.

Zelgadiss annuì seccamente con la testa, avviandosi a passo spedito lungo il corridoio.

-Beh, meglio che ci affrettiamo. Non sta bene arrivare in ritardo, specie se si è i testimoni. - commentò Naga. Gli altri annuirono, poi tutti insieme si avviarono verso la cappella del palazzo.

La questione testimoni era stata spinosa: di solito erano parenti degli sposi, ma in questo caso c’era un po’ carenza. Naga faceva da testimone ad Amelia, ma ne occorrevano quattro. Così, Lina avrebbe fatto da testimone assieme a Naga. Gourry e Dessran sarebbero stati i testimoni per Zelgadiss, visto che il ragazzo non aveva parenti al mondo.

A Gourry era stato dato il compito di porgere le fedi. Avevano fatto molte prove, e Gourry era sicuro di non sbagliare. Cribbio, non si sarebbe sbagliato per nulla al mondo, al matrimonio del suoi miglior amico. Zelgadiss aveva fatto lo stesso, a suo tempo, per lui, quindi ora non poteva sbagliare!

 

Non so se l’ho detto, e sicuramente finora non sono comparsi, ma i sovrani di Zoana, dal giorno del loro matrimonio, si sono dati parecchi da fare, e hanno già tre bei marmochietti: un maschietto di cinque, una bimba di tre, e un neonato di un anno. Alla precedentre visita, non li avevano portati con sé, lasciandoli alle balie a Zoana. Ma stavolta se li erano portati dietro.

Un grosso gocciolone comparve sulla testa di Lina alla vista dei tre bimbi…

Il maschietto aveva un cappellaccio uguale spiccicato a quello del padre, con su una spilla di Zoalmelegustar. La bambina, al posto della bambola, aveva una versione di peluches di Zoalmelegustar. E sulla carrozzina del più piccolo, al posto dei soliti pendenti a forma di uccellino o stellina, al carillon c’erano… c’è da dirlo? ^^;;; tanti piccoli Zoalmelegustar colorati.

-Martina… ma siamo sicuri che crescerenno bene?- balbettò Lina che, nascosto il gocciolone, non si era accorta dei tanti goccioloni minori…

-Mh? Perché non dovrebbero crescere bene, Lina?- Martina prese in braccio la bimba. Che aveva i boccoli uguali alla madre, e un cerchietto con un mini Zoalmelegustar al centro del fiocco. Lina soffocò un conato.

-Mah, fa’ un po’ te…- borbottò, prima di allontanarsi, lasciando una Martina perplessa.

Lina dette Rikol in braccio a Gourry, chiedendogli di tenerlo il più lontano possibilie dai reali di Zoana e figli (poteva restare contagliato dal pessimo gusto di Martina! ^^;;;), mentre lei andava a cercare un cameriere per chiedere un po’ d’acqua…

 

 

La cappella era piena di fiori. Una profusione di fiori bianchi, rosa e color pastello, in magnifiche composizioni che profumavano l’aria.

 

*-ATCHU!!!!- Ilune si soffia il naso -Scusate, sono allergica al polline… gran bella roba, per un perito agrario che vive a duecento mentri dal’inizio della campagna, eh?- *

 

Gli ultimi ospiti stavano prendendo i loro posti. L’organo suonava a basso volume una melodia per riempire il silenzio e sovrastare il chicchiericcio dei presenti.

Nella seconda fila, Martina e Zanglus tubavano come piccioncini. Accanto all’amico, Vrumgun, con quella sua aria tranquilla, pareva ignorare il chiacciericcio intorno. Luna, con Delgia a fianco, guardava distrattamente le composizioni floreali. Quando arrivò Lina, ne approfittò per coccolare un pochino il nipotino, che, come tutti, trovava semplicemente adorabile.

Nelle file indietro, le ragazze e le donne, tutte rigorosamente dell’alta nobiltà di Saillune e dintorni, chiacchieravano e cicalavano dello sposo, dell’abito della sposa, e di tutto quanto concerneva il matrimonio imminente…

-… è una chimera… corpo di pietra… è affascinate… intelligente, è spesso nella biblioteca… papà ci ha parlato un paio di volte… sa tutto!…principessa è fortunata… innamoratissimo…-

-…un velo di venti metri…seta e diamanti… la cameriera dice che è bellissima…-

-…ha invitato degli amici non nobili… la grande maga Lina Inverse… il Santo Cavaliere di Cephied… ma un mazoku… il fidanzato della principessa Gracia… la vestale dei Draghi dorati… -

… compresi gli amici più stretti degli sposi.

Zelgadiss fece di tutto per entrare inosservato, dalla porta posteriore. In effetti, ci riuscì, e molte ragazze trattennero a stento piccole esclamazioni di sorpresa nel vederlo.

In quell’abito grigio perla, perfettamente intonato ai capelli, appariva elegante come pochi. Esaltava il portamento fiero di Zelgadiss, mettendo in evidenza il fisico asciutto, muscoloso e armonioso. Giocherellava col nodo della cravatta, apparendo deliziosamente imbarazzato. Molte ragazze desideravano essere al posto della principessa: pelle di pietra o meno, era BELLISSIMO, e i loro mormorii ammirati giungevano fino alle orecchie sensibili di Zel, che arrossì ancora di più.

Zelgadiss fissava con impazienza la porta della cappella, ornata di fiori in tal modo che pareva che le colonne stesse avessero messo foglie e fiori e frutti.

Il sacerdote era già arrivato, e guardava diverto Zelgadiss. Non aveva mai visto uno sposo perfettamente calmo. Questo se la cava bene, pensava, ma si vede che freme nell’attesa della sua donna.

Finalmente, la luce dorata che entrava dala porta fu oscurata dalla massiccia, gioviale sagoma di Philione, e un istante dopo da quella più minuta, avvolta nei veli, di Amelia.

Se Zelgadiss aveva fatto sospirare ogni femmina presente, Amelia fece trattenere il respiro da quanto era bella.

La musica che scendeva dall’organo, sopra la porta della cappella, diede l’impressione che l’arrivo di Amelia avesse richiamato un coro celeste a suonare per il suo ingresso.

Amelia sentiva il suo cuore aumetare i battiti, come il frullare delle ali di un uccellino, nel petto, chiuso nel corpino di damasco di seta riccamente ricamata d’oro e di minuscole, scintillanti gemme. La lunga gonna ricca di pizzi delicati, un attimo prima così pesante, le parve diventata leggera come una nuvola mentre, al braccio di suo padre, percorreva la navata, verso Zelgadiss. Sentiva gli occhi riempirsi di lacrime, e non erano certo causate dai capelli troppo tirati nell’acconciatura attorno alla sottile, elegante tiara in capo, né al velo che le solleticava il lungo collo nudo e le guance.

Dopo quei passi che le parvero lunghissimi e insieme brevi come un soffio, Amelia vide come in sogno suo padre che porgeva la sua mano a Zelgadiss… la mano forte, ma al contempo così delicata!, di Zel chiudersi sulla sua, mentre la conduceva negli ultimi passi che la separavano dall’altare…

 

Era come un sogno. Zelgadiss si muoveva come in un sogno meraviglioso. Amelia, accanto a lui, era bella come neanche il più meraviglioso dei sogni poteva essere. 

La cerimonia, la musica, il profumo inebriante dei fiori… le parole del celebrante…

-… e prenderla in tua sposa, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finchè morte non vi separi?-

-Si…si, lo voglio!-

 

Amelia sentiva la stretta di Zelgadiss sulla sua mano, e quasi non sentiva le parole del celebrante.

Adesso capiva perché si diceva che quello fosse il momento più bello della vita di una ragazza…

-…in tuo sposo, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finchè morte non vi separi?- recitava il celebrante.

-Si… lo voglio!-

-Potete scambiarvi gli anelli. - il celebrante fece un cenno a Gourry, che avanzò con il piccolo cuscino di seta in mano, con adagiate sopra le due fedi. Gourry fece molta attenzione. Sapeva che il gradino in quel punto era consunto e sdrucciorevole… evitato! E sapeva anche che lì il tappeto rosso faceva una insidiosa piega… evitata! Orgoglioso di sé, porse alla coppia il cuscino con gli anelli.

Zelgadis prese la sottile fede d’oro, incastonata di tre purissimi diamanti bianchi dal taglio a cuore, e la infilò all’anulare sinistro di Amelia. Rappresentava il suo amore per Amelia, nel passato, nel presente, e nel futuro, puro e inattaccabile come quei diamanti.

Amelia sorrise, poi prese la fede per Zelgadiss. Anche questa era d’oro, con incastonati tre piccoli diamanti. Era, ovviamente, più sobria, ma il significato era lo stesso.

 

Lina sorrise: anche lei aveva un’anello simile a quello di Amelia, e uno simile a quello di Zelgadiss ornava l’anulare sinistro di Gourry. Era una tradizione lyzelliana, ma Amelia l’aveva trovata deliziosa, e aveva voluto che le loro fedi nuziali fossero così.

 

E infine, la frase del celebrante.

-Io vi dichiaro marito e moglie. -

Zelgadiss guardò Amelia, stringendole la mando destra nella sua sinistra. Con l’altra mano, le sollevò il velo, chinandosi su di lei, in un bacio lungo e profondo, che Amelia ricambiò con docezza.

Staccandosi a malincuore, Zelgadiss le porse il braccio, mentre percorrevano la navata, ora come marito e moglie, accolti da una pioggia di petali nella cappella, e da un’altra di riso fuori!

Ridendo, sotto quella pioggia di riso che faceva loro il solletico, Zelgadiss prese in braccio Amelia, portandola sulla carrozza reale che li avrebbe condotti per le vie di Saillune, dove il popolo avrebbe potuto vedere e festeggiare la nuova coppia reale.

 

Dall’ampia piazza dinnanzi alla cappella del palazzo reale, Lina lanciò in aria l’ultima manciata di petali e riso.

-… e vissero per sempre felici e contenti!- esclamò -Come nelle favole! Del resto, s’è mai visto un principe più azzurro, e una principessa più bella?- 

-Già, proprio come in una bella favola. - annuì Gourry -Come si dice in questi casi?- si grattò la testa, cercando di ricordare la frase con cui la nonna concludeva sempre le belle favole…

 

Ilune: beh, se Gourry non la ricorda, la dico io!

 

Larga la foglia

Stetta la via

Dite la vostra   

Ch’io ho detto la mia!

 

The End

 

-^__^ Piaciuta? Mi spiace aver tardato tanto con l’ultimo capitolo, ma gli esami universitari incombono, e la vostra povera mezz’elfa si ritrova con una mammina che le alita fuoco sul collo se non studia!

Per la gioia dei miei lettori…-

-Seee, ma dove?-

-TACI Dess! Dicevo, per la gioia dei miei lettori, la storia non finisce qui. Ci saranno brevi pezzi autoconclusivi che si inseriranno in questa linea cronologia, e poi due lunghe storie di ampio respiro. Restate sintonizzati!-

 

Ombra e acque fresche

Ilune Willowleaf

 

 

  
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