Cap.IV - Zenith of power - tutto è bene quel che finisce bene… o almeno, così si dice!
Una
corte reale, di solito, ha sempre un certo viavai di sottofondo. Ma quando a
corte fervono i preparativi per un matrimonio reale, beh, allora il movimento è
un meccanismo complessissimo e delicatissimo, dove sembra che a ogni istante
ogni cosa debba andare a rotoli.
Per
prima cosa, le decorazioni. Occorre chiamare gli stilisti specializzati in
arredi, scegliere e approvare, tra i vari porgetti che presentano, quello meno
folle e più consono a un matrimonio. Poi lo stilista per gli abiti. Per fortuna
aveva già preparato diversi bozzetti e campioni di tessuto. La scelta
dell’abito per Zelgadiss non portò via più di una mezza giornata. Amelia rimase
indecisa tra diversi modelli per tre giorni.
Infine,
convocò tutte le amiche (cioè Lina, Naga, Philia e Silphiel, e, dopo qualche
esitazione, anche Martina), finché, dopo un esasperante summit contornato di
una marea di the e una di quantità industriale di biscotti, non si giunse a una
decisione, e a una scelta. Per prima cosa, fu chiesto a Martina e a Naga quali
preferissero. Poi quei bozzetti furono immediatamente scartati, e ci si
concentrò sugli altri (^__^;;;;;;), dopo che le due se ne furono andate offese
sbattendo la porta e minacciando orrende ritorsioni.
Poi
c’erano gli inviti da mandare.
E
naturalmente occorreva mandarli in grande stile: non capita mica tutti i giorni
che la principessa erede al trono si sposi!
Un
bel mattino, uno strano tipo con degli occhiali spessi come fondi di bottiglia
si presentò a palazzo, portando una nuova invenzione meccanica, che intendeva
offrire agli sposi come corriere per recapitare gli inviti.
Le
guardie non lo avrebbero nemmeno fatto passare, ma Zelgadiss e Amelia, che
cercavano di filarsela quatti quatti alla chetichella per girare un po’ in
incognito, lo notarono, e decisero di dare un’occhiata alla sua invenzione. Lo
fecero quindi condurre nello studio di Amelia.
-Bene,
fostra Maeftà, questa mia nuofa infenzione rivoluzionerà tutto il fiftema delle
confegne. Bafta meffaggi che si smarrifcono per incidenti agli uccelli! Bafta
piccioni che non recapitano meffaggi perché fi fanno mangiare per ftrada! Ecco
il nuovo To.Ga.I!!!- levò il telo dall’oggetto.
Zelgadiss
guardò perplesso l’aggeggio. Pareva un incrocio tra un pollo grassottello con
un becco da papera e una palla coperta di pece buttata in un barile di piume.
-Togai?-
fece dubbiosa Amelia.
-Totalmente
Garantito in ambito Internazionale! Ecco, fedete, maeftà, si lega il messaggio
alla zampa, come coi fecchi piccioni. Poi lo fi porta alla fineftra, lo fi
lancia, e…-
Con
alcuni sonori “togai togai togaaaaii”, il singolare pennuto meccanico si alzò
in volo, percorse traballando alcune decine di metri, sempre starnazzando
“togaaaaaii”…
*SPLACT*
… e
si spiaccicò contro la parete della torre di fronte, con gran caduta di molle
allentate, rotelle e rotelline e piume varie…
*gocciolina
di Amelia e Zelgadiss*
*gocciolona
del “profeffore”*
-Emh…-
-Guarda,
bravuomo, forse è meglio se riprendi a lavorarci sopra…- fece Zelgadiss
comprensivo (ma con uno strano tic alla bocca che indicava chiaramente che
stava per sbottare a ridere. Amelia non si tratteneva meglio, e di tanto in
tanto le scappava una risatina).
Morale:
da quel giorno, “togai”, tra Amelia e Zelgadiss, indica qualcosa di
assolutamente ridicolo e inutile… ^__^;;;
***
okkei, il togai-uccello-starnazzante è un’idea malata che ci è venuta fuori, a
me e al mio ragazzo, un po’ di tempo fa. E da allora, col togai ci ridiamo
tanto da farmi venire il singhiozzo. Togaaaaaaaiiiii a tutti!***
-Allora,
per i messaggi di invito alla festa di addio al celinubilato, come li mandiamo?
Col solito messaggero non mi piace, è noioooso…- sbuffò Amelia. Zelgadiss la
guardò stupito: sapeva che Amelia non amava troppo il protocollo reale, ma
evidentemente l’atmosfera carica e caotica dei preparativi per le nozze doveva
aver giocato brutti tiri ai suoi gusti!
Ci
pensò un attimo…
E
gli venne in mente un vecchio incantesimo che usava da bambino per scambiare
messaggi coi suoi amici…
Sogghignò
-Ho un’idea… Amelia, tu sai fare gli alianti di carta?-
Lina
se ne stava seduta in veranda, col
piccolo Rikol in braccio. Era diventata mamma da circa cinque mesi, e la cosa
cominciava a piacerle. Certo, per un po’ non avrebbe potuto andare a far
saltare in aria i briganti, ma era piacevole riposarsi, ogni tanto. Gourry era
adorabilmente dolce e gentile, anche più del solito. I suoi parenti erano
davvero simpatici. In particolare il vecchio nonno Raudy, che Lina aveva
conosciuto quando aveva compiuto, alcuni anni prima di incontrare Gourry, un
viaggio nel tempo. Lui l’aveva riconosciuta subito, non era cambiata molto,
disse.
A
Lina invece pareva il contrario. Non solo era cresciuta di diversi centimetri,
in quegli anni, ma la maternità aveva addolcito un po’ le curve (scarse) che
aveva, riempiendole i fianchi e il seno.
Rikol
si ciucciava il ditino, e Lina gli accarezzò la testolina, coperta di una fitta
peluria rosso-dorata. Il bimbo chiuse gli occhioni azzurri, e ben presto anche
Lina lo imitò…
*tic tic tic*
qualcosa
le dava fastidio
*tic tic tic*
qualcosa
che le punzecchiava la punta del naso.
Con
uno scatto nervoso, Lina afferrò l’inopportuna cosa, che si rivelò essere un
aereoplanino di carta.
Un
aereoplanino di carta che le punzecchiava ripetutamente il naso?
C’era
scritto “Per Lina-chan!”.
Sospettosa,
Lina fece una prova per rilevarne la magia. Stupita, scoprì che si trattava
della magia di Zelgadiss e di Amelia!
Silphiel
stava sfornando una torta. Era un po’ depressa: il rivedere Lina, con il
piccolo Rikol in braccio, alcuni giorni prima, da Amelia, non aveva fatto altro
che ricordarle che Gourry non aveva scelto lei, ma la rossa maga.
Una
volta, si piangeva addosso. Adesso aveva imparato a incanalare la depressione e
la tristezza in modo più costruttivo: faceva torte. Era una cosa gratificante
vedere farina, uova e altri ingredienti diventare qualcosa di buono e di unico
grazie alla sua abilità.
Solo
che a un certo punto aveva così tante torte che non sapeva più a chi darle
^_^;;;. Così era riuscita a contattare Philia e a chiederle se ne voleva
qualcuna per i tre golosoni che aveva in casa (Chi? Beh, ma Valgarv, Garv e
Dessran, no?). Stava anche pensando di aprire una pasticceria, in effetti…
La
draghetta era con Silphiel, quando due affari a reazione si insinuarono
nella finestra aperta, sfiorando la torta posta sul davanzale a raffreddare, infilandosi
tra i capelli delle due. C’era scritto “per Silph-chan” e “per Philia-chan e
Valgarv”.
C’era
solo una persona che poteva scrivere così…
Luna
stava pulendo il tavolo della cucina, quando entrò Delgia, uggiolante, con
qualcosa di profondamente piantato nel fondoschiena. Dopo diversi sforzi
congiunti dei due, riuscirono a estrarre l’aereoplanino. C’era scritto “Per
Luna e Delgia ‘Spot’”…
Nelle
campagne del nuovo continente, in un pascolo, un uomo volpe si becca nell’unico
occhio rimasto un aereoplanino di carta a reazione…
(scena uguale per ognuno degli aereoplanini suddetti, quando venivano aperti e letti)
*piccolo
scoppio con coriandoli assortiti. Suono di trombette.*
Un
piccolo ologramma di Amelia in SD si alza dal foglio. Uno Zelgadiss SD dietro
fa ciao con la manina.
-Siete
tutti invitati alla nostra festa di addio al celinubilato! Sabato sera, alle
sette, a Palazzo, a Saillune! Dessran si è offerto di fare il giro e passare a
prendere chi non si sa teletrasportare!-
*peeeee*
minitrombetta. L’ologramma svanisce.
Occhi
a palla per chiunque abbia aperto/visto/sentito il messaggio.
Zelgadiss
si stava controllando allo specchio. Quegli abiti di seta e lino cadevano
perfettamente sul suo corpo, i sarti di corte erano davvero bravi, e lo stile
sobrio metteva in evidenza la bellezza seria del suo volto. O almeno, così
diceva Amelia. Con il mezzo sorriso che ormai era per lui un’abitudine quando
pensava alla ragazza, Zelgadiss sistemò una piega sul ginocchio, e si voltò
verso la porta. Philionel doveva ricevere a giorni un ambasciatore proveniente
da oltre la barriera, e, non conoscendo bene usi e costumi di quelle terre,
aveva richiesto la sua consulenza, visto che Zelgadiss vi era stato di recente.
D’improvviso,
sentì tutto il mondo girare attorno a lui, mentre l’aria nei polmoni divenne
intollerabilmente calda. Fu un attimo, poi tutto tornò stabile, e l’aria non
era più calda di quella estiva che entrava dalla finestra aperta. Ma Zelgadiss
rimase diversi secondi in ginocchio a terra, lì dove era caduto.
Cos’è
stato?, si chiese, con un brivido, cos’era quella vertigine?
Faticosamente
si rialzò in piedi, poggiando la mano sul comò lì vicino, come a temere che un
simile capogiro poterre ricoglierlo.
-Zel?
Sei pronto? Dai, papà ci sta aspettando!- lo chiamò Amelia dal vano della
porta.
-S…si,
arrivo. - sorrise, poi raggiunse la fidanzata. Le dita di Amelia si insinuarono
tra le sue, prendendolo per mano.
Il
capogiro passò via dalla mente di Zelgadiss, impegnato nello spiegare a
Philionel il complesso protocollo della corte berbera cui era stato inviato un
emissario, i loro usi e i loro tabù.
Per
il giorno dopo, era stata organizzata la festa di addio al celinubilato (al
celibato e al nubilato… ma insieme!), ed erano arrivati un po’ tutti gli amici
dei “festeggati”, e anche quelli che, una volta, proprio amicissimi non erano,
ma che ormai, a distanza di qualche anno, avevano (più o meno) lasciato i
rancori alle spalle.
Così,
nella sala preparata per la festa, c’erano, oltre a Lina, e a Gourry, a
Silphiel, a Philia, anche Valgarv, e naturalmente Dessran, Luna, e Delgia,
Martina e Zangulus; fece la sua comparsa anche Vrumgum, che si era insediato
alla corte reale dell’amico come mago di corte. C’erano persino Jiras e
Gourabos… Insomma, la compagnia al gran completo.
Mancava
soltanto uno, che, come nella storia della bella Addormentata, ci si era ben
guardati dall’invitare, ma venne a rompere le scatole lo stesso…
-VIA
DI QUI, NAMAGOMIIIIII!!!!!-
Quando
Philia si fu premunita di rispedire l’inopportuno Xelloss alla provenienza,
mediante una delle sue *ahem* dolci e delicate mazzate, la festa potè
continuare senza intoppi.
Fu
una festa davvero memorabile: dopo che i deliziosi manicaretti sul buffet
furono spazzolati via, Amelia tirò fuori una luuuunga lista di giochi di
società…
-Ragazzi!
Facciamo qualche gioco divertente!- propose, entusiasta.
Il
primo della lista era…
LA
MACARENA!
*eeehhhh
macarena!*
A
essa seguirono…
Il
ballo del pinguino! (-Chi mi sta toccando il sedere? è__é …Ah, sei tu, Zanglus
caro ^__^…- Martina isterichina ^^;;;)
E... l’Hully Gully! (Svlam! Scivolone di
Silphiel)
Dopo
una mezz’ora di balli di gruppo, conditi di scivoloni, e risate, si decise di
passare a qualcosa di più calmo…
Il
KARAOKE!
Martina
provò a cantare, anche se il solo che la applaudì fu Zangulus (l’amore rende
ciechi… e sordi!), e Vrumgum per amor di pace in casa (in effetti, Martina
aveva fatto più stecche che note intonate… ^_^).
Amelia
trascinò Lina a cantare (-Come, ancora! No, ti prego, Amelia, tutto ma non
quella!-)… Otome no Inori! Poi però fu il turno di Zelgadiss, salvato in
extremis da Gourry e Dessran, inseme ai quali cantò discretamente un canto
tradizonale Lyzeliano. Poi Naga si impossessò del microfono…
-Honky, honky, nananaaa…-
Dessran
fu spinto da Valgarv quasi a calci a portarla a prendere una boccata d’aria...
per farla smettere di cantare! ^_^
Poi,
per rifarsi le orecchie, chiese a Philia di cantare…
Dopo
che tutti si furono dichiarati stufi di cantare, venne fuori un grosso
cavalletto, dei pennarelli, e una serie di bigliettini con parole da far
indovinare… ^_^
Poi
fu la volta del gioco dei mimi e, per i più contorsionisti, il twist,
quell’assurdo gioco in cui mettere mani e piedi sui pallini colorati del
tappeto! Per prime si cimentarono Naga e Amelia… finendo intrecciate e
annodate!
Mentre
le due cercavano di sciogliersi, ci provò Dessran, finché Valgarv lo “buttò
fuori”, protestando che Dess poteva contorcersi come voleva, visto che poteva
modificare a piacere il suo corpo! Ridendo, il mazoku si portò fuori in
terrazza Naga, e per una mezz’ora nessuno li vide più… in compenso, dal
terrazzino venivano certi suoni umidicci…
Valgarv
volle provarci con Philia… peccato che alla quarta mossa la draghetta gli franò
addosso! Decisero, anche per il bene del pavimento (che scricchiolava in modo
inquietante ^_^;;; sono due draghi, il peso è quello che è!) di lasciare il
posto a qualcun altro…
Mattina.
La festa si era protratta fino alle prime luci dell’alba, quando anche gli
ultimi erano crollati addormentati sui divani.
Seduto
di traverso su un divano, con Philia appoggiata al suo torace che dormiva
beata, Valgarv osservò divertito la scena…
In
un angolino, Dessran e Naga, ubriachi fradici, che russavano di brutto.
Accidenti, un paio di bottiglie di vino ed erano partiti. Scosse la testa:
Dessran si sarebbe ritrovato con un mal di testa atroce. L’unico mazoku al
mondo a soffrire di postumi di sbronza come qualsialsi mortale.
Jiras
e Gourabos erano un mucchio informe sotto una tenda mezza tirata giù. La coda
pelosa dell’uomo-volpe solleticava il gigantesco uomo lucertola, che
ridacchiava nel sonno per il solletico.
Su
un divano accostato alla parete, Zelgadiss e Amelia dormivano l’una tra le
braccia dell’altro.
“Tutti
a coppie, stasera… beh, tranne Silphiel, e quell’amico di… come cavoli si
chiama il tizio col cappellaccio? Ah, si, Zanglus. Il re di Zoana. Che tipi
assurdi, tra lui e Martina… adorare quel… coso… Zoalmelegustar, credo…”
sogghignò il demone-drago. Si strinse nelle spalle. A Saillune non c’erano
pericoli, era al sicuro quasi come al Maryuu-ou Castle. Stringendo a sé Philia,
appoggiò la guancia ai capelli biondissimi della ragazza, e si addormentò anche
lui.
Zelgadiss
salutò i “sovrani di Zoana”, cioè quei casinari di Martina e Zangulus, che
partivano in carrozza. Non sarebbero tornati che per il matrimonio, tra due
mesi, i primi di settembre. Anche se non facevano molto, il regno da governare
lo avevano, e il giorno dopo la festa (ommeglio, il giorno dopo il mattino in
cui è finita la festa) erano dovuti ripartire. Con uno stanco cenno della mano,
anche Amelia salutò i due, per poi appoggiarsi a Zel.
-Soooooonnoooooo…-
@__@ Amelia appariva davvero stanca. Le borse che aveva sotto gli occhi avevano
le borse!
-Anche
io… dobbiamo ancora smaltire tutta la stanchezza dell’altra sera. - rispose
Zelgadiss, passandole una mano attorno alla vita -Ma temo che tu abbia i tuoi
impegni ufficiali… o vuoi saltare tutto e andare a fare un pisolino?-
-Pisolino,
Zel. O rischio di addormentarmi sui plichi che dovrei esaminare. -
Zelgadiss
sorrise -Bene!- la tirò su in braccio -E prima che arrivi qualche ministro
impiccione, ti porto in diretta a nanna! ^__^ - alzandosi in levitazione e
entrando da una delle finestre spalancate dei piani superiori, uscendo da
un’altra e prendendo le più fantasiose scorciatoie per arrivare alla camera di
Amelia.
Arrivarono
in un lampo, e Zelgadiss adagiò Amelia sul letto, già rifatto dalle zelanti
cameriere.
Trattenendolo
per una manica, Amelia chiese a Zelgadiss, con occhioni da stellati, -Fai pisolino
con meee?-
*gocciolina
di Zelgadiss*
-Amelia,
fa caldo…-___-;;;-
-Zelgadiss,
casta un incantesimo rinfrescante ^____^ -
Vuoi
che ti vuoi, Amelia l’ebbe vinta: pisolino con Zelgadiss nella camera
rinfrescata da un Gray Buster modificato, al fresco e al comodo!
Zelgadiss
non riusciva però ad addormentarsi, malgrado il sonno: un forte mal di testa
non gli dava requie, era come se un’orda di piccoli nani armati di martelli e
picconi avesse deciso di uscire dalla sua testa aprendosi varchi attraverso
tempie e fronte…
Un
mal di testa simile lo colse spesso nei giorni del mese sucessivo, accompagnato
da giramenti sempre più forti e senso di soffocamento. Ma Zelgadiss non ne fece
parola con nessuno, autoconvincendosi che non erano altro che il risultato
dello stress, e dell’estate particolarmente calda…
“Eppure
c’era qualcosa di strano…” pensava, quella notte, sdraiato nel suo letto. Quel
giorno il mal di testa era stato forte, e costante, per diverse ore,
accompagnato a capogiri. Decise che il giorno dopo ne avrebbe parlato con
Silphiel, date le sue grandi doti di guaritrice.
Una
lama di tremula luce si disegnò sul pavimento, mentre qualcuno socchiudeva la
porta.
-Zel?
Posso dormire con te?-
-…Amelia?-
Zelgadiss era incredulo. Che ci faceva Amelia nel cuore della notte fuori delle
sue stanze?
-Dai,
non ho voglia di dormire da sola…- reggendo la candela con una mano e la
leggerissima vestaglia con l’altra, Amelia richiuse con un colpetto del piede
la porta.
-Non
credo che sia una buona idea…-
-Dai,
la tua stanza è così fresca! La mia sembra un forno!- la principessa si allungò
verso Zelgadiss, baciandolo sulle labbra.
-Mai
sentito parlare di incantesimi refrigerani? Gray Buster?- fece lui scherzoso.
-Si,
e so che tu ne hai applicato uno suoi muri di questa stanza. - si era già
seduta sul letto.
-Immagino
che dire di no sarebbe inutile, vero?- sospirò Zelgadiss.
Amelia
annuì.
-Guarda
che qui non siamo in una locanda, sconosciuti ai gestori. Dovresti saperlo
meglio di me che poi la servitù chiacchiera…-
-Oh,
tu non ti preoccupare. Le cameriere non diranno una parola. - strizzò l’occhio
con aria complice -Trovano tutto ciò deliziosamente romantico!-
Zelgadiss
sorrise; poi, senza una parola, la strinse a sé.
-E
va bene…- sospirò.
Amelia
si accoccolò tutta soddisfatta accanto a lui. Dal letto si vedeva, attraverso
la finestra, un’ampia porzione di cielo stellato, e il frinire dei grilli
riempiva l’aria. Sotto le dita, accanto al suo corpo, poteva sentire quello di
Zelgadiss rilassarsi, il petto abbassarsi e alzarsi nel ritmico movimento del
respiro.
Si
misero a chiacchierare, sottovoce, della giornata appena trascorsa, di quelle
precedenti, e del futuro. Da quello immediato, la festa di addio al
celinubilato e di tutti gli episodi divertenti che si erano verificati, del
matrimonio, e poi Amelia cominciò a fantasticare su eventuali figli, mentre
Zelgadiss la ascoltava in divertito silenzio.
A
un certo punto, però, come una corda che si tende all’improvviso, Amelia sentì
il corpo del ragazzo irrigidirsi e tendersi all’indietro, le mani che si
staccavano da lei. Con una scossa di terribile angoscia, Amelia potè vedere
Zelgadiss portarsi le mani alla testa, digrignando i denti e serrando la bocca
come nel tentativo di urlare…
-Zel!
ZEL! Ommioddio, Zelgadiss, che hai?! Zel, rispondi!- colta da un’improvviso
panico, Amelia cercò di staccare le mani di Zelgadiss dalla testa, che
stringeva come intenzionato ad aprirla per far fuoriuscire quel dolore
tremendo…
Dolore, dolore intenso come scie di fuoco dietro gli occhi, e il rosso… tanto rosso… non sentiva così male, non vedeva così rosso da… da quanto? Mai, mai aveva sentito tanto male… tutto rosso… piccole scariche elettriche dietro gli occhi e nella bocca, il sapore acro della bile e quello metallico del sangue… e come tante picconate all’interno delle tempie, e come un cerchio che stringeva tutta la testa, una morsa implacabile…
Poi
l’oscurità… benedetta oscurità, sonno, assenza del dolore lancinante…
Amelia,
terrorizzata dagli spasmi di Zelgadiss, dal sangue che gli fuoriusciva dalla
bocca, forse si era morso la lingua in quei suoi improvvisi spasmi, aveva
castato un recovery, poi un’incantesimo di sonno, e un altro recovery.
Adesso,
alla vista del corpo di Zelgadiss, piombato in un profondo torpore magico, il
dolore inciso nei tratti del viso ancora profondamente contratti, era divisa
tra l’impulso di andare a cercare aiuto, e la volontà di restare al suo fianco.
Alla
fine, decise per una via di mezzo. Si alzò e, riuscendo a malapena a staccare
lo sguardo preoccupato dal corpo esanime di Zelgadiss, si fiondò in corridoio,
iniziano a martellare contro la prima porta che le capitò a tiro, cioè quella
di Lina e Gourry.
Un
acuto strillo infantile annunciò che qualcuno si era svegliato, e quel qualcuno
era il piccolo Rikol. Dieci secondi più tardi, un’inferocita Lina, con in
braccio lo strillante pargolo, e seguita da un’assonnato Gourry, aprì la porta,
con l’aria di voler divorare chiunque avesse destato il bimbo e interrotto il
sonno dei due genitori…
Tutta
la ferocia sparì immediatamente dai lineamenti della rossa, alla vista del viso
in lacrime di Amelia…
-Amelia?
Che succede? Che hai, perché piangi?-
-Lina!
E’ Zel! Zel sta male! Ti prego, vieni in fretta!- afferrò per una manica del
pigiama l’amica, trascinandola quasi verso la stanza di Zel. Lina capì
all’istante che la cosa era seria.
-Gourry,
prendi Rikol, - gli passò il bimbo, che aveva smesso di piangere a
squarciagola, e si succhiava il ditino con aria offesa e assonnata -chiama
Silphiel e Philia! Se Zel sta male, abbiamo bisogno delle migliori guaritrici!-
-Vado!-
Tenendo con mano esperta il figlio in braccio, Gourry si precipitò nelle camere
adiacenti, bussando violentemente.
Intanto,
Amelia aveva già trascinato Lina nella stanza di Zelgadiss, spiegandole in modo
piuttosto disordinato cosa era successo.
-…
ed eravamo insieme, stavamo parlando, cioè, io parlavo e Zel mi stava
ascoltando, quando a un tratto ha inarcato la schiena, e gemeva, e sputava
sangue e digrignava i denti, eh… oh, Lina! Ho avuto tanta pauraaa!!!!- Amelia
si mise a piangere, aggrappata al pigiama dell’amica. Lina cercò di
rassicurarla, ma la vista delle condizioni di Zelgadiss, nonché il racconto
slegato di Amelia, non erano dei più rassicuranti.
In
quel momento entrarono Gourry, seguito da Silphiel, Philia, e Valgarv. Dessran
e Naga chiudevano la fila (si erano trattenuti un poco dopo la festa di addio
al celinubilato. Luna, Martina e seguito erano partite quella mattina).
-Amelia,
che è successo? - chiese immediatamente Naga. L’occhio di guaritrice di Silphiel
era stato subito attirato dalle condizioni di Zlegadiss, e con un gridolino
angosciato la ragazza chiamò Philia.
Le
due non poterono far altro che curare le lesioni che Zelgadiss si era procurato
in quegli strani spasmi, graffi superficiali alla testa, un morso alla lingua
piuttosto profondo, e cercare di tranquillizzare Amelia.
Quando
la ragazza si fu abbastanza calmata, grazie anche al fatto che ora Zelgadiss
pareva scivolato in un sonno più tranquillo, raccontò nei dettagli l’accaduto.
In
piedi in un angolo in ombra, Valgarv si confondeva nelle ombre (e ci sarebbe
riuscito anche meglio, se non avesse indossato un pigiama calzoncino
corto-canotta color verde acqua e azzurro… ^^;;; n.d.Ilune); solo le iridi
dorate scintillavano tra i capelli verde acqua, che, sciolti, cadevano ribelli
a incorniciare il viso. Stava riflettendo sullo strano malore di Zelgadiss.
Alla
fine uscì dall’ombra, e, a passi decisi, si avvicinò al gruppetto.
-C’è
un solo modo per saperne di più su cosa ha avuto Zelgadiss: chiederlo direttamente
a lui. Suppongo non sia il caso di svegliarlo, ragion per cui glie lo
domanderemo domattina. Suggerisco di alternarci stanotte nel lanciare su di lui
un costante incantesimo di sonno, e sarebbe bene che qualcuno lo controllasse,
nel caso si verifichi qualcosa nel sonno, per poter castare un recovery in
fretta, e chiamare gli altri. -
I
presenti annuirono.
-Si,
hai ragione. Comincerò io il primo turno, tanto ormai ho perso il sonno. -
disse Lina -Amelia, sarebbe bene che tu andassi a dormire. -
Amelia
scosse la testa -Voglio restare con Zelgadiss. -
Lina
sospirò: certe volte Amelia si comportava come una bambina viziata, anziché
come una ragazza alle porte del matrimonio. Poi, però, alla vista del viso
preoccupato di Amelia, del suo sguardo ansioso che si posava su Zelgadiss, Lina
si sciolse un po’.
“E’
preoccupata per l’uomo che ama, è comprensibile” -E va bene, Amelia, puoi
restare qui. Però, devi promettermi che ti metterai sul divano, e cercherai di
riposare un po’, va bene? Hai una faccia stravolta!- cedette la rossa, con
un’amichevole buffetto sulla guancia dell’amica. Amelia annuì, riconoscente.
-Bene,
allora io farò il secondo turno.Venite a svegliarmi quando è ora. - fece
tranquilla Philia.
-Io
posso fare il terzo…- si offrì Silphiel.
-Bene,
tre turni basteranno. Naga, vuoi fare il turno con Silphiel?-
-Va
bene, anche se con lei, io non servo tanto, viste le sue capacità curative. -
Naga si accostò ad Amelia -Vedrai, sorellina, andrà tutto bene. Magari poi
scopriamo che non era nulla…- cercò di consolarla, asciugandole le lacrime
dalle guance.
Amelia
annuì, ma Dessran, che finora era stato silenzioso dietro la poltrona di
Amelia, volse lo scuro sguardo preoccupato verso il letto di Zelgadiss,
incrociando poi quello altrettanto pensieroso di Valgarv.
“Temo
non sarà così, Naga…” pensò cupamente. Decise che sarebbe rimasto anche lui a
vegliare sull’amico: non aveva certo bisogno di dormire, per fortuna, e i suoi
sensi ben più fini di quelli umani poteva avvertire subito alterazioni nello
stato di Zelgadiss.
Prima
che Valgarv uscisse, dietro Philia, Dessran lo prese a parte.
-L’hai
sentita anche tu, vero?- chiese serio il mazoku all’amico.
-Si.
Quel residuo di sofferenza fisica. Appesta il letto col suo odore di dolore. -
annuì Valgarv.
-C’è
un conflitto magico. Lo avverto. Dimmi, quando in te c’era il conflitto
demone-drago, com’era?-
-Atroce.
Un dolore pazzesco. Ma in tutto il corpo. Da quel che ha descritto Amelia,
sembra che il dolore fosse concentrato alla testa. -
-Non
solo alla testa. Dai movimenti che ha descritto, credo anche al torace. Te l’ho
chiesto perché, se la descrizione che Zelgadiss darà domattina sarà simile alla
tua, potrebbe essere che la mia teoria è esatta. -
-Di
che teoria si tratterebbe?-
Il
volto di Dessran si fece cupo -Spero non sia vera. Perché in quel caso,
Zelgadiss ne soffrirebbe molto. -
-Credo
di capire. Si, ne soffrirebbe molto. -
-Ne
parlaremo meglio domani, devo ancora mettere insieme dei tasselli che mi
mancano. Adesso vai, che Philia ti aspetta. - Dessran sospinse fuori Valgarv;
per tutta la notte, però, i due continuarono a parlare telepaticamente, mentre
Dessran rifletteva sulla sua teoria e metteva insieme nuovi frammenti.
Mancavano però alcune informazioni, informazioni che solo Zelgadiss poteva
fornire loro…
Amelia
si era semisdraiata sul divanetto, che aveva trascinato accanto al letto di
Zelgadiss. Gli teneva una mano tra le sue, un po’ tranquillizzata dal battito
regolare. Alcuni sporadici sussulti la riempivano di agitazione, ma poi tornava
a calmarsi. Alla fine, si assopì, e Lina le mise addosso una coperta leggera.
Dall’altra
parte del letto, su una bassa poltrona, Lina si era sistemata con Rikol in
braccio, e, dopo averlo allattato, lo aveva cullato fino a farlo addormentare.
Aveva mandato anche Gourry a dormire, lo spadaccino ciondolava con la testa su
una sedia, e alla fine Lina lo aveva mandato con un sorriso a dormire
nell’assai più comodo letto, nella loro stanza.
Nell’ombra
che una delle colonnine del letto gettava contro la parete, Dessran controllava
ogni movimento di Zelgadiss
Poteva
vedere il lieve barluginio della gemma blu fissata nel petto dello shamano,
anche attraverso il leggero tessuto del pigiama. Con costernazione, si accorse
che, a tratti, scintillava di un rosso diabolico, per poi tornare azzurra. Era
in quei momenti che Zelgadiss sussultava, notò.
La
sua teoria si stava rivelando sempre più fondata…
Il
mattino successivo portò un migliormento nelle condizioni di Zelgadiss, che si
svegliò in tarda mattinata, con un senso di intorpidimento dato dal sonno
magico in cui lo avevano tenuto, e la sensazione di essere passato sotto un
golem, tanto male gli facevano le ossa e i muscoli.
Piangendo
di sollievo, Amelia lo abbracciò, restia poi a separarsi, come a temere che il
ragazzo le svanisse davanti.
Oltre
a lei, nella stanza c’erano Philia, Valgarv e Dessran; in quel momento arrivò
anche Lina, con Rikol in braccio.
Con
costernazione, notò il viso estremamente serio di Dessran, seduto su una sedia
accanto al letto di Zelgadiss.
-Zel,
ho una teoria, su quello che ti è successo. Ma ho bisogno di alcune
informazioni, per poter dirla plausibile…-
-Quai,
Dess?- Zelgadiss, seduto appoggiato ai cuscini, coperto del leggero lenzuolo,
teneva per mano Amelia.
-Hai
già avuto attaccchi come quello di ieri sera?- Zelgadiss tacque un attimo.
-Si.
Ne ho avuti diversi, questo mese…-
-Zel!
Perché non me ne hai detto nulla!- esclamò Amelia, addolorata, alzandosi in
piedi dalla sedia su cui era seduta.
-Perché
sapevo che ti saresti preoccupata, come ora… - fu la risposta diretta di
Zelgadiss. Amelia lo guardò con uno sguardo carico di rimprovero e di
preoccupazione.
-Forse
avremmo potuto evitare quello che ti è successo ieri sera, se ce ne avessi
parlato subito!- esclamò arrabbiata. Con grande sgomento, Zelgadiss vide che la
ragazza aveva le lacrime agli occhi.
Voltò
lo sguardo -Non volevo farti preoccupare…-
Intuendo
una litigata, Dessran si intromise -Allora, quante volte, quando e cosa hai
avuto; i sintomi, e la durata, Zel…- chiese, con fare professionale da medico.
-La
prima volta… credo sia stato un mese fa… di colpo mi sono sentito debole, e mi
sembrava che l’aria nei miei polmoni si fosse fatta di fuoco.
Poi…
il mattino successivo alla festa di addio al celinubilato… una serie di fitte
alla testa… pensavo fossero i postumi della festa e la stanchezza, per questo
non ci avevo fatto caso…-
Con
metodicità, Zelgadiss ripercorse l’ultimo mese, descrivendo non meno di una
dozzina di malori, sempre più forti, sempre più frequenti, fino ad arrivare
all’ultimo, quello della sera prima.
Quando
ebbe finito, il silenzio calò nella stanza.
Dessran
e Valgarv stavano riflettendo. Si scambiavano pensieri telepatici e opinioni.
Il
silenzio divenne opprimente…
Alla
fine, Dessran si alzò dalla sedia, e il lieve scricchiolio del mobile risuonò
cupo nel silenzio che si era creato.
-Credo
di aver capito la natura del problema…- disse lentamente il mazoku.
Amelia
strinse forte la mano di Zelgadiss, come a cercare di comunicargli una forza e
una sicurezza che neanche lei, in effetti, possedeva.
Iniziando
a camminare attorno al letto, seguito dallo sguardo ansioso di Lina, di Amelia,
di Philia e di Zelgadiss, Dessran riprese a parlare, la morbida voce tenorile
estremamente seria.
-Paragonando
i sintomi da te accusati con quelli che Valgarv aveva alcuni anni fa, posso
affermare con una certezza pressoché totale che…- fissò in volto Zelgadiss -Che
la parte mazoku e il sigillo impostoti da Rezo stanno interferendo gravemente
con il sigillo effettuato dai Dragon Lords. -
-Che
significa, di preciso?- chiese Zelgadiss con un filo di voce, stringendo la
mano di Amelia.
Dessran
riprese a camminare, lentamente.
-Mi
spiego meglio. Quando Valgarv era sottoposto al conflitto demone-drago,
presentava fortissime fitte in tutto il corpo, ma in particolare alle braccia e
alle ali, le parti che per prime trasforma. Da quel che ho capito, da te il
dolore
parte
principalmente dal petto, che guardacaso è dove è infissa la gemma, e dalla
testa. I problemi sono iniziati dopo l’apposizione del sigillo dei Dragon
Lords. Temo purtroppo non sia stato sufficiente a sigillare la parte mazoku,
per il semplice motivo che è troppo connessa alla parte golem e alla parte
umana. In parole povere, attraverso la componente umana e quella di golem, la
parte demoniaca riesce a sfuggire in parte al sigillo. Ciò causa forti scontri
di energia, che ti causano gli attacchi. - si fermò, voltandosi verso i
presenti.
-Temo
ci sia solo un modo per eliminare questi attacchi…-
Zelgadiss
sbiancò.
-Non
vorrai dire…- si portò una mano al petto. Alla gemma che si intravvedeva,
incastonata nella carne, attraverso la casacca semislacciata del pigiama.
Dessran
annuì. -Si. Devi toglierla. -
Zel
digrignò i denti, stringendo gli occhi. In un primo momento, tutti pensarono a
un’attacco di rabbia, ma Amelia fu la prima ad accorgersi che era dolore…
Fu
questione di un istante: la gemma azzurra diventò rossa, una vampata di calore
tanto forte da essere percepibile a diversi decimetri di distanza,
l’espressione contratta e sofferente di Zelgadis…
Pochi
istanti, ed era passato.
Ma
non era passato il problema alla base.
-Lo
vedi? Si fanno più frequenti. Alla fine, potrebbero diventare una cosa
continua… arrivare ad ucciderti…o a farti desiderare di morire, pur di placare
il dolore…- fece Valgarv, serio.
-Ma… tutti i nostri sforzi… tutto ciò
per cui ho lottato…che ho conquistato…- mormorò Zelgadiss.
Lina
lo guardò, colma di tristezza… doveva essere un brutto colpo, per lui, il
sapere che avrebbe dovuto rinunciare a quelle sembianze umane appena riconquistate,
a quella parvenza di umanità…
-Zel…
Zelgadiss, guardami…- Amelia gli fece sollevare il volto, chino verso le
coperte, in rassegnata disperazione.
-Zel,
ascoltami. Qui c’è in gioco la tua stessa vita. L’aspetto che hai è decisamente
in secondo piano rispetto alla tua vita…- si avvicinò, sfiorando la fronte del
ragazzo con la sua -Di vita ne hai una sola. Preferisci averla breve e
tormentata con sembianze umane, o averla lunga, con l’aspetto con cui ci siamo
conosciuti? Con l’aspetto che avevi…-
la sua voce divenne un sussurro -…quando ci siamo innamorati?- la sua mano
sfiorò il volto di Zelgadiss.
-Amelia,
ovvio che voglio vivere a lungo… con te… Ma, l’aspetto umano… per tanti anni, è
stato il mio unico scopo nella vita, ritrovarlo, e adesso, abbandonare tutto
così…-
-Ma
non è detta che devi abbandonare l’idea… magari in futuro troveremo la
soluzione…-
Zelgadiss
sorrise amaramente -Non esiste soluzione, lo sai. Aqua ha detto che lei non
conosce il metodo, e lei è la memoria di Cephied… la memoria del mondo…-
-Aqua
è la depositaria delle conoscenze Shinzoku e umane. Ma la conscenza dei mazoku
è tutto un altro paio di maniche, Zel. - Dessran si era avvicinato. -Continuerò
a cercare, credimi. Soprattutto perché gli ultimi due tentativi sono andati
buca, ed è colpa mia, che ho avuto l’idea. Ma adesso, se vuoi vivere, c’è solo
una scelta. -
Zelgadiss
tacque alcuni istanti.
Infine,
parlò, la voce arrochita dalle lacrime che stava trattenendo.
-Dessran,
non devi sentirti in colpa, le tue idee erano buone, e ti ringrazio comunque. -
Zelgadiss si alzò dal letto.
-Toglierò
la gemma e romperò il sigillo. Ma, vi prego, concedetemi ancora qualche
minuto…- e, senza dire altro, andò nella stanza-guardaroba collegata alla sua,
chiudendo la porta alle sue spalle. Non lo seguirono. Sapevano cosa stava
facendo. Stava dando l’addio, forse definitivo, al suo aspetto umano.
Si
udì un singhiozzo soffocato, il rumore di un pugno sul muro, di oggetti che
cadevano a terra.
Lina
guardò gli altri, poi fece un segno a Philia, che annuì. Le due donne uscirono
dalla stanza, Philia fece un cenno a Valgarv, e il drago ancestrale la seguì
fuori. Anche Dessran li seguì.
-In
questo momento, l’unica persona che può aiutarlo, è Amelia. Non interferiamo. -
disse la rossa, seria. Gli altri annuirono.
Amelia,
dal canto suo, era come pietrificata al centro della stanza. Cosa poteva fare
per Zelgadiss? Cosa era in suo potere per alleviare questa ennesima, atroce
beffa del destino?
Un
altro singhiozzo, dall’altra parte della porta. Soffocato e debole, ma lo
sentì.
Il
suo sguardo si fece deciso. Non poteva permettergli di deprimersi così. Decisa,
aprì la porta del guardaroba.
Zelgadiss
era in ginocchio per terra. Di fronte, il grande specchio rifletteva lo
shamano, restituendo l’immagine di un uomo che sta per avviarsi al patibolo.
Amelia
sentì stringersi il cuore. Come poteva ridursi così? Non avrebbe mai potuto
credere di essere costretta a vedere, un giorno, Zelgadiss tanto sconvolto e
distrutto, lui di solito così calmo e controllato…
Come
timorosa di disturbarlo, gli si avvicinò. Gli cinse le spalle con le braccia.
Zelgadiss non reagì minimamente. Apparentemente, non pareva neanche essersi
accorto della presenza di Amelia.
-Zel…-
gli sussurrò all’orecchio lei -Zel, ti prego… non fare così… non lasciarti
abbattere…-
Poteva
sentire il respiro corto e irregolare di Zelgadiss, il respiro tipico di chi ha
pianto. Piccole macchie scure e umide punteggiavano il pigiama; lacrime, amare
come la fiele per il ragazzo.
-Non
sono abbattuto, Amelia. Sono solo dannatamente depresso!- singhiozzò Zelgadiss,
tirandosi in piedi, scostando l’abbracio di Amelia. I suoi gesti parlavano
chiaro: voglio restare solo nel mio dolore.
-Perché?
Solo perché dovrai tornare all’aspetto che avevi prima? -
-ESATTO!!-
dridò esasperato -E non è “solo”! Dovrò tornare un mostro, e restarlo per tutta
la vita!-
*sciaffff*
Zelgadiss
rimase allibito. Amelia gli aveva dato uno schiaffo. Nulla di particolarmente
forte, ma il gesto l’aveva lasciato stupefatto…
-TU
NON SEI UN MOSTRO!- gridò Amelia, con quanto fiato aveva in corpo. Lo afferrò
per la casacca del pigiama, già semiaperta -Tu non sei un mostro, io lo so,
qualunque sia il tuo aspetto esteriore! Io lo so, papà lo sa, tutti lo sanno!
Tu solo ti ostini a ripeterti che sei un mostro, ANCHE SE NON LO SEI
MINIMAMENTE!!!!- aveva gridato tutto d’un fiato, affondando poi il volto sul
petto di Zelgadiss, stringendo il tessuto del pigiama come se non volesse più
lasciarlo andare.
Zelgadiss
guardò stupito la ragazza. Amelia sapeva sorprenderlo ogni volta…
Voltò
la testa. -Amelia, è inutile che cerchi di indorarmi la pillola. Non cercare di
nascondere la verità… ero un’orrenda chimera, e dovrò tornarlo. Anche se
preferirei mille volte morire come uomo, che tornare in quel corpo di mostro…-
*sviiiif*
la mano di Amelia si fissò a un paio di centimetri dalla faccia di Zelgadiss.
Il ragazzo vide stupito che Amelia aveva le lacrime agli occhi.
-Non
servirebbe a nulla, visto che ormai hai deciso che come chimera sei un mostro -
disse, riferita al quasi-schiaffo, fermato a pochi centimetri dalla meta -
anche se nessuno ti considera tale. Visto che hai deciso di crogiolarti nella
tua autocommiserazione, restaci pure!- si allontanò violentemente da Zelgadiss,
spingendolo via, e voltandosi si diresse verso la porta…
Un
gemito del ragazzo però la fece voltare.
-Gh…-
Zelgadiss pareva preda della sofferenza più atroce, si teneva il petto mentre
convulsioni scuotevano le membra…
In
meno di un istante, Amelia gli fu accanto. -Zel! Ommioddio, ZEL!- castò un
recovery, ma il dolore parve solo aumentare.
“la
parte demoniaca riesce a sfuggire in parte al sigillo. Ciò causa forti scontri
di energia, che ti causano gli attacchi”
La
parte demoniaca! Amelia recitò in fretta la formula per un incantesimo-sigillo
di magia bianca, per indebolire la parte mazoku…
Funzionò,
e poco dopo gli spasmi si attenuarono e sparirono.
Boccheggiando,
Zelgadiss rimase steso sul pavimento, semisvenuto dal dolore.
“Alla
fine, potrbbero diventare una cosa continua… arrivare ad ucciderti…o a farti
desiderare di morire, pur di placare il dolore…”
Le
parole di Valgarv tornarono alla mente di Zelgadiss.
…
arrivare ad ucciderti…o a farti desiderare di morire, pur di placare il dolore…
a
farti desiderare di morire, pur di placare il dolore…
morire
No, non poteva morire così. Non per lui. Per Amelia.
Aveva
ragione, poco prima, lui si crogiolava nell’autocommiserazione. E nel farlo,
non si era reso conto che feriva i sentimenti delle persone che tenevano a lui,
allontanandole con stizza. E adesso che se ne rendava conto, si sentiva ancora
più depresso.
Aprì
gli occhi. Il volto preoccupato di Amelia fu la prima cosa che vide, le sue
mani sottili che stringevano le sue…
-Scusa…-
mormorò con un filo di voce Zelgadiss. -Avevi… ragione…- respirò più a fondo,
il dolore scemava dal petto e la morsa bollente che gli attanagliava i polmoni
si allentava. -Sono stato… uno stupido… -
Amelia
scosse la testa. -No, scusami tu… non dovevo gridare così. So quanto è
importante per te…-
-Amelia…
se tornassi una chimera… mi ameresti ancora?-
-Zel…
perché mi fai questa domanda? Sai che non è per l’aspetto fisico che ti amo…-
inginocchiata accanto a Zelgadiss, Amelia gli teneva le mani, il volto
abbassato accanto al suo.
Le
forze lentamente tornavano a Zelgadiss. Con infinita lentezza, alzò un braccio,
stringendo a sé Amelia.
-Grazie…-
sussurrò, stringendola a sé -…ti amo…-
Zelgadiss
aveva rifiutato qualunque aiuto per togliere la pietra-sigillo. Aqua gli aveva
fatto riferire che, per rompere il sigillo, era sufficiente estrarre la pietra.
Questa era un’operazione un po’ dolorosa, un po’ come strappare un orecchino da
un buco appena fatto, ma nulla di mortalmente doloroso. Per questo, Zelgadiss
aveva deciso che l’avrebbe fatto da solo.
Seduto
sul letto, la camicia slacciata, fissava con un misto di rimpianto e rancore la
pietra che barluginava leggermente, sul suo petto nudo. Aveva chiuso la porta,
facendo capire chiaramente agli altri che voleva farlo da solo.
Ma
Amelia aveva insistito, e alla fine lo shamano aveva ceduto. Era anche sensato:
se la rottura del sigillo avesse avuto conseguenze negative, era meglio che ci
fosse qualcuno con lui per soccorrerlo e chiamare aiuto.
-Sei
pronto?-
-Si.
E’ inutile aspettare. Più attendo, e peggio è. -
Si
portò una mano al petto. Le punte delle dita si strinsero attorno alla gemma,
afferrandola quanto più saldamente possibile. Sentì le mani di Amelia posarsi
sulle sue spalle, come a dargli forza.
Con
uno strattone deciso, Zelgadiss tirò via la pietra, che si separò dalla sua
carne con un leggero, sgradevole rumore di risucchio.
Per
un istante, non accadde nulla. Il corpo rimaneva umano.
Poi,
come una illusione che scompare, come un miraggio che svanisce quando ci si
avvicina troppo, la sembianza umana prese a tremolare, svanendo, lasciando sotto
di sé il vero aspetto della chimera. La pelle azzurra, le scaglie in rilievo, i
capelli metallici, color glicine, che scintillavano al sole del primo
pomeriggio.
Un
singhiozzo soffocato del ragazzo spinse Amelia ad abbracciarlo.
-Zel…
Zelgadiss…- Amelia si rese conto che era inutile cercare di parlargli: in quel
momento, il ragazzo stava sprofondando nella sua disperazione personale. Fece
l’unica cosa che in quel momento poteva fare: lo abbracciò stretto, aspettando
che il fiume di lacrime si esaurisse.
Erano
passati due giorni da quando Zelgadiss aveva dovuto spezzare il sigillo,
strappandosi la pietra dal petto. Due giorni in cui era praticamente rimasto
seduto nella sua camera, senza mangiare, e bevendo pochissimo, fissando il
vuoto. Non rispondeva che a monosillabi, e solo ad Amelia. Gli altri, era come
se non li vedesse, né li sentisse. Consci del suo dolore, i suoi amici avevano
rispettato il suo isolamento, i primi giorni. Ma dopo il terzo, preoccupati,
avevano deciso di intervenire, in un qualche modo.
-Lasciate
fare a me. - chiese Amelia. Lina si disse d’accordo: se non ci riusciva la
ragazza, allora nessun’altro ci sarebbe riuscito.
Aprì
la porta della camera di Zel, sorridendo, come se non fosse mai accaduto nulla.
-Zeeel…
- fece capolino.
Zelgadiss
era seduto sul letto. Amelia chiuse la porta dietro di sé, poi si diresse verso
Zelgadis. Anziché sedersi accanto a lui, si sedette sulle sue ginocchia.
-Zel,
tesoro, ho fatto l’errore di lasciare che Martina sovrintendesse a sistemare le
decorazioni nell’atrio, visto che si era offerta di aiutarci in qualche modo…
Lina è riuscita a portarla via… mi dai una mano a farle sistemare in modo un
po’ più sobrio?-
Zelgadiss
alzò lentamente gli occhi. Amelia si comportava come se nulla fose accaduto.
Il
matrimonio ormai s’aveva da fare. E in fondo, anche lui lo desiderava. Amelia
stava cercando di dirgli questo, pur se senza parole: la vita continua. E le
nostre continueranno assieme.
Un
lento sorriso affiorò sulle labbra di pietra del ragazzo. Un sorriso un po’
mesto e un po’ cinico, come quelli di una volta; ma era anche di quei sorrisi
che Amelia si era innamorata.
Amelia
gli sorrise di rimando, e di fronte a quel luminoso sorriso Zelgadiss non
riuscì a rimanere impassibile.
-Va
bene, andiamo… non voglio mascheroni di Zoalmelegustar al ricevimento!- sorrise
poi Zel, in modo più aperto, alzandosi in piedi e prendendola per mano. Amelia
sorrise, felice.
-Già…
dobbiamo sbrigarci, allora!!!- esclamò lei, trascinandolo fuori da quella
stanza, tuffandolo in un mare di cose che lo distraessero e gli facessero
passare di mente l’ultima delusione.
E
finalmente, giunse la vigilia della cerimonia.
Alla
luce del primo mattino, Zelgadiss guardava l’abito di lucida seta color grigio
perla, con riflessi lilla, dal taglio elegante, sistemato sul manichino, vicino
al suo letto.
A
detta di Amelia, quel colore gli donava tantissimo, e il sarto di corte s’era
detto perfettamente d’accordo con la principessa.
Passò
le dita sulla camicia bianca, sistemando infinitesime spiegazzature sulle
pieghe ordinate del tessuto, e infilando meglio un bottoncino di madreperla
nell’asola.
Lisciò
il gilet, sistemando il taschino che, l’indomani, avrebbe accolto un fiore
fresco.
Passò
le dita sulla elegnte giacca che, sapeva, lo avrebbe fasciato senza legarlo nei
movimenti, sui polsini allacciati, su cui l’indomani avrebbe messo i gemelli
prestatigli da Philionel, preziosi gioielli dal tesoro della Corona.
I
pantaloni, semplici ma impeccabili, erano piegati con cura sulla gruccia lì
accanto.
Non
aveva mai indossato abiti tanto eleganti. Sperava solo di non sentirsi a
disagio.
-Zelgadiss?
Sei sveglio?-
-Beh,
se sono vestito e in piedi, direi proprio di si, Dessran. -
Caso
strano, Dess aveva bussato alla porta, anziché teletrasportarsi dentro la
stanza. Che si fosse ricordato dell’educazione, ogni tanto?
-Benissimo.
Vieni: oggi, lezione teorica. - sorrise a trentasei denti il bruno mazoku.
-Lezione
teorica? E di che?-
-Oh,
Zel, ma non lo immagini?- Da non si sa bene dove, Dessran estrasse un cappello
da professore universitario, poggiandoselo in testa sulle ventitrè -Cosa sono
io?-
-Un
mazoku. - Zel era sempre più perplesso.
-Ma
di preciso? Ah, te lo dico io. Sono un demone della lussuria. E credo che tu
abbia bisogno di sapere un paio di cose sulle donne. -
-Ma…ma…
guarda che so come nascono i bambini!- provò a protestare Zel, imbarazzato.
-^__^
Avanti, non sarai solo. Ho trascinato anche Valgarv e Gourry!- detto ciò, lo
prese per un braccio, e teletrasportò entrambi in un’altra stanza del castello.
Fino
a poche ore prima, era stata una stanza di consultazione privata della
biblioteca di palazzo.
Adesso,
Dessran aveva sistemato il lungo tavolo con tre sedie da una parte, e un altro
tavolo con una sedia a mo’ di cattedra. Si era procurato una lavagna, gessetti,
e… una mela sulla “cattedra”!
Seduti
su due delle sedie c’era un Valgarv immusonito e un beatamente appisolato
Gourry.
-Ecco
anche l’ultimo allievo! Adesso, il corso accellerato “come adempiere ai
piacevoli doveri matrimoniali al meglio” può avere inizio!- sorrise Dessran,
mentre Valgarv, con una gomitata, svegliava Gourry.
-Dess,
questa ce la paghi. Passi per questo “corso”, ma perché proprio così presto?-
mugugnò Valgarv.
-Perché
al mattino presto la mente è più aperta e si impara meglio!-
-Non
quando hai fatto tardi la notte prima. E non dire “ma” o “però”, caro il mio
mazoku della lussuria: la tua stanza è vicino a quella mia e di Philia, quindi
sai perché ho fatto tardi. - provò a protestare Valgarv.
Dessran,
ignorandolo completamente, si era già sistemato dietro la cattedra, con tanto
di bacchetta e cappello, e con un colpetto di bacchetta, aveva fatto animare il
gesso, che aveva iniziato a tracciare schemi e disegni alla lavagna.
-Questo
corso accellerato, che faccio a beneficio di voi tre, coniugati e quasi
coniugati, è il sunto dell’esperienza di mille anni come demone della lussuria.
Quindi, se volete fare davvero felici le vostre ragazze, statemi ad ascoltare…
e badate che i vostri appunti non finiscano in giro…-
-Lina,
hai visto Zel in giro?-
-No,
Amelia. Ed è scomparso anche Gourry…-
Le
due ragazze erano perplesse. Dove avrebbero potuto cacciarsi quei due, visto
che avevano già controllato biblioteca, la zona degli allenamenti delle guardie
di palazzo, le cucine, ovviamente le stanze da letto, e parte dei giardini?
-Beh,
Amelia, non importa. In fondo, la sposa non deve vedere lo sposo fino al
momento della cerimonia! Dai, andiamo, ci sono un sacco di cose da fare! -
-Veramente,
avrei alcune ore libere… sai, pensavo di farmi un bel bagno caldo rilassate…
vieni con me?-
Lina
parve pensierosa per un attimo: aveva un forte complesso della “tetta piccola”,
e fare il bagno con Amelia non aiutava di certo.
Alla
fine, però, cedette. -Va bene… pensi che qualcuno farà storie se porto
quest’ometto con noi?- chiese, cambiando il braccio con cui teneva Rikol.
-Non
credo… quanto è carino! Più lo guardo e più lo trovo adorabile! Vorei che un
giorno anche Zel e io avessimo dei bambini così belli!-
-Già,
è bellissimo…- Il volto di Lina quasi trasfigurò mentre guardava Rikol.
Apparentemente non cambiava nulla, ma si poteva, a uno sguardo più attento e
sensibile, notare un certo scintillio di orgoglio negli occhi, mentre i
lineamenti si addolcivano in un sorriso docissimo.
Nelle
vasche di acqua bollente che costituivano le terme artificiali del palazzo, ad
uso esclusivo della famiglia reale e dei loro ospiti, Lina e Amelia furono
raggiunte da Naga, da Philia, da Luna e da Silphiel, mandate a invitare da un
galoppino.
-Waaaa….
Come si sta bene…- Philia si immerse quanto più possibile nell’acqua calda.
Avvolte
negli asciugamani ricamati con lo stemma reale, le ragazze si stavano
beatamente rilassando. Era la queiete prima della gioiosa tempesta
dell’indomani. Tra una manciata di ore sarebbe cominicata la vera frenesia. Ma
per il momento, gli unici a dannarsi di lavoro erano i servitori. Loro, la
sposa e le invitate, potevano rilassarsi.
-Gourry!
Dove eri finito?- All’ora di pranzo, Lina riuscì a vedere Gourry.
-Ah?
Eheheh… Dessran ha insistito per tenere un corso a me, a Valgarv e a
Zelgadiss…-
-Un
corso? E di cosa?- Lina era curiosa. Molto curiosa.
Gourry
si chinò su di lei, baciandola sulla punta del naso.
-Te
lo dico stasera, ok?- poi le prese dalle braccia Rikol, che gorgheggiava per
essere preso in braccio dal padre.
-Eccolo
qui il mio ometto! Oh, ma sei cresciuto ancora! Eheh con tutto quello che
mangi, come la tua mamma…-
-Ti
ricordo Gourry che non sono l’unica in famiglia ad essere una buona forchetta…-
fece Lina con un mezzo sorrisino.
-Eh
già… senti, sai cosa c’è di pranzo?-
-No.
Andiamo a vedere?-
-Andiamo!-
Stranamente
senza correre, forse perché Lina portava in braccio Rikol, e Gourry per
cortesia nei suoi confronti, si avviarono a passo spedito verso la sala da
pranzo, dove c’erano già ad aspettarli diversi altri amici.
Nel
pomeriggio, Dessran “sequestrò” Valgarv, Gourry e Zelgadiss per lezione numero
due. I tre furono molto meno recalcitranti, stavolta… e le ragazze morivano
dalla curiosità. Cercarono di spremere Naga che, come amante di Dessran, forse
ne sapeva di più. Ma la mora era all’oscuro dell’attività del mazoku, così le
ragazze dovettero aspettare fino a sera.
-Dai,
Dess, dimmelo!-
-Mmmm…
e perché dovrei, Naga-chan? Non sono cose che ti interessano direttamente…
piuttosto, sono cose che faranno piacere alla tua sorellina. -
-ARGH!
Se non me lo dici subito…-
Naga
era a cavalcioni sul petto di Dessran, sul letto. Il ragazzo se la stava
godendo un mondo a stuzzicare Naga… soprattutto per il bello spettacolo del
“balcone”, di cui aveva un’ottima prospettiva.
Le
circondò la vita con le braccia.
-Se
non te lo dico subito, cosa mi fai?- le chiese malizioso, gli occhi socchiusi.
Non gli piaceva usare il suo potere su di lei: era più divertente, e dava più
soddisfazione, conquistarla sera per sera, come un comune mortale.
-Se
non me lo dici…- Naga si chinò su di lui, sfiorandone le labbra con le sue.
Dessran poteva sentirne l’alito caldo e sensuale sulle labbra e sul volto,
mentre il bacino di lei scivolava più in giù, sopra il suo. Chiuse gli occhi,
assaporando quelle sensazioni deliziose…
-O____o!!!
AAAARGGHHH!!!! Ahahahahahah…NAGA NOOOO!!!! *giggle* TUTTO MA IL SOLLETICO NO!!!
TI PREGOOOOOOAAHAHAHAHAHHAHAHAHAHA! ,>_____<, -
-Dimmelodimmelodimmelo!!!
Dess, o mi dici cosa avete fatto oggi, o non la smetto più!!!-
Stringendo
Dessran sulle anche con le gambe, immobilizzandolo, Naga lo stava
vergognosamente solleticando a morte!
Naturalmente,
Dessran avrebbe anche potuto teletrasportarsi via… solo che, impegnato a
dirvincolarsi dal ridere, non gli venne in mente!
Alla
fine, se ne ricordò, e un attimo dopo Naga si ritrovò il vuoto sotto di lei,
mentre un paio di familiari braccia nude la stringevano da dietro.
-Bloccata,
Naga-chan!- sogghignò Dessran, baciandola poi nell’incavo del collo. Naga
rabbrividì di piacere: Dessran riusciva a rendere eccitante il più semplice dei
gesti.
-Uffa,
però, non è giusto! Tu puoi teletrasportarti!-
-Già…
io sono ingiusto, tesoro… ma se proprio ci tieni, ti dirò cosa ho insegnato ai
ragazzi oggi pomeriggio…- le sussurrò all’orecchio.
-Che
cosa?-
-Beh,
semplicemente la teoria approfondita di tutta la pratica che facciamo…-
Naga
scoppiò a ridere.
-Beh?
Che bisogno c’era di tenerlo segreto?- gli chiele poi lei.
-Oh,
ho pensato che per Lina e per Philia sarà una novità molto gradita, le nuove
conoscenze dei loro maritini… e per Amelia… perché togliere il merito a
Zelgadiss?-
Naga
sbuffò una risatina, prima di rilassarsi tra le braccia di Dessran.
Sulla
porta della camera di Amelia, la principessa e il suo fidanzato si stavano dando
la buonanotte.
-Stanotte
non dormirò per l’emozione…-
-E
invece devi: devi riposare, per mantenerti sempre bella come sei ora!-
-Tanto
lo so che neanche tu riuscirai a dormire, Zel!-
-^__^
Già… ma va’ a letto ugualmente, Amelia. Prima che la tua cameriera ti afferri e
ti porti a nanna con la forza!-
-Zel,
non sono una bambina!-
-Lo
so. Ma voglio che la mia bellissima Amelia sia fresca e riposata, domattina!- e
con un ultimo bacio sulle labbra, Zelgadiss le chiuse la porta, allontanandosi
poi verso la sua stanza. Ad Amelia non rimase altro da fare che andare a letto,
togliendosi la leggera vestaglia di seta.
Sotto
le coperte leggere, stringendo il gigantesco peluches a forma di orso che
Zelgadiss le aveva regalato al luna park, Amelia sospirò serena. Chissà se
tutte le spose si sentono così eccitate la sera prima del matrimonio? Si
chiese. Poi, pensano a Zelgadiss, si addormentò col sorriso sulle labbra.
E
finalmente, il giorno del matrimonio era arrivato.
Era
una bellissima giornata di settembre, l’aria era dolce e dorata in quel modo
che può esserlo solo nelle giornate più belle dei mesi di settembre più belli.
L’intera
città era addobbata di festoni, e capannelli di gente si riunivano agli angoli
delle strade a parlare del matrimonio reale.
Nelle
taverne, si brindava alla salute della principessa e del suo sposo, e ogni
ragazza parlava del meraviglioso abito della sposa che, chissà perché, variava
di descrizione in descrizione. Un unico punto in comune: la sposa e lo sposo
erano bellissimi.
Al
palazzo, la servitù era al lavoro dall’alba.
Alle
sette del mattino, la cameriera personale di Amelia era andata a svegliarla,
anche se la principessa non aveva quasi chiuso occhio per tutta la notte per la
felicità.
Circondata
da uno stuolo di cameriere, Amelia veniva vestita, pettinata, acconciata e
truccata.
Nei
suoi grandi occhi blu, una scintillante felicità faceva sognare alle cameriere
il momento in cui anche loro si sarebbero sposate.
Nella
stanza di Zelgadiss, stanza che avrebbe lasciato quel giorno, avrebbe dormito
nella stanza matrimoniale con Amelia da quella sera in poi, non c’era tanto
fermento, ma solo uno sposo che camminava su e giù agitato.
Alla
fine, Zelgadiss decise di uscire e andare in un salottino in cui s’era dato
appuntamento con gli amici la sera prima, visto che, se continuava a restare
lì, avrebbe consumato il tappeto a forza di camminarci avanti e indietro!
Così,
anziché consumae il tappeto della camera, iniziò a consumare quello del
salottino!
-Zel,
calmati, mi fai girare la testa!- lo apostrofò Dessran.
In
quello smoking nero lucido, il priest era quasi irriconoscibile. Elegantissimo,
aveva però le sue note inconfondibili: piedi scalzi, coda e corna, e la massa
di capelli assolutamente indomabili. Accanto a lui Naga, in un abito rosso
molto aderente ed elegante, con una scollatura a v vertiginosa.
Su
un divanetto, Gourry, in giacca, gilet e pantaloni azzurro chiaro, faceva
“volare” Rikol, mentre Lina li guardava sorridendo, più bella che mai in
quell’abito color turchese e acquamarina, che metteva ancora più in risalto la
pelle chiara e i capelli fiammeggianti, raccolti in modo elegante da fermagli
di perle. La stilista e le cameriere ci avevano lavorato parecchio, ma ne era
valsa la pena: avevano trasformato la “ragazzina dal petto piatto” in una donna
da far girare la testa.
Philia
e Valgarv parlavano sommessamente, vicino alla finestra, e ogni tanto Philia
ridacchiava. Probabilmente Valgarv le stava racontando qualcosa di divertente.
La draghetta indossava un abito dalla gonna ampia color verde tenero, con
sottili ricami e pizzi rosa. Rosa era il corpetto dallo scollo a cuore, mentre
verdi erano le maniche ampie di stoffa leggera. Valgarv vestiva di verde chiaro
e verde scuro, colore al quale i suoi capelli si intonavano benissimo ^^;;;
Spiccavano
per la loro assenza Luna, Delgia, Martina e Zangulus. Li avrebbero raggiunti in
chiesa, comunuqe.
-Non
riesco a calmarmi, Dessran! Se mai ti sposerai, capirai il mio nervosismo…-
-Io
mica ero così agitato quando ho sposato Lina. - commentò placido Gourry,
passando Rykol, che era stanco, in braccio a Lina.
-Go,
tu non avevi gli occhi di un intero stato puntati addosso… - Zel era arrivato
alla fine del tappeto; si voltò e tornò indietro.
-Beh,
è ora. - disse Silphiel, alzandosi. La sacerdotessa, in quell’abito semplice,
color lavanda, pareva ancor più timida e fragile.
Zelgadiss
annuì seccamente con la testa, avviandosi a passo spedito lungo il corridoio.
-Beh,
meglio che ci affrettiamo. Non sta bene arrivare in ritardo, specie se si è i
testimoni. - commentò Naga. Gli altri annuirono, poi tutti insieme si avviarono
verso la cappella del palazzo.
La
questione testimoni era stata spinosa: di solito erano parenti degli sposi, ma
in questo caso c’era un po’ carenza. Naga faceva da testimone ad Amelia, ma ne
occorrevano quattro. Così, Lina avrebbe fatto da testimone assieme a Naga.
Gourry e Dessran sarebbero stati i testimoni per Zelgadiss, visto che il
ragazzo non aveva parenti al mondo.
A
Gourry era stato dato il compito di porgere le fedi. Avevano fatto molte prove,
e Gourry era sicuro di non sbagliare. Cribbio, non si sarebbe sbagliato per
nulla al mondo, al matrimonio del suoi miglior amico. Zelgadiss aveva fatto lo
stesso, a suo tempo, per lui, quindi ora non poteva sbagliare!
Non
so se l’ho detto, e sicuramente finora non sono comparsi, ma i sovrani di
Zoana, dal giorno del loro matrimonio, si sono dati parecchi da fare, e hanno
già tre bei marmochietti: un maschietto di cinque, una bimba di tre, e un
neonato di un anno. Alla precedentre visita, non li avevano portati con sé,
lasciandoli alle balie a Zoana. Ma stavolta se li erano portati dietro.
Un
grosso gocciolone comparve sulla testa di Lina alla vista dei tre bimbi…
Il
maschietto aveva un cappellaccio uguale spiccicato a quello del padre, con su
una spilla di Zoalmelegustar. La bambina, al posto della bambola, aveva una
versione di peluches di Zoalmelegustar. E sulla carrozzina del più piccolo, al
posto dei soliti pendenti a forma di uccellino o stellina, al carillon c’erano…
c’è da dirlo? ^^;;; tanti piccoli Zoalmelegustar colorati.
-Martina…
ma siamo sicuri che crescerenno bene?- balbettò Lina che, nascosto il
gocciolone, non si era accorta dei tanti goccioloni minori…
-Mh?
Perché non dovrebbero crescere bene, Lina?- Martina prese in braccio la bimba.
Che aveva i boccoli uguali alla madre, e un cerchietto con un mini
Zoalmelegustar al centro del fiocco. Lina soffocò un conato.
-Mah,
fa’ un po’ te…- borbottò, prima di allontanarsi, lasciando una Martina
perplessa.
Lina
dette Rikol in braccio a Gourry, chiedendogli di tenerlo il più lontano
possibilie dai reali di Zoana e figli (poteva restare contagliato dal pessimo
gusto di Martina! ^^;;;), mentre lei andava a cercare un cameriere per chiedere
un po’ d’acqua…
La
cappella era piena di fiori. Una profusione di fiori bianchi, rosa e color
pastello, in magnifiche composizioni che profumavano l’aria.
*-ATCHU!!!!-
Ilune si soffia il naso -Scusate, sono allergica al polline… gran bella roba,
per un perito agrario che vive a duecento mentri dal’inizio della campagna,
eh?- *
Gli
ultimi ospiti stavano prendendo i loro posti. L’organo suonava a basso volume
una melodia per riempire il silenzio e sovrastare il chicchiericcio dei
presenti.
Nella
seconda fila, Martina e Zanglus tubavano come piccioncini. Accanto all’amico,
Vrumgun, con quella sua aria tranquilla, pareva ignorare il chiacciericcio
intorno. Luna, con Delgia a fianco, guardava distrattamente le composizioni
floreali. Quando arrivò Lina, ne approfittò per coccolare un pochino il
nipotino, che, come tutti, trovava semplicemente adorabile.
Nelle
file indietro, le ragazze e le donne, tutte rigorosamente dell’alta nobiltà di
Saillune e dintorni, chiacchieravano e cicalavano dello sposo, dell’abito della
sposa, e di tutto quanto concerneva il matrimonio imminente…
-…
è una chimera… corpo di pietra… è affascinate… intelligente, è spesso nella
biblioteca… papà ci ha parlato un paio di volte… sa tutto!…principessa è
fortunata… innamoratissimo…-
-…un
velo di venti metri…seta e diamanti… la cameriera dice che è bellissima…-
-…ha
invitato degli amici non nobili… la grande maga Lina Inverse… il Santo
Cavaliere di Cephied… ma un mazoku… il fidanzato della principessa Gracia… la
vestale dei Draghi dorati… -
…
compresi gli amici più stretti degli sposi.
Zelgadiss
fece di tutto per entrare inosservato, dalla porta posteriore. In effetti, ci
riuscì, e molte ragazze trattennero a stento piccole esclamazioni di sorpresa
nel vederlo.
In
quell’abito grigio perla, perfettamente intonato ai capelli, appariva elegante
come pochi. Esaltava il portamento fiero di Zelgadiss, mettendo in evidenza il
fisico asciutto, muscoloso e armonioso. Giocherellava col nodo della cravatta,
apparendo deliziosamente imbarazzato. Molte ragazze desideravano essere al
posto della principessa: pelle di pietra o meno, era BELLISSIMO, e i loro
mormorii ammirati giungevano fino alle orecchie sensibili di Zel, che arrossì
ancora di più.
Zelgadiss
fissava con impazienza la porta della cappella, ornata di fiori in tal modo che
pareva che le colonne stesse avessero messo foglie e fiori e frutti.
Il
sacerdote era già arrivato, e guardava diverto Zelgadiss. Non aveva mai visto
uno sposo perfettamente calmo. Questo se la cava bene, pensava, ma si vede che
freme nell’attesa della sua donna.
Finalmente,
la luce dorata che entrava dala porta fu oscurata dalla massiccia, gioviale
sagoma di Philione, e un istante dopo da quella più minuta, avvolta nei veli,
di Amelia.
Se
Zelgadiss aveva fatto sospirare ogni femmina presente, Amelia fece trattenere
il respiro da quanto era bella.
La
musica che scendeva dall’organo, sopra la porta della cappella, diede
l’impressione che l’arrivo di Amelia avesse richiamato un coro celeste a
suonare per il suo ingresso.
Amelia
sentiva il suo cuore aumetare i battiti, come il frullare delle ali di un
uccellino, nel petto, chiuso nel corpino di damasco di seta riccamente ricamata
d’oro e di minuscole, scintillanti gemme. La lunga gonna ricca di pizzi
delicati, un attimo prima così pesante, le parve diventata leggera come una
nuvola mentre, al braccio di suo padre, percorreva la navata, verso Zelgadiss.
Sentiva gli occhi riempirsi di lacrime, e non erano certo causate dai capelli
troppo tirati nell’acconciatura attorno alla sottile, elegante tiara in capo,
né al velo che le solleticava il lungo collo nudo e le guance.
Dopo
quei passi che le parvero lunghissimi e insieme brevi come un soffio, Amelia
vide come in sogno suo padre che porgeva la sua mano a Zelgadiss… la mano
forte, ma al contempo così delicata!, di Zel chiudersi sulla sua, mentre la
conduceva negli ultimi passi che la separavano dall’altare…
Era
come un sogno. Zelgadiss si muoveva come in un sogno meraviglioso. Amelia,
accanto a lui, era bella come neanche il più meraviglioso dei sogni poteva
essere.
La
cerimonia, la musica, il profumo inebriante dei fiori… le parole del
celebrante…
-…
e prenderla in tua sposa, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia,
finchè morte non vi separi?-
-Si…si,
lo voglio!-
Amelia
sentiva la stretta di Zelgadiss sulla sua mano, e quasi non sentiva le parole
del celebrante.
Adesso
capiva perché si diceva che quello fosse il momento più bello della vita di una
ragazza…
-…in
tuo sposo, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finchè morte non
vi separi?- recitava il celebrante.
-Si…
lo voglio!-
-Potete
scambiarvi gli anelli. - il celebrante fece un cenno a Gourry, che avanzò con
il piccolo cuscino di seta in mano, con adagiate sopra le due fedi. Gourry fece
molta attenzione. Sapeva che il gradino in quel punto era consunto e sdrucciorevole…
evitato! E sapeva anche che lì il tappeto rosso faceva una insidiosa piega…
evitata! Orgoglioso di sé, porse alla coppia il cuscino con gli anelli.
Zelgadis
prese la sottile fede d’oro, incastonata di tre purissimi diamanti bianchi dal
taglio a cuore, e la infilò all’anulare sinistro di Amelia. Rappresentava il
suo amore per Amelia, nel passato, nel presente, e nel futuro, puro e
inattaccabile come quei diamanti.
Amelia
sorrise, poi prese la fede per Zelgadiss. Anche questa era d’oro, con incastonati
tre piccoli diamanti. Era, ovviamente, più sobria, ma il significato era lo
stesso.
Lina
sorrise: anche lei aveva un’anello simile a quello di Amelia, e uno simile a
quello di Zelgadiss ornava l’anulare sinistro di Gourry. Era una tradizione
lyzelliana, ma Amelia l’aveva trovata deliziosa, e aveva voluto che le loro
fedi nuziali fossero così.
E
infine, la frase del celebrante.
-Io
vi dichiaro marito e moglie. -
Zelgadiss
guardò Amelia, stringendole la mando destra nella sua sinistra. Con l’altra mano,
le sollevò il velo, chinandosi su di lei, in un bacio lungo e profondo, che
Amelia ricambiò con docezza.
Staccandosi
a malincuore, Zelgadiss le porse il braccio, mentre percorrevano la navata, ora
come marito e moglie, accolti da una pioggia di petali nella cappella, e da
un’altra di riso fuori!
Ridendo,
sotto quella pioggia di riso che faceva loro il solletico, Zelgadiss prese in
braccio Amelia, portandola sulla carrozza reale che li avrebbe condotti per le
vie di Saillune, dove il popolo avrebbe potuto vedere e festeggiare la nuova
coppia reale.
Dall’ampia
piazza dinnanzi alla cappella del palazzo reale, Lina lanciò in aria l’ultima
manciata di petali e riso.
-…
e vissero per sempre felici e contenti!- esclamò -Come nelle favole! Del resto,
s’è mai visto un principe più azzurro, e una principessa più bella?-
-Già,
proprio come in una bella favola. - annuì Gourry -Come si dice in questi casi?-
si grattò la testa, cercando di ricordare la frase con cui la nonna concludeva
sempre le belle favole…
Ilune:
beh, se Gourry non la ricorda, la dico io!
Larga la foglia
Stetta la via
Dite la vostra
Ch’io ho detto la mia!
The End
-^__^
Piaciuta? Mi spiace aver tardato tanto con l’ultimo capitolo, ma gli esami
universitari incombono, e la vostra povera mezz’elfa si ritrova con una mammina
che le alita fuoco sul collo se non studia!
Per
la gioia dei miei lettori…-
-Seee,
ma dove?-
-TACI
Dess! Dicevo, per la gioia dei miei lettori, la storia non finisce qui. Ci
saranno brevi pezzi autoconclusivi che si inseriranno in questa linea
cronologia, e poi due lunghe storie di ampio respiro. Restate sintonizzati!-
Ombra
e acque fresche
Ilune
Willowleaf