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Autore: Midnight the mad    10/12/2014    2 recensioni
"Kurt scoprì di chiamarsi Kurt quando aveva quattordici anni, e decise di chiamarsi St. Jimmy più o meno nello stesso periodo. Tutta colpa di un diario.
E di una sigaretta."
"Alzò gli occhi al cielo, sibilando una bestemmia. Qualcuno dietro di lui rise. Si girò e vide una ragazza che lo osservava divertita. Lei sollevò un sopracciglio e canticchiò: - Look down, look down, Sweet Jesus doesn't care... -
Lui sbuffò. - E allora cosa dovrei fare? -
La ragazza alzò le spalle. - Beh, diventa tu Gesù, così almeno puoi risolverti tutti i problemi che vuoi. -"
"- Syd? -
- Già. Syd. Problemi? -
- No, è che tipo, sei... "incastrata" a fare Syd. Che lo sai già che alla fine morirai da drogata pazza e chissà cos'altro. Io fossi in te me lo darei un futuro, almeno con il nome. Concediti il beneficio del dubbio. -
- Tu sei la prima a non darti un futuro con il tuo nome. -
Lei scrollò le spalle. - Non ho mai avuto così tanta voglia di avere un futuro. Tu invece non vuoi altro. Quindi almeno datti una possibilità. -
- Sì, ma non voglio sperare troppo, capisci cosa intendo? Che poi se va male resto delusa. -
- E allora chiamati Whatsername. -"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WE ARE THE WAITING
(Stesso momento)
 
La voce di St. Jimmy si bloccò sulla prima lettera del “ciao” che stava per dire. Guardò Syd. Aveva un’espressione indecifrabile. La squadrò da capo a piedi. – Hai di nuovo intenzione di dirmi che non siete andati a letto insieme? – chiese, un’incredibile amarezza nella voce.
- Siamo andati a letto insieme. – ribatté l’altra. – Non vedo perché dovrei nasconderlo. –
Syd serrò la mascella. – Forse sarebbe stato meglio non saperlo, invece. – sussurrò.
St. Jimmy non riuscì a impedirselo. Le rise in faccia. – Cioè, tu vuoi sapere solo quello che ti pare? Eh no, cara. Se vuoi la verità, te la prendi tutta. E se fa male... chi se ne frega. – disse, poi si avvicinò alle valige e si mise i primi vestiti che le capitarono. Iniziava a sentirsi arrabbiata. Dio, quant’era stupida quella ragazzina.  – Vuoi sapere qualcosa di me, troietta? – fece. – Ecco, ora sai che scopo con il tuo ragazzo o quello che è. –
Per un po’ Syd non disse niente, anzi, per così tanto tempo che la ragazza dovette voltarsi per accertarsi che non se ne fosse andata. Quando i loro sguardi si incrociarono, Syd fece una smorfia. – Non è il mio ragazzo. – disse. – Lo so che non gli importa di me. O meglio, non più. Perché dovrebbe? Mi ha usata quando aveva voglia di scopare e adesso non mi vuole tra i piedi. Evidentemente ha trovato una puttana migliore. –
- Lo prendo come un complimento. – ribatté St. Jimmy.
E poi Syd scoppiò a piangere.
-
Aveva iniziato a piangere. Non sapeva neanche perché, ma adesso non riusciva a fermarsi. Era incazzata, forse. Era incazzata perché non aveva nessun motivo per essere incazzata e lo era. Era... patetica.
- Sono patetica. – disse.
St. Jimmy annuì. – Già. –
Si guardarono.
- Perché piangi? – chiese lei.
- Per tutto. –
- Che vuol dire per tutto? –
- Non lo so. Ogni tanto bisogna piangere. Fa bene. E’ per questo che leggiamo libri tristi o guardiamo film tristi o ascoltiamo musica triste. Perché troviamo un motivo per piangere, visto che la gente di solito pensa che piangere senza motivo sia stupido. Così quando ti senti triste ti riempi di roba triste e hai il diritto di piangere. Ma io me ne frego del diritto, ok? Ho voglia di piangere e basta. –
Non sollevò neanche gli occhi per guardare St. Jimmy. Lei, che era così menefreghista e così forte e così... così strana. Già, strana, pensò, mentre sentiva delle labbra posarsi sulle sue. “Strana, strana, strana.” continuò a ripetersi, mentre rispondeva al bacio. E alla fine aprì gli occhi.
St. Jimmy esitò. – Non lo so cosa voleva dire. – disse.
- Non te l’ho chiesto. – ribatté.
- Sì, ma è che... hai detto una cosa verissima. E... beh, a me viene voglia un sacco di volte di baciare le persone, ed è brutto dover sempre avere un motivo per farlo. Il motivo è solo che ogni tanto la gente ha bisogno di baci, un po’ come ha bisogno del sesso o di piangere o di tutto il resto. – Sospirò. – Mi odi? –
- No. – rispose Syd. – Ho solo bisogno di capire. –
St. Jimmy sospirò di nuovo. – Ok. – disse. – Tanto ormai ho deciso che non voglio più preoccuparmi per le persone. Da ora in poi sono cazzi vostri. – Aveva una strana amarezza nella voce. – Che cosa vorresti capire? –
- Te. Perché non riesco neanche a fare delle ipotesi. Non ho idea di chi sei. –
- E perché vorresti averla? –
- Tu perché mi hai baciata? –
Si guardarono. – Io non sono innamorata di te, Syd. – disse St. Jimmy, alla fine. – Sono innamorata di tante cose, ma è da un bel po’ che non mi innamoro delle persone. E più conosco una persona, meno mi sento innamorata di lei. –
- Neanche io sono innamorata di te. – ribatté. – Volevo solo dire che come tu non sapevi perché mi hai baciata, io non so perché voglio saperlo. Forse perché... perché ho come l’impressione che farlo cambierà qualcosa. –
- Già, perché tutto quello che facciamo nella vita è semplicemente aspettare che le cose cambino. – mormorò St. Jimmy, ma non sembrava una critica, solo un’osservazione. – Solo che poi non cambia niente, in realtà. –
- Fammi illudere. Altrimenti cosa fai nella vita, se non hai niente da aspettare? –
- Beh, muori. – rispose St. Jimmy. – Ma dopotutto aspettare è meno drastico. Alla fine muori comunque, no? E noi abbiamo tutti questa grande e stupida speranza che prima o poi qualcosa cambierà davvero. – Sbadigliò. – Che ne dici se ci prendiamo qualcosa da mangiare prima di raccontare la storia? –
- E’ davvero così lunga? –
- Immagino di sì. A seconda di come li vivi vent’anni sanno essere infiniti. –
- Se li vivi come un’attesa continua, ti giuro che è così. – rispose Syd. Già. La sua vita era sempre stata un’attesa di qualcosa, non sapeva neanche lei di cosa.
St. Jimmy le sorrise. – Anche se sono troppo pieni, credimi. – ribatté, poi entrò in cucina e mise dell’acqua a bollire sul fuoco. Per un po’ rimasero entrambe in silenzio, poi la ragazza sollevò lo sguardo dalla pentola. – Posso farti una domanda? – chiese.
- Mh-mh. –
- Perché proprio Syd? –
Lei si morse il labbro. In realtà, ora che ci pensava, non l’aveva mai detto a nessuno. – E’ che... io non ho mai avuto niente di mio. Neanche un futuro, neanche... una storia, ok? Non avevo niente addosso, niente di niente, e così ho deciso di prendermi la storia di qualcun altro usando il suo nome. –
- Syd? - 
- Già. Syd. Problemi? -
- No, è che tipo, sei... "incastrata" a fare Syd. Che lo sai già che alla fine morirai da drogata pazza e chissà cos'altro. Io fossi in te me lo darei un futuro, almeno con il nome. Concediti il beneficio del dubbio. -
- Tu sei la prima a non darti un futuro con il tuo nome. -
Lei scrollò le spalle. - Non ho mai avuto così tanta voglia di avere un futuro. Tu invece non vuoi altro. Quindi almeno datti una possibilità. -
- Sì, ma non voglio sperare troppo, capisci cosa intendo? Che poi se va male resto delusa. -
- E allora chiamati Whatsername. –
Si guardarono. – Whatsername. – ripeté Syd.
- Già. Così non hai obblighi. Whatsername è una con infinite possibilità, perché nessuno sa chi sia. Non hai nessun nome con cui essere ricordata, così la gente non può pensare niente di qualsiasi decisione prenderai. Almeno metaforicamente suona bene. –
Rise. – In un certo senso sì. –
Per un altro po’ di tempo regnò il silenzio. St. Jimmy buttò la pasta e iniziò a mescolare. Poi sentirono una voce. – Syd... –
La ragazza si girò e guardò Jesus. – Whatsername. – lo corresse. – E no, non sono arrabbiata. Sul serio. –
- Mi dispiace. –
Lei rise di nuovo. – Ovviamente non è vero, ma apprezzo il tentativo. –
Jesus si morse il labbro. – Beccato. Rompo se chiedo di cosa stavate parlando? –
St. Jimmy scrollò le spalle. – Stavo per iniziare a raccontare la grande storia di come sono arrivata in questa schifosa città. –
Jesus lanciò un’occhiata fuori dalla finestra. – Sembra interessante. – mormorò. – Cazzo, però sta ancora piovendo. Che palle. Io vorrei che andasse a fuoco, invece che essere così bagnata. –
- Decisamente se andasse a fuoco avremmo un  motivo per andare via. – concordò la ragazza.
- Potremmo farlo noi. – disse Whatsername. – Bruciare tutto. –
- No che non possiamo. – sbuffò Jesus.
- Che Gesù sei se non hai neanche il coraggio di fare quello che vuoi? –
- Infatti so benissimo che mi sto solo raccontando bugie. – ribatté il ragazzo scrollando le spalle. – Ma dopotutto, che altro vorresti fare? –
Lei non rispose.
Passò qualche altro minuto. St. Jimmy scolò la pasta e ci versò sopra del sugo in scatola, mescolando, poi la distribuì in tre piatti. Si sedettero attorno al tavolo.
St. Jimmy deglutì. – Direi che è il momento di iniziare questa storia. –
- Mh-mh. – concordò Whatsername.
- E’ solo che... non so da dove cominciare. –
- Comincia dall’inizio. – suggerì Jesus.
- E’ questo il problema. – ribatté lei. – Che io non lo so, bene, quando è cominciato tutto. In che... momento e in che modo. – Sospirò, riflettendoci. – Beh, ok, a grandi linee penso di saperlo. Siete sicuri di volerla sentire, la mia storia? –
- Altrimenti perché saremmo qui? – ribatté Jesus.
St. Jimmy annuì tra sé. – Ok. – mormorò. – Comincio. –


Ed ecco che è arrivata anche Whatsername... spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatevi sentire! :)
  
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