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Autore: Lady Five    10/12/2014    7 recensioni
E' possibile per uno come Harlock continuare la solita vita sull'Arcadia, ma con una vera famiglia accanto? Forse sì... Ma, prima, una serie di gravi eventi sembra spezzare questo sogno sul nascere, poi, quando tutto sembra ormai superato, dal passato riemergono verità che rischiano di minare seriamente l'equilibrio del capitano, mettendolo davanti a scelte difficili.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Mayu, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nei giorni successivi Frida cercò di fare amicizia con qualcuno della ciurma. Non che le importasse di loro, ma voleva saggiare se ci fosse qualche anello debole, su cui il suo fascino potesse fare presa. Se ci fosse qualcuno, insomma, in qualche modo corruttibile.
Ma dovette amaramente ricredersi. Nessuno le dava confidenza. Quei fuorilegge si sarebbero lasciati bruciare vivi, piuttosto che tradire Harlock. Perché lei non era riuscita a ottenere la stessa incondizionata fedeltà da parte dei suoi sottoposti? Il futuro la spaventava. Che cosa ne sarebbe stato di lei, una volta che avesse lasciato l'Arcadia, con o senza Tamara? Se Harlock avesse deciso di consegnarla ai ribelli? O se i ribelli fossero riusciti a catturarla? Non c'erano prove che fosse stata lei a uccidere Raflesia. Sì, qualcuno (ma chi?) sosteneva di averla vista, ma era una parola contro l'altra. Era probabile però che i giudici non ne avrebbero tenuto conto e che la sua sentenza fosse già scritta. Doveva procurarsi la protezione di qualcuno. E c'era una sola persona a cui potesse rivolgersi per ottenerla...
Per il resto, la donna sembrava tranquilla e collaborativa. Lasciava sempre più di frequente Tamara da sola con la sua futura nuova famiglia. La piccola era talmente presa dalle novità e dal fatto che finalmente potesse stare con dei bambini come lei, che smise a poco a poco di farle domande sulla loro permanenza lì. Gli uomini dell'Arcadia erano rimasti profondamente colpiti dalla sua storia (e poi, era la figlia del capitano!) e tutti facevano a gara per farla sentire a suo agio nella nuova “casa”. Tutti erano gentilissimi e affettuosi con lei, ma non con la formalità e l'ossequio a cui era abituata. Le regole erano molto più blande, e lei si divertiva moltissimo. Si sentiva libera. Ma non solo. C'era quella bella giovane bruna che stava spesso con lei, le parlava con infinita dolcezza, la abbracciava e la accarezzava di continuo. Il signore alto con il mantello nero, che tutti chiamavano “capitano”, aveva sempre un'aria severa, che un po' la intimidiva, ma quando guardava lei e gli altri suoi piccoli amici il suo sguardo si addolciva. C'erano anche un buffo uomo grasso che però aveva dei bellissimi giocattoli... - strano, perché era un po' cresciuto! - e una vecchietta sempre agitata, che preparava per loro torte e biscotti buonissimi, e qualche volta permetteva loro di aiutarla in cucina. Tristan poi la adorava e la trattava davvero come una principessa. Nessuno le aveva detto che era sua sorella, e probabilmente lui era troppo piccolo per rendersi conto della loro somiglianza fisica. Ma forse, come aveva ipotizzato Mayu, percepiva un legame speciale con quella bimba. Lei, da parte sua, ricambiava tanta devozione con mille piccole gentilezze, che commuovevano ogni volta i loro genitori. Selene, anche se non sapeva ancora parlare, esprimeva il suo affetto per la nuova arrivata con grandi sorrisi, carezze e buffi versetti.
Tamara cominciò a pranzare e cenare con loro, prima insieme a Frida, che però non si sentiva molto a proprio agio seduta alla stessa tavola di Harlock e Mayu, poi da sola. E, quando una volta Mayu le propose di dormire nella cameretta di Tristan, lei accettò di buon grado. La ragazza li lasciò giocare e saltare sui letti (cosa che a Tamara era vietatissima, a palazzo, e quindi non le sembrava vero poterla fare impunemente), finché non crollarono sfiniti nei loro lettini. Mayu rimboccò le coperte a tutti e due e tornò in camera sua, dove per fortuna Selene dormiva già. Harlock invece era seduto davanti alla vetrata con un bicchiere di vino, come al solito a quell'ora.
“Finalmente si sono addormentati” commentò lei sedendoglisi accanto e prendendo il calice che il marito le aveva preparato.
Lui le sorrise.
“Mi sembra che proceda tutto bene, no?” proseguì la giovane.
“Sì, pare anche a me...”
“Non chiede neppure più tanto di Frida.”
“Probabilmente non la vedeva molto nemmeno prima, di lei si saranno occupati più che altro governanti e servitori, visto il suo rango.”
“Già. Ho l'impressione che qui si diverta, che le piaccia stare con qualcuno della sua età, e in un ambiente meno rigido. Forse... forse non sarà nemmeno necessario dirle subito tutto. Possiamo aspettare che sia un po' più grande... Quando Frida se ne sarà andata, le potremmo dire che ha dovuto allontanarsi per risolvere dei problemi a Panahon...”
“Sì, forse...” annuì Harlock. Ma appariva distratto, distante.
“Non sembri convinto. C'è qualcosa che ti preoccupa?”
“A dire la verità, sì. Ho cercato di contattare Humboldt e Galaad per sapere com'è la situazione sul pianeta, ma Yattaran ha fatto molta fatica a trovare il contatto, e già questo è strano. Poi, quando finalmente sono riuscito a parlare con Galaad, mi è sembrato un po'... come dire... reticente. Temo che sia scoppiata una guerra civile...”
“Beh, era prevedibile. Ci sarà ancora una parte della popolazione che sostiene Frida e non sarà d'accordo con i ribelli. Quindi è molto meglio per lei e Tamara che siano qui! Non se lo merita, ma credo che tu le abbia salvato la vita.”
“Sì, certo, non è questo. Pensavo... forse non dovevamo interferire... forse dovevamo prenderci Tamara e basta...”
Mayu si alzò e gli prese il viso tra le mani.
“Abbiamo fatto la cosa giusta. La rivolta sarebbe scoppiata comunque, con o senza il tuo intervento. Non è colpa tua se ora c'è una lotta intestina.”
Harlock esitò un attimo prima di proseguire.
“È che... non so che cosa fare con Frida... le ho promesso che se ci avesse aiutato non l'avrei consegnata ai ribelli e così farò. Ma qual è l'alternativa?”
Mayu si irrigidì. Tornò a sedersi e si portò il bicchiere alla bocca.
“Non è un nostro problema” disse gelida.
“Sì, invece. Lo è diventato nel momento in cui l'abbiamo fatta salire sull'Arcadia.”
La ragazza strinse le labbra. Harlock le aveva promesso che si sarebbe liberato di quella donna. Non c'era posto per entrambe sulla loro astronave. Tamara doveva avere una sola madre, l'unica legittima: lei!
“Non è un membro del tuo equipaggio. Non è venuta per arruolarsi e seguirti fedelmente ovunque, come gli altri. Non sei responsabile della sua vita. Avevi detto che l'avresti sbarcata da qualche parte. Non dimenticarti che cosa ci ha fatto! Che si arrangi, è già tanto che tu non l'abbia uccisa!”
Mayu adesso era proprio alterata e Harlock decise di chiudere il discorso. La capiva: era troppo coinvolta in quella situazione, si sentiva in competizione con la mazoniana per l'affetto della bambina. E poi aveva ragione: Frida aveva commesso delle azioni orribili, non meritava tanti riguardi. Anzi, forse era il caso di cominciare ad affrontare l'argomento direttamente con l'interessata.

Non perse tempo e il giorno dopo la fece chiamare nel suo ufficio.
Frida simulò la propria agitazione dietro la sua solita arroganza.
Si sedette e lo fissò con aria di sfida. A lui sembrò di rivedere Raflesia.
“Che c'è? Non sei soddisfatto delle mie prestazioni?”
Harlock ignorò la provocazione. Non aveva nessuna intenzione di fare il suo gioco.
“Al contrario. Mi sembra che le cose procedano come abbiamo concordato. E a questo proposito è meglio che tu cominci a pensare a che cosa vuoi fare dopo. Ti sconsiglio di tornare su Panahon, naturalmente, ma se è quello che vuoi, io non ho problemi a portartici.”
Frida taceva. In realtà, era quello che avrebbe dovuto fare già da tempo, se quella banda di pirati non glielo avesse impedito! Ma la verità era che lei non era come Raflesia: lei aveva paura. Una volta lì, non avrebbe saputo che cosa fare. E l'idea di rischiare il collo la paralizzava dal terrore. Il problema era che non aveva alternative.
Harlock le venne in aiuto.
“Ho una proposta da farti. Ti posso sbarcare su Tortuga. Lì i ribelli non ti troveranno e, se anche lo facessero, non potrebbero toccarti.”
“Tortuga? E cos'è?”
“È una piccola luna al di fuori di ogni giurisdizione terrestre o aliena, e per questo è il ritrovo preferito di fuorilegge di ogni genere.”
Sul viso di Frida comparve un'espressione di orrore.
“Sì, lo so, messa così non è un posto allettante per una signora di nobili natali. Ma è un posto sicuro: c'è un tale via vai di gente che tutti si fanno i fatti propri, nessuno baderà a te. Nessuno ha interesse a farsi notare con comportamenti sconvenienti. E poi ci sono delle leggi non scritte che vengono rispettate alla lettera. Credimi, si sta meglio lì che in molti altri pianeti cosiddetti civilizzati. Comunque io conosco parecchia gente a cui ti potresti rivolgere per qualsiasi problema. E noi ogni tanto ci atterriamo e quindi io potrei controllare di persona che vada tutto bene.”
Frida era perplessa.
“E... che cosa farei, una volta laggiù?”
“Quello che ti pare. Se hai bisogno di soldi, te li posso anticipare. Se vuoi arruolare dei mercenari per riprenderti il trono, non avrai difficoltà a trovarne. In alternativa... puoi lavorare: sei un donna intelligente e istruita, oltre che bella. Non dovresti avere difficoltà a trovare un impiego... anche onesto, voglio dire.”
“Lavorare?” strillò Frida con una smorfia di disgusto.
Harlock represse a stento un sorrisetto. L'aveva detta apposta, quella parola.
“Sì. È quello che la gente normale fa di solito per vivere. Naturalmente nulla ti vieta di darti anche tu alla pirateria. Ma i motivi per cui non posso tenerti qui te li ho già spiegati. Ritieniti fortunata che non ti metta su una navetta con il pilota automatico e viveri per una settimana!”
Il capitano si alzò, dichiarando chiuso il colloquio.
“Non devi darmi subito una risposta. Pensaci su. Abbiamo ancora un po' di tempo.”
Si girò e stava per aprire la porta, quando la voce della donna lo colpì come una scudisciata.
“Sì, è vero, potrei darmi alla pirateria. Visto che ce l'ho nel sangue, padre!”

  
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