Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Alexis_    10/12/2014    3 recensioni
-Stavo per lasciarti lì. [...]
-Avresti dovuto farlo.
Levi avrebbe voluto ridere di quanto sentimentale fosse il Comandante dal cuore di ghiaccio.

Erwin/Levi post ACWNR.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Irvin, Smith
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erwin trovava piacevole la compagnia di Levi.
Erano trascorsi solo pochi mesi da quando si era unito al corpo di recognizione e dal trauma della prima missione fuori dalle mura.
Il ragazzo nonostante tutto era incredibilmente calmo, più nei termini di una tempesta silenziosa, ma il comandante era sinceramente colpito e incuriosito da questo suo improvviso cambiamento, come se si fosse scaricato tutto in una volta e adesso stesse contemplando la sua nuova vita.
In ogni caso il suo silenzioso interesse per ciò che lo circondava era pregio dei gradevoli momenti che passavano insieme.
Erwin non era uno per le chiacchierate frivole, lo vedevano forzato in un tedio che si sarebbe evitato volentieri, Levi da parte sua pareva dello stesso avviso, così si erano ritrovati a passare insieme quei rari momenti di pace molto più spesso di quanto entrambi intendessero fare.
Stava appoggiato alla finestra aperta della sua stanza, lasciando entrare una piacevolissima ventata di aria fresca di quanto in quanto.
Era notte, sicuramente molto tardi, insieme avevano mandato giù, bicchiere dopo bicchiere, quasi tutta la bottiglia di vino posta sul davanzale.
Una parola a caso dopo un’altra, li aveva visti impegnati in una conversazione davvero poco interessante.
Erwin gli si era fatto vicino, Levi si era lasciato avvicinare, il fianco sul davanzale e un mezzo sorriso che Erwin gradiva vedergli in faccia quelle rare volte.
Nei suoi occhi che puntavano in un posto indefinito, forse persino molto lontano da lì, vide un flash degli stessi occhi ricolmi di disprezzo del criminale che aveva visto solo pochi mesi prima. Saettavano nella sua mente i suoi movimenti perfetti, veloci… in alto sotto il tetto della città sotterranea e poi a terra, agile come uno scoiattolo. Era quasi certo, infatti, che gli sarebbe sfuggito dalle mani con la stessa velocità. Saettavano ancora davanti ai suoi occhi il ricordo dei suoi capelli impiastrati di fango e delle sue labbra contratte e i suoi occhi affilati.
Era proprio ubriaco quella sera, pensò tra sé e sé.
Gli accarezzò i capelli dietro l’orecchio e restò sorpreso dal gesto dell’altro di lasciare adagiare il viso sulla sua mano, piegando il capo in un velato segno di sottomissione.
Tenendo la sua piccola testa nella propria mano, si piegò per baciarlo e Levi non si ritrasse, si lasciò trasportare semplicemente. Come se avesse ardito contatto fisico per troppo tempo e adesso si stesse lasciando languidamente cullare.
Nonostante l’indiscutibile piacere, Erwin conservava una piccola parte di sé che gli ricordava cosa fosse e non fosse professionale, o più semplicemente si spaventò un po’ nel momento in cui riconosceva una sensazione che non provava da tempo immemore. Si ritrasse dal viso dell’altro di poco spazio, lasciandogli tempo e modo di allontanarsi e andarsene, se lo desiderava.
Dopo qualche momento speso in quella posizione, Erwin pensò di allontanarsi per conto suo e fare finta di nulla, proprio allora sentì il tonfo del bicchiere che, scivolato dalle mani di Levi, cadde sul pavimento senza rompersi. Sentì le sue dita sottili sfiorare la sua guancia mentre lo strattonava da dietro il colletto della camicia per abbassarlo verso di sé e costringerlo in un altro bacio, più profondo. Non si fece indietro, anzi lo abbracciò e lo strinse a sé fino a farlo restare sulle punte dei piedi. Si godeva il calore della sua bocca ma anche le sue dita che gli accarezzavano gli zigomi e l’altra mano tra i suoi capelli.
Senza essersene reso conto lo faceva stendere sul suo letto e Levi lo attanagliava nella morsa delle sue braccia e delle sue gambe.
Si perse nel profumo dei suoi capelli e nella delicatezza della pelle sensibile sul suo collo.
Levi trovava piacevole la sensazione di stringere un corpo tanto più grande del suo, senza implicazioni sessuali. Quel calore, il fremito di un corpo vivo e pulsante sopra di lui, tra le sue braccia. Le sue labbra e i suoi denti sulla carne lo facevano sussultare e quasi non si era accorto delle mani dell’altro che armeggiavano con i suoi pantaloni.
Gli afferrò i polsi d’istinto, in un gesto forse fin troppo brusco, Erwin percepì la sua piccola forma serrarsi improvvisamente e, rinsavito, fu colto dai sensi di colpa.
Allontanò immediatamente le sue mani –Scusa, Levi… mormorò cercando al contempo di rassicurarlo che non si sarebbe spinto oltre –Scusami.
Si districò da sotto di lui e si sedette sul bordo del letto senza guardarlo.
Levi non era di per sé deluso dal comportamento di Erwin, era ubriaco e lui si era mostrato fin troppo consenziente. Era provare qualcosa per una persona che ricambiava quell’interesse, che fosse per di più un interesse di quel tipo.
Erwin si sedette accanto a lui, lasciandogli il tempo di riflettere. Senza ancora guardarlo in viso prese e uscì dalla stanza, chiudendosi dietro la porta silenziosamente.
 

Si era appena infilato dentro una fresca maglietta intima, quando Erwin entrò di colpo e si chiuse la porta alle spalle. Si stava rivestendo dopo una lunga doccia, i capelli ancora un po’ umidi e l’improvvisa entrata di Erwin, decisamente rozza e poco educata, lo aveva fatto sentire in imbarazzo.
Provava ancora sentimenti contrastanti riguardo ciò che era successo notti prima e che ricordava fin troppo vividamente, in qualche modo, comunque, aveva sperato che la cosa non avesse un seguito.
Piombò un lungo silenzio, lo guardò negli occhi ed Erwin ricambiò lo sguardo.
-Cos’è, ti aspettavi uno spogliarello? O forse sei uno che preferisce fare tutto da solo?
Erwin non rispose, incrociò le braccia con un’espressione di accondiscendenza.
-Stai aspettando che cada ai tuoi piedi? Sono qui, merda… non sei venuto qui solo per sco-
-Oh, falla finita, sospirò l’altro, vuoi farmi passare forse per quello che ti ha molestato? No, io ti ho lasciato andare, ti ho dato la possibilità di fare quello che volevi e quello che volevi era continuare. Per me la storia finisce qui, non avevo intenzione di riprenderla a meno che non l’avessi chiesto tu. Non sono qui per questo.
Levi si voltò per aprire l’armadio e tirare fuori una camicia bianca, Che vuoi allora? Disse mentre risistemava la gruccia.
-Ci sono un paio di cose riguardo la formazione della tua squadra di cui dobbiamo discutere… Caporal Maggiore Levi.
Chiuse l’anta dell’armadio e per qualche attimo rimase appeso ad un filo.
-Come hai potuto? Ribatté senza sapere cos’altro dire. Come hai potuto prendere una decisione del genere? Che cosa dovrei fare io?
Erwin lo guardava con aria tranquilla come se si aspettasse quella reazione da parte sua.
-Hai già il rispetto degli altri soldati, sei apprezzato da molti di loro, dai consigli alle reclute e sei il soldato più forte che abbiamo. Anche con un titolo del genere il tuo lavoro non cambierà, ti toccheranno anzi dei privilegi e… qualche riunione forse più noiosa.
Gli occhi di Levi erano puntati sui suoi, mentre cercava di elaborare quello che aveva detto oltre che i suoi stessi sentimenti in merito.
-Ho preso questa decisione perché mi fido di te e delle tue capacità.
 
-Vacci piano… stronzo…
Levi portava il parlare sporco durante il sesso ad un livello completamente nuovo. Si cimentava in un grottesco spettacolo di parolacce e imprecazioni, ciò naturalmente senza immaginare l’effetto sortito su Erwin, che lo trovava incredibilmente eccitante. Il tono instabile della su voce e il suo tremolare, il respiro che gli mancava, le sonorità leggermente più stridule del normale.
Cercò di controllare il ritmo delle spinte anche se scivolare dentro di lui era nettamente più facile, tuttavia gli sarebbe servito perfettamente in forma per il giorno dopo, senza acciacchi sospetti… e d’altronde esagerare non giovava a nessuno dei due.
Era successo per caso, senza un come né un perché… anzi, quelli erano stati maturati molto tempo prima, più che altro non era servito metterli per iscritto. Era successo e basta, con la stessa naturalezza con cui cercavano la vicendevole compagnia, proprio come si fidavano l’uno dell’altro.
Non era servito nasconderlo, né fare finta di nulla, né utilizzare banali scuse morali.
Erwin non sentiva dentro di sé il vivo desiderio verso un’altra persona da anni, ma era umano e Levi era lì per ricordarglielo.
Portarsi a letto il proprio Caporale era una maniera molto poco professionale di mantenere la propria sanità mentale, avrebbe benissimo potuto trovarsi un passatempo… ma Levi era un adulto consenziente e con tutto quello che comportava la loro relazione, davvero non riusciva a sentirsi in colpa.
-Ah-Erwin!
I suoni che lasciavano le sue labbra sottili erano quanto di più erotico Erwin avesse mai sentito in vita sua. Forse per il suo costante tentativo di reprimerli, forse per quanto apparisse diverso rispetto a tutto il resto della giornata. Erwin si sforzava di restare abbastanza lucido da concentrarsi sul suo viso e sulle sue espressioni estasiate.
Ignorava i suoi stessi versacci e l’annaspare come un toro in affanno, mentre gli stringeva la carne sui fianchi e ora le sue spinte si facevano più irregolari.
Levi inarcò la schiena, la testa buttata all’indietro e la gola esposta, i muscoli contratti spasmodicamente.
Lui si diede qualche altro colpo prima di uscire dal corpo dell’altro e rilasciarsi con un gemito di soddisfazione.
Dopotutto andava bene così.
 

La spedizione aveva proceduto con un andamento nella norma: né particolarmente bene, né particolarmente male. Quando un gruppo di giganti dal comportamento anomalo prese ad inseguirli, le cose si misero male. Neanche poté molto la loro formazione, dato il numero ridicolmente elevato di giganti nel gruppo. Dovettero quindi correre ai ripari il più velocemente possibile, raggiungendo il bosco di alberi giganti più vicino, in tal modo avrebbero avuto una chance di fuga mentre il naturale rallentamento concesso dagli alberi e la squadra speciale recentemente ricostituita del Caporal Maggiore Levi tenevano occupati i giganti.
Durante la precedente spedizione la squadra di levi era stata quasi completamente abbattuta: a parte il Caporale, riuscirono a salvarsi solo altri due membri. Levi incolpava se stesso mentre cercava di tirare su gli animi dei superstiti, ma a lui non aveva detto questo… aveva detto che gli altri avevano svolto il loro lavoro egregiamente e nonostante tutto le cose erano andate male. Per cui lui non poteva fare altro se non conservare le loro anime nella sua.
Erwin ebbe appena il tempo di voltarsi, prima di vedere, tutto di fronte ai propri occhi, Levi essere sbattuto contro un albero dal colpo di un classe quindici metri. Riuscì ad attecchire il colpo evitando di morire schiacciato contro l’albero come un insetto, ma il volo aveva fatto attorcigliare i cavi del dispositivo per la manovra tridimensionale ad un grosso ramo e la forza centrifuga fu tale da scaraventarlo contro un altro albero.
Accadde tutto così velocemente che non ebbe neanche il tempo di accorgersene, con le braccia e le gambe cercava appigli laddove trovava solo grossi rami che gli aprivano ferite sulla carne, fino a quando un dolore atroce al polpaccio non gli fece perdere i sensi.
In un attimo ciò che si profilava davanti agli occhi del comandante era la grottesca immagine di levi appeso per una gamba a testa in giù, completamente immobile se non per l’effetto rotatorio del cavo che lo teneva attaccato ad un ramo.
-Levi potrebbe essere ancora vivo e aver perso i sensi, Erwin.
Hanji parlò come quasi avesse letto i suoi pensieri.
-Attendiamo ordini, comandante!
Un membro della squadra di Levi gli stava chiedendo di andare a recuperarlo. Non fosse stato il comandante, con sulle spalle non la vita di un soldato, ma di tutto il corpo di recognizione, si sarebbe fiondato lui a prenderlo, al diavolo il fatto che fosse una missione suicida.
Aveva sentito un improvviso sprofondamento nel petto, un senso di mancanza che stentava a riconoscere e lo aveva lasciato senza fiato. Si era detto pronto a perdere chiunque, ma era davvero così? Se fosse stata Hanji? Se fosse stato Mike?
Ciò non cambiava le cose: una missione di soccorso non era contemplabile, avrebbe significato un sacrificio troppo elevato per la salvezza di un solo soldato, fosse pure stato il soldato più forte.
-Comandante!
Tuttavia…
-Soldato, se il Caporale non da segno di risvegliarsi, lascialo indietro, il distacco di tempo che abbiamo è troppo breve.
-Sì signore!
Il sollievo che provò nel vedere un attimo dopo Levi districarsi dal dispositivo ed essere portato in uno dei carri, non era nemmeno descrivibile.
 
Aprì la porta della stanza di Levi con in mente l’immagine del ragazzo sdraiato incosciente sotto le coperte, ma dovette ricredersi nella sua ingenuità a ciò che si ritrovò davanti: Levi portava una maglietta e un paio di pantaloni neri, seduto sul bordo del letto si stava cambiando le bende sul polpaccio rattoppato ma dalla pelle pulita e disinfettata di fresco. Portava bende e grossi cerotti in altre parti del corpo, le braccia ne erano piene, uno sulla guancia destra.
Tutto sommato gli era andata bene.
-Come ti senti?
La domanda restò persa nel vuoto e per un attimo Erwin pensò che non avrebbe risposto. Levi strinse le bende in un nodo finale, facendo una smorfia di dolore. Poi afferrò una stampella di legno e ci si appoggiò per alzarsi con tutto il peso sull’altra gamba. Erwin non lo aiutò, Levi non avrebbe voluto in ogni caso.
-Una merda. Non c’è un muscolo che non mi faccia male, ma Hanji dice che tra qualche giorno potrò iniziare un allenamento speciale per la riabilitazione. Non così male, in fondo.
Erwin annuì senza dire nulla, avvicinandosi per accarezzargli la guancia non ferita.
-Oh no… non fare quella faccia del cazzo, ti prego.
-Come?
Levi si fece strada saltellando verso la sedia davanti la sua scrivania, mentre Erwin lo scrutava perplesso.
-Quella faccia… di merda, sospirò mentre si sedeva, quella che fai quando ti senti in colpa. Ora vorrai dirmi “Scusa, Levi, mi dispiace”. Che idiota.
-Stavo per lasciarti lì.
Asserì avvicinandosi a lui, quasi per dargli un reale motivo per odiarlo.
-Avresti dovuto farlo.
Levi avrebbe voluto ridere di quanto sentimentale fosse il Comandante dal cuore di ghiaccio.
-Ma non l’hai fatto.
Si alzò dalla sedia con l’aiuto della stampella per fare un passo verso Erwin e lasciarsi cadere con tutto il peso sul suo petto, quando Erwin avvolse le braccia intorno a lui lasciò cadere la stampella a terra, con un tonfo secco.
Rimase ad ascoltare il battito del cuore dell’altro, la sua mano che gli stringeva la spalla, le dita dell’altra che gli carezzavano il collo, la sensazione delle sue labbra sui suoi capelli.
'Cause it's too cold, for you here,
And now, so let my hold both your hands in the holes of my sweater.

L'eruri che mi aiuta come piccolo break durante lo studio folle :3
un po' approfittando anche dell'uscita del nuovo OVA...
Hope you enjoyed!
_Alexis_
   
 
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