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Autore: MarieCecile    10/12/2014    2 recensioni
Allison Smith non é più l'anonima ragazza con i corti capelli castani che ha lasciato sei anni prima Little East. Ora ha una lunga chioma azzurra, tre paia diverse di Dr Martens, il carattere da leader ancora più forte e una voglia che non riesce a spiegarsi di vedere com'é ora Luke Hemmings.
Cara Walker non ha più i capelli lunghi e i vestiti banali e scontati, ma maglioncini decisamente vintage accompagnati da un vaporoso caschetto mosso, la matita e il mascara sbavati ed un sorriso che non riesce mai a trattenere soprattutto se in giro c'è Ashton Irwin.
È che in sei anni le cose cambiano, anche nei paesini piccoli come Little East, dove sembra impossibile che possa accadere. E i cambiamenti, ad Allison Smith non sono mai piaciuti.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NOI.
 
-Io Cara so perfettamente che hai fame.- esclama una voce vellutata alle sue spalle non appena l’insegnante di paleontologia congeda gli studenti.
Allison è in piedi con la vecchia borsa marrone già sulla spalla e il maglioncino da nonna, come l’aveva definito sua madre quella mattina, che sbuca dalla borsa, con la chiavetta delle macchinette in mano ed un sorrisetto malizioso.
-A dire la verità ho appena mangiato una focaccia, però ti accompagno volentieri.
Il sorriso dell’amica si amplia ancora di più, prendendola sotto braccio e trascinandola verso i distributori di merendine.
-Ho voglia di salato.- esordisce Allison corrugando la fronte davanti alla vasta scelta.
-Secondo me il quaranta è buonissimo.
-Cara, è cioccolato, è un dolce!-
La castana rotea gli occhi, continuando la sua ricerca e focalizzando la sua attenzione sul cinquantadue, dei biscottini semplici dall’aria buonissima. –Quello li?- le indica speranzosa.
-Salato, caspita, Cara, non è così difficile da capire!
La scelta delle merendine alle macchinette è sempre stata una lotta tra le due, sin dai tempi del liceo, prima che Allison partisse.
Spesso stavano cinque minuti interi a discutere sulle patatine da prendere perché una marca era cancerogena, l’altra sfruttava il lavoro minorile e la terza era dei mafiosi.
-Se continui a fare la schizzinosa così non troverai mai niente in questa macchinetta.
-No ciccia, io voglio quelle schiacciatine alle olive.
Cara si allontana di scatto, guardandola male. –Ma fanno schifo le olive!
Quando Allison sta per replicare, dal corridoio, con un grosso tomo tra le braccia e delle monetine in mano, compare una ragazza familiare ad entrambe.
-Kyra!- esclama Cara sorridendole seguita a ruota dall’amica.
L’altra saluta educatamente a sua volta spostando lo sguardo verso i distributori.
-Passa pure, tanto qui siamo ancora in difficoltà con la scelta.
Allison lancia un’occhiataccia alla Walker sottolineando che lei avrebbe già scelto, e che le sue patatine al pollo stanno aspettando solo di esser comprate.
-A sto punto preferisco le schiacciatine.- dichiara esausta Cara che no, non potrà a scroccare nemmeno un pezzettino di merendina visto che non le piace nessuna di quelle scelte.
-Io penso che prenderò un succhino- dice Kyra indecisa sui vari gusti.
Una voce all’interfono annuncia l’apertura della mostra dei ragazzi di beni culturali distraendo le tre ragazze.
-Io vado adesso, che magari becco in tempo il rinfresco.- esclama Cara dirigendosi verso il seminterrato, lasciando sole Kyra ed Allison che, dopo un sorriso di circostanza, si allontanano, poiché la prima deve rispondere al telefono che squilla.
E –Si mamma, torno a casa subito.- la sente annunciare mentre svolta l’angolo.
 
Calum era disperato all’idea di aver perso il suo quadernetto, aveva passato tutta la settimana a sollevare il materasso nella speranza della sua ricomparsa ma inutilmente. O almeno, inutilmente fino a questa mattina quando, colto da uno schizzo di speranza, ha controllato nel solito posto trovandolo incastrato nella rete del letto, dove era sempre stato.
Lo afferra per sfogliarlo distrattamente e quasi gli viene un colpo notando delle annotazioni a matita, sopra i suoi accordi in una calligrafia minuscola e disordinata.
Ashton.
Non sa bene, Calum, se sentirsi arrabbiato o sorpreso. Certo, il suo migliore amico ha invaso i suoi spazi, ma allo stesso tempo l’ha liberato dal peso di quella sua passione che non ha mai condiviso con nessun altro e gli ha concretizzato in qualche modo il suo sogno.
Sorride, gli scriverà poi, adesso non ha voglia.
Si infila le scarpe, ha voglia di festeggiare e così, senza nemmeno avvisare sua madre, esce di casa, diretto verso un appartamentino vicino all’ Atlantis.
Fischietta allegramente, mentre passeggia e si blocca immediatamente quando vede una figura slanciata andargli incontro.
-Kyra!- esclama sventolando il braccio.
La ragazza alza lo sguardo spostando gli occhiali dal volto.
-Cal! Cosa ci fai qui?
L’altro scuote le spalle. –Volevo andare a fare la spesa per mia mamma.
-E non potevi andare in quello nell’isolato dietro al tuo?- gli sorride Kyra.
Calum si gratta un momento la nuca, alla ricerca di una scusa che non sia ‘avevo voglia di vederti’ ma appena la guarda in faccia per rispondere nota delle occhiaie violacee e lo sguardo stanco le parole gli muoiono in gola.
-Tutto bene?
Kyra scuote le spalle, l’altro giorno ha chiamato lui quando erano arrivati i poliziotti, si é già mostrata debole una volta e non ha voglia di rifarlo.
Dal canto suo, invece, Calum non sembra voler demordere. La psicologia gli era sempre interessata ma non tanto da spingerlo ad iscriversi al corso universitario.
Rimane fermo davanti a lei, guardandola, in silenzio totale.
Rimangono così per poco, finché Kyra non riesce più a trattenersi e, abbassando gli occhiali da sole sul naso sussurra un –Sue va a Vienna.
E, li per li, Calum non capisce al volo il problema, tant’è che l’amica, sorridendo di fronte al suo sguardo perplesso spiega subito.
-La zia va a nasconderla, per paura di quello che pensa la gente. Andrà in un centro per tossicodipendenti in Austria.
L’altro annuisce, poggiandole una mano su una spalla e sentendosi un idiota, ‘ché di solito quando la gente sta male non se ne fa nulla di un semplice braccio appoggiato su una spalla.
-Devo trovarmi un coinquilino o dovrò tornare a Leonora con mia madre perché papà con la sua nuova famiglia non ha posto per me a Sydney.
Calum la mano ancora non l’ha spostata ma sente che gli torna utile quando, dopo quella notizia, attira Kyra a se per abbracciarla.
-Troveremo una soluzione, stai tranquilla.- le dice accarezzandole i capelli. –Mettiamo gli annunci e troveremo qualcuno che cerca un appartamento. Fidati di me.
E la ragazza sorride, a quelle parole. Quando sente quel plurale che si negava da tanto un po’ di speranza si fa largo nella sua mente.
E si sente anche stupida, perché avrebbe potuto pensarci lei e si è solo lasciata prendere dall’ansia.
-Grazie Cal.- sussurra sul suo collo, tenendo gli occhi chiusi.
 
 
Michael è al solito parchetto con il suo Samsung tutto crepato tra le mani tremanti.
Avrebbe voluto salutare la sua Sue ma l’arpia non gliel’ha permesso. ‘Hai già avuto troppa influenza negativa su di lei, è meglio che tu te ne vada.’ Gli aveva infatti detto la madre dell’ ormai ex ragazza, quando si era presentato sotto casa sua per parlarle.
Si era dovuto accontentare di un fottuto messaggio, chiedendole di vedersi di nascosto senza aspettarsi però una risposta come quella che si è trovato sotto agli occhi qualche minuto fa, e che ha letto e riletto talmente tante volte da averla imparata a memoria.
‘Mia mamma mi porta a Vienna, mi nasconde perché si vergogna e l’ho sempre alle calcagna, non ti posso chiamare. Ma ti amo Mike, ti amo davvero.’
Il ragazzo si sfrega velocemente un occhio, rileggendo le ultime parole. Non ha avuto il coraggio di risponderle.
Rispondere cosa, poi! ‘Ti amo anche io’? ‘Resta ti prego?’.
Non ce la fa.
Non ci riesce.
E scuote la testa quando conta che son già due, le ragazze della sua vita ad averlo abbandonato a se stesso.
In tasca ha abbastanza erba per farsi uno spinello, ma appena la sente, sotto i suoi polpastrelli, quasi gli viene la nausea.
Non può farlo.
Lo deve a Sue, che per quella merda se ne sta andando.
E un po’ anche a Mary, che gli ha parato il culo alla sera del rave.
Lo tira fuori dalla tasca e lo fissa un po’.
-Fossi in te lo butterei.- sente dire poco più in la dopo dio solo sa quanto tempo.
-Mary!- esclama alzandosi e rimettendo l’erba in tasca. –‘Cazzo ci fai qui?
L’altra scuote le spalle, indicando il suo completo da jogging. –Corro un po’. Vuoi unirti a me?
E Michael fa segno di no con la testa, che non ha più né il fisico né i polmoni per tenersi in forma.
-Appunto per questo. Così ti disintossichi un po’.- gli dice Mary capendo al volo i pensieri del ragazzo.
-No, davvero. Non sono dell’umore, torno a casa.
L’altra gli sorride, guardandolo scavalcare il cancelletto e avviarsi verso una delle uscite del parco.
-Mike!- lo chiama dopo pochissimo, con una brillante idea in mente. –Dammi quella roba! Così non cadi in tentazione.
Michael non si gira nemmeno, continuando per la sua strada, ma Mary lo vede mentre tira fuori qualcosa dalla tasca e lo butta per terra. Scuote la testa, ‘ché cazzo! Ci sono i cestini, ma almeno l’ha ascoltata.
 
 
La mostra non è malaccio, forse un po’ ripetitiva e scontata ma si tratta comunque di ventenni alle prese con i primi lavori, non di professionisti, ma Cara è comunque contenta di essere li, con un bel piattino pieno di salatini e una bibita rossastra sconosciuta tra le mani.
Sta fissando una reinterpretazione della Nike di Samotracia, deliziata dal chiaroscuro che la rende quasi palpabile quando si accorge di una presenza piuttosto slanciata vicina a lei.
-Cara Walker, ho indovinato?- le chiede il ragazzo con l’affascinante accento inglese lasciandola un attimo in contemplazione del suo bel volto.
-Penso di si- risponde sorridendo, felice che qualcuno come lei si sia davvero ricordato di una come lei. –Rick di scienze della comunicazione, immagino.-
L’altro annuisce e i suoi capelli scurissimi gli cadono sugli occhi ma non si cura di spostarli da li.
-Non pensavo che i geologi fossero amanti dell’arte.
Cara si stringe nelle spalle, cercando di spegnere quel fastidioso sorrisetto che la accompagna da quando Rick è comparso alla sua destra. –Mi son sempre piaciute le cose belle.- ammette vaga e abbassando lo sguardo. Dovrebbe darsi una calmata.
-Non sempre l’arte è bella. Non venirmi a dire che le opere di Picasso siano esteticamente belle!- le fa notare il ragazzo accennando ad un sorriso sghembo.
-No, non sono esteticamente belle, ma l’hai detto anche tu stesso, sono opere, il ché implica la bellezza di qualcosa al loro interno.
Per un momento Rick sembra rimanere senza una risposta pronta, colpito dal ragionamento della ragazza, ma quando apre la bocca decide di cambiare decisamente discorso, non appena gli cade lo sguardo sulla maglia che si intravede sotto la felpa di Cara.
-Non ti immaginavo una fan degli Imagine Dragons.- dice facendola scoppiare a ridere.
-Sono quasi caduta in depressione quando non sono riuscita a comprare in tempo i biglietti del concerto, quindi direi che si li adoro.
Rick annuisce facendole l’occhiolino e guardando l’ora.
-Devo andare Cara, spero di rivederti presto.- le dice con il suo solito accento bretone.
-Ci vediamo Rick.
E mentre il ragazzo se ne va, controlla due foglietti gialli nella tasca interna della giacca. Sarebbe dovuto andare con un suo amico, ma sa che la sua compagnia era per pena più che per il resto e non sta nella pelle all’idea di andare ad un concerto con qualcuno che ascolti sul serio gli Imagine Dragons.
 
 
Ashton è seduto in treno con la testa di Queen addormentata sulla spalla.
Stanno tornando dal famoso concerto che aspettavano da mesi e ancora non riescono a credere di essere andati sul serio.
Sono bagnati fradici a causa del diluvio insolito che è venuto giù poco prima che il loro cantante preferito iniziasse a cantare e sono anche stanchi morti.
Ashton però, ancora non riesce ad addormentarsi, accarezza una spalla della sua ex pensando all’anno passato insieme.
Le piaceva sul serio eppure, nonostante i suoi sentimenti per lei non sembrano volersi spegnere, sembra che ci sia come se un pezzo del loro puzzle fosse andato disperso rendendone impossibile il termine.
Sente che le manca quella loro relazione, ma quando si immagina, mentre la bacia, percepisce un errore, un fottutissimo errore che non riesce a capire da dove nasca.
Queen è perfetta cazzo.
Ha il sedere perfetto e la pancia piattissima.
Cara ha i fianchi arrotondati e una maglia mai troppo attillata perché si vergogna delle sue forme.
Scuote la testa, tornando con lo sguardo sulla sua ex.
Cara è una delle amiche a cui tiene di più e non può pensare ad altro.
Soprattutto ora, che un braccio di Queen gli sta circondando i fianchi ed un sorrisino inizia a comparire innocentemente.
-Mi eri mancato Ash.- mormora con gli occhi ancora chiusi e ricevendo in risposta un dolce bacio sul capo.
-Mi era mancato parlare di noi.-
-È stata una tua scelta, quella di lasciarmi.- le fa notare, spostandosi un pelo per osservarla meglio in faccia.
-Lo so.- gli risponde Queen abbassando lo sguardo e mordendosi un labbro. –E forse sto iniziando a pentirmene.
 
 
 
 
N.d.A.
 
Sono quasi le dieci e ho pochi minuti per pubblicare prima che la mia dolce Ele mi uccida.
Si Ele, proprio tu, che non mi hai fatto godere come si deve la nuova puntata di Pretty Little Liarsss!!!
Sono esaltatissima, oggi, è il mio primissimo aggiornamento da maggiorenne, il che non cambia un cazzo ma va beh, almeno posso firmarmi le giustificazioni finalmente.
Per finire questa nota infinita… Ho una richiesta da farvi, quindi CONSIDERATE QUELLO CHE STO SCRIVENDO QUI SOTTOOO!
Come avrete notato mi è comparso un nuovo personaggio tra le righe, l’affascinante Rick.
Bene, mi piacerebbe sapere come lo immaginate, nonostante l’abbia descritto poco. Se riuscite scrivetemi il nome dell’attore/cantante/modello/chiunque egli sia nella recensione oppure mandatemi direttamente il link della foto.
Sono curiosissima!
Adesso scappo! Un bacio gigante! :*
 
  
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