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Autore: B_Regal    10/12/2014    3 recensioni
[Raccolta di One Shot indipendenti]
Dall'ultimo capitolo:
Ormai è quasi certa che sia un effetto di quel posto, non poter essere sereni.
Non che la sensazione le sia nuova, ma gli eventi di quella giornata sono stati duri persino per una come lei e ora ne sente il peso tutto insieme, come un grosso macigno sul petto che le mozza il respiro.
E’ lì fuori già da un po’ quando avverte una presenza dietro di lei e per un momento si irrigidisce, ma poi una mano calda le sfiora la guancia e quel tocco lo riconoscerebbe ovunque.
E non sa bene come succede, ma un istante dopo sta singhiozzando contro il suo petto.

SPOILER 5x12!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Una Shot tutta a tema natalizio, che mi è venuta in mente in questi giorni di addobbi e decorazioni.
E' solo un momento felice che condividono insieme, ho bisogno di tanti feels positivi perchè - nonostante ultimamente abbiamo avuto un sacco di momenti OQ meravigliosi - le previsioni a riguardo non sono delle migliori.
Se non riescono a essere felici nello show vero e proprio, allora lo saranno nelle mie storie. 
Punto e basta.
:D

Se non mi faccio viva prima, ne approfitto per augurare a tutti voi un Buon Natale! <3

 
Christmas Light 

Le quattro tazze fumanti erano già pronte sul vassoio d'argento quando il rumore assordate di qualcosa che si infrangeva contro il pavimento attiró l'attenzione di Regina. La donna alzó gli occhi al cielo mentre si sfilava il grembiule - era già la terza volta che sentiva un suono del genere nel giro di pochi minuti - e decise che avrebbe rimandato la pulizia della cucina, se ci teneva a non vedere la sua casa completamente distrutta.
Si diresse nel grande salone al pian terreno, stringendo il vassoio tra le mani e stando attenta a non inciampare nelle cianfrusaglie che giacevano per terra "Che cosa avete fatto cadere stavolta?"
Tutti si voltarono verso di lei, ma il primo a rispondere fu Robin "E' tuo figlio che ha le mani di ricotta!"
"Ah adesso è colpa mia?” Sbottò Henry, l’espressione che si modificava all’istante “Mi hai detto tu di lasciare!"
Regina non diede ascolto a nessuno dei due, e arricció le labbra osservando la situazione che le si presentava davanti.
La confusione sembrava raddoppiata nei dieci minuti che aveva passato in cucina, gli aghi del grosso abete si erano sparsi ovunque, le sue preziose palline di vetro giacevano disordinate sul pavimento, un paio di loro irrimediabilmente rotte e in un angolino accanto al divano il piccolo Roland cercava - con evidenti difficoltà - di liberarsi dal groviglio di luci e festoni nel quale si era ritrovato non si sa come incastrato.
Nè Robin nè Henry sembravano intenzionati ad aiutarlo, troppo impegnati a sorreggere un grosso quadro che Regina pensó dovesse essere integro per miracolo.
"Posso sapere perchè avete spostato il quadro?" domandò accigliata, tirando un sospiro di sollievo quando vide i due chinarsi contemporaneamente per appoggiare il prezioso ornamento a terra.
Il viso di Henry tornò raggiante come era stato fino a pochi secondi prima "Perchè con il natale non c'entra niente, mamma! Vogliamo addobbare la parete con qualcosa che sia a tema, guarda quante cose carine abbiamo trovato in questa scatola.." Rispose tirando fuori una piccola renna di legno cosparsa di neve finta e un quadretto di ceramica a forma di alberello di natale.
Regina fece una smorfia " Trent'anni di mercatini natalizi di beneficenza a cui come sindaco avevo il dovere di partecipare!" Spiegó, mentre si sedeva sul bordo del divano per sfilare un nastro dorato impigliato nei capelli di Roland "Non ricordavo neanche di averli! Dove li avete presi?"
"Li ha trovati Robin in soffitta. Sai, si è proprio fatto contagiare dalla febbre degli addobbi natalizi, credo che possa tranquillamente competere con mia nonna!"
"Andiamo bene!" Regina storse il naso al pensiero delle decorazioni decisamente poco sobrie di Mary Margaret. Si sporse un pó per cercare di sbirciare dietro l'abete dove un concentratissimo Robin Hood stava armeggiando con fili e luci, completamente assorto nel suo lavoro "Ehi, potresti stare attento con quelle lampadine? Non sei molto pratico di elettricità e non conosco incantesimi contro i danni da scossa!"
Robin alzó gli occhi dalla serie di lampadine colorate di cui stava testando l'integritá e aggrottó le sopracciglia "Stai dicendo che non ti fidi di me?"
"No, sto dicendo che il mese scorso ci hai fatti quasi saltare tutti in aria perchè avevi deciso di preparare dei toast!"
Robin rise al ricordo dell'incidente domestico che avevano appena sfiorato e di come Regina fosse andata completamente fuori di testa di fronte alla reazione tranquilla - o come diceva lei da incosciente - che aveva mantenuto lui, limitandosi a commentare divertito che sarebbe stato il colmo se alla fine la Regina Cattiva fosse morta per mano di un tostapane.
"Regina, stanotte posso dormire con loro?" Roland era riuscito a disfarsi del groviglio di fili, si era alzato per prendere due cuscini a forma di faccia di renna e di pupazzo di neve e li aveva portati sul divano per mostrarli alla donna. Al cenno di assenso di quella il suo viso si allargó in un sorriso entusiasta, sistemó con cura i due cuscini contro lo schienale, si sporse verso il tavolino per afferrare una tazza e cercó di arrampicarsi sul divano, traballando pericolosamente.
"Attenzione, il divano non ha voglia di cioccolata calda!" Regina gli tolse la tazza dalle mani prima che se ne rovesciasse il contenuto e gliela restituì solo quando lo vide accomodarsi con la schiena contro i suoi nuovi cuscini e incrociare le gambe a mó di indiano, pronto a godersi la sua bevanda.
Henry era alle prese con un quadretto da appendere quando si giró verso il bambino con le mani sui fianchi "Roland, non avevi detto che volevi aiutarci?"
"Io ora sono stanco!" Replicó il bambino con un tono più afflitto del dovuto tra un sorso e l'altro di cioccolato.
Regina rise mentre gli spostava una ciocca di capelli che era sul punto di intingersi nella tazza "Perchè invece non venite qui e fate una pausa anche voi due? La cioccolata si sta freddando!"
Henry scosse la testa all'invito della madre, ma andó comunque al tavolino a prendere due tazze, con l’intenzione di berle in piedi "Non possiamo fermarci, siamo già in ritardo sulla tabella di marcia, e poi un buon artista non lascia mai il lavoro a metà.. Giusto Robin?"
"Giusto!" Concordò l’uomo afferrando la tazza che il ragazzino gli aveva appena portato.
Regina inarcò le sopracciglia, perplessa "Come mai non sento mai questo tipo di discorso quando vieni a chiedermi la merenda mentre fai i compiti?"
"Ma mamma, questo non è un buon paragone.. Fare i compiti è noioso, lo sai!"
Quella annuì, sarcasticamente, fingendo di essere d'accordo "Certo!"
"Ok Henry, queste vanno bene, aiutami a sistemarle sull'albero!" Robin si era alzato stringendo tra le mani la serie di lampadine e stava già guardando con attenzione l'abete per capire da dove iniziare.
Henry lasciò subito andare il quadretto che aveva intenzione di appendere alla parete lasciata vuota e raggiunse l’uomo "Arrivo!"
"Papà le palline le metto io, ricordatelo!" Urló Roland, continuando a bere la sua cioccolata assieme a Regina.
"Mi ricordo piccolo, finisci la tua cioccolata e raggiungici!" Rispose Robin iniziando a sistemare le luci, e aggiunse "E lei signora vuole darci una mano o preferisce godersi lo spettacolo di questi affascinanti uomini a lavoro?"
La donna rise, stringendo gli occhi come faceva sempre quando pensava "Lo spettacolo non è affatto male, in effetti!"
"Questo lo so!” Concordò lui “Ma da vicino puó goderselo meglio, non trova?"
Henry guardò di sottecchi sua madre "Non ti preoccupare Robin che tra cinque minuti trova qualcosa che non le va bene e viene a bacchettarci, vedrai!"
"Chissà perchè me lo immaginavo!"
"Peró come vedete vi sto lasciando il beneficio del dubbio!" Replicó lei con aria tranquilla "Vediamo cosa siete capaci di fare da soli, se poi c'è bisogno del mio intervento.. allora verró in vostro soccorso!"
Robin guardó dubbioso Henry "Secondo te ci ha appena lanciato una sfida?"
"Secondo me si, ma rassegnati..” Rispose quello  “Il giudice è lei e in un modo o nell'altro siamo condannati a perdere!"
"Abbi fiducia Henry, vedrai che la sorprenderemo!"
"Vedrai che sarà lei a sorprendere te!" Replicó il ragazzino ridendo sotto i baffi.
La vocina di Roland sovrastò di nuovo tutte le altre "Posso mettere le palline adesso?"
"Non ancora Roland, quelle per ultime!" Gli spiegó pazientemente il padre "Ti chiamo io quando è il momento. Non vuoi aiutarci con le lampadine adesso?"
"No!" Rispose secco il bambino lasciandosi cadere con la testa sulle gambe di Regina "Fate presto che poi mi addormento!"
"Ok!" Esclamó perplesso Henry "Eccone un altro. Credo che la mamma abbia appena trovato un alleato!"
"Uno per ciascuno, no?" Replicò Regina, che aveva preso ad accarezzare la testa di Roland "E comunque state già sbagliando. Se le mettete così concentrate non arriverete alla cima!"
"Oh no, pessimo segno. Ha cominciato prima del previsto!"
Robin inarcò le sopracciglia, contrariato "Non e' vero. E poi se finisce prendiamo un altra serie!"
Regina annuì "Così poi vi trovate del filo in eccesso!"
Stavolta l’uomo alzó gli occhi al cielo "Vuoi vedere che andrà benissimo?"
"Vuoi vedere che dovrai rifare tutto da capo? E poi devono essere più nascoste, altrimenti si.." Una cuscinata la colpì in pieno viso impedendole di continuare "ROBIN!"
L’uomo non fece una piega a quel richiamo e continuò imperterrito"Non hai la cena da preparare o qualche documento che ti aspetta sulla scrivania?"
Il cuscino venne immediatamente rilanciato nella direzione in cui era arrivato "Non ho capito, mi stai cacciando?"
"Non me lo sognerei nemmeno!" Rispose lui con una risata.
Gli occhi di Regina si strinsero in due fessure "Ogni volta che dici questa frase poi mi fai ricredere!"
Lui annuì, la situazione lo stava chiaramente facendo divertire un mondo "Lo so. Te l'ho detta apposta!"
"Va bene, fai come vuoi!" Regina incroció le braccia al petto, stavolta seria "Non parlo più!"
Robin la squadrò, smettendo subito di ridere e iniziando a pensare che forse aveva esagerato. Del resto non bisognava mai tirare troppo la corda con Regina Mills. "Ti sei offesa?"
"Ovviamente no!"
L'espressione di lei peró la contraddiceva senza dubbi "Si è offesa?" Chiese allora a Henry.
Il ragazzo alzó le spalle, cercando di non ridere e peggiorare la situazione "Forse un pó. Sai, non ci è abituata. Nessuno prima di te ha mai osato tanto!"
"Ok allora devo farmi perdonare!" Decise l'uomo lasciando andare le lampadine e facendo per avvicinarsi a lei.
"Non fare un altro passo!" Lo avvisó lei, orgogliosa, puntandogli un dito contro "Tornatene dal tuo amato albero!"
"Adesso sei pure gelosa dell'albero?" Robin rise, afferrandole le mani che lei aveva messo davanti per difendersi e spostandogliele senza troppe difficoltà. Intuendo il pericolo, Roland alzó la testa dal grembo di Regina e si spostó dall'altro lato del divano e Robin ne approfittò per chinarsi ancora di più su di lei fino a bloccarla completamente. Regina cercò di sottrarsi più volte alle labbra di lui ma non fu abbastanza forte e alla fine se le ritrovò a premere sulle sue con una tale pressione da farla scivolare verso il basso. Muguló  versi di dissenso ma poi le venne quasi da ridere quando la voce scocciata di Henry le giunse alle orecchie "Ehi, scusate se interrompo il vostro momento romantico ma mi avete lasciato con questi fili in mano!"
Robin si staccó da Regina e tutti e due risero mentre lei si rimetteva seduta.
"Scusa Henry, dovevo farmi perdonare!" Guardó di nuovo Regina  e le sfioró la punta del naso con un dito "E comunque non essere gelosa, ti amo di più del mio amato albero!" Le disse baciandola di nuovo.
Lei spalancò gli occhi, con finta ammirazione "Questa è una bella consolazione!"
"Dove eravamo rimasti?" Chiese Robin tornando verso l'albero.
Henry mostró il groviglio di lampadine che teneva tra le braccia "A queste.. Inizia a essere un pó stancante, sai?"
"Ok!" Rise l'uomo "Se hai capito come fare facciamo cambio, io mantengo e tu sistemi, ti va?"
Henry annuì, raggiante "Si, credo di aver capito!" Disse mentre passava il mucchietto a Robin "Tu però tienimi d'occhio!"
"Tranquillo!" Lo rassicurò l'uomo, gettando uno sguardo alla compagna sul divano "Abbiamo giá chi supervisiona!"
Regina rispose con una linguaccia che si trasformò subito in un sorriso.
In realtà vedere i suoi due uomini collaborare in un momento così intimo per una famiglia le scaldava il cuore. Era felice che Henry avesse instaurato un così bel rapporto con Robin negli ultimi tempi: Il ragazzino aveva dimostrato dal primo momento una grande ammirazione nei confronti del famoso ladro gentiluomo ma solo quando la situazione sentimentale tra loro due si era stabilizzata aveva iniziato a vedere in lui qualcosa di più di un eroe delle favole, e Regina se ne era accorta proprio dai piccoli momenti quotidiani che avevano iniziato a condividere, come le gare alla play station o le lezioni con l'arco in giardino.
A parte la breve parentesi di Neal e la presenza costante negli ultimi anni di David, Henry non aveva mai avuto una figura paterna al proprio fianco e che questa potesse
essere Robin la riempiva di gioia. L' arciere era un padre presente, attento e affettuoso, voleva bene ad Henry ed era certamente un modello di comportamento più adatto del pirata con una mano sola.
Due braccia minute le circondarono il collo e la distrassero per un attimo da quei pensieri; Sorrise accarezzando la testa di Roland che si era poggiata sul suo petto.
Se il rapporto che avevano costruito Robin ed Henry era stato per lei motivo di felicità, quello che Roland aveva instaurato con lei la rendeva ancora più orgogliosa. Non sapeva cosa aveva fatto per meritarselo, ma il piccolo Hood si era legato a lei proprio come un figlio alla propria madre.
Roland era un bambino molto affettuoso e le manifestazioni d'affetto che le dedicava erano sempre così spontanee ed innocenti che la facevano sentire la persona più pura del mondo.
"R'gina!" Biascicò lui contro la sua spalla "Mettiamo le palline?"
Regina rise di fronte all’ insistenza del bambino, gettó uno sguardo a Henry e Robin che sembravano ancora nel pieno dell'allestimento delle luci, occupati com'erano a fare un lavoro impeccabile e fece incontrare le fronti sue e di Roland "Papà ed Henry ne avranno ancora per un pó, che ne dici se intanto iniziamo a scegliere le palline che vogliamo usare?"
Quelle parole fecero scattare Roland che rapidissimo scese dalle ginocchia di Regina e corse verso lo scatolone più vicino trascinandolo nella direzione di Regina, che nel frattempo si era alzata e lo aveva raggiunto.
Si inginocchió sul tappeto e Roland la imitò "Quelle che ci piacciono di più, e sopratutto quelle che non avete ancora distrutto, le mettiamo qui dentro.." Gli spiegò allungandosi a prendere una scatola vuota e più piccola "Le altre le lasciamo dove sono. D'accordo?"
"D'accordo!" Esclamò Roland, iniziando ad afferrare le prime palline e gettandole a casaccio nella scatola.
Regina arricciò le labbra, prendendo un paio delle palline prescelte e rigirandosele dubbiosa tra le mani "Tesoro, prima però guardiamole. E magari cerchiamo di non fare troppa confusione con i colori, che ne dici?"
Robin si giró a guardarli e rise tra sè e sè. Tra la testardaggine di Roland e la fissazione per il buon gusto di Regina, la selezione si preannunciava più ardua del previsto.


I respiri di Henry e Roland erano quasi sincronizzati mentre dormivano insieme sullo stesso divano, le teste poggiate ai due braccioli opposti e le gambe che si incrociavano tra di loro.
Robin stese una grossa coperta rossa sui loro corpi e sfilò il peluche del più piccolo da sotto il suo braccio, per poi appoggiarlo sullo schienale "Sono crollati, dovremmo coinvolgerli in questo tipo di lavori più spesso!" Esclamò divertito restando ad osservarli.
Regina alzò gli occhi dal pavimento su cui era china per mettere a posto "Dici che non dobbiamo svegliarli? Non hanno nemmeno cenato!"
"Hanno mangiato biscotti e bevuto cioccolata calda, sono a posto!"  lanciò ai ragazzi un ultimo sguardo attento e si andò a sedere sull'altro divano, ammirando soddisfatto l'effetto delle luci dell'albero che risaltavano nella stanza semi buia. Lo sguardo finì su Regina che, piegata sulle proprie ginocchia, stava raccogliendo dei cocci di plastica da terra, resti di qualcosa che doveva essersi rotto durante l'allestimento. Alla fine, lo spettacolo più bello era sempre lei. Persino con gli occhi stanchi, i capelli sul viso e le maniche della camicia arrotolate.
Lei probabilmente si accorse di essere osservata perché alzò lo sguardo e sorrise quando incontrò gli occhi di lui che la fissavano. Robin ne approfittò per battere due volte la mano sul posto accanto a lui e fare un cenno con il capo come a dirle di raggiungerlo. Regina non se lo fece ripetere due volte, lasciò andare i cocci e lo raggiunse, sedendoglisi accanto e lasciandosi avvolgere dalle sue braccia. Con la testa poggiata sul suo petto, si mise a guardare l'albero, e poi i visi di Henry e Roland rischiarati dalle lucine colorate e quella scena le parve così perfetta da sentirsi invadere da un insolito calore nel petto.
Sarebbe potuta restare intere ore così, a fissare il vuoto tra le braccia dell’uomo che amava, con i loro figli che riposavano sereni accanto. Momenti come quelli sembravano ripagarla di una vita intera in cui si era sentita sola e senza un futuro, di anni passati ad affogare sempre di più nell’oscurità perché credeva di non avere più speranza di tornare alla luce.
E poi la luce era arrivata da lei, lentamente e senza fare rumore. C’erano stati momenti in cui si era spenta, oscurata dalle tentazioni e dalle difficoltà incontrate sulla strada verso la redenzione, ma poi era tornata ed ora era proprio attorno a lei, più splendente che mai, così forte e così vicina da riuscire a far brillare di luce riflessa persino lei, che il buio ce l’aveva dentro. Ma ad illuminarla ci pensavano loro, quelle tre persone che le vivevano accanto e le riempivano le giornate di una gioia semplice e delicata, una gioia che non aveva mai conosciuto nemmeno con i suoi genitori.
Per un momento le si materializzò davanti agli occhi l’enorme albero di natale che troneggiava nella sala da pranzo della sua residenza da bambina, quello che compariva da un mattino all’altro nella grossa sala da pranzo della loro residenza -  probabilmente allestito dalla servitù - e a cui a lei non era permesso avvicinarsi.  
Solo un anno le era capitato di svegliarsi presto e di trovare alcuni dipendenti già all’opera, sotto le direttive di sua madre. Era rimasta ad osservare incantata quei fiocchetti rossi che venivano affissi al grosso albero e aveva chiesto a sua madre di poterne mettere qualcuno lei. Cora l’aveva guardata indignata e le aveva risposto che non era certo compito di una principessina occuparsi di quel genere di cose.
“A che pensi?” La voce di Robin la riportò alla realtà e si accorse solo in quel momento delle mani che lui aveva intrecciato nelle sue, placandole i movimenti incessanti delle dita.
“Al mio passato..” Rivelò con sincerità “Pensavo che non mi hanno mai dato il permesso di partecipare alle decorazioni natalizie. E’ bello che l’abbiamo fatto con i bambini, si sono divertiti e non vedevo Henry così entusiasta da un sacco di tempo!”
“E’ proprio questo il bello, no?” Rispose lui “Passare del tempo con loro, collaborare, divertirsi e vedere che anche loro si divertono. Dovrebbe essere questo lo spirito del Natale, giusto?”
Lei annuì "Per me ed Henry è stata la prima volta. La prima volta in questo modo intendo, come una famiglia vera!”
"E’ quello che siamo, adesso!” rispose lui, baciandole i capelli “Comunque, anche per me e Roland lo è. Come prova generale ce la siamo cavata bene, no?”
Un sorriso divertito increspò il viso della donna al pensiero delle ultime e concitate ore “Direi di si, ci abbiamo messo un intero pomeriggio ma il risultato è soddisfacente!”
“Il risultato è la cosa importante, per quanto riguarda il tempo possiamo migliorare, abbiamo ancora tanti Natali tra trascorrere insieme! E poi tra qualche anno, magari, può essere che abbiamo un po’ di forza lavoro in più!”
Regina si staccò dal petto di lui e si girò a guardarlo, chiedendosi se avesse capito bene cosa intendeva “Forza lavoro?”
“Lo so, detto così suona inquietante. Ma ci aiuterebbe volentieri!” Continuò lui con tranquillità, gli occhi rivolti verso il vuoto, come se stesse già immaginando la scena della sua mente  “Non subito, ovviamente. Ma già a tre anni potrebbe essere in grado di mettere qualche pallina sui rami. Non so quanto ne sarebbe felice Roland, visto che si è auto assunto il compito. Già mi immagino le discussioni!”
Regina ascoltava quello sproloquio senza  proferire parola, l’aria incredula. Quella era un’ idea che non l’aveva nemmeno mai sfiorata, credeva di aver ottenuto già il massimo dalla vita e non osava sperare altro, e invece Robin ne parlava con una tale naturalezza che all’improvviso anche a lei sembrò una prospettiva normale.
“Che c’è?” Esclamò Robin quando si rese conto del cambiamento di espressione della donna.
Lei sorrise, e si morse il labbro inferiore per impedire agli occhi di inumidirsi “Niente. Solo che.. credo che questo sarà il Natale più felice della mia vita. E ti amo!”
“L’atmosfera natalizia ci fa diventare proprio sentimentali, eh?” Rispose lui facendo sfiorare i loro nasi e poi baciandola delicatamente sulle labbra.
“Non è l’atmosfera natalizia, sei tu!” Ricambiò il bacio e sorrise contro la sua bocca “Devi smetterla di essere sempre così dannatamente perfetto!”
“E’ che.. non posso proprio farne a meno!” La sua voce fu appena un sussurro e fu subito seguita da una risata divertita. Regina gli diede uno spintone sulla spalla, scuotendo rassegnata la testa, e lui ne approfittò per allungarsi verso il tavolino e prendere i due bicchieri di cristallo ricolmi di vino rosso che aveva preparato poco prima.
“Questa situazione mi ricorda qualcosa!” Esclamò la donna mentre afferrava il calice con due dita.
“Dici io e te sul divano, il camino acceso e il vino rosso?” Sorrise, malizioso “Anche a me!”
Regina allungò il bicchiere nella sua direzione “A che cosa brindiamo, questa volta?”
“Al nostro primo Natale insieme!” Fu la risposta decisa di lui mentre faceva lo stesso.
“Al nostro primo Natale insieme!” Rispose la donna. E un tintinnio riempì il silenzio disturbato soltanto dallo scoppiettio del camino, il tintinnio di due calici che urtavano tra loro, e allo stesso tempo due mani si intrecciavano, illuminate soltanto dalle luci di Natale.
  
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