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Autore: Aeltanin    10/12/2014    6 recensioni
Emma Watson non sa ancora che la sua cerimonia di laurea le riserverà una sorpresa speciale e inaspettata.
E' una circostanza che ha il tempismo perfetto a giocare con il destino e a permetterle di realizzare il suo più grande sogno nascosto.
Ma c'è qualcuno a minacciare la felicità...
{Feltson {Tom/Emma
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Evanna Lynch, Rupert Grint, Tom Felton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4.

She's Wrong, She's Right




 


« Mi ha detto che è colpa di Jade, che cosa potrà mai significare questo? Devo tirarla fuori da lì! » ringhia Tom. Rupert, Bonnie, Daniel ed Evanna sono appena usciti dal Commissariato e si sono riuniti intorno a Tom, che ha già distrutto una panchina di legno fuori dall’imponente prigione. 

« Significa proprio questo, imbecille! Che la tua bella Olivia ha trovato due polli da incastrare! Dio, quanto vorrei picchiarti, Felton! »

« Bonnie, smettila, non sei di certo d’aiuto in questo modo! » esclama Daniel, al limite della sopportazione. La bella rossa non vuole proprio dargli ascolto, ferma com’è nella propria posizione. Rupert le si avvicina e le poggia delicatamente una mano sul braccio, tentando di arrestare il suo divincolarsi isterico.

« La verità è che hai sempre sottovalutato le mie parole, Tom. Per te la mia amicizia non ha mai contato niente e adesso ti ritrovi con una fidanzata in carcere e l’altra in fin di vita. Che pretendi adesso? Che abbia… »

« Basta, taci! » la interrompe bruscamente, il viso rosso di rabbia « Sono stanco di sentire le tue opinioni insindacabili, sono esausto di sentirti inveire contro di me! Ho sbagliato, dannazione! E adesso sto annegando nel fango! Non ho bisogno che me lo ricordi continuamente! Ho solo necessità di star tranquillo e portare Emma dove merita di stare, a casa! » termina quasi in debito d’ossigeno. Bonnie sussulta; non ha mai sentito gridare Tom in maniera così incontrollata. Ha esagerato e lo sa bene. Decide di optare per il silenzio, scelta che si rivela quanto mai saggia.

« Credi che Emma abbia visto qualcosa in Jade prima dell’incidente? Credi che abbia potuto dirle qualcosa che l’abbia fatta infuriare al punto tale da gettarla in strada? Insomma, non mi sembra un comportamento tanto consono. Deve averle detto o fatto qualcosa di male » ipotizza Rupert, mentre Evanna si siede accanto a Tom, cercando di confortarlo.

« Devi calmarti, Tom, altrimenti non risolveremo niente. Ascolta… » propone, dedicandogli un sorriso « potresti tornare a Londra nell’appartamento che dividevi con Jade e cercare qualche prova, un indizio qualunque su di lei! Rupert e Daniel potrebbero accompagnarti, mentre io e Bonnie potremmo restare qui a fare compagnia ad Emma di tanto in tanto, che ne dici? »

« Sei tanto gentile, Eve, ma non me la sento proprio di lasciare Emma qui, non di nuovo. Ha bisogno di me e mi assicurerò di esserci, quando uscirà da quella maledetta cella. Perchè non vai tu insieme a Bonnie? » le chiede, speranzoso.

« Io… non saprei… »

« Evanna non può andare » interviene Rupert « ha un provi… »

« No, amore, il provino è stato rimandato alla prossima settimana. Posso andare, si. » si rivolge incoraggiante verso Tom. 

« Eve, sei sicura? Ascolta non è necessario che tu faccia questo per me. Sono stato avventato nel chiederti questo… » cerca di scusarsi Tom, imbarazzato. Evanna gli possa una mano sulla sua e lo rassicura.

« Davvero il provino è stato rimandato. Per te ed Emma farei questo ed altro, considerami già a Londra! » urla, esibendo un sorriso radioso.

« Ehi, nessuno si è assicurato che io accetti di andare?! » brontola Bonnie a braccia conserte.

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 



«  …e quindi Signorina Watson, cosa ha da dire a sua discolpa? Davvero vuole arrendersi così? »

 

« Per l’ennesima volta, si! Non c’è niente che io possa dimostrare, per farvi rivedere le vostre posizioni. Jade in strada, insanguinata, io sul marciapiede, illesa. Chi mai sarà il responsabile di questo disastro? » chiede ironicamente Emma, sfinita da un interrogatorio della durata di tre ore. Si chiede dove sia Tom, cosa starà pensando di lei, se le crede almeno. I suoi meravigliosi occhi hanno tinteggiato di azzurro i suoi sogni e le hanno consentito di vivere quei giorni di prigionia con meno angoscia di quanta ne avrebbe provata senza saperlo vicino. E la mano le corre involontariamente sulla giacca che Tom le ha porto l’ultima volta tra le sbarre della cella, accarezzando svogliatamente il tessuto ruvido di jeans e portandosi la mano sul petto.

« … Mi spiega perchè non intende salvarsi la pelle? Insomma, una signorina giovane, bella e talentuosa come lei! Per i miei bambini è stata un mito, un esempio da seguire! “La strega più brillante della sua età” non è così che è stata definita nei libri di quella fortunata saga? » le chiede bonariamente il poliziotto di fronte a lei, con un espressione giocosa dipinta sul volto abbronzato e familiare. Che stia cercando di… aiutarla? Ma cosa le importa di lei?

« Perchè fa questo? Perchè mi sprona così tanto a reagire? Mi sembra… » si interrompe Emma, capendo subito quanto completare la frase possa essere azzardato.

« Cosa? Che io stia cercando di tirarla fuori da qui? Emma, la posso chiamare così? Io lo vedo quello sguardo. Lo conosco. » Emma lo guarda, stupita; si chiede cosa mai questo sconosciuto abbia potuto intravedere dai suoi occhi, comunissimi occhi marroni. 

« Che vuol dire, signor… ? »

« …McDonald, ma mi chiami pure George. Quello sguardo pieno d’amore. Ho incontrato un ragazzo fuori, un giovane uomo che ha inveito contro tutti e tutte per cercare di parlare con la sua ragazza, molestandoci con la sua voce sconvolta. Lui sostiene che lei, signorina, sia innocente, ed io ci credo ».

« Tom… » esala con un sussurro « Ne è convinto così fortemente? Cosa le impedisce di credere che io sia una potenziale assassina, un’omicida? » chiede Emma con le lacrime agli occhi e il respiro affannato. Il solo pensiero che Tom abbia potuto difendere così strenuamente la sua verità, l’ha convinta con estrema felicità che forse i sentimenti del ragazzo nei suoi confronti non siano così deboli come crede. L’adrenalina le attraversa le membra e l’inonda di speranza e voglia di riscattarsi.

« Ne sono più che convinto. Non rischierebbe mai di perdere chi ama, compiendo un gesto così deplorevole, non è così, Emma? » La diga delle sue emozioni straripa e piccole stille salate, silenziose, cominciano a solcarle il volto. Chi le ha mandato un angelo simile a proteggerla? Cosa ha fatto nella sua vita per meritarsi Tom ed un aiuto così inaspettato da una persona sconosciuta? Emma annuisce, senza più riuscire a mantenere la calma. 

« L’ho appena… l’ho appena ritrovato… dopo tredici anni, capisce? Cosa avrei mai potuto fare di così stupido, rischiando di perderlo? E’ l’altra parte della mela, l’altra metà di me. Lei… la ragazza dell’incidente è la sua ex. Ma le circostanze non sono favorevoli, non ho alcuna prova che dimostri la mia innocenza ». George le posa gentilmente una mano sul viso e le raccoglie una lacrima rimasta sospesa sulla zigomo. 

« Lo so, cara, io ti credo. Devi avere fiducia in te stessa e in lui. Ha contattato quasi tutti gli avvocati della città, ha richiamato vecchie conoscenze illustri… sta davvero facendo di tutto per farti uscire. E’ un ragazzo speciale, si merita proprio una giovane e brillante donna come te. Ti prometto che ti aiuterò come posso ». Fa per alzarsi, ma Emma lo blocca.

« Io… non so come ringraziarla, è una delle pochissime persone che mi credono e… mi sembra così familiare, mi scusi se mi permetto di dire una cosa simile ». Quello che ottiene è un sorriso caloroso del piacente poliziotto, che tanto bonariamente si è messo in prima linea nella sua difesa.

« E’ possibile che pensi questo. Sono il fratello maggiore di David ».

« David… ? »

« Oh, si, scusami, lui si fa chiamare con un cognome diverso. Sono il fratello di David Tennant ».

« Ecco, allora, il motivo! Vi somigliate tanto! E’ stato Tom a organizzare tutto, vero? E’ stato Tom a chiedere il suo intervento ».

« Perspicace, signorina. Tom ha contattato David, che mi ha chiesto di trasferirmi immediatamente in questo dipartimento di polizia, non appena ha letto la notizia. “ Impossibile che la piccola Char abbia fatto una cosa del genere! ” è stato il suo commento ». Emma sorride e George ne approfitta per invogliarla a raccontargli l’accaduto.

« “Char”… da tanto tempo non venivo chiamata così. Charlotte è il mio secondo nome » chiarisce Emma, dipanando il dubbio dalla faccia perplessa di George.

« Ho una cosa per te » estrae un piccolo biglietto dalla tasca e vi appoggia sopra una una rosa rossa senza gambo. Emma lo guarda confusa, non considera neanche l’idea che il mittente del biglietto possa ostentare magnifici occhi blu.

« É di… » va per afferrare il biglietto, ma la mano di George la blocca.

« Ah, ah  » la ferma, dandole un buffetto sul dorso della mano « Devi promettermi che mi racconterai tutta la verità, senza tralasciare alcun dettaglio ». Emma annuisce con un sorriso ebete sul volto. Spiega il biglietto e se lo porta sulle gambe.

 

“Non mi chiamo Thomas Andrew Felton se non ti riporto a casa nostra entro una settimana.

Tieni duro amore, sto lavorando per te.

Tuo, Tom

 

 

 

« Casa nostra? »

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Evanna e Bonnie sono atterrate a Londra da poco più di un’ora. Hanno preso un taxi al volo e si stanno dirigendo a casa di Tom. Durante il tragitto hanno fatto le loro congetture e cercato di giustificare il gesto di Emma, ma le circostanze non fanno che attestare la sua colpevolezza. Nonostante l’evidenza, non hanno mai pensato che l’incidente di Jade fosse causa sua. C’è qualcosa che sfugge loro, un elemento talmente tanto ben nascosto nel quadro d’insieme, da non lasciare spazio ad una diversa interpretazione dell’azione di Emma.
Appena aperta la porta dell’appartamento, quello che subito le colpisce è l’estrema pulizia. 
Perchè mai Jade avrebbe dovuto riordinare così maniacalmente l’appartamento, prima di andare a Providence a cercare Tom? L’istinto di qualsiasi ragazza innamorata, sarebbe stato quello di prendere il primo volo e andarsi a riprendere il proprio uomo. 

 

« Però, che ordine e che profumo di pulito! » esclama Bonnie, guardandosi intorno e facendo scivolare i polpastrelli sulla mensola del camino. « Neanche un granello di polvere » afferma, stranita.

« Non ti sembra che chi ha pulito tutto, fosse particolarmente… »

« …attento » completa Bonnie, interrompendo Evanna. Le due ragazze si guardano intorno, scrutano qualsiasi elemento che possa essere considerato fuori posto in quella perfezione. Bonnie apre ognuno dei cassetti disponibili in cucina, in bagno, in salotto, fino a quando dentro l’ultimo cassetto del comò della camera da letto tira fuori una immagine spiegazzata. C’è tutto il cast di Harry Potter, soffocato in un grandissimo abbraccio. Ma ci sono due persone che spiccano, o forse sono i loro sorrisi irrorati di lacrime a farli emergere. Emma e Tom non hanno il coraggio di abbracciarsi, si guardano da lontano, scambiandosi un’occhiata complice. Tra di loro non c’è mai stato bisogno di parole; i loro sguardi hanno sempre parlato per loro. Bonnie è profondamente risentita dal comportamento immaturo di Tom. Ha sempre allontanato Emma da se stesso, crogiolandosi nella scusa “mi farà del male prima o poi”, perchè non ha accettato i suoi sentimenti per lei e si è gettato in una relazione sbagliata con una persona sbagliata. 

« Ehi, Eve, vieni un po’ a vedere cos’ho trovato! » silenzio « Evanna! Eve… » la richiama, invano. Prende la foto con sé e si avvicina all’amica, trovandola come pietrificata davanti il grade letto matrimoniale disfatto. « Che succede? » Evanna le porge una grande carpetta marrone, sulla quale campeggia a caratteri cubitali l’espressione “Referti Medici”. Alcuni fogli le sono caduti, forse per la sorpresa, forse per il loro contenuto. 

« Dove l’hai trovata? » le chiede Bonnie, sottraendole i fogli per leggere anche lei. « Che cosa c’è scritto di così tremendo? Evanna… »

« Era… era tra il materasso e la rete del letto. Ho notato un rigonfiamento strano e l’ho sollevato. Ma… non è questo ciò che importa. Leggi quei referti, Bonnie » la sollecita Evanna, senza riuscire a controllare il tremolio nella sua voce. Gli occhi di Bonnie corrono veloci su ogni rigo del referto, si fermano ogni tanto su alcuni termini medici di difficile comprensione, ma è chiara la diagnosi in essi contenuta: 

 

Si consiglia fortemente alla paziente Jade Olivia Gordon di sottoporsi a visite psichiatriche settimanali, in conseguenza delle tendenze suicida dimostrate in più occasioni negli anni passati. Qui in allegato alcune foto che testimoniano l’accaduto, da portare con sé in sede di visita psichiatrica.

 

« Oh mio Dio… ha tentato… ha tentato il suicidio… » 

« E non solo… » la interrompe Evanna, intimandole di leggere un altro foglio, appena portole. Bonnie la guarda con una strana espressione frastornata. Cosa altro potrebbe mai esserci scritto in quei dannati referti? Non è già abbastanza terribile aver tentato di togliersi la vita? Non è già abbastanza orrenda quella sensazione di pena che sta provando verso una delle ragazze che più ha detestato in vita sua? Fa scorrere lo sguardo ancora una volta su quelle righe, ansiosa e quasi terrorizzata dallo scoprire qualcosa di ancor più spiacevole. Ed eccola lì, la notizia. 

« Non posso crederci. Stai certa, mia cara, che questa volta ti farò finire dove meriti di stare ».

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

« …Va tutto bene. La botta è stata forte, ma mi riprenderò nel giro di poche settimane. Ti prego tesoro, stammi vicino ». Tom è spiazzato dalla faccia tosta di Jade; qualcosa nel suo comportamento deve averla indotta a ritenerlo ancora il suo ragazzo. Magari le occorre un chiarimento.

« Emh… Jade, io se vuoi posso starti vicino, ma non in quel senso, spero che tu abbia capito… ». Si lascia osservare, lo sguardo quasi spaesato di Jade lo attraversa da parte a parte, è inquietante. Per aver appena perso un figlio, sembra abbastanza serena. Insomma, “ammaccata” ma serena. La scintilla dei suoi occhi nocciola è ancora lì, al suo posto. E Tom si lascia ingannare dallo sguardo dolce della ragazza che anni prima gli ha permesso di allontanare l’idea di lui ed Emma insieme. Come ha potuto essere così stupido? Jade non ha i suoi capelli setosi, la sua carnagione lattea, i suoi occhi scuri e profondi. Tutto di lei è sbagliato; tutto di lei è giusto. Lo strano modo che ha di accarezzargli il viso con gli occhi, la sfumatura che assumono quando sono baciati dal sole. Le sue labbra di zucchero, arcuate in un sorriso, quando si imbarazza per lo sguardo di ammirazione che Tom le rivolge. E le sue mani, quando gli stringono il viso, quando si intrecciano al suo collo, quando si posano sul suo petto, mentre gli dorme rannicchiata contro. E allora chi è quella donna che lo sta circondando? Chi è quella donna che lo lusinga con le sue mani sbagliate, i suoi occhi troppo chiari e il sorriso malizioso? Si allontana forse troppo d’impulso, facendola distendere sulle lenzuola bianche. Lei lo guarda di traverso, ma è solo un attimo; subito quella strana espressione inquietante si impossessa del suo viso scavato.

« Non credo che esista un senso preciso, per stare qualcuno. Noi ci amiamo Tom, fattene una ragione. Sei qui adesso, qui con me » gli si fa subito di nuovo vicina, gli prende le mani, calcando l’accento sull’ultima frase « Sapevo che saresti rinsavito, tesoro. E’ stata solo una sbandata… »

« Ah si? E’ stata solo una sbandata? E in base a cosa decreti questo? » le chiede, le sopracciglia arcuate. Le mani le ha già sottratte da un pezzo dalla sua presa fastidiosa. 

« Te l’ho detto. Perchè adesso sei qui con me, solo questo conta. Lei è sempre stata un ostacolo, con le sue manie di protagonismo. Sempre a cercarti con lo sguardo, con la voce, con le mani. Ha sempre cercato di dividerci » conclude con amarezza.

« Ah, lei ha manie di protagonismo ed ha cercato di dividerci » la asseconda, scettico « Immagino fosse lei a cercare i paparazzi appostati dietro un albero, un’aiuola, una giostra per farsi riprendere, magari durante un bacio mozzafiato! »

« Non è assolu… »

« Non permetterti di pensare neanche per un istante di potermi contraddire, Jade. Sei tremenda, non ho parole. Hai goduto della mia piccola grande fama, per sfoggiare abiti, gioielli e quant’altro. Non ti sei mai preoccupata di me, di curarti di me, di conquistarmi. Ammetto di aver pensato per un solo istante di poter dimenticare i miei sentimenti per Emma, stando con te. Ma mi sembra che solo adesso io ti veda per ciò che realmente sei, per l’arrivista che sei ».

« Come ti permetti di rivolgerti così… »

« Zitta, devi stare zitta! Ne ho abbastanza di te e dei tuoi giochetti! » 

« Io ti amo, Tom, devi credermi… »

« Io no! Anzi, sai che ti dico? Non ti ho mai amata! Mai! Sei assillante e petulante. Usi un profumo troppo intenso e nauseante. La tua ossessione per la linea è insopportabile. La tua voce è acuta e fastidiosa! Ti ostini ad indossare il rosso, ma non ti dona per niente. Tu sei semplicemente sbagliata, sei l’opposto di ciò di cui ho bisogno. Ho sempre avuto davanti tutto ciò che non volevo e ho fatto finta di non vedere. Il mio cuore è sempre appartenuto ad un’altra persona e sarà sempre così » termina, approfittando dell’occasione per sfogare ciò che non ha mai avuto il coraggio di rivelare. I suoi occhi si sono incupiti, una ruga si è formata tra di essi; una vena pulsa sulla fronte. Jade indietreggia ancor di più verso la spalliera del letto.

« Io… io aspettavo tuo figlio, come puoi dirmi questo… dobbiamo riprovarci… dobbiamo… »

« Dio solo sa quanto io sia stato male per la perdita di mio figlio, ma quasi ringrazio che non sia venuto al mondo! Crescere con una madre com te! Cosa gli avresti insegnato, eh? Ad approfittarsi degli altri per raggiungere i propri scopi? Sei… sbagliata, semplicemente vai aggiustata ». Lo sguardo vacuo di Jade si trasforma in furioso; sembra che della ragazza gracile e afflitta non sia rimasto altro che cenere. Si alza veementemente dal materasso e si avvicina a Tom, le mani strette sulla sua camicia. Il suo tono è minaccioso; è il tono di chi è contento di rovinare qualcuno, perchè tanto non ha niente da perdere.

« Ci ho provato ad essere buona e gentile. Neanche la mia dichiarazione è riuscita a farti ammorbidire. Beh, mettiamola così: se tu non starai con me, io ti rovinerò, tesoro. Io renderò la via tua e della tua troia un inferno ». Gli stacca la mani dal colletto della camicia e comincia a girargli intorno. Tom è incredulo, più che spaventato. Chi è quel mostro? Perchè ha deciso di circuirlo? Ma soprattutto, perchè le ha permesso di entrare nella sua vita, quando avrebbe potuto godersi l’amore di Emma?

« Non ho di certo paura di te, stolta. Puoi giurarci, che ti sbatterò fuori dalla mia vita ». Ma può davvero giurare? Se le sue minacce non fossero a vuoto? Dopotutto ha il coltello dalla parte del manico: potrebbe rovinare Emma, potrebbe far di tutto nelle condizioni in cui versa.

« Sei uno sciocco, io non minaccio a vuoto. Questo vuol dire che non tieni a lei più di tanto… insomma, le fai correre certi rischi. So già cosa raccontare in tribunale, quale espressione mostrare, quale tono di voce utilizzare per convincere tutti. “Mi ha buttata giù in strada, è stata violenta. Le volevo solo parlare, discutere al massimo. Non poteva sopportare che Tom si fosse pentito di essere scappato e avesse deciso di tornare da me.” » gli rivolge un sorriso di scherno, accarezzandogli lasciva il petto con un palmo.

« Credi che non racconterò di questo incontro in tribunale? Credi che potrai passarla liscia in questo modo? Si accorgeranno della tua patetica messa in scena! Emma non avrebbe mai fatto del male a nessuno, nemmeno a te e ne avrebbe avuti di motivi per farlo! » Jade si accomoda nuovamente tra le lenzuola. La schiena schiacciata alla tastiera del letto e le braccia incrociate dietro la nuca. L’espressione serena di chi sta raccontando una fiaba ad un bambino.

« Ed è così che terminerò, osservando la platea con sguardo assorto e triste: “L’ho visto quello sguardo omicida nei suoi occhi. Ho capito che la mia vita stava per terminare in quel preciso istante. Le sue mani mi hanno artigliato le spalle e scaraventato sull’asfalto. E il mio povero bambino ne ha fatto le spese.” Sarò meravigliosamente convincente. Poco importa ovviamente che sia stata io a strattonarla per prima e a lasciare la presa dalle sue mani, sbalzando in strada. L’effetto è lo stesso: lei mi stava insultando ed io sono finita sotto una macchina ». Il sorriso malefico con cui conclude il suo racconto, testimonia l’assenza di sanità mentale. Eccolo il pezzo mancante, ecco giustificata la frase di Emma. E’ stata Jade a programmare tutto fin dall’inizio, è stata lei ad architettare il tutto in modo tale che la colpa potesse ricadere su Emma. Come avrebbe potuto quella creatura meravigliosa anche solo tentare un omicidio? 
Emette un respiro di sollievo; non che avesse mai creduto che Emma fosse colpevole, ma sentirlo confermare dalla vera autrice dell’incidente, è stata come una liberazione. Mia piccola Emma, tra poco sarà tutto finito. Tom le dedica un’occhiata di disprezzo, preparandosi a ribattere. Non si è accorto delle due figure che, accanto la porta, a braccia incrociate, hanno assistito a tutta la discussione. 

« Ma brava, piaga, noto con piacere che sei stupida esattamente come pensavo! » Tom si volta verso la proprietaria della voce, un sorriso commosso gli abbellisce il viso appuntito.

« Bonnie! » esclama Tom, osservando i molteplici fogli spillati che l’amica sta agitando in aria. Evanna, accanto a lei, gli rivolge un occhiolino. Meravigliose amiche mie.

« Che cosa sarebbero quelle cose che hai in mano, rossa? »

« Niente di che, piaga. Referti medici che attestano problemi psichiatrici, visite psichiatriche disattese, documenti che attestano tentativi di suicidio… » la interrompe Bonnie, sfogliando con aria distratta e non curante i fogli. « Ah, qui c’è un assegno di diecimila sterline a favore del signor Edmund Carter, che guarda caso è… »

« É il chirurgo che ti ha operata! Perchè diamine hai rubato quei soldi dal mio conto per pagarlo? » ringhia Tom.

« Ora ci arrivo, Tom » interviene Bonnie, impedendo a Jade di rispondere e continuando a sfogliare i malloppi di carte che ha tra le braccia. « Ecco perchè, testuali parole: “Ho necessità che lei mi regga il gioco. Deve sostenere che io abbia abortito, che fossi incinta di tre mesi. Naturalmente la sua collaborazione verrebbe cospicuamente retribuita, dottor Carter.” In poche parole la signorina qui presente è semplicemente pazza. Abbiamo materiale sufficiente per farla sbattere dentro » termina Bonnie, soddisfatta. Tom vorrebbe gioire adeguatamente, ma crede che comunque i loro sforzi non serviranno allo scopo.

« Non andrà mai in carcere, perché avrà dalla sua parte l’essere poco sana di mente. La metteranno in un qualche centro di riabilitazione. Mi dispiace che vi siate fatte tutta quella strada davvero. Vi ringrazio comunque ». Tom rivolge loro un cenno di gratitudine, forzando un sorriso. Evanna gli si avvicina e gli ficca un particolare foglio tra le mani.

« Che vorrebbe significare, questo? » Jade riconosce quelle carte e sbianca, diventando ancor più pallida del solito. Afferra velocemente un paio di forbici dal cassetto del comodino vicino al letto e si avvicenda verso di loro, puntandogli contro l’arma.

« Come… come avete fatto a trovare quel documento!? L’ho distrutto, ho fatto di tutto per cancellarne e tracce! Ho persino pagato… »

« Non ci posso credere… tu hai ucciso un bambino, tu hai abortito mio figlio! » 

« Tom! » interviene Evanna « Quel piccolo non era tuo figlio. Ha abortito tre mesi fa, ma il bimbo era stato concepito mesi prima con… »

« Matthew Janney, l’ex di Emma. Ma non chiederci come siano in rapporti questi due, non ne abbiamo ancora la minima idea ». L’espressione di Tom è tutta un programma. Lui ed Emma traditi dai rispettivi fidanzati.

« Non volevo un figlio, né da Tom, né da Matt. Volevo solo farti rimanere con me ad ogni costo, magari provocandoti pietà per le perdita del “nostro bambino”. Ma queste guastafeste mi hanno rovinato i piani! » spiega, con voce piatta.

« Ragazze, siete state fenomenali! Io… »

« Vai dai Emma, noi ci occupiamo di questa qui. La polizia dovrebbe arrivare a momenti » Bonnie.

« La polizia è già qui, Bonnie » le si avvicina George MacDonald, facendole un profondo baciamano e guardandola imporporare. Poi si volta verso Jade « Signorina Jade Olivia Gordon è in arresto! »

« No! Vi prego! E' la Watson che dovete arrestare, non me! » si sgola Jade, invano.

« Adesso posso andare. Non mi sarei perso questo momento per niente al mondo! » gongola, prima di prendere il primo taxi e scappare alla volta di Emma.



 


Nota finale: Sono in ritardissimo, lo so, lo so. Come dico sempre non ho più giustificazioni. Potrei aver esagerato con Jade, ma chi mi segue, sa che non la posso soffrire e beh, le ho dato la lezione che merita, nel mio piccolo. Non prendetela sul personale, se siete sue fan; abbiamo tutti le nostre simpatie e antipatie per qualcuno. Questo sarebbe dovuto essere l'ultimo capitolo, ma come al solito mi sono lasciata prendere la mano ed eccovi un capitolo abbastanza lungo per i miei standard. La figura di George MacDonald è inventata. Ma David MacDonald esiste: è il meravglioso David Tennant, che ha interpretato Barty Crouch Junior ed è un'altra mia ossessione. Spero che abbiate apprezzato :) Fatemi sapere che ne pensate. Il prossimo capitolo sarà l'epilogo. Goodnight!

Aeltanin Astoria

 

 

 

   
 
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