Un
piccolo, breve esperimento a due voci.
Non
so bene che senso abbia, anche la costruzione è un po’ strana.
Spero
non sia troppo sgradevole.
(Ripeto,
spoiler consistenti fino al 423 dello Shippuuden. Siete
avvisati…)
A
presto
suni
Volontà
(Speranza e vendetta)
Tornare
a casa e trovarla per metà in macerie. Sakura stremata, Kakashi in
ospedale, ridotto a uno straccio sbrindellato – e ancora grazie che fosse
vivo. Tsunade, anche lei, quasi morta. Tutto per lui e la cosa
che aveva dentro.
Tutto
per Kyuubi, il demone volpe.
Non
era esattamente il rientro ideale.
Il
futuro gli sembrò preoccupante.
Strana
notizia. Questo Pein doveva essere una specie di dio,
eppure Suigetsu giurava di aver sentito gli Akatsuki discutere dell’uomo
con uno sharingan che lo aveva fermato, permettendo l’intervento
dell’Hokage.
C’era
un solo uomo con uno sharingan, a
Konoha.
Gli
sfuggì un sorriso.
Lo
nascose immediatamente a se stesso.
Konoha
si rialzava con la resistenza abituale: era già sopravvissuta a molti
disastri, aveva radici piantate nella terra e teneva duro, sempre. Lui era uno
shinobi di Konoha e come la sua patria avrebbe tenuto la testa la testa senza
cedere. Piuttosto sarebbe morto.
Pensava
spesso all’espressione del viso di Sasuke, la sua mano sollevata
nell’intento di lanciare un colpo, trattenuta da quella di Orochimaru.
L’ultima immagine che aveva di lui lo vedeva frenato da un mostro che
gl’impediva di nuocere.
Era
un tale controsenso.
C’erano
dei tizi che gliel’avevano giurata per la faccenda del jinchuuriki delle
otto code. Quando Madara gli aveva dato la notizia
lui aveva risposto con un’occhiata squisitamente indifferente e
un’esclamazione di scherno verso quei poveri illusi.
Che
bastassero tre cretini della Pioggia a ostacolarlo non era neanche da prendere
in considerazione. Non ce la facevano nemmeno Naruto e i suoi amici spostati,
che pure si impegnavano tanto e con tanta dedizione.
Quante
maledette scocciature.
Sasuke
portava un mantello nero e rosso, come quello che aveva indossato Itachi?
Proprio
il suo, magari. Forse in quel modo pensava di sembrare qualcuno che non era.
Forse così si sentiva un assassino più credibile. Qualunque cosa
fosse, lui si diceva che quando l’avesse visto gli avrebbe aperto gli
occhi e ricordato chi fosse veramente. Allora cercava nello sguardo smeraldino
di Sakura un conferma di cui non aveva realmente bisogno. Il fallimento non era
un’ipotesi da calcolare.
Di
fatto, era impossibile che si verificasse: lui non era un avversario qualunque,
non era soltanto un nemico da eliminare. Lui era il suo migliore amico –
ricordava ancora il suono della voce di Sasuke mentre faceva quella confessione
– e al momento del dunque, ne era certo, questo avrebbe influito
più di tutto il resto.
I
legami non si spezzano.
Naruto
si stava ancora allenando per diventare forte abbastanza da riportarlo
indietro?
Decisamente
probabile. Forse era la sua maniera di rifiutare una realtà avvilente.
Forse così riusciva ancora a illudersi di non aver perso qualcosa di
prezioso. Era talmente testardo e infantile, con quell’idea del team
indistruttibile e dell’unione incancellabile dei suoi membri. Lui, a quel
pensiero, non riusciva quasi più a ricordarsi dell’epoca in cui
era stato quasi convinto di simili idiozie.
Naruto
coltivava una fantasia irreale: se un tempo quello che li legava era stato
importante, poi era stato distrutto. Aveva estirpato accuratamente ogni vincolo
per diventare il vendicatore che aveva scelto di essere - la delusione negli
occhi di Naruto al momento in cui gli aveva detto della sua volontà, la
ricordava bene.
Erano
in frantumi, quei legami.
Sapere
che gli Akatsuki lo cercavano non gli faceva veramente paura.
Non
era la cosa più importante, per lui. La cosa più importante era
che con loro si trovava Sasuke e che per questo, presto o tardi, sarebbero
entrati obbligatoriamente in collisione. Quel giorno, ne era certo, il castello
delle menzogne che il genio diceva a se stesso sarebbe crollato come la
finzione che era. Ce l’avrebbe fatta, lo avrebbe fatto rinsavire.
Aveva
bisogno di crederci. Di dire a se stesso che sarebbe bastato volere e non
arrendersi per riuscire a raggiungere il suo obiettivo, indipendentemente da
quanto chiunque si fosse adoprato in senso contrario, compreso l’obiettivo stesso. Lo avrebbe fermato a
qualunque costo, senza permettere ai rischi e alla caparbietà ottusa di
Sasuke stesso di fermarlo. Perché lui era Uzumaki Naruto e non si
arrendeva davanti a niente.
Nel
momento in cui si fossero incontrati di nuovo non sarebbe rimasto inerme a
guardarlo scappare, non lo avrebbe lasciato continuare a avanzare sulla sua
strada di sangue e morte, che prima o poi lo avrebbe ingoiato nelle propria
tenebra. Perché era la persona più importante che ci fosse nella
sua vita e quindi, che gli stesse bene o meno, lui lo avrebbe aiutato.
Era
questo, essere un amico.
Non
si preoccupava del fatto che gli altri Akatsuki volessero Naruto morto.
Non
aveva più la minima importanza, l’unica cosa che contasse era
ottenere la vendetta che aveva cercato tanto a lungo, per cui aveva rinunciato
a tutto. Quando era stato un membro del team sette forse ne avrebbe sofferto,
ma la persona che era diventato non aveva più nulla a che vedere con
quel patetico, debole e ridicolo ragazzino.
Faceva
tacere la voce debolissima dentro di lui che gli ricordava di risate e
battibecchi, di bronci, proteste e spintoni. Quando avesse rivisto Naruto, il
giorno della fine di Konoha, l’avrebbe messa a tacere definitivamente
guardandolo morire. E allora sarebbe arrivato esattamente dove voleva arrivare,
a lavare via l’onta del disonore dal suo nome e a ottenere finalmente la
giustizia che il villaggio gli aveva vilmente negato.
E
qualsiasi cosa fosse successa ne era sicuro, non si sarebbe fermato. Aveva
percorso troppa strada per permettere che un ostacolo lo rallentasse e avrebbe
annientato qualunque oppositore, qualunque. Lo avrebbe fatto senza esitare,
anche se dentro avrebbe sanguinato a morte. Anche se, nonostante gli sforzi,
non sarebbe riuscito del tutto a dimenticare.
Non
era mai stato un buon amico.
Ma mi sarebbe piaciuto esserlo,
Naruto.