Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Up_me_memories    11/12/2014    2 recensioni
”Buoni 71°Hunger Games e che la fortuna possa essere sempre a vostro favore”
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il treno parte, e subito siamo nella galleria, il viaggio scorre piacevole, non facciamo che chiacchierare. Parliamo un po' di tutto, per conoscerci un po' meglio, si può dire che adesso siamo...amici.
Non è più il rapporto mentore-tributo, adesso siamo due vincitori, o meglio due sopravvissuti, ognuno capisce cosa sta passando l'altro, com'è orribile e crudele l'arena. Con un tributo suppongo sia diverso, te ne capita uno ogni anno, tu devi fare il possibile per aiutarlo ma senza affezionarti perché ci sono ottimi probabilità che muoia e ti si struggerebbe il cuore a passare così ogni anno, per il resto della tua vita in questa maniera non è il massimo. E poi l'aria si è fatta meno pesante e tesa, qui ci siamo solo noi, non dobbiamo adempiere alle richieste e agli obblighi di nessuno.
Non vedo l'ora di tornare a casa, li mi aspettano papà, Harry e tutti gli altri, se avranno qualcosa da ridere, su qualsiasi cosa sia successa a Capitol, sono convinta che aspetteranno un po' prima di discutere. Chi sa se Aaron ha qualcuno che lo aspetta nel Distretto, la curiosità mi divora così glielo
chiedo.
<< Si, ho qualcuno. Mia madre, mia sorella e mia figlia >> all'ultima persona
gli si illuminano gli occhi, non posso che sorridere.
<< Non sapevo avessi una figlia >>
<< è una cosa che la maggior parte delle persone ignora, l'immagine che mi ha
affibbiato Capitol City >> assume un espressione pensierosa.
<< Cosa vuoi dire? >> Forse so già cosa intende, ma voglio esserne sicura, perché altrimenti la realtà in cui sono circondata è peggiore di quella che credevo.
<< Uno dei fattori che ti permettono di vincere sono gli sponsor, tu lo sai questo no? Questo vale a dire che sei apprezzato nell'immagine che si sono fatti i capitolini su di te, non puoi mostrarti diverso da come loro credono, altrimenti le cose peggiorerebbero soltanto. Io, ad esempio, sono stato costretto a non parlare di mia figlia, fin dal principio, ovvero l'intervista con
Flickerman prima di entrare nell'arena, perché i cittadini mi avevano etichettato come: "Il ragazzo bello e dannato"- fa una risata malinconica e scuote la testa-, l'immagine di me con in braccio quel dolce fagottino, di un anno appena, avrebbe stonato. Nemmeno la mia Mayble, quella che allora era la mia ragazza, ha potuto parlare di Kahylyn, nostra figlia, visto che tutti pensavano che fosse una ragazza dolce ed ingenua, un'eterna bambina, capisci che un tipo del genere non la vedi come madre, anzi la vuoi sapere una cosa? Dovevamo fingere di non essere fidanzati, perché le donne di Capitol dovevano pensare che fossi libero >>
Che fosse libero? Non capisco cosa intenda, e poi se doveva essere single per tutti, come mai Mayble ha sostenuto un'intervista, ma appeno provo a chiederglielo mi interrompe e con un dolce sorriso mi dice: << Ma non pensiamo a questo, c'è qualcos'altro che vorresti chiedermi? >> Si sistema nuovamente sul divano davanti alla TV e beve un succo alla frutta.
<< Tu sai praticamente tutto di me, ma oltre al tuo nome e che hai una figlia,
io non so nulla! >>
Ed è vero, sono sempre stata una persona curiosa, e mi piace sapere un po' della vita delle persone attorno a me, per capirle meglio.
Lui inizialmente ride e poi dice: << Va bene, vuoi sapere qualcosa di più sul mio conto? Ti accontento, ma preparati ad affrontare le ore più noiose della tua vita >> mi avverte.
<< Non ti preoccupare, sono pronta >> dico, mentre faccio un gesto con le mani che varrebbe a dire: "inizia a raccontare".
Passiamo così le ore a raccontare vecchi aneddoti e scoprire cose nuove sul mio mentore.
Deve badare alla madre anziana e alla sorella disabile, per questo per lui è stato difficile, ma almeno con i soldi della vittoria è riuscito a comprare medicinali per la mamma e le giuste attrezzature per la sorellina. Mi ha anche raccontato di quando ha conosciuto Mayble e di quando, a quattordici anni finalmente si fidanzarono. Poi a sedici anni lei rimase incinta ed ebbero loro figlia, di adesso dodici anni, Kahylyn. L'anno dopo lui venne estratto ma, con grande stupore di tutti, vinse. Ma la gioia durò ben poco, a diciotto anni Mayble viene estratta, dopo tre giorni in arena, muore con una spada che le trapassa il petto, la spada di un Favorito. Quella di Gloss, il vincitore di quell'edizione. è per questo che i due adesso non sono in buoni rapporti.
Mentre mi racconta quest'ultima parte è sul punto di piangere, distoglie lo sguardo ed inizia a guardare il pavimento. Così lo lascio, so bene che per lui è difficile parlare di questo argomento, con chiunque, ma apprezzo lo sforzo, così non cerco il suo sguardo, sarà più facile per lui parlare se finge che io non ci sia, e che stia dicendo tutto questo solo per se stesso.
L'ultimo viaggio dal Distretto 5 a Capitol City è durato un po' meno di una giornata, questa volta siamo partiti presto quindi alla stazione arriviamo sulla tarda sera.
Così dopo la lunga chiacchierata, prendo il permesso di poter tornare nella mia camera.
Prima di tutto, entro nel bagno e mi faccio una bella doccia rilassante nella vasca, appena esco uso uno di quei marchingegni di Capitol per asciugarmi corpo e capelli. Poi mi sistemo davanti allo specchio e con un elastico mi faccio la coda. Con un addosso solo l'accappatoio esco dal bagno e scelgo i vestiti: dei semplici Jeans aderenti, una maglietta lunga, bianca, con le spalline con la
scritta "Open your mind" e delle scarpe bianche e nere.
Adesso sono pronta, ritorno di nuovo nel "soggiorno" dove trovo ancora Aaron, mentre sta guardando una replica dell'intervista di sta mattina.
Mi posiziono accanto a lui, ma con la mente sono assente, non voglio ricordarmi nulla dell'arena, farebbe solo più male, però so che un giorno dovrò affrontarli e che quel giorno deve essere vicino, perché più tempo passa più la voragine sprofonda, ma quel giorno non voglio che sia oggi, perché adesso voglio solo concentrarmi sulle persona a me più care.
Guardo dal finestrino e noto che è buio fuori, e abbiamo appena attraversato alcune colonne di marmo bianco, questo può voler dire solo una cosa.
Siamo tornati a casa.
Mi alzo e mi avvicino alla finestra, fin da qui riesco a vedere che la stazione pullula di gente, ed inizio ad agitarmi.
Aaron, che si deve essere accorto del mio disagio, si avvicina a me e mi cinge
le spalle con il braccio destro, e mi sussurra: << Siamo a casa adesso, tutto quello, che farai qui non avrà nessuna conseguenza su nessuno, quindi calmati, non c'è nulla di cui preoccuparsi >> sorride, mi da un puffetto sui capelli e mi dice di seguirlo.
Così siamo davanti ad una delle porte del treno, mancano pochi secondi, devo stare tranquilla e fare lunghi sospiri.
La porta si apre e per primi scendono tre Pacificatori, seguiti da Aaron e me, a chiudere la fila, sono altri tre Pacificatori. I giornalisti sono da tutte le parti che cercano di accaparrarsi qualche scoop ma, per una volta, sono sollevata che ci siano dei Pacificatori, almeno non dovrò stare tra le grinfie
di questi succhia-sangue.
Percorriamo la Piazza Centrale, fino al Villaggio dei Vincitori, dove solo
quattro case sono occupate, più la mia, adesso. Il nostro Distretto, in totale,
ha avuto sette vincitori.
Denise, che è sistemata in una delle prime ville, è affacciata dal suo balcone che mi saluta con la mano. Io ricambio e continuo a seguire Aaron per dirigermi, in quella che adesso in poi, sarà la mia casa.
Mi indica una villa a destra, due più in la di quella da dove siamo adesso.
<< Quella è dove andrai a vivere tu, io sono in quella difronte >> urla per farsi sentire da me, in mezzo a tutto quel fracasso e flash.
Quando siamo a metà strada tra la sua e la mia dimora, ci dividiamo, così come
i Pacificatori, quattro a me e due a lui.
Appena siamo davanti alla porta principale, una gigantesca porta in legno massiccio, la apre e gli altri due, dietro, mi spingono in dentro e chiudono la porta.
Mi trovo in un corridoio interamente in bianco, tranne per il pavimento, rivestito in legno di un marrone scuro. Lentamente inizio a camminare, come se fossi ancora negli Hunger Games e dovessi stare sempre in allerta, perché il pericolo è sempre in agguato. Penso che questo pensiero non mi abbandonerà mai, per il resto dei miei giorni.
Sento dei passi dalle scale, che sono attaccate al soggiorno e continuano sopra la mia testa. I passi si sentono sempre più vicini, e vedono una testolina bruna spuntare fuori dalle scale.
è Gemma.
Quando mi vede, ha un espressione sorpresa, subito dopo mi salta addosso e mi abbraccia, più forte di quanto nessun altro abbia mai fatto, mi si blocca il respiro, lei intanto saltella sul posto, con me ancora tra le braccia.
<< Gemma, cosa succede? >> dice una voce piena e bassa. La porta-finestra che si affaccia su un giardino, si trova proprio davanti al soggiorno, si apre e un uomo di media statura e la barba accennata fa il suo ingresso. Inizialmente ha la testa bassa, concentrato a togliersi dei guantoni da giardino, poi la alza, e mi il più bel sorriso di questo mondo.
Non aspetto di più e gli corro incontro, lui, pronto, mi stringe a se, e sento di nuovo quel calore di casa, il calore del mio papà.
Il prossimo che mi aspetto di vedere sarebbe Louis, -magari seguito da Harry, erano ottimi amici- per completare il quadro famigliare, ma lui non viene, non c'è. Gli occhi iniziano ad inumidirsi, ma faccio passare tutto per la commozione del momento, anche se mio padre mi guarda poco convinto, sa che non sono così emotiva.
<< Dov'è Harry? >> Chiedo.
<< Oh, lui è a lavoro, ha il turno di notte oggi. Ho provato a desisterlo, almeno adesso che sei ritornata, ma non mi ha ascoltata. Sai che ha un forte senso del dovere, per non parlare dell'orgoglio! >> Mentre mi spiega, Gemma scuote la testa, a volte penso proprio che il più maturo tra i due fratelli sia lei, molto seria per la sua età.
E comunque si, conosco benissimo l'orgoglio di Harry, l'ho dovuto affrontare varie volte in tutti questi anni, ma ammetto che di esserci rimasta male, poteva fare un'eccezione questa volta, almeno considerato da dove sono appena tornata.
Ma faccio finta niente e continuo a chiacchierare con loro, ci spostiamo nel salotto. Qui le pareti sono grigio scuro, è tutto impersonale, un divano in nero a forma di L con davanti un maxi schermo, una vetrina bassa a forma di U che raggiunge il televisore appeso al muro.
Tutti e tre ci sediamo sul divano e parliamo fino a mezzanotte inoltrata, Gemma inizia a sbadigliare e per poco non si addormenta e mio padre inizia a stiracchiarsi, nessuno è abituato a dormire così tardi così andiamo nelle nostre camere.
Loro non si sono trasferiti qui, ma sono nella villa perché volevano salutarmi appena arrivata, contrariamente a tutta la mia roba che è stata messa qui.
Non accendo nemmeno la luce e mi dirigo verso, quello che mi sembra l'armadio, mi tolgo i vestiti -li lascio per terra- e prendo quel che mi sembra un pigiama, lo infilo e mi metto sotto le fresche coperte. Nemmeno un minuto dopo, sono già nel mondo dei sogni.

La mattina dopo sento un peso accanto a me, così mi giro e apro gli occhi, davanti a me c'è una muscolosa schiena coperta da una maglietta blu e una massa di capelli ricci. Harry!
Mi tolgo le coperte e mi metto in ginocchio, mi avvicino a lui e lo stringo
forte, strofinando un po' la testa nell'incavo del collo.
<< Uhm...Elizabeth, ho davvero sonno, mi potresti lasciar dormire un po'? Dopo
facciamo quel che vuoi, ma sono venuto qui da poco e devo recuperare un po' di sonno >> mi allontana da lui, tenendo ancora gli occhi chiusi e torna di nuovo a darmi le spalle e a dormire.
Lo ha fatto davvero? Non ci posso credere, nella sua voce non c'è il minimo entusiasmo, ma che gli succede? Mi sento offesa.
Scendo dal letto, sistemo i vestiti che ho lascito per terra ieri notte e scendo giù in cucina.
Quando inizio a mangiare i cereali -nella casa oltre all'arredamento c'è anche il cibo- inizio a pensare cosa lo ha fatto per farlo arrabbiare, la risposta è semplice. Il bacio con Lyko, ma io l'ho respinto non ho contraccambiato.
Sbuffo, appena risolto un problema, è mai possibile che superato un problema ne spunta null'altro?!. Chiudo gli occhi, allontano la tazza e appoggio la testa sul tavolo.
Rimango in questa posizione per almeno cinque minuti, non penso a nulla, cerco solo di rimare in pace con il resto del mondo, ma soprattutto con me stessa.
Finisco la colazione e vado dritta nel soggiorno, dove mi sono accorta che c'è una libreria. Mi salta subito all'occhio un libro con la copertina ruvida che raffigura il viso di una bellissima ragazza e con una strana calligrafia il libro viene presentato come "Mystic Citty".
Non ne l'ho mai letto o sentito parlare, però mi sembra interessante, non mi
costerà nulla darci un occhiata.
Parla di una ragazza che vuole scoprire l'amore, quindi cerca di trovarlo nella sua città, aiutata dal suo migliore amico. Guarda un po' dappertutto lì ma non lo trova, inizia dai sobborghi fino alla parte dei più ricchi, ma nulla, non trova il principe azzurro, alcuni ci vanno vicino, ma dopo ogni banale gesto di questi, lei decide che non sono le persone giuste per lei. Alla fine della storia si accorge di provare qualcosa per il suo amico, che guarda caso corrisponde perfettamente all'idea di ragazzo perfetto che questa ragazza si era fatta in mente.
Trama parecchio banale, a parer mio, ma è il classico romanzetto da capitolini. Ho saltato alcune pagine che mi annoiavo fin troppo e quando sono a poche pagine dalla fine del libro sento alcuni movimenti dalla cucina, potrebbe essere Harry oppure papà, o Gemma, che non ho ancora visto oggi, ma non mi alzo dalla mia comoda posizione sul divano, se vogliono, vengono loro qua.
Alla fine fa il suo ingresso Harry, che si posizione di fianco a me ed accende la televisione, ma non prima di dirmi un annoiato "Buon Giorno", non ce la faccio più con questa storia, se ha qualcosa da dire che la dica adesso.
<< Harry, c'è qualche problema? >> gli chiedo mentre guardo lo schermo.
<< No assulatamente, perché dici così? >> sorride e mi passa un braccio sulle spalle per sdraiarmi accanto a se mentre mi da un bacio sulla fronte.
Se gli credo? Assolutamente no.
Così passano i giorni, con lui distaccato e io che cerco di capire la situazione, ogni volta che spunta fuori il discorso del matrimonio, si irrigidisce tutto e cerca in tutti i modi di parlare d'altro, per non accennare poi al fatto che cerca di ridurre al minimo ogni contatto con me.
Dopo tutto questo tempo non ce la faccio più, prima chiariamo tutto meglio è.
È da un po' che è uscito così vado a casa sua, mi apre una Gemma sorridente che mi fa accomodare nel soggiorno spoglio. Parliamo un po' della scuola, del più e del meno, insomma un po' di tutto. Quando Harry entra in casa, lei si accorge del mio cambio d'umore, così con una banale scusa si dilegua.
<< Noi dobbiamo parlare >> ho un tono deciso, che non ammette repliche, è la prima volta che parlo così con qualcuno e mai avrei immaginato che avrei parlato così proprio con lui.
Lui inizialmente si guarda intorno cercando una scusa, non trovando nulla sbuffa sonoramente e si siede sulla sedia che ha lasciato libera sua sorella.
<< Lo credo anche io >> mi fissa con la mascella contratta.
<< Cosa c'è che non va, Harry? >> domando, lo veglio sentire da lui. Assume un espressione
accigliata, poi una incredula.
<< Davvero Elly? Me lo stai chiedendo davvero?! Non è abbastanza ovvio? Quel tipo dell'8 è il problema! >> Urla alzandosi. 
<< È per via di Lyko? Il bacio intendi? Oh, forse hai ragione avrei dovuto togliermelo subito di dosso, ma sai che l'ho rifiutato >> puntualizzo.
<< Oh si certo dopo due ore! >> Si gira di spalle, e si passa la mano tra i capelli.
<< Solo perché mi ha preso di sprovvista, ma gli ho detto di no, lo hai visto giusto? Lo ha visto l'intero stato, sai, mentre stavo combattendo per non morire! >> urlo io, mentre mi alzo facendo troppo rumore con la sedia.
<< Oh si, gli altri si saranno anche dimenticati, ma io no! Mi hai tradito, come un'autentica...>> si ferma di colpo, si gira e mi guarda negli occhi.
<< Cosa?! Puttana? Troia? Forza sbizzarrisciti Harry, non aspetto altro! >>
Sono fuori dalle staffe!
Lui non risponde, si gira di nuovo e colpisce il muro con tutta la forza che può, il silenzio ci avvolge.
<< Visto che non hai nulla da dire, me ne vado. E poi, pensi davvero che io possa provare qualcosa per colui che mi ha tolto mio fratello? >> dico con voce più calma, prendo la mia borsa e mi dirigo verso la porta, appena metto la mano sul manico, sento quella frase che non avrei mai voluto sentire in vita mia.
<< Elizabeth, non penso che faremo quel matrimonio >>

NOTE:

Sono imperdonabile lo so. Sono passati quattro mesi dall'ultima volta che ho pubblicato e vi capisco se siete arrabbiati. Ma l'importante è che il capitolo ci sia no?

Comunque spero che vi piaccia. Ve lo aspettavate che Lyko potesse fare una cosa del genere?

Spero commentiate in tanti come l'altra volta.

Ciao e alla prossima.
 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Up_me_memories