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Autore: Adarok    11/12/2014    2 recensioni
Andrew pensava di essere un adolescente come tutti gli altri,ma la sua vita stava presto per cambiare.Dopo la sconfitta di Crono,il 18 Agosto,compleanno anche di Percy Jackson, qualcosa stava per accadere.Come avrà potuto influenzare la caduta di Crono la vita del giovane ragazzo?A quali avventure andrà incontro insieme ai mezzosangue che incontrerà nel campo di addestramento di partenope?Accettarà il suo destino?
"Per salvare il campo alla ricerca del flauto partirà
le intemperie e la fame assaggerà
e per un dono la sua vita col destino giocherà.
Il sonno più profondo come la morte risorgerà
un figlio del tempo comparirà
e con il suo potere la fine di molti deciderà.
L'eroe ingannato con un artificio aiuterà
l'antica ferita con un sacrificio si chiuderà
o la fine del campo il principe decreterà"
Spero di avervi incuriosito.Cercherò di pubblicare ogni capitolo appena posso.Almeno più di uno a settimana ,buona lettura e buon divertimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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UNA BELLA GIORNATA IN PINETA

Angolo del lettore:Una recensione mi farebbe più che piacere,per sapere se la storia piace e posso continuare a scriverla oppure sia meglio che mi fermi.Sono alle prime armi e vorrei anche capire dove sbaglio,un grazie a tutti in anticipo.E buona lettura!



Doveva essere una semplice scampagnata continuavo a  ripetermi  tra me e me eppure adesso mi ritrovavo a correre in una pineta con in mano un cucciolo di mostro e alle calcagna delle orrende bestie bramose di uccidermi.
Il mio nome è Andrew e sono un semplice adolescente,alto 1.78cm,capelli ricci e castano ramati,occhi scuri e alcune tracce di lentiggini sul naso e sulle guance e i miei problemi sono cominciati all’incirca intorno al 18 Agosto.E’ da quella sera infatti che la notte cominciavo ad avere incubi e il giorno mi sentivo come osservato da strane presenze,ma non ci avevo mai dato molto peso,era semplicemente il mio corpo che avvertiva il prossimo rientro a scuola e cominciava già a palpitare per le prossime sveglie alle 6:30….o almeno questo era quello che pensavo prima di quella mattina.
Era il 1° settembre e mi trovavo nella residenza dei miei zii a Torre Del Greco,dove era mia abitudine trascorrere le ultime settimane d’estate. Mia cugina Care aveva deciso di portarmi con lei e i suoi amici in una scampagnata in pineta sotto il Vesuvio,promettendomi pic-nic,partite a pallone e tante risate,non accettando un “no” come risposta. Eravamo partiti all’incirca alle 9:00 e strano a dirsi ma la sera prima nessun incubo mi aveva tormentato nel sonno. Dopo una mezz’oretta di macchina eravamo giunti ai piedi della pineta,prendemmo gli zaiini ,salutammo i miei zii e ci avvicinammo al gruppo di amici di mia cugina. La comitiva era composto da una mezza dozzina di ragazzi e quasi il doppio di ragazze.Ci fu un breve giro di presentazioni,delle quali il mio cervello non riuscì a memorizzarne nemmeno una , e successivamente ci incamminammo verso la pineta.Percorsi qualche centinaio di metri i “capigruppo” ,o anche “i fratelli banana”come io li avevo soprannominati,due ragazzi non molto più alti di me ,molto esili di corporatura con i capelli rasati ai lati e un ciuffo che cadeva sulla fronte di color oro misto a ciocche nere come la pece,che mi ricordavano il colore di una buccia di banana marcia,decisero di fermarsi in uno spiazzale quadrangolare di una 50 di mq con attorno tutti i pini .Posate le lenzuola a terra il gruppo avvio’ a dividersi,la maggior parte delle ragazze e un paio di ragazzi incominciarono a prendere le cose da mangiare e ad accendere la brace,mente i restanti decisero di giocare a pallavolo. Iniziai prima col dare una mano in”cucina”, ma sotto invito di mia cugina date le mie  “grandi”doti culinarie mi spostai verso l’altro gruppo che stava giocando poco più avanti.
Dopo qualche passaggio e qualche schiacciata,la palla andò a finire al di là di un albero e rotolò giù per un lieve pendio,seguita dai lamenti e poi dai fischi dei ragazzi verso uno dei “fratelli banana” che era bravo col pallone quanto io lo fossi con una frittatina.
Siccome Banana1 non sembrava intenzionato a scendere per evitare di rovinarsi i jeans,decisi di tagliare corto e di calarmi giù per il pendio per recuperare il pallone. Mi avvicinai quindi alla sporgenza e la discesa che mi era sembrata lieve,in realtà era molto più scoscesa di quanto non volessi ammettere,ma ormai il dado era tratto e non potevo farmi indietro facendo la figura del fifone.Passo dopo passo cercando sempre un appoggio sicuro col piede sinistro ,che portavo in avan scoperta per vedere se il terreno reggesse,riuscii ad arrivare alla fine del pendio e a malincuore mi accorsi che il pallone si trovava ancora più giù,così alzai lo sguardo verso il punto da cui ero sceso e mi accorsi che nessuno stava guardando mentre scendevo, in modo tale che se fossi ruzzolato giù per la collina e mi fossi rotto qualcosa avrei potuto aspettare ore prima che qualcuno se ne accorgesse. Non persi ulteriore tempo in chiacchiere e ripresi a scendere.Trascorsero pochi minuti e riuscì a giungere alla fine di quel pendio anche se adesso stava cominciando a passarmi per la mente il modo in cui sarei riuscito a risalire -un problema alla volta- mi dissi -per il momento cerchiamo il pallone- lanciai lo sguardo a desta e a sinistra,avanti e indietro alla ricerca del pallone e fra le radici di un albero intravidi una piccola macchia arancione,mi avvicinai e lo raccolsi,ma la sorpresa più grande fu ciò che vi trovi sotto:una lucertola delle dimensioni di un chiwawa di color arancione e rosso,raggomitolata su se stessa e con delle ferite sulla schiena.Adesso il buon senso di qualsiasi ragazzo avrebbe suggerito di allontanarsi il più silenziosamente possibile da quell’animale che magari con un morso avrebbe potuto iniettarmi una quantità di veleno tale da stendermi sul colpo.Così ovviamente non feci,poggiai il pallone e raccolsi il piccolo mostriciattolo.Non appena lo sollevai da terra emise un guaito fortissimo,un misto fra un urlo di dolore e paura e prontamente risposero in coro altri guati.Rimasi immobile come per metabolizzare la situazione e qualcosa mi colpì lanciandomi gambe all’aria e facendomi perdere la presa sul piccolo animaletto.Quella cosa fu così veloce che non ebbi nemmeno il tempo di rendermene conto che subito ripartì all’attacco,questa volta non su di me,ma sulla “piccola” lucertola che si trovava a un paio di metri da me.L’altro animale scese in picchiata ma non appena provò a colpire il mostriciattolo,questo cacciò una piccola fiamma dalla bocca,che costrinse il predatore a deviare la sua traiettoria. Rimasi alibito a ciò che stavo assistendo,quella cosa che fino a quell’istante avevo scambiato per una lucertola un po’ cresciuta era in realtà cosa?! Un drago?!E quell’animale che gli dava la caccia,cos’era un’ aquila un po’ cresciuta?!
La testa mi stava andando in tilt per tutto quello che stavo vedendo e i miei muscoli si erano paralizzati per lo stupore,mentre io rimanevo però immobilizzato il piccolo drago combatteva col fuoco e con gli artigli per evitare di diventare la cena di quella misera bestiaccia.Nel frattempo giunse alle spalle del draghetto un’altra aquila,questa aspettava su un ramo il momento giusto per cogliere la propria cena alla sprovvista,così ebbi modo di distinguerne chiaramente le forme:aveva la testa di un’aquila bandita da un bianco candido e il corpo di un leone di un giallognolo quasi sul marrone.Mi sembrava di aver letto di quei mostri in qualche libro,ma adesso non era il loro nome a preoccuparmi.Infatti quel felino alato si scagliò con una velocità impressionante alle spalle del povero drago che non si era minimamente accorto della sua presenza.Decisi di dover intervenire altrimenti avrei assistito inerme alla morte di quella povera bestia.
-Fatti coraggio- mi dissi -se hai affrontato la terribile pasta e fagioli della mamma,puoi benissimo sconfiggere un leone volante- presi tutte le forze che avevo in corpo e costrinsi i miei muscoli a liberarsi dalla paura.Presi una pietra e la scagliai sul volto del grifone -eccome si chiamavano quei mostri nella mitologia greca,grifoni!- centrai il bersaglio,ma la cosa che mi sorprese fu la forza con cui lancia il masso,al solo impatto un grifone di almeno due metri e mezzo fu scaraventato al suolo con una bella ferita che gli lambiva la parte sinistra del collo.Dopo quel gesto la bestia mitologica porse a me le sue attenzioni ed io con uno scatto degno di un centometrista afferrai il drago e cominciai a correre giù per la discesa ,facendomi largo tra gli alberi,saltando le radici e i grandi massi che incontravo sul terreno,senza mai fermarmi e senza mai riuscire a seminare i due grifoni.
 






 
   
 
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