Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Julietds    11/12/2014    0 recensioni
“Tritabudella e Spaccatimpani hanno l'onore di presentarvi il pezzo forte della serata. Reggetevi alle sedie signore e signori! Speriamo che il piatto offerto dalla casa non vi rigiri come un calzino già alla prima canzone: ecco a voi i Cervelli Cattivi!” urla l'uomo con il cappello a cilindro nel microfono. Nel padiglione è un forno, mi sento le molecole del corpo separarsi a schiaffi l'una dall'altra e darsi alla Rivoluzione mentre le luce si abbassano.
Ormai la mia mano è rimasta a metà del percorso a causa dell'apparizione divina – e inaspettata – del dio indiscusso del caos setaccia tasche e sminuzza cervelli: Byob Sanders, il cantante dei Cervelli Cattivi.
Ora la cupola, prima occupata da ossigeno che ci faceva stare ancora più stretti, si è riempita di suoni, più che altro rumori, sì, rumori veramente osceni.
Pheonix mena la batteria come non ho mai visto fare prima da nessun altro batti-piatti, sta praticamente riversando se stesso sulle pelli dei tamburi per poi rimbalzare e caderci addosso sotto forma di onda d'urto.
Ora vedremo se è all'altezza delle aspettative o se è solo il riflesso di un falò quasi estinto.
“Io e te…a quattr'occhi.”
Genere: Introspettivo, Parodia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


“Tritabudella e Spaccatimpani hanno l'onore di presentarvi il pezzo forte della serata. Reggetevi alle sedie signore e signori! Speriamo che il piatto offerto dalla casa non vi rigiri come un calzino già alla prima canzone: ecco a voi i Cervelli Cattivi!” urla l'uomo con il cappello a cilindro nel microfono. Il padiglione è un forno, mi sento le molecole del corpo separarsi a schiaffi l'una dall'altra e darsi alla Rivoluzione mentre le luce si abbassano.

Qualcuno mi pesta un piede: Fred. “Andiamocene, dai.”
Col cazzo.

Fred è un cagasotto; io non ci penso un attimo ad andarmene, ho aspettato tre ore sotto pioggia, neve e bufera per entrare in questo merdaio a triturarmi insieme al resto delle carni da macello compresse davanti al palco.
Faccio per portarmi una mano alla tasca ma vengo ridotta ancora più in sottovuoto. Ormai sto diventando un alice. Un alice che voleva solo recuperare una sigaretta dalla tasca. Ormai la mia mano è rimasta lì, a metà del percorso, a causa dell'apparizione divina – e inaspettata, così presto – del dio indiscusso del caos setaccia tasche e sminuzza cervelli: Byob Sanders, il cantante dei Cervelli Cattivi.
Byob se ne sta lì ora, con le braccia tese in avanti e le mani strette attorno al microfono quasi stesse cercando di soffocarlo, il sorriso smagliante perennemente stampato in volto, quelle sopracciglia ciniche, troppo scure, che disturberebbero anche il più pacifico degli addetti alla sicurezza al solo sguardo.
Max Chivers se ne sta nel suo angolo a far menare le mani come al solito – non sa proprio stare fermo quello – mentre The Grudge – coperto dai segni neri che lo contraddistinguono e che gli scorrono lungo il corpo come vene – fa correre, andata e ritorno, indice e medio, senza sosta sulla terza e quarta corda del suo basso. Dopo dieci minuti di svangamento di palle della band – eccetto Byob che sembra strafatto e continua imperterrito a sorridere fissando il fondo dello stanzone – ma non della massa di Cervelli Andati-A-Male che ho intorno, i quali continuano a urlare come dodicenni su di giri, finalmente anche Pheonix, il batterista, raggiunge la sua postazione. Non mi domando mai perché i batteristi vivano sprovvisti di magliette, è la loro natura. Fred me lo sta chiedendo da quanto Pheonix si è mostrato alla luce del giorno – dalla sua faccia direi che si è appena svegliato, ha pure la piena del cuscino in pieno volto – ignorando la mia volontà di non rispondergli. Se non sta zitto mi giro finisce che lo stendo prima dell'inizio del macello.
Pheonix si stiracchia beccandosi un'occhiata truce da quel becchino di The Grudge quindi si siede.

Cinque secondi e iniziano.

Ora la cupola, prima occupata da ossigeno che ci faceva stare ancora più stretti, si è riempita di suoni, più che altro rumori, sì, rumori veramente osceni.
Pheonix mena la batteria come non ho mai visto fare prima da nessun altro batti-piatti, sta praticamente riversando se stesso sulle pelli dei tamburi per poi rimbalzare e caderci addosso sotto forma di onda d'urto. The Grudge va avanti allo stesso modo, ogni tanto cerca di essere leggermente più convincente mettendosi in posa con una zeppa sopra gli amplificatori ma non funziona un granché. The Grudge di valido non ha nemmeno il nomignolo eppure tutti intorno a me continuano ad agitare le mani sudate per poter avere un pezzetto di lui non appena si avvicina. Patetici venduti.
Max salta, salta ovunque. Salta sul palco, sugli amplificatori, poi si butta giù persino da quelli e salta addosso a The Grudge che con una spallata lo passa a Byob manco fosse un pallone da basket, tanto Max salterà addosso anche a lui.

Byob, come al solito, è sconnesso dalla realtà e perso in un mondo tutto suo in cui le percussioni regnano sovrane e si respirano note sconnesse. Lui se ne frega realmente di tutti quelli che sono qui stasera, non semplicemente perché non ha entusiasmo come The Grudge; si vede chiaramente che questa, come tutte le altre, non è un'esibizione. Questa stanza non è piena di testoline che si scuotono e i suoi compagni di band non stanno veramente suonando, solo lui è presente. Quasi non esistono nemmeno le pareti, a momenti neanch'io. No, io ci sono. Io ci sono perché sono come lui. Beh, non proprio come lui… avessi meno cervello potrei esserlo però. Ho troppo cervello per entrare nei Cervelli Cattivi, mi sto ancora domandando che ci faccia Byob con questi pescivendoli. Byob è stupido forte, forse piu' che altro è cinico e fa lo stupido, fatto sta che anche se non mi atteggio come lui e non sembro perso in un universo parallelo, sento che le nostre menti possono quasi sfiorarsi per qualche falla nel parallelo spazio-tempo.
Immediatamente spalanca gli occhi come avesse avuto una rivelazione e li abbassa in meno di un millesimo di secondo su di me.

Il suo amore per la parete è cessato, ora sarò io l'oggetto della sua ossessione.

Byob canta, canta per un'ora e trentasei estenuanti minuti facendo vibrare le corde vocali al limite della sopravvivenza, al limite dello strappo di esse e dello scoppio dei miei timpani.
Byob canta per un'ora e trentasei minuti e sembra tremendamente disturbato da un qualche pensiero che attanaglia la sua mente. Io non so cos'è ma ogni tanto mi punta i fanali addosso corrugando eccessivamente la fronte. Sarà che sono l'unico che non sta saltando e che non si sbraccia per assorbire un po' del suo sudore?
Ho già il mio, di sudore. È abbastanza già così per i miei gusti, sono a posto, grazie, veramente. Ho la mia razione. Sembro non c'entrarci nulla qui, non sono un cervello cattivo, io… eppure, per qualche motivo, bene o male, sto qui. In qualche modo quella musica mi infastidisce come le assi sconnesse del pavimento della soffitta di zia Betty e mi provoca una specie di bruciore sotto la lingua molto simile a quello dato dal tabacco.

Mi fanno veramente schifo, i Cervelli Cattivi.
Poi anche il nome… come cazzo fai a chiamare una band Cervelli Cattivi? Del tipo “voi dovete essere proprio dei cattivoni, dei cervelli cattivi!”. Non fa ridere, fa pena, e se vi aspettate che sia una qualche sorta di band punk siete fuori strada, i Cervelli Cattivi producono più lerciume di qualsiasi altro gruppo che sia stato definito 'anticonvenzionale'.
Perlomeno non ho pagato il biglietto ma anche se fosse… non sono venuto qui perché era gratuito – come metà della gente qui presente che si sta improvvisando cervello deviato della situazione –, non lo farei mai.
Troppo stupido, come questa musica insomma.

L'unico aggettivo con cui non posso insultarla è 'banale'.
A parte The Grudge e Max, che non mi dà poi neanche tanto sui nervi, Pheonix e Byob sono energumeni fuori dal comune.

Nel picco dello sballo inizio ad agitarmi non per mia volontà ma perché sono costretto dai corpi che mi si buttando addosso ad alzare le braccia per farmi più stretto. Allungo le mani lasciandole trasportare malvolentieri dalle altre verso Byob che si avvicina al bordo del palco; lui mi fissa ancora notando la mia svogliatezza, ne rimane quasi scottato. Per poco non mi chiede “Chi sei tu, chi sei?” a ritmo con la canzone.
Suonano ancora un po' poi finalmente la smettono.

Sì, dai… fottutamente da ulcera.
Che dire, mi è piaciuto.

Tutti stanno lentamente confluendo verso le uscite e anch'io, con Fred attaccato al braccio, cerco di andarmene da quella sottospecie di stalla quando mi volto – grandissimo errore – e incontro lo sguardo nero di Byob che, incappucciato e sceso dal palco, sta mormorando qualcosa un addetto alla sicurezza.
Ecco, lo sapevo. Gli avrà detto di tenere lontano gli psicopatici la prossima volta, che lui di gente così non ne vuole, gli fanno paura. Credo si faccia paura anche da solo, quando si guarda allo specchio magari.
Sbuffo mentre l'uomo sformato nella sua tuta nera dotata di cartellino e nella sua zucca pelata lucida mi si accosta.

“Potresti venire un attimo?”
Col cazzo.”

Sono sempre stato un fiorellino candido, anche a parole ma soprattutto ad azioni, solo che ora sono troppo stanco per fare qualsiasi cosa e voglio giusto raggiungere la porta, invece una mano mi stringe il braccio appena mi volto verso la strada di casa.
Grandissimo figlio di…

“Io sono Byob. Come ti chiami?” fa in un tono cordiale. Le sue sopracciglia malvagie da questa distanza mi fanno venire l'urticaria facciale, senza contare che è anche dotato di una folta barba nera e di basette oltre che quegli occhi così penetranti.

“Lo so.”
“Lo so non è un nome.”
“So anche questo. Intendevo che so chi sei.”

Ride sotto i baffi. Forse starà pensando che sia solo un ragazzino presuntuoso, dall'alto dei suoi quarantasei anni. È una cosa che mi dà veramente fastidio quando i più vecchi se ne escono con frasi del tipo “Ci sono passato prima di te! So bene com'è!”. È da stronzi, a quel punto tanto vale che ti trasferisci in un ospizio a intavolare discorsi con veterani di guerra più di là che di qua.

“Beh LoSo… credo che dovresti venire comunque con me. A meno che tu non abbia intenzione di tornartene nel merdaio quotidiano da cui sei venuto naturalmente.”

È straordinario, Byob parla esattamente come me lo sono sempre immaginato. Non me lo sarei mai aspettato. Accento del nord, ogni tanto accompagna le parole con gesti, tono da sbruffone nel pronunciare l'ultima frase… è anche meglio delle mie più recondite fantasie – una volta mi identificavo nel punk ma non ha mantenuto le promesse – insomma, non capita quasi mai così finalmente mi decido.

“Okay, ma a una condizione.”
“Dimmi.”

Questa cosa sta diventando una sfida e da quanto leggo nei suoi occhi non ha nessuna intenzione di tirarsi indietro per primo. Voglio vedere di che pasta è fatto, voglio conoscerlo, voglio testarlo. Vediamo se è all'altezza delle aspettative o se è solo il riflesso di un falò quasi estinto.

“Io e te…a quattr'occhi.”





 

---------------------------------------------------------------------------------




Odio scrivere le note a pié di pagina ma dato che sono una stracazzo di puntigliosa, facciamole una volta tanto.
Magari riesco addirittura a dare un senso a questa roba qui sopra.
Prima di tutto vorrei sottolineare che con questa storia non vogliono criticare e citare nomi e fatti... poco elegante.
Gli unici riferimenti a fatti e/o persone li metterò nelle note a pié quando ho voglia, il resto è puramente a discrezione di voi cervelli cattivi.
Primo: Bad Brains. I Cervelli Cattivi, tradotto in italiano, sono una band esistita veramente. Punk rock anni settanta se non erro. Se vi gira di ascoltarveli è un buon inizio.
L'assurdità dei nomi è voluta sia per accentuare la dissacrazione di questi déi dorati o quel che sono, sia per l'ispirazione di zia Rowling. Grazie zia Rowling.
Il nome Byob invece, insieme all'estetica di Pheonix, li ho ripresi da una band, i System Of A Down.
*SPAZIETTO MUSICALE* Siete calorosamente invitati ad ascoltare infatti B.Y.O.B. e, se già non la conoscete, la piu' famosa Chop Suey! (da cui ho ripreso leggermente l'ambientazione, oltre che dalla birreria piu' grande d'Europa in cui sono stata recentemente) forse entrambe troppo commerciali per i miei gusti ma in fondo mi hanno ispirato questa storia.
Ah, il fatto che Byob chiami il protagonista "LoSo", oltre che una presa per il culo da parte della rockstar nei confronti della timidezza di un fan, è un riferimento al logo scelto da un certo chitarrista anni 70... Usate un po' di fantasia e vedrete che la risposta è dietro l'angolo.
Per quanto riguarda lo stile è liberamente ispirato a quello Gonzo con un tocco della filosofia Beatnik marchiato Bangs... ci provo perlomeno. Il cinismo è tutto mio, badate a tutte le negazioni che metto, le parole hanno il loro preciso senso...
Per il resto lascio a voi l'ardua sentenza.

Sprecherò il fiato forse, ma se vi va di lasciare un commento qualsiasi ne sarei estasiata come Max il Grillo.

Adios, Juliet
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Julietds