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Autore: marzia ds    11/12/2014    0 recensioni
Storia partecipante alla HideKane Week!
{Day Three: "Non riesce più a pensare, l’unica cosa da fare è continuare a mangiare."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaneki Ken, Nagachika Hideyoshi, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avviso importante! Questa storia contine scene forti dunque se pensate di essere in qualche modo disturbati da tutto ciò vi prego di non leggere. Per ulteriori note ci vediamo al termine della storia.

Day Three: Moonlight Restaurant

Un fazzoletto è poggiato sulle sue gambe, utile a prevenire eventuali schizzi, la tavola, riccamente imbandita, si estende per uno spazio infinito, intorno a lui vi è solo densa, fitta nebbia, rischiarata appena dalla luna nascente.

Alle sue spalle si scorge una scalinata di cristallo da cui suppone di essere giunto, linda e priva di qualsivoglia impurità, eppure i ricordi paiono sfocati, scritti e poi eliminati dalla sua mente stanca.

La prima pietanza è composta da dei crostini al caviale: le uova sono posate su del formaggio aromatizzato, le fette di pane sono appena abbrustolite, il piatto è, nel complesso, decisamente invitante.

Si sente solo, a quel funerale
.

Si sente triste, la sua mamma non c’è più.

Sua zia lo odia, suo cugino anche, tutti lo disprezzano, nessuno lo capisce.

Ha paura.

Troverà mai un posto in cui sentirsi a casa? Qualcuno lo amerà mai come lo amava sua madre?

Appare una figura, sfocata, indossa un grembiule sporco di pittura ed ha le guance tinte d’erba e fango.

Gli sorride, lo prende per mano, i suoi occhi sono scuri e ricordano l’ambra, anche loro preserveranno qualcosa per secoli e secoli?

“Io mi chiamo Hide, mi sono trasferito nella casa alla fine di questa strada, diventiamo amici?”

Ingurgita tutto vorace, masticando quel poco necessario a non soffocare, gli sembra di non nutrirsi da giorni, mesi, anni.

Ha improvvisamente sete, il suo boccale è colmo di una bevanda dolce, non riesce a farne a meno.

Un capogiro lo ferma, pianta i gomiti sul tavolo e il suo piatto è già stato sostituito.

Cosa sta succedendo? Dove si trova?

Non riesce più a pensare, l’unica cosa da fare è continuare a mangiare.

 

È vestito come un ometto, il suo primo giorno di scuola è importante e alla mamma avrebbe fatto piacere vederlo vestito così.

Citofonano e la zia va ad aprire, alla porta c’è un bimbo biondo, iperattivo, gli offre un biscotto e lo tira via, a malapena riesce ad indossare lo zainetto blu.

Ci sono tante famiglie che affollano il cortile dell’edificio e, Kaneki se ne accorge subito, gli unici senza genitori sono lui ed il suo amico.

Vorrebbe piangere, inizia a singhiozzare, ma l’altro ha le dita incrociate alle sue e lo sta incoraggiando come meglio può, cercando di farlo ridere e non smettendo un attimo di parlare, impedendogli di prestare ancora attenzione a ciò che li circonda.

Il bambino più alto sgattaiola fra le gambe degli adulti portandoselo dietro e, ricevendo qualche borbottio infastidito, infine raggiunge la bacheca con le liste delle classi e i rispettivi alunni.

Vivranno il loro primo anno di scuola insieme e al bruno questa sembra la notizia migliore del mondo.

La zuppa è densa, corposa, riconosce ogni sapore sulla sua lingua e ne degusta ogni boccone.

Si sporca appena gli angoli della bocca, li lecca con gusto, termina di rifocillarsi quando la porcellana è tanto pulita da riflettere i tratti del suo viso, incredibilmente spossato.

Perché mai si sente così esausto?

Ha dieci anni ormai, è diventato grande.

Abita ancora con la zia, lei non gli prepara da mangiare, non gli compra abiti nuovi, non provvede a nessuno dei suoi bisogni.

Non si lamenta però, sua madre gli ha insegnato che rimaner feriti è meglio che ferire e lui, diligente, ha assimilato questo sua regola di vita rendendola propria.

Hide ha percepito qualcosa, però: lo invita ogni giorno a casa sua per pranzo e poi lo supplica di fare i compiti con lui benché non abbia bisogno d’aiuto, gli dona capi d’abbigliamento ogni mese affermando che siano regali per l’anniversario del giorno in cui si sono conosciuti, lo prega di rimanere spesso a dormire da lui perché professa di aver paura dei mostri.

Kaneki apprezza in silenzio, non sapendo come ringraziarlo: sa bene di essere un peso per lui, eppure la compagnia del biondo lo fa sentire bene, a casa.

Preferisce essere la sua inconsapevole zavorra piuttosto che restare ancora solo, e se mai la sua vicinanza potrà causargli disagio o dolore, andrà via pur di non fargli del male.

Sta andando tutto bene, però, e al corvino questo giardino in miniatura non dispiace affatto.

Il riso è un po’ scotto ma il curry è ottimo, il suo stomaco brontola volendone ancora, ancora, ancora.

Dovrebbe smettere?

Getta le posate ed inizia ad ingozzarsi con le sue stesse mani.

Hide è un genio.

Tutti lo idolatrano, tutti lo adorano, tutti vorrebbero averlo come amico.

Ha un quoziente intellettivo che va ben oltre la media, potrebbe già accedere all’università senza problema alcuno, è il capitano della squadra di tennis che ha portato alla vittoria in ogni campionato, affascina chiunque gli sia intorno.

Nonostante ogni suo grande successo, il biondo continua a restargli accanto, preferendo passare ogni attimo del suo tempo libero con lui piuttosto che condividerlo con persone decisamente più sociali e dotate di quanto non sia mai stato.

Il pece custodisce gelosamente ogni pomeriggio passato a studiare insieme, a giocare ai videogame, a guardarlo eccellere mentre gioca un match particolarmente impegnativo.

Kaneki, nonostante la gioia che lo stare al suo fianco gli procura, riconosce di avere un problema: pensa di essersi innamorato, probabilmente ne è certo.

La carne è succulenta ma è condita con qualcosa a cui è allergico: uno sfogo gli ricopre le braccia, la gola è già gonfia.

Ha fame, vuole continuare a mangiare ma si costringe a fermarsi.

Che luogo è mai quello? Come possono pietanze sempre differenti apparire dinanzi a lui senza che nessuno si sia mai palesato alla sua vista?

Prende un bicchiere, lo lancia: non si sente alcun tonfo né rumore di vetri infranti.

Si guarda meglio intorno, quella nebbia è surreale.

Prende la zuppiera in argento fra le mani, riesce a scorgere il suo volto riflesso rischiarato dalla luce lunare: chi è la persona di cui non riconosce i lineamenti?

La sua mente sembra ricolma di quella stessa foschia che lo circonda.

Il giorno in cui Hide lo bacia, il bruno sta indossando una sua felpa e fuori grandina.

Le sue labbra sono screpolate, le sue cuffie prudono appena contro la pelle del collo, le sue mani sono grandi e gli accarezzano il viso con la sua consueta premura.

Quello è, senza alcun dubbio, uno dei suoi ricordi più preziosi.

Le giornate che seguono le passano chiusi in casa, il biondo lo tiene stretto a sé, lo vezzeggia, poggia la sua bocca contro la sua fronte, le sue palpebre, le sue guance, il suo naso, il suo collo.

È dolce, soffocante, inusuale e stranamente familiare.

Questa situazione, tuttavia, lo fa sentire tremendamente in colpa: è diventato la macchia che imbratta la fulgida bellezza che l’altro incarna e rappresenta.


Il cartoccio di pesce sembra squisito, non lo nasconde, il suo aroma lo inebria, lo seduce.

Vorrebbe cibarsene, ma le sue dita gli ostruiscono l’esofago e lui inizia a rigettare.

Non vuole stare così male, non vuole assolutamente!

Desidera urlare ma le parole sembrano sfuggire, nascondersi, disgregarsi.

Il suo corpo si protende in avanti, la sua lingua indugia intrappolata nel carcere dei denti, non riesce a capire cosa lo porti a soffrire tanto.

Sta dimenticando qualcosa e col passare del tempo scorda anche i suoi dubbi, continuando a patire quel dolore senza fine.

La prima volta che lo chiamano “sporco frocio”, l’unica cicatrice che perdura di quel brutto episodio è un ematoma violaceo che gli deturpa il costato; non dice nulla e continua a sorridere, il biondo gli ha preparato una torta e questa sua piccola premura lo rende talmente felice da occultare ogni problema.

La seconda volta che accade, torna a casa con il labbro spaccato ed un occhio nero; Hide è in trasferta, ha tutto il tempo di guarire senza doverlo far preoccupare, sua zia lo guarda schifata e gli brucia un paio di mutande, le ha ritrovate nel cesto del bucato ed ha giustificato questa sua reazione affermando che le provocavano un nauseante ribrezzo.

La terza volta che lo picchiano, si ritrova con due dita rotte ed una costola incrinata; il suo migliore amico è partito, suo cugino si sposa, e benché l’abbia invitato, il bruno si è rifiutato di seguirlo.

Kaneki ci riflette un po’ su e non è difficile intuire come le aggressioni siano sempre collegate all’assenza del fidanzato.

Farà in modo che non lo coinvolgano, tutto andrà per il meglio.


Stanno servendo il dolce, è un budino: il cioccolato sarà in grado di coprire il sapore dei succhi gastrici, sicuramente.

Afferra un cucchiaio, ne maciulla un po’, ne mangia altrettanto.

Sta facendo dondolare le gambe, non si era accorto di quanto quella sedia fosse alta.

Solleva lo sguardo, la luna è prossima a calare, non sa perché ma si ritrova a pensare che vorrebbe risplendesse sempre, che il giorno non arrivasse mai.

Hide gli sta disinfettando le ferite, gli sta somministrando degli antidolorifici, lo sta accudendo proseguendo in quel suo rimprovero che sembra non avere limite alcuno e il corvino lo ascolta distrattamente, conscio di essere nel giusto: non voleva coinvolgerlo, non voleva che percuotessero anche lui senza motivo apparente, cosa c’è di così sbagliato nelle sue azioni?

Il biondo gli chiede se lo ama, il pece gli risponde affermativamente, non capendo la ragione di quella sua strana domanda: comprenderlo, a volte, gli risulta particolarmente ostico.

Lo bacia, lo stringe a sé evitando ogni taglio, livido o cicatrice, gli sussurra all’orecchio una fiaba che racconta il germogliare dei suoi sentimenti per lui.

Sono entrambi irrequieti, impauriti, un brutto presentimento impedisce al corvino di dormire serenamente.

C’è una coppa di frutta esotica, fra le sue dita: è tinta di colori vivaci ma non è mai riuscito ad apprezzare troppo il sapore dell’ananas e dunque non si serve, aspetterà la prossima portata.

Si alza in piedi, volteggia fra l’erba alta che gli solletica le caviglie, ride felice sdraiandosi sul terreno umido.

Non ha idea di chi sia, ha ancora un peso sul petto, ma non riesce a non essere felice.

Quando sarà capace di estirpare quelle ultime sensazioni che ancora trattiene e si ostina a rimembrare, allora il vero gaudio prenderà possesso del suo animo e finalmente potrà riposare nella quiete di quel luogo irreale.


Sono in quattro, hanno fra le mani spranghe e mazze.

I capelli biondi sono sporchi di polvere e sangue, lo stesso sangue che scorre dal suo cranio fracassato in maniera tanto brutale.

Corre incontro al suo corpo senza vita, lo stringe, urla di dolore e l’odio pervade il suo corpo scosso dai tremiti.

Nessuno accorre, nessuno li aiuta, sono ancora una volta soli al mondo.

Kaneki aspira alla morte e ben presto questa lo raggiunge: gli hanno colpito la nuca, stanno brutalizzando le sue membra defunte, quando terminano di giocare con il suo cadavere lo gettano via e gli sputano addosso.

Non è riuscito ad allontanarsi da lui pur sapendo che sarebbe stato ferito dalla sua vicinanza.

Il suo volto è coperto di lacrime, le asciuga sulla manica della camicia.

“H***!” urla.

Non ha più un identità, non è più in grado di parlare, quel che conta è ricominciare a mangiare.

È sorto il giorno ed un caffè lo aspetta al suo tavolo, perché mai dovrebbe farlo aspettare?

Angoletto Autrice

Il prompt, benché non sia troppo presente, è "Moonlight".
Detto questo, parto con qualche doverosa spiegazione: Kaneki è morto, fermo in una specie di limbo, il suo unico modo di vivere serenamente dopo la morte è quello di dimenticare Hide, l'unica cosa che lo lega ancora alla sua vita terrena. Questa è, a grandi linee, la chiave di lettura della storia, se qualcuno di voi l'ha interpretata in maniera differente sarei ben felice di sapere come, giacché anch'io sono rimasta un po' frastornata dopo averla letta e corretta.
Cercherò di pubblicare il prima possibile la prossima shot, ci risentiamo presto!

Bye By marzia ds 

  
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