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Autore: Chu    12/12/2014    1 recensioni
Raccolta eterogenea di flash-fic/oneshot ispirate ai prompt della Klaine Advent Drabble Challenge.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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The Klaine Advent Challenge Day 07 Grace

Avvertimenti per questo capitolo: future!fic

Underneath

Kurt gli aveva detto che a volte, in passato, lo aveva invidiato; lo aveva invidiato perché riusciva ad avere i ruoli che avrebbe voluto lui con facilità, perché a volte le cose belle sembrava che gli venissero date senza che lui dovesse muovere un dito, quando invece Kurt doveva lottare per ottenere un minimo di considerazione. Ciò che alla fine gli invidiava, aveva detto, era la grazia con cui riusciva a far breccia nell’animo degli altri, quella stessa grazia che caratterizzava i suoi movimenti – nella danza tanto quanto nei gesti della vita quotidiana – ed il suo modo di porsi nel mondo.

Blaine, dapprima, aveva sentito quel piccolo e familiare pungolo al petto, quello che lo pizzicava ogni volta che Kurt – o qualcuno che amava – gli diceva che stava male ed era un male di cui lui, in qualche modo, si sentiva responsabile. Non gli aveva dato spazio, però, perché era cresciuto da quando le parole di una persona avevano tutte lo stesso peso ed erano macigni sulle spalle. Aveva accettato quella confessione per ciò che era: una confessione, un ammettere cose passate che adesso, lo vedeva chiaramente nel sorriso di suo marito, non avevano più importanza. Kurt era sceso a patti con se stesso e con i suoi limiti e le sue qualità da molto tempo, in un percorso che a volte avevano fatto insieme, altre no, ma che aveva reso entrambi più coscienti, più tolleranti nei confronti dei proprio difetti, prima ancora che dei difetti dell’altro.

Eppure gli era rimasto un piccolo tarlo nella testa, una spinta ad osservare attentamente Kurt e a riscoprire quei momenti, quei piccoli gesti che lo rendevano così prezioso e aggraziato ai suoi occhi.

Come il momento del risveglio, quando aveva i capelli arruffati dal sonno, la pelle calda dalle coperte e gli occhi che guardavano stretti stretti e assonnati il mondo intorno, finché non si focalizzavano su di lui e allora si chiudevano, come se Kurt si sentisse rassicurato nel vederlo ancora lì, ogni mattina sempre accanto a lui. C’era qualcosa nei movimenti languidi, nella rilassatezza della sua espressione che colpiva Blaine dritto al cuore e lo spingeva a muoversi verso di lui, per un bacio, una carezza, un contatto qualsiasi.

C’erano le sere passate sul divano, aggrovigliati l’uno all’altro, e Kurt gli cingeva la vita o le spalle, e spesso poggiava il mento sulla sua spalla e Blaine si distraeva da quello che stavano guardando in TV ed ascoltava il suo respiro, chiudendo gli occhi e semplicemente esistendo in quell’abbraccio.

Trovava aggraziato il modo in cui, davanti alla sua cheesecake preferita, usava la forchetta, tagliando un pezzo delicatamente e portandoselo alle labbra con lentezza, come se assaporasse ogni momento di quell’esperienza. E spesso lui sorrideva e lo prendeva in giro, perché a volte penso che ami quel dolce più di me e Kurt si leccava le labbra e lo guardava molto seriamente prima di rispondergli che vi amo entrambi follemente, ma in maniera diversa, Blaine: non posso mangiarti, poi non ci saresti più e chi mi porterebbe la cheesecake quando sono triste?

Erano le piccole cose, i piccoli gesti che Kurt faceva quando si spogliava della sua maschera “pubblica”, quella che aveva passato tutta la vita a costruire per sembrare sicuro di sé, sofisticato, aggraziato; quando era fuori dall’intimità della loro casa, Kurt calcolava ogni movimento, ogni passo e solo quando era particolarmente nervoso o estremamente felice, la maschera cadeva e lui tornava ad essere quell’adorabile ragazzino farfugliante e un po’ goffo che aveva sempre intenerito Blaine.

Gliel’avrebbe detto, un giorno, che non aveva nulla da invidiargli, nonostante sapesse già che Kurt avrebbe risposto scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo, non credendo alle sue parole. E forse poteva tenere quel segreto per sé, perché forse davvero nessuno avrebbe capito e tutti gli avrebbero detto sei troppo innamorato, non riesci a vedere bene. Beh, peggio per loro: sarebbe stato solo lui a godersi quel Kurt, quello rilassato, languido e dolce che ancora riusciva a smuovergli i sentimenti, a confonderli, rendendolo sempre e di nuovo un ragazzino innamorato di tanti anni prima.

  
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