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Autore: tata_angel    12/12/2014    1 recensioni
Ma non c' era tempo da perdere, infondo doveva fare le valigie e sistemare tutto, era cosė felice di andare in Argentina, ed era sicura che sarebbe andato tutto bene.
Blue moon! Spero vi piaccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I want hold your hand
I’ll tell you something, I think you’ll understand, when I say that something I wanna hold your hand!
Oh, please say to me you’ll let me be your man and please, say to me you’ll let me hold your hand!

 
POV SHADE
Provai a riordinarmi i pensieri, ma non riuscii a giungere ad una conclusione. 
Per quanto non mi pentissi del bacio, avevo una gran confusione. Rein era stata molto chiara, provava qualcosa per me, e, per quanto cercassi di buttare nella parte più remota della mia mente il fatto che provassi qualcosa nei suoi confronti, non riuscivo. Eppure sapevo di doverlo fare, mancavano pochi giorni al mio ritorno a casa e sapevo che l’avrei lasciata lì. Certo, potevo comunque e venirla a trovare appena potevo, non sarebbe stato di certo un addio, ma sarei stato in grado di sostenere una relazione a distanza? Cosa più importante, volevo avere una relazione con lei? E ancora, lei voleva avere una relazione con me?
Perché per quanto le risposte a queste domande fossero chiare e limpide nella mia mente, se c’era una cosa che avevo imparato era non dare niente per scontato.
Erano passate cinque ore da quando era uscita dalla camera e mi passai ancora  le dita sulle labbra incapace di realizzare completamente cosa fosse successo. Ormai era inutile anche passarci la lingua: il suo sapore non c’era più, quindi mi accontentai di passarci le dita per vedere se riuscivo a sentire ancora un po’ del suo calore.
 
POV REIN
Ancora non riescvio a credere che fosse successo.
La sera precedente io e Shade ci eravamo baciati, non riuscivo a trovare le parole giuste per descrivere tutte le emozioni che avevo sentito mentre le sue labbra erano sulle mie. Ero ferma lì, congelata cercando di capire quali emozioni stessi provando. 
Sentivo la felicità pervadermi il corpo, tutto ciò che avevo intorno a me era scomparso in battito di cuore, come se ci fossimo solo noi.
Cielo, sembravo una di quelle ragazze dei film americani che prendevo tanto in giro. Eppure non riuscivo a contenermi, era come se stessi camminando tra le nuvole.
Nonostante sentissi la paura crescere, quasi ad appesantirmi il petto, non riuscivo a non sorridere.
Avevo baciato Shade, avevo dato il mio primo bacio!
 
Sorrisi allo specchio che avevo davanti.
Quel giorno Shade era andato a scuola, mi aveva lasciato un biglietto con scritto che voleva parlarmi.
Per tutta la notte avevo dei flash nella mia mente, ogni fotogramma del bacio, e subito dopo, però, la paura tornava a farsi sentire.
Cosa avrebbe fatto? Se sarebbe andato comunque in Argentina?
Era ovvio chel’avrebbe fatto, è stato chiaro fin dall’inizio. Perché ovunque fosse, qualsiasi cosa avesse trovato niente poteva allontanarlo da casa, la sua casa.
Ma io? Cos’ero per lui?
 
Scesi in cucina, mia madre stava pulendo il bancone con aria assente, mi avvicinai e avvolsi le mie braccia attorno alla sua vita, poggiando il mento sulla sua spalla.
-E questo attacco di dolcezza? mi chiese lei, sorrisi, scrollai le spalle e le schioccai un bacio sulla guancia
-Non posso dimostrare affetto a mia madre?- chiesi con finta aria scioccata.
Effettivamente, non erano frequenti le mia dimostrazioni d’affetto, per quanto amassi i miei genitori non riuscivo ad espormi con i miei sentimenti. Ma quel giorno era diverso, io mi sentivo diversa.
-Quando vuoi, anzi. Mi stavo solo chiedendo se potesse centrare il sorriso che avevi stampato in viso ieri sera, quando uscivi dalla stanza di Shade” scossi la testa, non era possibile che mi avesse visto, ero sicura che gli altri stessero ancora giù a guardare la TV.
Come se mi avesse letto nel pensiero mia madre prese parola
-Ero salita per vedere cosa avessi, a cena eri strana e non spiccicavi parola e tenevi lo sguardo basso quando lui parlava. Ho pensato potesse essere successo qualcosa con lui-
Annuii
-Sì, effettivamente qualcosa è successo- “okay Rein  puoi farcela” mi dissi.
Sentivo che era arrivato il momento giusto per iniziare un vero rapporto di amicizia che avevo sempre voluto istaurare con lei.
-Rein, sai che puoi raccontarmi tutto, vero? Sono qui per ascoltarti, non preoccuparti, non sono come tuo padre e tuo fratello- disse, alzai il sopracciglio scettica -cosa intendi dire?-
-Se è successo qualcosa tra te e Shade non mi metterò ad urlare, imprecare e mettere in scena uno scatto di gelosia- continuò a guardarmi con sguardo eloquente.
-Cosa? Vuoi dirmi che tra a te e Shade non è successo nulla?- chiese stizzita lei quando continuavo a fare la finta tonto, incrociai la braccia al petto, guardandola storto
-Che cosa hai combinata, mamma?- chiesi con il tono leggermente più alto, lei fece vagare lo sguardo sulle pareti delle cucina
-Tesoro, aspetta che c’è una ragnatela che devo togliere” si apprestò lei a prendere la scopa
-La ragnatela può aspettare. Avanti, sputa il rospo-
-Ecco, potrei aver sentito la vostra conversazione” sbarrai gli occhi, e prima che potessi ribattere mi bloccò “per sbaglio, chiaro” precisò lei con uno sguardo colpevole
Sì, per sbaglio, certo.
-Da quando in qua in questa casa si ha l’abitudine di origliare la conversazioni altrui?- chiesi battendo il piede a terra
-Ho detto di aver sentito, non origliato e mi pare anche di aver detto di non averlo fatto intenzionalmente- ribadì secca lei -Oltretutto, non mi pare ci fosse tanto da origliare” disse con un ghigno sulle labbra.
Sentii le guancie andare a fuoco.
-A cosa ti riferisci?- chiesi io, fingendo ingenuità
-Non fare l’ingenua con me, Rein. Adesso vieni con me e mi spieghi tutto: perché eri così giù di morale e perché vi siete baciati” disse in tono secco, quasi a farmi paura.
 
Ci sedemmo sul divano, faccia a faccia. Non sapevo da dove iniziare, cosa le potevo dire?
-Perché non vi siete parlati per tutta la cena?-
Mia madre sembrava sapere arrivare subito al nocciolo della situazione.
-Ecco, stavamo uscendo dal bar dove lo avevo portato ieri, e abbiamo visto Auler. Dato che era un po’ che non passavo del tempo insieme a lui, gli ho detto di stare insieme per una chiacchierata. Auler ha iniziato a parlare di quello che combinavamo  da piccoli e mi ero accorta che Shade non era del tutto entusiasta. Arrivati a casa  gli ho chiesto se stesse bene e abbiamo parlato di quel pomeriggio, gli ho detto che sembrava un fidanzato geloso e in quel momento mi sono vergognata perché pensavo di aver esagerato nello scherzare, quindi sono scappata- dissi
- E sì, è per questo che l’ho evitato per tutta la sera- ripresi poi per anticipare la domanda di mia madre.
-Capito, quindi suppongo che la sera abbiate chiarito- disse lei, spronandomi a parlare
-Beh si, mi ha vista uscire dal bagno e mi ha chiesto se poteva parlarmi. Siamo entrati in camera e ha chiuso la porta perché sapeva che non volevo affrontare la discussione con la possibilità che qualcuno origliasse- dissi io guardandola “anche se sembra non sia servito a molto questo accorgimento” continuai poi
-Dai tesoro, per quanto ancora mi dovrai far sentire in colpa?” chiesi accigliata lei, le sorrisi.
-E poi?- chiese curiosa
-Beh, mi ha chiesto il motivo per il comportamento e gli ho detto la verità, che avevo paura di aver esagerato- mi fermai, guardando il pavimento
-Finito? E così vi siete ritrovati a sbaciucchiarvi?- chiese lei delusa, quando notò che non continuavo a parlare
-No!- gridai io, diventando rossa in viso
-Quindi?-
-Quindi mi ha detto che non ero io a dovermi scusare, ma lui. Ha detto che avevo ragione, che sembrava davvero un fidanzato geloso. Gli ho chiesto il motivo di questo comportamento e lui mi ha risposto che non lo sapeva- le spiegai
-E qui vi siete baciati- disse lei più per affermazione che per domanda
-Esattamente- replicai io
-Ora?- mi chiede lei.
Era un’ ottima domanda, pensarci faceva decisamente meno male che doverlo dire ad alta voce. Le mie erano state solo ipotesi, ma in quel momento in cui mia madre mi aveva posto la domanda, rendeva più concreta la verità: dovevo lasciarlo andare in Argentina, era la cosa giusta per lui.
Magari sarei potuto andarlo a trovare, a volte poteva venire lui, non sarebbe di certo la fine del mondo. Non avevamo nulla adesso da distruggere, avevamo solo una forte amicizia che, sì, poteva diventare qualcosa di più, ma rimaneva pur sempre un’amicizia.
Eravamo all’inizio e non avevamo dei sentimenti forti da distruggerci il cuore. Non potevo certo dire che per me sarebbe facile, oltre ad essere la mia cotta era anche un mio carissimo amico, ma non volevo farne un grande dramma.  
 
POV SHADE
Ero combattuto: avrei voluto restare qui con lei, ma d’altra parte svevo bisogno di abbracciare Maria e Daiki e giocare fino allo sfinimento con Milky. Per quanto non condividessi  il sangue con quella bambina, era come se fosse davvero mia sorella; certo, era piccola ma avevo bisogno di lei perché era ciò che mi faceva sentire vivo.
Mi sentivo vivo quando le accarezzavo il viso perché sentivo la sua pelle andare a fuoco mentre le sue guancie si tingevano di un rosso fuoco, rendendola più dolce di quanto non fosse già.
Mi sentivo vivo quando le facevo talmente tanto solletico che la sua risata si poteva sentire fino all’altro capo del mondo.
Mi sentivo vivo quando mi stringeva la mano nelle notti in cui c’erano forti temporali, facendomi sentire importante.
Milky era come un pezzo del mio cuore, e non ero pronta a lasciarla andare.
Avrei parlato con Rein , mancavano quattro giorni alla mia partenza e avevo bisogno di capire cosa fare. Che io partissi era ovvio, ma non sapevo come comportarmi con lei: avrei dovuto evitarla o godermi il tempo rimasto con lei? Non riuscivo a rispondermi da solo, era come se la mia parte razionale si fosse mischiata con la mia parte emotiva e questo rendeva tutto più complicato e, nel conflitto personale, mi ero reso conto che non potevo prendere questa decisione da solo.
Certo,  avrei potuto farlo, ma sarebbe stato da egoista e sarebbe stato un po’ come scappare dalle situazioni, ed io non ero un codardo. Dopo la scuola avrei parlato con lei e, successivamente, avrei affrontato Toulouse, volevo chiarire anche con lui. Ancora eravamo in una fase di stallo e dovevo chiudere questo capitolo con lui. Volevo dirgli che gli credevo e che volevo riallacciare il nostro rapporto, anche se sapevo che non sarebbe mai stato quello di prima.
Non volevo qualcosa di ricucito, volevo qualcosa di nuovo. Magari avrebbe potuto essere migliore di quello precedente. A volte era inutile rimanere ancorati al passato, perché ci resta solo l’amaro in bocca e la nostalgia di qualcosa che ormai non può più tornare.
Ma in che guaio mi ero cacciato? Avevo fatto davvero bene ad andare nella mia città natale?
 
***
 
 
Le ore scolastiche erano giunte finalmente al termine, e Rein riuscii a sentire la solita campanella rotta suonare all’interno dell’Istituto che le si parava davanti .
Guardava la sua scuola con senso di inquietudine, la partenza di Shade indicava anche l’inizio delle lezioni.
La guardava dall’alto in basso, cogliendone tutti i particolari che in quegli anni non si era preoccupata di notare. La vista le quasi le si appannò, la consapevolezza di affrontare tutto di nuovo le dava un peso nello stomaco.
Per quanto il suo era un passato, continuava a tormentarla. Viveva la scuola un po’ come una prigione che la faceva sentire oppressa, non la faceva sentire se stessa. Anche se aveva la consapevolezza di non essere più quella di una volta, sentiva ancora  le voci ronzarle nelle orecchie.
Scacciò via i suoi pensieri, non si sarebbe fatta abbattere di nuovo dalle sue paure, lo aveva promesso a se stessa, doveva farlo perché voleva poter camminare per strada a testa alta.
Voleva avere il coraggio di avvicinarsi ad un ragazzo e iniziare una conversazione, magari avere il fegato di dirgli ‘Sai che sei carino?’ senza aver paura di ricevere come risposta un sorrisino sfrontato che gli ricordava tanto ‘Lo so, ma è inutile che ci provi con me’.
Voleva sentirsi libera di fare tutto ciò che voleva, senza avere paura di ritrovarsi davanti un muro fatto di confini che lei stessa si era creata.
“Ehi Rein” la voce di Shade la riscosse dai suoi pensieri e la riportò alla realtà.
Rimase a fissare per un attimo il viso di Shade, facendo cadere lo sguardo sulle labbra del ragazzo; avrebbe voluto tanto baciarle.
Era come se sentisse una strana forza magnetica che l’attirava verso quelle labbra.
Shade dal canto suo, le poggiò una mano sulla guancia, studiando lo sguardo di Rein, mentre gli angoli della sua bocca formarono un sorriso
-Fallo- gli sussurrò, perché solo lei potesse sentire.
Anche se la sua mente era piena di dubbi, non poteva fare a meno di assecondare la voglia che aveva di baciarlo di nuovo.
Rein si alzò in punta di piedi, poggiando le mani sulle spalle larghe di lui e sfiorò le labbra di Shade con le sue.
All’inizio era solo uno sfioramento di labbra, ma Shade poggiò una mano dietro al collo di Rein e approfondì il contatto.
Fu Rein a staccarsi per prima in cerca d’aria e per la consapevolezza di quanto fosse goffa.
Rossa in viso, si poggiò con i piedi a terra e iniziò a camminare.
-Ti sei allenata?- chiese Shade a bassa voce
-In cosa scusa?-
-Nel baciare- rispose Shade
-No- disse Rein alzando lo sguardo per incontrare quello di Shade
-Strano, sembri migliorata da ieri- rispose leccandosi lievemente le labbra
-Shade sei un idiota!- replicò Rein ancora più rossa in viso, con il sorriso sulle labbra e con passo spedito verso il parco.
 
Erano sulla panchina del parco vicino la scuola di Rein.
Erano vicini, spalla contro spalla, cuore in gola a torturarsi le mani, cercando di scegliere le parole giuste per iniziare una conversazione non imbarazzante per tutti e due.
-Allora...- cercò di rompere il silenzio Rein
-Allora..- replicò imbarazzato Shade
Per un attimo ritornò il silenzio, rotto di nuovo da Rein che presee il coraggio di parlare per prima
-Senti Shade, l’ultima cosa che voglio è allontanarti dalla tua famiglia, ma mentirei se ti dicessi che non ti voglio qui con me. So che al giorno d’oggi ci sono vari modi per tenersi in contatto, ma per me non sarebbe la stessa cosa. E prima che continui a parlare e rendermi ridicola davanti a te dimmi cosa vuoi, dimmi se per te ieri sera ha avuto un senso. Perché…- distolse lo sguardo da Shade, prese un respiro profondo, alzò di nuovo lo sguardo e ricominciò -per me sì, lo ha avuto. Provo qualcosa per te Shade. Tu lo sai e negarlo è inutile, quindi voglio solo che tu sia onesto con me.-  
Shade, dal canto suo, restò immobile; certo, sapeva che Rein provasse qualcosa  per lui, ma sentirselo dire direttamente da lei era tutta un’altra cosa.
Sentì il battito cardiaco accelerare, le mani sudare e non riuscì a trattenere un sorriso, perché, cavolo, se era contento. Era come se tutto ciò che lo circondava avesse iniziato a girare per il verso giusto.
Avete mai avuto quella sensazione in cui sembra che in quel momento è tutto al posto giusto? Che  non c’è niente che possa rovinarlo? È così che si sentiva Shade, sentiva che ormai con Rein era tutto come doveva andare, Rein provava qualcosa per lui e lui per lei. Niente avrebbe potuto dividerli, niente Argentina o Italia e niente Auler.
Anche se  della questione Argentina o Italia c’era ancora da discutere...
-Ieri sera ha decisamente un senso, Rein. Non pensare che io faccia delle cose per il gusto di farlo, ad ogni mia azione corrisponde un mio sentimento. Quindi, se ti ho baciata è perché provo qualcosa per te. Questa è la mia risposta, onesta. Ora ho bisogno che tu mi risponda: saresti in grado di sopportare una relazione a distanza? Per quanto ti possa spaventare, è ciò che voglio. Voglio avere una relazione con te, non voglio aspettare degli anni, voglio stare con te ora. Voglio sapere che quando tornerò qui in Italia potrò farlo con la consapevolezza di vedere te davanti ai cancelli degli arrivi, magari con le braccia aperte pronta a darmi il bacio del ‘ben tornato, amore’. Voglio prendere insieme a te le decisioni che dovremo prendere per la nostra vita, e voglio a farlo con te al mio fianco e, soprattutto, nessun Auler in mezzo-
Rein sentì già il rossore sulle guancie, Shade le stava dicendo che vpòeva stare con lei, che voleva avere un futuro insieme.
Si chiese se potesse essere un sogno, anche se riusciva a sentire il calore della pelle di Shade, magari era una Candid Camera. Sapeva che, nonostante fossero ancora giovani per parlare di un futuro lontano, non poté non sorridere all’idea di una vita insieme.
Shade, invece, iniziò ad agitarsi, aveva accelerato le cose? Aveva esagerato?
-Dimmi che non stai scherzando- rispose Rein, con la speranza nella voce.
Shade lasciò un sospiro di sollievo e scosse la testa. No, che non stava scherzando.
Rein intrecciò le sue dita con quelle di Shade, sorridendogli dolcemente -stare con te è ciò che vorrei, mi chiedo solo se io sia abbastanza forte da sopportare una relazione a distanza. Shade, non dimenticarti che questa sarebbe la mia prima relazione, è tutto nuovo per me-  rispose Rein
-Sei forte, Rein- replicò Shade -Sei abbastanza forte da ottenere ciò che vuoi, fare ciò che vuoi- continuò poi stringendo la presa sulle mani di Rein. Dentro di lui aveva la paura che Rein potesse dire di no. Il fatto era che non riuscirebbe neanche ad incolparla se lo facesse, comprendeva le sue paure, erano le stesse che aveva avuto lui all’inizio e quelle che cercava di nascondere sotto quell’alone di sicurezza che ostentava davanti a lei.
-Sembra che tu stia cercando di convincermi a dire di sì- sogghignò lei
-Beccato!- esclamò lui facendo scoppiare a ridere entrambi.
-A pensarci, provare non costa nulla no?- disse Rein, avvicinandosi e poggiando la testa sulla spalla di Shade
-No, a volte buttarsi non fa male. Magari potrei essere il tuo paracadute-  didde Shade poggiando la testa su quella di Rein e baciarle il dorso della mano
-Questa era pessima, ma possiamo comunque proviamoci, Shade. Voglio provare. Forse è la mia occasione e non voglio rischiare di perderla”
 -Proviamoci!- ripeté Shade sorridendo e tirandosi Rein sulle proprio gambe
-Ma che fai?- chiese Rein arrossendo
-Che c’è? Non posso far sedere sulle mie gambe la mia ragazza?- chiese Shade fingendo un’espressione scioccata
-Oh cielo, non la stavo guardando sotto questo punto di vista- replicò Rein, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Shade.
Lui riuscì a sentire il respiro caldo di Rein sulla pelle provocargli la pelle d’oca su tutto il suo corpo.
-E sotto quale punto di vista la stavi guardando?- chiese Shade avvolgendo le sue braccia attorno alla vita di Rein, stringendola ancora più vicino.
Rein scosse la testa facendo ridere Shade, lei si beò del suono della sua risata e sorrise quando sentì vibrare il collo.
-Non ridere- lo riprese poi, dandogli un colpetto sul petto e riprende a parlare -Stavo pensando che dovremmo fare qualcosa per la tua antipatia nei confronti di Auler. Non è come lo dipingi tu”
-Guarda che io ho già la soluzione- rispose, fingendo uno sguardo innocente
-Tipo?- chiese lei
-Bastano pochi accorgimenti, dico davvero. È sufficiente che ti tolga gli occhi di dosso e che non ti tocchi ogni due parole- replicò lui con fierezza  nella voce.
Rein alzò gli occhi al cielo -Sei uno scemo- lo canzonò lei, per poi posargli un bacio sulle labbra.
Lui prese subito l’iniziativa per approfondire il bacio, mentre lei sorrise avvolgendo le sue braccia attorno al collo di Shade
-Sei proprio geloso- lo derise lei
-Forse un po’- confermò Shade
 
  
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