Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: feli_007    12/12/2014    5 recensioni
Mitchell è un rivoluzionario. Guida la rivolta dei popolani contro il sanguinario tiranno Vector.
Viola è il caporale dei Duellanti dei Cristalli. Difende fino alla morte gli imperatori, contro qualsiasi minaccia.
E voi? Siete pronti a seguirli?
Duellanti dei Cristalli o Rivoluzionari?
"Che cosa succede quando un popolo è scontento?
Facile.
La Rivoluzione."
[ISCRIZIONI CHIUSE]
Genere: Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, I Sette Imperatori Bariani, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Moon e Chiara erano scioccate. 
No, di più. Come potevano, dopotutto, non esserlo?
Una Duellante dei Cristalli, il caporale per di più, le stava salvando da quell’inferno in cui avevano dovuto vivere per giorni, tanto che sembravano essere passati anni. Le due giovani ribelli volevano solamente rivedere la luce del sole e sentirne il calore sulle loro pelli, rovinate da lividi e cicatrici.
Chiara era più forte, almeno caratterialmente, ma la situazione in cui si era ritrovata era terribile, l’aveva segnata nel profondo. Le torture subite non sarebbe mai riuscita a dimenticarle, neanche se ci avesse provato in tutti i modi.
Moon era rimasta turbata nel profondo da quelle orribili esperienze, anche più di Chiara. Aveva pregato qualsiasi divinità esistente nel Mondo Barano, pur di essere salvata da quell’Inferno. E, ironia della sorte, il suo angelo salvatore era Viola. Insieme a Xiliander, certo, ma era stata su iniziativa del caporale. E, se aveva capito bene, Nico, Samira e Mitchell erano lì, solamente per salvarle. Moon non si aspettava di stare tanto a cuore agli altri.
-Dobbiamo aiutarli!- aveva esclamato, quando scoprì che gli altri tre erano impegnati in un combattimento impari.
-O fuggiamo o li salviamo.- aveva commentato Toby, irritato. E mentre Chiara stava per rispondergli per le rime, Moon la fermò con un’occhiata ammonitrice: i litigi erano le ultime cose di cui avevano bisogno. E poi, dopotutto, a Toby non poteva fregargliene di meno di Mitchell, Samira e Nico. Non li conosceva e, probabilmente, non voleva neanche farlo. Anche lui aveva il diritto di scappare, senza correre il pericolo di morire per gente  di cui non conosceva nemmeno il volto. Viola sospirò.
-Xiliander accompagnerà Moon, Chiara e Toby fuori di qui, scappando attraverso l’uscita segreta nella sala torture. Io andrò ad aiutare quegli altri tre ribelli.-
-Io voglio venire con te!- protestò Moon.
-Scordatelo.- replicò il caporale, seriamente. –Se mi vedono con te, capiranno tutto e per me sarà la fine. Mi giustizieranno. Voi dovete andarvene e in fretta. Presto si accorgeranno che siete fuggiti e verranno a cercavi. Forse sono già sulle nostre tracce.- spiegò a mezza voce.
-Ma…ma…- balbettò la ragazza, mentre Chiara le posava una mano sulla spalla, intimandole di non rispondere. Avvicinò il suo viso all’orecchio destro. –Usciamo di qui, per favore…possiamo fidarci di Viola, ci ha aiutato a fuggire dalle prigioni. Non voglio più stare qua dentro, ti prego.-  le sussurrò, in parte per rassicurarla e in parte per convincerla a venire con lei. Non volevano separarsi, avevano affrontato insieme qualsiasi cosa, non potevano dividersi proprio alla fine.
Moon chinò silenziosamente il capo, rassegnata. Le due ribelli si avvicinarono a Xilia, capendo che quella era la loro unica opportunità. Se ne accorsero solamente in quel momento, ma Xiliander aveva un braccio e una gamba malamente fasciate con uno straccio, probabilmente del suo stesso vestito, macchiate di sangue rappreso.
–Fidatevi di me. Ricordo dove si trova la sala torture.- tentò di rassicurarle. Al sentire il nome di quella maledetta stanza, Chiara ebbe un fremito, ma lo ignorò, annuendo con foga.
-Toby, tu…?- lo chiamò con voce flebile Moon. Lui rimase in silenzio, per poi chinare il capo di lato, come se non avesse capito la domanda.
-No.-
Disse solamente, sollevando gli occhialoni arancioni che indossava. E in quel momento tutti si resero conto che qualcosa non andava negli occhi dell’ex caporale. Erano strani, ipnotici…e non riuscivano a descriverli bene, tanto erano strani. Quegli occhi neri sarebbero rimasti impressi nella mente delle ragazze per un bel po’.
-Io vado con Viola.- aggiunse, avvicinandosi alla ragazza bionda.–Ma lo facci solo perché voglio dimostrare che io sono molto meglio di lei, non fatevi strane idee.- si affrettò a dire, notando gli sguardi perplessi che tutte le ragazze gli stavano rivolgendo. –Andatevene, veloci! Io vi raggiungerò dopo!- disse, alzando il tono della voce, per poi afferrare Viola per il polso sinistro. Lei tentò di liberarsi da quella stretta indesiderata ma, resasi conto che la forza del ragazzo era superiore alla sua, si lasciò trascinare lontano. Xiliander decise, però, di andarsene solo quando i due non fossero scomparsi definitivamente.
Chiara, così come Xilia, era piuttosto sicura che la scusa usata da Toby fosse una bugia e che fosse un’altra la motivazione per cui avesse cambiato idea. Solo che nessuna delle due sapeva quale potesse essere la motivazione. Ma non era importante, in quel momento. L’unica cosa importante era scappare.
Xiliander decise che ci avrebbe pensato solo dopo, quando sarebbero state al sicuro.
-Muoviamoci, ragazze. Prima che sia troppo tardi.-


 

***

-Maggiore! Maggiore Angela!- gridò Ambra, seguita a ruota da Drako. Lei, pur sapendo che i due le si stavano avvicinando, non si mosse di un millimetro, né emise un solo fiato. –Maggiore!- chiamò ancora Ambra, rischiando quasi di inciampare e finire distesa a terra, proprio davanti a lei. Fortunatamente Drako era riuscito ad afferrarla in tempo per il braccio, mentre si chiedeva come avesse fatto quella ragazza tanto sbadata ad arruolarsi nei Duellanti Dei Cristalli. Il  ragazzo roteò gli occhi, rimproverando la compagna per la sua disattenzione. –In un combattimento ti sarebbe fatale.- si limitò a dire, sbuffando, per poi chiamare anche lui il suo superiore. Non ricevendo alcuna risposta. Drako non sopportava essere ignorando, specialmente da una donna. E non gliene poteva fregar di meno se quella fosse la sua comandante. –Senta, maggiore, ho capito che lei è felice perché l’attacco è andato bene e abbiamo bruciato il campo e ne abbiamo  uccisi tanti, ma ciò non significa che…-  si interruppe bruscamente, quando si accorse che Angela non era felice. Non lo era per niente.
Stava singhiozzando.
-…Maggiore…?Lei sta…piangendo?- fece confuso. Le era sembrata una ragazza tosta e che tutto facesse tranne che piangere. Non poteva crederci. Forse a sentito male. Si, doveva essere per forza così. Lei si girò di scatto, sentendo quelle parole: gli occhi erano arrossati: segno che aveva pianto per davvero.
-Io non piango, soldato. Io non piango mai. E ora, piuttosto, ditemi cosa volete. Prima che decida di non ascoltarvi più e vi mandi via.- lo disse con freddezza, scandendo perfettamente le parole. –Mmh…ecco, solo…- iniziò Ambra, imbarazzata. –Solo che sono entrati degli intrusi nel palazzo. E…-
-E…cosa?- chiese, con un tono di voce che non prometteva nulla di buono. –Non ditemi che li avete fatti scappare.-  Sibilò Angela, stringendo i pugni. Ambra deglutì a vuoto, spaventata. –Non si arrabbi, la prego! Sono…sono fuggiti! E con loro… le prigioniere. Quelle che avevamo catturato durante l’attacco dei ribelli ai nostri rifornimenti d’armi…-
-Che cosa?!- sbraitò il maggiore, alzando così tanto la voce che Drako e Ambra fecero un passo indietro, sicuri che Angela li avrebbe scuoiati vivi dopo quella rivelazione. –Siete degli emeriti idioti! Come, dico io, avete potuto!- gridò. –Mi spiegate quanti diamine erano per farvi battere da loro?!- Ambra sussultò, quasi terrorizzata. –Erano…erano in quattro…- probabilmente avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro, ma Angela la bloccò prima che potesse dire un’altra sola sillaba. –In quattro…in quattro…Come si può farsi ingannare da quattro, stupidissimi ribelli?!-
-Erano armati, maggiore…- tentò  Drako di aiutare la compagna. Gli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio del Maggiore si ridussero a due fessure. –E voi, Drako, non lo eravate?- Al ragazzo si formò un groppo in gola, come se la sua trachea e la sua laringe si fossero legate una all’altra, impedendogli di parlare e perfino di deglutire. –Senta, caporale, è inutile che se la prenda con noi! Ciò che è successo è successo, non si può cambiare.- esclamò, con un impeto di coraggio rispuntato da chissà quale angolo remoto della sua mente. L’occhiataccia che ricevette da Angela, non l’avrebbe scordata neanche a distanza di anni. Poi la ragazza sospirò, rassegnata, come se avesse a che fare con due idioti. La cosa fece storcere il naso sia a Drako sia ad Ambra, ma nessuno dei due osò fiatare. -…Tornate al palazzo. Hai ragione, recluta, è inutile parlarne ora e darvi la colpa. Dite al caporale Viola che…-
-Ehm…- si intromise timidamente Ambra. Gli occhi del maggiore puntarono subito la giovane, mettendola a disagio. –Che vuoi?- chiese sgarbatamente. –Nessuno riesce a trovare il caporale…dopo un combattimento non l’abbiamo più vista.- Calò un profondo silenzio fra i tre. Fu Angela a interrompere il silenzio, dopo un tempo che parve infinito –E adesso me lo dite?- chiese, stranamente calma, ma con l’aria di una che sta per scoppiare da un momento all’altro. La situazione si fece nuovamente tesa.
-…Alcuni dicono abbia complottato con i ribelli, aiutandoli a fuggire.- aggiunse Drako con nonchalance. Ambra gli lanciò un’occhiata della serie “Così non aiuti per niente!” e lui le rispose solo con un’alzata di spalle.
-Viola…- mormorò Angela, interrompendo il muto discorso tra i due. –…Viola…- ripeté la ragazza, mentre gli occhi le diventavano lucidi. Non potevano neanche lontanamente pensare che lei potesse tradire gli imperatori! Com’era possibile? No, doveva difenderla, non poteva lasciare che degli idioti la mettessero in cattiva luce. Senza curarsi della presenza di Drako e Ambra, cominciò a correre in direzione del palazzo, alla stessa maniera in cui correva durante le battaglie. Veloce, fulminea e pronta al combattimento. Stavolta non un duello con le armi, ma con parole e frasi. Doveva difendere Viola, da quelle accuse.
Doveva difendere il suo caporale.
Doveva difendere la sua unica amica.
Difenderla da accuse che lei non poteva neanche immaginare quanto fossero vere.
 

 

***

In tedesco, una di quelle lingue terrestri tanto strane e complesse, ‘Vash’ derivava dal termine ‘Vashe’ e significava ‘Mucca’. Mai nome fu più azzeccato per lui, pensò Josh. Perché se c’era qualcosa, o qualcuno, che proprio non riusciva a sopportare, quello era Vash. Secondo Joshua, era proprio come una mucca. Che all’apparenza può incutere timore, ma in realtà è completamente innocuo. Lo vedeva camminare nervosamente avanti e indietro, come se fosse in piena fase mestruale. Dava ordini a tutti, quasi si fosse eletto il nuovo capo. E la cosa più buffa, almeno secondo Josh, e che quell’idiota di Vash faceva tanto il superiore con gli altri ribelli superstiti, ma poi lui non faceva niente: rimaneva lì, fermo, a “supervisionare” il lavoro altrui. Che idiota, appunto. Non che lui stesse facendo di più, effettivamente. Era seduto per terra, con la schiena placidamente  poggiata contro un albero e le gambe incrociate. Ma, almeno, lui non faceva tanto il borioso con gli altri come Vash. Solo Don Thousand sapeva quanto avrebbe tanto voluto saltargli addosso e strozzarlo, strappargli la vita proprio in quel momento. In realtà aveva desiderato farlo tante, tante di quelle volte che ne aveva perso il conto. E, contro ogni previsione, era sempre Mitchell a trattenerlo. Gli diceva che non ne valeva la pena, che era capacissimo di difendersi da solo, che non aveva bisogno di lui per tener testa a Vash. Glielo diceva gentilmente, arrabbiato o quasi apatico. Josh sapeva perfettamente del problema di bipolarismo del suo migliore amico, così non se la prendeva se i modi di Mitchell erano sgarbati. Ma Vash, per quanto ne sapeva all’epoca Josh, ne era all’oscuro, così trovava sempre il modo di ribattere, del tipo “Il tuo amico ti parla in questo modo e tu lo difendi pure? Cavoli, quanto fai schifo, Josh.” E per poco Joshua non lo ammazzava sul serio. Anche se alla fine aveva scoperto che anche Vash sapeva benissimo del bipolarismo di Mitch…

Adesso Joshua ne ero sicuro  al 100%: Mitchell gli mancava, gli mancava troppo. Stava pensando a lui da quando non l’aveva più visto. Era il suo migliore amico e immaginarselo nei guai, magari in fin di vita, lo faceva quasi piangere. Mitchell era stato la sua spalla, il suo compagno d’armi, il suo unico amico. E Nico? Oh, era per lui un fratello minore! Lo adorava sentire suonare alla chitarra: quando era triste o depresso, ascoltava qualche nota strimpellata su quello strumento e già era più sollevato. Gli piaceva comportarsi nei suoi confronti come un vero e proprio fratello maggiore: chissà quante erano state le volte in cui lo aveva portato sulle spalle, o le volte in cui lo aveva abbracciato e rassicurato. Quando erano ancora bambini e il pensiero di una guerra non lo sfiorava nemmeno, gli allacciava le scarpe e lo ospitava nel suo letto quando faceva qualche incubo. Nico era il suo fratellino, Mitchell il suo migliore amico. No, di più. Erano la sua famiglia. Loro due, erano l’ultima famiglia che gli era rimasta. E adesso che loro non c’erano, si sentiva debole e sperduto, quasi inutile. Era fermo lì, a non fare niente, solamente ricordando i bei momenti passati con loro. Se Vash era un idiota, anche Josh si sentiva tale.
-Commiserarti come un coglione non ti cambierà la vita, lo sai, vero?- gli disse una voce veritiera, ma fin troppo velenosa. Joshua sbuffò. “Parli del diavolo e compaiono le corna…” pensò spazientito, mentre Vash gli si sedeva accanto. –Non hai fatto un cazzo fino ad adesso e pretendi pure di riavere indietro Mitchell e Nico? Sei proprio un illuso. “Don Thousand, trattienimi tu!” implorò mentalmente Josh, sentendo le mani prudergli dall’impulso di prendere a pugni Vash.
Quella stupida mucca pazza.
-Beh, comunque…devo dirti una cosa.- continuò il biondo, passandosi una mano sul viso, come se stesse cercando di nascondere un ghigno che non poteva avere. Joshua lo guardò male, rivolgendogli una delle sue migliori occhiatacce. –Non voglio sentire niente di ciò che vuoi dirmi.- disse infastidito.  L’altro ridacchiò, divertito. –Ti sembra divertente?!- Sbraitò Josh, in procinto ad alzarsi ad andarsene. Quello che più lo sorprese fu sentire la presa ferrea di Vash stringersi intorno al suo polso e tirarlo a sedere, di nuovo, con la schiena premuta contro l’albero. Gemette di dolore, per la violenza con cui la sua colonna vertebrale si era abbattuta contro la corteccia della pianta. Non sembrava neanche intenzionato a voler lasciare la presa sul suo polso, tanto che iniziò ad avvertire un piccolo crampo alla mano. Da dove cavolo l’aveva tirata fuori tutta quella forza?
–Ascoltami, Josh. Dici di essere amico di Mitch, eh?- Colpito e affondato. Se si parlava di Mitchell, Josh stava sicuramente zitto ad ascoltare, anche se si trattava di quel deficiente di Vash. -Sappi che io sono a conoscenza di un suo piccolo segreto di cui tu, certamente, ignori l’esistenza.- Continuò a parlare l’altro. –Un segreto che riguarda sia me che lui…-
Lo disse con tono di voce strano, a metà tra il disgustato e l’ironico. Disgustato, come se il segreto di cui stesse parlando gli facesse salire il vomito in gola. Ironico, come se si divertisse a vedere Josh alle strette con qualcosa che non conosceva. Nel mentre che pronunciava quella frase, si era avvicinato fin troppo, a Joshua, tanto che il suo fianco destro toccava quello sinistro di Vash. Il moro deglutì, mentre premeva la sua mano libera sul braccio dell’altro, tentando di scrollarselo da addosso. Inutilmente, considerato che quel gesto aiutò solamente Vash a bloccargli entrambi i polsi.
“Vaffanculo!” urlò, irrazionalmente, la mente di Josh.
Sul serio, da quando Vash era così forte da poterlo sovrastare?     –Un…un segreto? Di che diavolo parli?! A me, Mitchell ha sempre detto tutto! So qualsiasi cosa riguardo lui, non c’è nulla che mi tiene nascosto!- sbottò Josh, irato. –Vuoi lasciarmi, andare?!- aggiunse. A quell’affermazione, lo sguardo del biondo si fece più malizioso, quasi perverso, osò pensare Josh. Gli sembrava di essere una preda braccata da un cacciatore e, se ne rese conto solo in quell’istante, era praticamente bloccato tra il tronco dell’albero e il corpo esile di Vash. Quest’ultimo, con una velocità che Joshua riteneva tutt’altro che normale, si era seduto a cavalcioni su di lui, facendo in modo che il suo bacino si scontrasse con quello del moro. La posizione era molto equivoca ma nessuno, escluso Josh, sembrò farci caso. Semplicemente, perché non c’era nessuno in giro. In quel momento, erano presenti solo loro due. “Dove diamine sono finiti gli altri? Dannazione, non riesco neanche a sollevarmi, mi ha praticamente immobilizzato!”
Il viso di Vash si fece pericolosamente vicino a quello di Josh, facendo imporporare rapidamente il viso del secondo. Fortunatamente, la sua carnagione scura non lo fece dare a vedere più di tanto, ma l’imbarazzo era comunque parecchio. Il bariano deglutì una seconda volta mentre Vash ridacchiava soddisfatto e avvicinava il suo volto all’orecchio di Josh.
-È un segreto…lo sai mantenere?- Sussurrò con un tono di voce che Josh seppe descrivere solo con una parla: sensuale. Avrebbe voluto replicare, in qualche modo, ma non ci riuscì. Era paralizzato. Se dalla paura o da altro, non lo riusciva a capire neanche lui. –Perché un segreto, Joshua…- fece una breve pausa.
-…Può essere mantenuto tra due persone solo…-


-…se uno dei due è morto…-

 




Spazio Autrice:
SI, IO ESISTO ANCORA!
Ben: per sfortuna…
TU. STA. ZITTO.
Ben: uhhhh, nervosa, eh? 
È che…non mi faccio sentire da taaanto tempo. E adesso che pubblico il capitolo, è una mezza schifezza, cortissimo. T.T
Coomunque. La frase figa finale l’ho tratta dalla canzone “Secret-The Pierces” che ho ascoltato praticamente tutto il tempo della stesura di questo capitoletto (mi ci sono fissata u.u) E, sempre per quanto riguarda la scena finale…ci vuole un po’ di shonen-ai, qui! YUPPI!!! Sinceramente, non so il perché, ma ne ho bisogno. E poi, boh, mi piacciono Vash e Josh insieme, con il loro rapporto odio-amore *w* Ho bisogno di uno psicologo, si, lo so.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, mi dispiace tantissimo per l’enorme tempo che ci metto, ma adesso arriveranno le vacanze di Natale e quindi niente scuola! Yeeeeeeh! Ciò significa più tempo per scrivere e per pubblicare capitoli. Yuppy ^-^
Quindi, tenete duro, ragazzi e ragazze…se volete lasciare un commento fate pure, tutto ben accetto!

Ah, una cosa importantissima!! In questi giorni, ho fatto il conteggio dei capitoli con cui potrei arrivare alla fine di questa fic (sono una tipa previdente, io!) e sono arrivata a qualcosa tipo…una ventina, forse di più.

Si lo so, ma capitemi, non è facile scrivere una storia d una rivoluzioni e ficcarci dentro ANCHE le storie d’amore/amicizia/odio T.T
Ben: e mo’ son cavoli tuoi, eh.
TU. STA. ZITTO. Coomunque. Io vi saluto e…alla prossima!

  
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